ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 8 marzo 2020

Ormai si chiamano “Messe clandestine” (come in Cina?)

Non c’è più religione!

Cari amici di Duc in altum, ho ricevuto questo contributo da don Alberto Strumia e volentieri ve lo propongo. Io lo sottoscrivo parola per parola. Buona domenica di quaresima!
A.M.V.

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In questo clima di tensione ansiosa – indotta in maniera addirittura ossessiva da una mediaticità che ci avvolge minuto per minuto con aggiornamenti frenetici e non di rado contraddittori – per stemperare un po’ il clima la mia mente ha reagito ripescando, nella memoria remota, una simpatica vignetta illustrata degli anni Sessanta. L’autore era l’umorista e scrittore Guido Clericetti, noto in quegli anni per le sue simpatiche figurine stilizzate che avevano delle crocettine come occhi. Erano i tempi del dopo Concilio, quando fu tolto l’obbligo di non mangiare carne ogni venerdì (astinenza) purché si sostituisse «l’osservanza della astinenza dalla carne e del digiuno con esercizi di preghiera ed opere di carità» (Paolo VI, Cost. Apost. Paenitemini, 17-2-1966); lasciando l’obbligo, tuttora vigente (che se ne ricorda più?), ai soli venerdì di Quaresima e al mercoledì delle ceneri.
La vignetta raffigurava due maialini, con i loro occhietti a crocettina, i quali, preoccupati e sconsolati, per l’aumentata probabilità di finire sulla tavola di tanti buoni cristiani, proprio di venerdì, si rivolgevano a un cardinale, raffigurato con tanto di insegne episcopali (paramenti liturgici, mitra e pastorale), lamentandosi: “Eminenza, non c’è più religione!”.
Ma dopo un sorriso ridestato da quel ricordo, ormai lontano, mi si è presentata rapidamente alla mente la fotografia del momento presente, come accade quando, risvegliandosi da un sogno divertente, si è costretti a riprendere coscienza della dura realtà della vita, quella vera. Ho riconosciuto, in un attimo, nei due maialini della vignetta, quei fedeli cattolici di questi giorni che non sono solo dispensati da un precetto della Chiesa, ma addirittura impediti dalla ben più seria possibilità di andare a Messa, e di ricevere, nelle debite condizioni, il Sacramento dell’Eucaristia. E soprattutto di domenica, contravvenendo esplicitamente al Terzo Comandamento (Ricordati di santificare le feste). E non per una disposizione della legge civile, che di per sé non lo prevede, ma per una disposizione “prudenziale” dei loro pastori.
E, paradossalmente, proprio nel momento in cui accade che, all’Eucaristia, si lasciano accostare più meno permissivamente, divorziati riaccompagnati e conviventi more uxorio, come si diceva una volta. Così come in altre parti del mondo anche protestanti e non cattolici di varie denominazioni, in nome di una nuova apertura alla fraternità universale. Ecco, che, proprio adesso, grazie a un piccolo virus, a quelli che “sono in regola” la Comunione e la Santa Messa divengono inaccessibili.
Si può andare al bar, al ristorante, a lavorare in fabbrica, e perfino in chiesa, a piccoli gruppi, per pregare, ma non si può andare, a piccoli gruppi, alla Messa, nemmeno a quella festiva… E per di più per ordine dei nostri pastori, che se pescano un prete che la celebra di nascosto… Ormai si chiamano “Messe clandestine”, come quelle nelle catacombe dei primi secoli cristiani.
Come se al bar, al ristorante, in fabbrica il virus non ci fosse, e perfino in chiesa a pregare a piccoli gruppi non ci fosse, ma comparisse all’improvviso a Messa!
Uno il coraggio non se lo può dare!
Se uno ha paura e non ci vuole andare renderà conto a Dio come può e sono fatti suoi. Come diceva il “buon” don Abbondio: “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare!”, ma se uno, invece, il coraggio ce l’ha, no, non può, non deve andare.
Si dice, bisogna obbedire all’autorità: giusto, ma non sempre. Nel breviario che recitano obbligatoriamente i sacerdoti e liberamente i laici che lo desiderano, c’è un testo, tratto da una lettera san Massimiliano Kolbe, nella quale il santo, parlando dell’obbedienza dovuta ai superiori dice: «È vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia. L’unica eccezione si verifica quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose minime, va contro la legge divina. In questo caso egli non è più interprete della volontà di Dio» (Ufficio delle letture per la memoria di san Massimiliano Kolbe, 14 agosto, Seconda lettura).
E non sembra essere una “cosa minima” trasgredire il Terzo Comandamento (Ricordati di santificare le feste) rinunciando per ordine superiore alla Messa alla domenica e a ricevere l’Eucaristia. Ogni sacerdote può celebrare lecitamente fino a tre Messe festive, e si possono moltiplicare le Messe per consentire ai fedeli di andarvi a piccoli gruppi. E poi, diciamocelo, ormai che affollamento c’è alle Messe domenicali? Almeno nelle chiese più grandi ci si perde nell’ampio spazio delle navate vuote, si possono collocare opportunamente le seggiole e ci si può sedere al prescritto metro di distanza gli uni dagli altri come già si fa per la preghiera o per le adorazioni eucaristiche!
Ma, si dice, “ricevendo la Comunione passa il contagio”, come se negli ambienti di lavoro, al bar o al ristorante, invece, non ci fosse alcun rischio. Il sacerdote, per cautela, può anche immergere la punta delle dita in un po’ di disinfettante inodore e insapore, e asciugarle in un una garza sterile prima di porre l’ostia consacrata in bocca, piuttosto che nelle mani del fedele che sicuramente hanno toccato molte più cose prima di quel momento.
Proprio quando c’è maggiore bisogno di un sostegno per l’anima, abbandoniamo anche il corpo a fare da solo? Il fatto è che non c’è più la fede, o meglio, c’è fede solo in una religione sociale e politicante inventata dagli uomini, che predica un umanitarismo senza Cristo, un buonismo che non cambia il mondo, e non annuncia nessuna salvezza eterna. Avevano ragione i maialini di Clericetti: “Eminenza, non c’è più religione!”. Questa è la “vignetta della realtà” nella quale oggi ci troviamo al posto dei maialini…
Ma forse anche questo virus servirà a fare un po’ di pulizia, e magari il buon Dio lo ha permesso proprio per questo. E alla fine si dovrà pure ringraziarlo! Fidiamoci di Lui che è molto meglio. E affidiamoci alla protezione della Beata Vergine Maria, come ha fatto giustamente il nostro Cardinale Arcivescovo, qui a Bologna all’inizio della Quaresima, recandosi a pregare al Santuario della Madonna di San Luca.
E se riuscite a trovare una “Messa clandestina”, non ditelo a nessuno! Buona Quaresima.
don Alberto Strumia
https://www.aldomariavalli.it/2020/03/08/non-ce-piu-religione/

La Cei ora ferma tutto: niente Messe almeno sino al 3 aprile

In Italia non verranno celebrate Messe almeno sino al prossimo tre aprile: la mossa della Cei, che si uniforma così al decreto del governo


La Conferenza episcopale italiana ha deciso: in Italia non verranno celebrate Messe almeno sino al prossimo 3 di aprile.
La decisione è davvero drastica, ma le misure delle autorità civili sono chiare. E i vescovi italiani si sono allineati in poco tempo.
La sospensione delle celebrazioni, da oggi in poi, non riguarderà più soltanto le "zone rosse" ed i limitrofi. La Lombardia era stata la prima regione interessata da questo genere di provvedimenti. Adesso tutti i fedeli cristiano-cattolici d'Italia dovranno, per evitare che il coronavirus si diffonda mediante i contagi, rinunciare alla Messa per un periodo. Probabile, poi, che un medesimo ragionamento sia già stato fatto o si debba fare per i funerali e per le Messe esequiali. In Lombardia, per esempio, la diocesi di Milano ha confermato lo stop anche per quel tipo di celebrazione. E l'intero Belpaese potrebbe seguire a breve. A riportare la notizia, tra gli altri, è stata l'Adnkronos.
Il tema è semplice: gli enti preposti stanno lavorando affinché gli assembramenti di persone divengano sempre meno. Nelle chiese, durante le celebrazioni, si creano proprio degli assembramenti di persone. Per quanto sino ad ora l'impegno sia stato quello di rispettare le distanze stabilite. E allora i presuli hanno optato per evitare qualunque rischio correlato. Dopo una settimana, peraltro, in cui il dibattito è stato molto animato all'interno degli emisferi cattolici. Dalle modalità di distribuzione dell'eucaristia sino all'opportunità di scambiarsi un segno di pace: pure i socia network, oltre che gli ambienti ecclesiastici, sono stati coinvolti in una dialettica che ha riguardato tanto i comportamenti dei singoli quanto la dottrina in generale.
Qualcuno - com'è noto - ha provato ad organizzarsi mediante le "messe clandestine", ma il quadro suggerisce come questo genere di iniziative stiano per diventare, oltre che contrarie alle disposizioni, molto difficili da mettere in pratica. Vale la pena sottolineare come qualche parroco celebrante, in alcune circostanze, sia stato segnalato o denunciato. C'è pure chi sostiene che, proprio per via di quello che stiamo vivendo, i luoghi di culto dovrebbero non essere sottoposti a sigilli di sorta, ma ora la decisione ufficiale è stata presa. E riguarda quantomeno le Messe.
Il decreto del governo di ieri sera, inoltre, aveva già sospeso le "cerimonie". E questo passaggio fatto poco fa dalla Cei era divenuto pronosticabile. Il momento è difficile. Questa mattina Papa Francesco ha usato il termine "prova", qualcosa che può provocare "dolore". La Chiesa è sempre stata un punto di riferimento in situazioni di questa tipologia, ma il contesto epidemico costringe a delle rinunce persino gli uomini di fede. Per dirne una: non era mai accaduto prima che un Angelus venisse recitato in streaming. E Francesco, che si è detto "ingabbiato", ha ricordato il perché di questa limitazione: stroncare la diffusione del virus.
L'Ecclesia c'è, insomma, ma per il momento deve parzialmente chiudere i suoi portoni. La data di riferimento, poi, può essere temporanea. La ratio può valere per le scuole e per le Università, ma anche per le parrocchie: la riapertura dovrebbe dipendere dall'interruzione della curva esponenziale dei contagi. Le serrate servono proprio a questo scopo.

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