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giovedì 23 aprile 2020

Chi semina vento?

Coronavirus, occasione per instaurare la Scientocrazia

La politica è diventata ormai superflua, il vero potere decisionale è in mano ai cosiddetti "esperti", rappresentanti della "Scienza", che impazzano ovunque, dalle conferenze della Protezione civile ai talk show televisivi. Esperti che un giorno affermano una cosa e il giorno dopo il suo opposto, ma che possono godere dell'acritico supporto della stampa. È un processo che viene da lontano e che abbiamo visto realizzato anche per la questione dei cambiamenti climatici, con la persuasione dell'opinione pubblica attraverso lo stesso meccanismo del marketing. È ora di riconoscerlo: stiamo entrando nellìepoca della post-democrazia scientifica.

                            Il virologo Burioni


Una delle cifre distintive dell’epidemia da coronavirus è la presenza insistente di “esperti”, la politica è arretrata in secondo piano apparendo sottomessa ad un’autorità superiore identificata con una generica scienza o meglio ad una sostantivata “La scienza”.

La percezione di un potere non normato ma effettivo si è manifestata visibilmente nelle immagini delle conferenze della protezione civile, negli infiniti collegamenti dei talk show dove responsabili tecnici ed esponenti del mondo scientifico si sono spinti ad invadere campi non di loro competenza indicando date per il prolungamento del lockdown e provvedimenti che non era nella loro facoltà determinare,

Ma tutto questo non deve sorprendere, da tempo stiamo assistendo al lento ma costante scivolamento dei paesi democratici verso forme di condizionamento della politica da parte di soggetti non eletti; un lavoro di logoramento partito da lontano con la delegittimazione della rappresentatività popolare, un’idea diffusa attraverso la tesi che la corruzione della politica fosse la radice di ogni problema e che quindi fosse desiderabile affidarsi ad elementi  esterni.

Questa idea si basa sul concetto che gli esseri umani che fanno politica siano ontologicamente diversi da quelli che si trovano in altre istituzioni, un’ipotesi inconsistente ma che, supportata dai media, ha trovato accoglienza presso un’opinione pubblica spesso ingenua e in cerca di colpevoli.

Delegittimata la rappresentanza popolare, le conquiste sociali ottenute da intere generazioni sono state così erose con la cessione di aree di interesse pubblico a soggetti tecnici ritenuti più affidabili: nasceva quella che si può definire “tecnocrazia”, il governo dei tecnici, e che sempre più spesso tende verso quella che, usando un neologismo, è individuabile come una “scientocrazia”.

La scientocrazia é una forma di governo che non agisce eliminando la politica ma che opera rendendola di fatto superflua, ne condiziona le decisioni facendo in modo che non ci siano alternative alle indicazioni proposte. Questo modo di governare si attua mediante la creazione di quelli che vengono definiti “vincoli esterni”.
Il vincolo esterno propriamente detto è una legge o un trattato che obbliga a determinate scelte, quindi vincolante, al quale si deve sottostare e che non è discutibile.

Abbiamo iniziato a familiarizzare da anni con questo dispositivo di potere nell’ambito delle questioni sul clima, quando un ente sovranazionale dell’ONU, preposto a studiare i cambiamenti climatici, l’IPCC, ha acquisito progressivamente sempre più influenza arrivando a indirizzare protocolli internazionali.

Nell’azione della scientocrazia il dispositivo congiunto di “esperti” e stampa è indissolubile, un’opinione pubblica ammaestrata a recepire in modo favorevole e come verbo indiscutibile tutto quello che proviene dalla “scienza” è il surrogato del voto popolare democratico che trasforma la legittimazione popolare democratica in una demoscopica.

La persuasione dell’opinione pubblica che si verifica nella scientocrazia ricalca quello che avviene nella operazioni di marketing che vengono poste in atto per lanciare un prodotto commerciale. Del resto nella scientocrazia la società viene equiparata e governata come un immenso unico mercato da conquistare.
Le operazioni di marketing a loro volta si riconoscono tipicamente per l’uso di “testimonial”, personaggi costruiti artificialmente ma proposti e accolti come fenomeni spontanei. Un pubblico abituato a questo tipo di operazioni in ambito commerciale dovrebbe in teoria riconoscerli nella loro vera natura, ma per via dell’autorevolezza residua dei grandi media presso una larga parte della popolazione questo meccanismo non viene percepito.

Un evidente caso reale della creazione di testimonial è l’operazione Greta Thurnberg, che nonostante non dissimulabili artificiosità viene da larghe fasce accolta come espressione di una storia vera, tanto più autentica quanto più sono presenti risvolti emotivi e aneddoti personali.

“La scienza” in questo tipo di operazioni passa dall’essere rappresentata da ricercatori ritenuti più o meno autorevoli ad esserlo da personaggi che proprio per il loro non appartenere alla comunità degli “scienziati” vanno più direttamente al cuore delle persone comuni che con loro si possono identificare, che tramite questi personaggi possono pensare che sia possibile per chiunque realizzare una grande impresa partendo dal basso. È una forma di divismo da talent show trasposto nelle questioni scientifiche.

Il divismo scientifico è fortemente presente anche nel campo della medicina dove ancora una volta il ruolo della politica può essere compresso fino all’irrilevanza. Anche qui l’uso di testimonial è fondamentale, vedi la creazione di un testimonial come il prof. Roberto Burioni, fino al 2016 sconosciuto al grande pubblico e lanciato in quell’anno con un articolo su Repubblica, privilegio davvero raro.

Gli esperti proposti dal marketing della scientocrazia godono del favore dei media, possono dire che non esiste alcun pericolo di epidemia e affermare successivamente il contrario, possono svillaneggiare colleghi colpevoli di non essere allineati col pensiero politicamente corretto e insultare tutti gli altri, nessun giornale darà loro addosso.

Nel tempo della scientocrazia la politica, cioè la nostra rappresentanza, è sempre più intimidita e spinta a ripararsi dietro le affermazioni della “scienza”. Il sistema scientocratico si nutre di paure personali e collettive che assumono il ruolo di vincoli esterni all’azione: se le cose andranno bene il politico raccoglierà dei consensi, se al contrario andranno male non sarà colpa di nessuno.

Ma tutto questo non è qualcosa di nuovo, è la realizzazione di un sistema di governo proposto all’inizio del Seicento da Francesco Bacone nella “Nuova Atlantide”. Con l’affermarsi della scientocrazia si realizza la società da lui descritta, che da utopia si trasforma in realtà: stiamo entrando nell’epoca di una post-democrazia scientifica.

Enzo Pennetta

https://lanuovabq.it/it/coronavirus-occasione-per-instaurare-la-scientocrazia

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COLPE REMOTE
Il vento che ha causato la tempesta sacrilega

Le nostre chiese vengono considerate meno di un supermercato, il Signore, presente nell’assemblea, nel suo ministro, nella Parola proclamata, nell’azione sacra e nell’Eucaristia è ignorato dalle gerarchie: siamo stati noi cristiani ad aver steso un tappeto rosso ai nuovi sceriffi. La colpa remota? Quella che abbiamo documentato per mesi con le nostre inchieste #salviamolechiese e #salviamolamessa. Si può però cambiare rotta così…



Chi semina vento, raccoglie tempesta. Dovremmo dunque guardare in faccia alla tempesta di questo periodo diabolico, che in pochissimo tempo ha azzerato il rispetto dei più elementari diritti delle persone, in primis quello relativo alla libertà religiosa; guardarla, interrogarla, per capire quale vento seminato l’abbia causata, così pesante e così persistente.

Le nostre chiese vengono considerate meno di un supermercato, le nostre Messe proibite come un qualsiasi concerto, il soccorso sacramentale ai malati impedito, come se si trattasse di andare a prendere un caffè in compagnia di amici. L’emblema di come una (in)civiltà, nella quale la barbarie e la rozzezza sono divenuti la normalità, è il carabiniere che ha intimato a don Lino di interrompere la celebrazione: la sua consapevolezza di cosa sia una Messa è paragonabile a quella di un quadrupede nei confronti della Divina Commedia.

L’episodio è oltremodo eloquente, allorché si rifletta sulla reazione del vescovo di Cremona, Mons. Antonio Napolioni: «Il comportamento del parroco è in contraddizione con le norme civili e le indicazioni canoniche, che ormai da diverse settimane condizionano la vita liturgica e sacramentale della Chiesa in Italia e della nostra Chiesa cremonese». Don Lino, ed i fedeli presenti, accusati pubblicamente di essere dei cittadini indisciplinati e dei cristiani disobbedienti, ed il Signore, presente nell’assemblea, nel suo ministro, nella Parola proclamata, nell’azione sacra, ed in modo sostanziale nell’Eucaristia, Lui, il Signore, semplicemente ignorato dal suo ministro, il Vescovo, che vergognosamente non trova nemmeno una parola per dire che il carabiniere ha profanato un luogo sacro, una celebrazione sacra.

Questa è la terribile verità di quanto sta accadendo in questi giorni di arresti domiciliari: siamo stati noi cristiani, ed in particolare i ministri sacri, ad aver steso un tappeto rosso ai nuovi sceriffi e ad abusi di ogni genere. La colpa prossima? Quella di non aver battuto ciglio di fronte ad un DPCM che tratta le sante Messe alla stregua di cerimonie civili o eventi ludici. La colpa remota? E’ quella che abbiamo documentato per mesi con le nostre inchieste #salviamolechiese e #salviamolamessa.

Le chiese sono state usate come mense per i (presunti) poveri: perché stupirsi se le si vuole chiuse o inaccessibili, come i ristoranti?  Sono state prestate per concerti e spettacoli, spesso con la scusa di raccolte fondi: perché meravigliarsi che vengano proibiti “eventi religiosi” all’interno? Le Messe sono divenute l’ambiente delle più stomachevoli leggerezze e profanazioni, che hanno tolto loro ogni parvenza di sacralità: perché lamentarsi che lo sceriffo, in un momento di gloria personale, venga ad interromperle?

I pastori hanno rinunciato a difendere la peculiarità della Chiesa di essere il Corpo mistico di Cristo, il prolungamento del Dio incarnato nella storia: per paura o per mancanza di fede. Poco importa. Quello che stiamo vivendo è una tragedia, di fronte alla quale la crisi sanitaria, sociale ed economica sono, pur nella loro gravità, dei semplici raffreddori. Perché noi viviamo l’oscuramento della Chiesa ad opera dei suoi stessi pastori: il sole non dà più il suo calore, la luna non illumina più. Perché stupirsi che nel mondo scende l’oscurità?

I nostri pastori sono stati primi a dire: prego, entrate nelle nostre chiese e fatene un po’ quello che vi pare, purché lo scopo sia filantropico. Sono stati loro i primi a spiegare che la Messa è una bella festa dove ci ritroviamo tutti insieme per la condivisione di non si sa bene che cosa, e adesso, coerentemente, applaudono alla sospensione delle Messe come segno di responsabilità verso gli altri e bacchettano o abbandonano quei preti e quei fedeli che invece continuano a credere che la Messa sia più necessaria del pane e della salute. Quei pastori che hanno promosso o permesso delle celebrazioni indegne di Dio ed indegne dei cristiani, sono i primi a non capire (o non voler capire) che il sacrificio di Cristo non può essere messo sul tavolo delle trattative con il Governo (posto che ci siano state delle trattative) come qualsiasi altra attività sociale. E questa incomprensione è diventata cecità, a causa delle continue e reiterate omissioni nel far rispettare il luogo santo e le celebrazioni liturgiche, quando ancora i DPCM non erano presenti nemmeno negli incubi più oscuri.

Si può ancora ritornare, si può ancora cambiare strada, si può ancora fare penitenza. Si può e preghiamo che anche lo si voglia.


Luisella Scrosati
https://lanuovabq.it/it/il-vento-che-ha-causato-la-tempesta-sacrilega

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