ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 15 agosto 2020

Il virus della divisione

Vaccini per l’anima
 
https://thumbs.dreamstime.com/z/fondo-della-cultura-del-virus-delle-cellule-con-divisione-cellulare-ed-il-nucleo-103276619.jpg(immagine aggiunta)

Memor esto congregationis tuae, quam possedisti ab initio […] et animas pauperum tuorum ne obliviscaris in finem (Ricordati della tua comunità, che hai acquistato fin dall’inizio […] e non dimenticare le anime dei tuoi poveri sino alla fine; Sal 732.19).
Se la Chiesa militante fosse un fiume, chi lo osservasse dall’alto di una montagna non potrebbe fare a meno di osservare che, in un punto preciso del suo corso, esso è stato deviato di proposito.


Si è costruito un poderoso sbarramento così che l’acqua, non potendo continuare a scorrere nel suo letto naturale, si convogliasse in un nuovo alveo appositamente scavato. Il fiume ha smesso di irrigare la fertile valle che attraversava e si è perso in una regione desertica, che ne ha disseccato o inghiottito i flutti. Le sue vene carsiche alimentano ancora sporadiche oasi in cui permane qualcosa dell’antico rigoglio, ma le cittadelle che vi son fiorite sono costrette a sopravvivere assediate dalla sabbia ed esposte alle fiere. Del fluire maestoso e fecondo d’un tempo solo pochi conservano qualche ricordo, i quali stanno però inesorabilmente scomparendo. All’umano sguardo il cambiamento sembrerebbe tragicamente irreversibile.
Fuori metafora, la grande opera di dirottamento è stata avviata con un concilio che sarebbe dovuto durare un paio di mesi e si protrasse invece per più di tre anni. Con un brutale colpo di mano, fin dal secondo giorno, i dirottatori ne presero il controllo, così da poter gettare via il lavoro preparatorio e imprimere all’assise il corso voluto, quello di una surrettizia rivoluzione. Le fonti precedenti furono selezionate o censurate in funzione delle tesi innovative che si intendeva affermare ai fini di una completa revisione di tutto l’insegnamento, il culto e il vissuto della Chiesa. Negli anni seguenti lo sbarramento fu reso sempre più solido: il passato fu completamente rimosso o rievocato solo in modo caricaturale; con la distruzione di intere biblioteche e l’eliminazione di ogni rimando bibliografico, diventò impossibile risalire a testi e documenti a cui non si voleva che le nuove generazioni avessero accesso. Ciò che non si poteva occultare fu neutralizzato per mezzo di interpretazioni storicistiche che lo facessero apparire così legato a una cultura sorpassata da essere ormai improponibile. Neppure i Santi dovevano sfuggire a quest’immane ecatombe.
Il prodotto di tale colossale mistificazione, del tutto affine (e perciò, come ciò fa dedurre, di analoga matrice) alla rivoluzione culturale di maoista memoria, parve inizialmente ben riuscito ai promotori, visto l’entusiastico plauso del mondo e il gradimento di masse assuefatte al solleticamento di una pseudocultura consumistica allettante per il suo carattere perennemente cangiante, dove ogni novità invecchia nel giro di pochi anni ed è sospinta da quella successiva. Passata la prima infatuazione, tuttavia, la gente – come la chiamano – cominciò inspiegabilmente a tediarsi, visto che gli indefessi operai della rivoluzione, a parte qualche intervento di facciata (come nuove ritualità e traduzioni), si erano attestati su una comoda e immutabile routine pastorale, dimostrandosi irremovibili a rimettere in questione fosse pure i dettagli del nuovo sistema. Le uniche variabili riguardavano le modalità organizzative, che effettivamente cambiavano di  parrocchia in parrocchia, rendendo ai fedeli la vita non proprio facile e serena… Iniziò così il regno dell’arbitrio clericale.
Ma, come tutti sanno, lo spettacolo deve continuare. Ciò che non funziona più viene semplicemente imbellettato di parole suadenti ed espressioni ammiccanti, evocatrici di un mondo beato in cui tutti si vogliono bene, ovvero di quell’utopia sessantottina che ha ridotto la società in rovina e intossicato già tre generazioni. Niente leggi, niente castighi; solo tanto, tanto amore per uomini e animali, ma soprattutto per le “categorie protette”. L’orizzonte è appiattito su un’impossibile felicità terrena e la soprannaturalità radicalmente esclusa; la grazia, seppur materialmente presente grazie a Sacramenti ancora validi, resta per lo più inattiva a causa di una mentalità volontaristica che la ignora. Bizzarra coppia, quella formata da immanentismo e velleitarismo: tutto deve andar bene qui e ora, soltanto perché così han deciso loro. Com’è facile indovinare, chi non sta a questo insulso gioco, oppure osa addirittura smascherarlo, diventa bersaglio di un odio implacabile: è assolutamente proibito vedere le cose come stanno o, ancor peggio, denunciarle.
Se c’è un progresso, dietro le quinte di questa miserabile commedia, è quello deleterio ed esecrabile dell’inversione dei valori. Dalla dissacrazione del culto, dei luoghi sacri e del ministero gerarchico alla “consacrazione” della sodomia, del concubinaggio e dell’infecondità, passando per il rigetto di ogni forma di ascesi, abnegazione e sacrificio, ogni cosa è letteralmente capovolta in nome della nuova “religione” e della nuova “morale”, che hanno collocato al posto di Dio prima l’uomo, poi la natura; manca solo che, per ragioni ecumeniche, si accolgano nelle chiese i satanisti, manifestando così apertamente a chi ci si è realmente – seppur inconsapevolmente, il più delle volte – votati. La cosiddetta comunione, con le sue esigenze assolutistiche, è la clava con cui si impone al clero una sudditanza incondizionata: chi pecca contro tale attitudine da gregari, che nulla ha in comune con il frutto soprannaturale della comune obbedienza a Cristo e docilità allo Spirito Santo, si rende reo di una colpa imperdonabile ed è perseguito con inesorabile severità, mentre tutta la comprensione e la benevolenza è riservata a chi nuota in peccati che gridan vendetta al cospetto di Dio.
La realtà della vita ecclesiale – ahimè – è ben diversa da quella rappresentata sul palcoscenico. La divisione impera ovunque, nel clero e tra i fedeli, incessantemente ravvivata dal primato che ognuno accorda al proprio giudizio soggettivo e appena mascherata dalla finzione mantenuta nei continui raduni pastorali. Le idee han preso il sopravvento sul reale, le opinioni sulla verità, i sogni puerili sullo sforzo di santificarsi… e il risultato son tanti nidi di serpi, avviluppate ognuna sul suo piccolo ego e occupate a mordersi a vicenda. L’ambiente dei movimenti, propostisi come rimedio offerto alla crisi, non sfugge alla regola: un’unità meramente di facciata è di solito garantita da una sorta di lavaggio del cervello o da un’indotta abdicazione all’uso del raziocinio, necessario passaggio verso la conoscenza della verità oggettiva e l’adesione ad essa. È un atteggiamento di fondo tipicamente protestante a fornire di solito un comodo passe-partout: è Dio (o lo Spirito) che fa tutto, mentre l’azione umana va esclusa a priori in quanto fattore di disturbo; in tal modo, al contrario, si esclude la grazia e a far tutto, alla fine, è l’uomo.
Se la Provvidenza ci ha concesso di scoprire una piccola oasi di autentica vita cristiana e di inserirci in essa, dobbiamo ringraziarla senza sosta. Badiamo però con ogni cura a preservarci dal virus della divisione, che non risparmia nemmeno questi luoghi benedetti, provocando infruttuose discussioni senza fine che distolgono dall’impegno più urgente: quello di farci santi, per la salvezza nostra e di tanti altri. Mi permetto pertanto di indicare qui, rapidamente, tre indispensabili vaccini spirituali: il principio di realtà, la sottomissione alla verità e il primato dell’ascesi. Il reale precede qualunque nostro discorso o ragionamento; è ad esso, quindi, che dobbiamo costantemente sforzarci di aderire, piuttosto che pretendere di farlo combaciare con le nostre velleità. Il vero sovrasta ogni acquisizione individuale; è ad esso che deve incessantemente conformarsi il pensiero di chi voglia possederlo in modo sempre più pieno, anziché deformarlo perché corrisponda alle sue opinioni. Il bene non può essere compiuto se non è rettamente conosciuto, ma non può esser rettamente conosciuto se non da chi si sforza di correggere e ordinare la propria esistenza concreta. Che la Madre della Chiesa, assunta in cielo e regnante con il Figlio, ci conceda di progredire costantemente in queste tre direzioni.

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