ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 settembre 2020

La ex Sede della Verità

Risposta di alcuni studiosi per la vita alla Nota della Pontificia Accademia per la Vita sulla interruzione volontaria della gravidanza

Risposta di alcuni studiosi per la vita alla Nota della Pontificia Accademia per la Vita sulle “Linee Guida” per l’interruzione volontaria della gravidanza con Mifepristone eProstaglandina, emanate dal Ministero della Salute italiano il 12 agosto 2020.
 Con non poca sorpresa e delusione abbiamo letto la Nota della Pontificia Accademia per laVita del 14 agosto 2020. Questa dichiarazione commenta criticamente le nuove direttive del Ministero della Salute italiano relative alla somministrazione di abortivi chimici in un dayhospital, nel contesto della cosiddetta “pandemia” di COVID-19. Nonostante l’intenzione critica sia certamente da condividere, pure ci sono diversi motivi per cui coloro che possiedono retti criteri morali dovrebbero essere rattristati e seriamente insoddisfatti di questo documento.

La Santa Sede è sempre stata la Sede della Verità. L’Accademia per la Vita è stata fondata da Papa San Giovanni Paolo II attraverso quell’uomo straordinario che è stato (ed è tuttora)il defunto Dr. Jerome Lejeune. Fin dal suo inizio essa è stata un baluardo della vita e un faro per le persone di buona volontà, perplesse in mezzo alla cultura della morte e tutte le sue confusioni. Per questo motivo troviamo insoddisfacenti i seguenti aspetti della dichiarazione della PAV:
1. La nota PAV inizia facendo riferimento ad alcune buone intenzioni espresse nella Legge194 del 22 maggio 1978, che, come dice la PAV, riguarda “una delle questioni più dolorosamente laceranti della bioetica”, quella dell’aborto. Dopo aver affermato che attualmente la Legge 194 è la legislazione “con cui tutti dobbiamo misurarci”, la PAV ricorda che, mentre ha legalizzato “l’interruzione volontaria della gravidanza” in Italia,questa legge “riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio” e potrebbe quindi essere considerata, almeno in quella parte in cui si impegna a dare davvero alla donna tutto il sostegno possibile per prevenire l’aborto, come una legge“intorno alla quale poteva e potrebbe ancora essere cercata e alimentata un’idea di civiltà condivisa” tra pro e anti-abortisti. La PAV sottolinea inoltre che l’articolo 2 della legge,parlando del ruolo dei consulenti familiari [governativi], affida loro un ruolo ben più ampio di quello di meramente fornire informazioni che conducano a una scelta di cui lo Stato si limiterebbe a prendere atto e di cui sorveglia l’attuazione “sicura ed efficace”. Secondo lal egge, è dovere dei consultori familiari aiutare a “superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”, e anche le informazioni che essi forniscono sui diritti e sui servizi devono avere questo scopo.
Sebbene questi riferimenti alle clausole attenuanti della Legge 194, insieme alla denuncia della PAV secondo cui spesso vengono ignorate o aggirate, siano buoni di per sé, pure essi sono decisamente insufficienti in un documento proveniente da una Pontificia Accademia fondata da Papa San Giovanni Paolo II per portare avanti fedelmente la forte testimonianza del suo magistero in favore della vita.
Il fatto che la Legge 194 sia “la normativa in vigore in Italia con cui tutti dobbiamo misurarci”, non esonera la PAV, nella discussione delle nuove linee guida del Ministero della Salute, dal dovere di riaffermare opportunamente il giudizio fondamentale dellaChiesa sulla stessa Legge 194, ovvero la sua ferma e inequivocabile condanna. In fin dei conti, questa è la legge che ha legalizzato l’aborto in Italia – un fatto gravissimo, su cui laPAV ora sorvola in una breve frase concessiva, con parole eufemistiche che paiono insinuare solo un lieve rammarico. Dice infatti la Nota: “Pur consentendo [la legge 194]l’interruzione volontaria della gravidanza a determinate condizioni, …”. Ma il fatto è che questa legge ha rimosso gli ostacoli per l’uccisione di innumerevoli nascituri innocenti.Quindi, anche supponendo che questo statuto iniquo sia il “quadro” legale all’interno del quale “tutti dobbiamo misurarci” nella presente discussione, pure essa non è la misura con cui siamo tutti misurati, e, quindi, non può fornire in alcun modo la base di quella che laPAV chiama “un’idea di civiltà condivisa”. C’è infatti una Misura divina che misura veramente tutti noi. Ed è una Misura che non solo condanna tutti i crimini consentiti da questa legge ingiusta, ma esclude anche una critica così blanda e ossequiosa quale è quella ora fornita dalla Pontificia Accademia. La Nota, in effetti, lungi dal criticare la legge 194,non fa che richiamarsi ad essa e al suo pieno rispetto. Dice testualmente: “il richiamo alla194 e al pieno rispetto di quanto in essa previsto può aiutare a chiarire il senso e i possibili rischi di quanto è avvenuto” [con le nuove linee guida].
2. Per quanto riguarda i maggiori rischi per la salute delle donne implicati dalle direttive delMinistero della Salute, la PAV si mostra ad essi meno sensibile di una cattolica che, come ha riportato il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, L’Avvenire (secondo ABCNews), ha denunciato aspramente la nuova direttiva secondo cui d’ora in poi le donne che desiderano un aborto chimico, dopo aver ricevuto in regime ambulatoriale mifepristone e prostaglandina, torneranno a casa per sperimentare la successiva espulsione del feto e tutti isuoi effetti collaterali. Questa norma, lamentava la scrittrice, priverà le donne delle “cure psicologiche e mediche necessarie” e “farà vivere alle donne una procedura difficile e pericolosa in solitudine”. Invece la nota PAV è relativamente compiacente: dopo aver osservato che questa norma “supera il vincolo di ricovero ospedaliero”, che peraltro, si dice, “è facilmente aggirabile e sostanzialmente già superato in molti casi” comunque, laNota sottolinea che il Ministero della Salute consentirà ancora alle donne che soffrono di dolore o complicazioni di venire a ricevere assistenza presso i presidi sanitari allestiti a tale scopo.
3. La nota PAV riconosce quindi che potrebbero esserci alcuni svantaggi per le donne nel dover sperimentare a casa l’espulsione del feto e i suoi effetti collaterali; ma tace del tutto sulla minaccia notevolmente accresciuta per la vita umana non ancora nata, implicata in un’altra nuova direttiva del Ministero della Salute strettamente correlata, vale a dire quella che estende il periodo in cui il farmaco può essere utilizzato dalla 7a alla 9a settimana di gravidanza.
La critica della PAV a questa estensione è indebitamente limitata e incompleta. Dice infatti:“L’intervento può quindi svolgersi in una fase più avanzata della gravidanza, quando incertezza e rischio possono rivelarsi maggiori”.
Ora, i “rischi e l’incertezza” non saranno chiaramente né maggiori né minori per ilnascituro. Perché se lui/lei viene abortito all’età di 7 settimane o 9 settimane, la morte è sempre e comunque il risultato certo! Quindi è chiaro che i rischi e le incertezze a cui si fa riferimento sono esclusivamente quelli che riguardano la madre. In altre parole, la PAV, nel valutare questo prolungamento del tempo durante il quale gli abortivi possono essere legalmente utilizzati, esprime preoccupazione unicamente per l’aumento dei rischi per la salute della madre, mentre non accenna nemmeno a condannare, e neppure a menzionare, il conseguente grande aumento del numero di innocenti non nati che verranno uccisi in base alla nuova direttiva. Questo assordante silenzio è indegno di un documento proveniente dalla Sede di Pietro. Crediamo che questa sia, fra tutte, la caratteristica più scandalosa della tiepida risposta della PAV a queste linee guida.
4. In un altro passaggio, la PAV loda eccessivamente un altro aspetto della Legge 194 che si dice sia stato troppo trascurato: “Parliamo dell’impegno [della Legge] a dare davvero alla donna, e alla coppia, tutto il sostegno possibile prevenire l’aborto, superando quelle condizioni di disagio, anche economico, che possono rendere l’interruzione della gravidanza un evento più subito che scelto in quanto esito di circostanze avverse nelle quali diventa difficile o addirittura insostenibile l’idea di avere un figlio.”
Questo sofisma scusa l’aborto deliberato come qualcosa che semplicemente accadrebbe a una donna, piuttosto che qualcosa che essa sceglie di fare, ogni volta che ci sono”difficoltà” o “circostanze avverse” di qualche tipo nell’avere il nuovo figlio. In effetti,quante volte una donna abortirebbe un bambino, se la sua gravidanza non comportasse qualche “difficoltà” o “circostanza avversa”? Criteri così ampi, indulgenti e mal definiti potrebbero essere usati per giustificare quasi ogni decisione della vita reale di abortire.
Non sembra esserci molta differenza tra l’atteggiamento espresso nella nota PAV e l’atteggiamento di compromesso che molti politici e purtroppo anche molti ecclesiastici hanno già portato avanti da decenni. A differenza di quei radicali che ora arrivano al punto di esortare le donne a “gridare il tuo aborto”, questi “moderati” ammettono blandamente che porre fine a una vita non nata è sempre qualcosa di poco felice, che la società non dovrebbe incoraggiare. Ma ci dicono che dovremmo cercare di ridurre l’incidenza dell’aborto solo lavorando per eliminare le sue “cause profonde” – che identificano come povertà, cattiva salute, supporto inadeguato durante la gravidanza, consulenza insufficiente e così via – piuttosto che proibirlo per legge .
Oltre a non presentare una solida difesa del nascituro, un tale approccio dimentica anche che la riduzione del numero di aborti non è l’unico scopo di una legislazione in favore della vita. La condanna penale degli abortisti ridurrà effettivamente l’incidenza di quel crimine.Ma a parte questo, le leggi esistono anche per inviare un messaggio etico. La società deve proclamare i suoi valori morali fondamentali chiarendo che ci sono alcuni reati contro la giustizia e la dignità umana che una civiltà umana non solo non deve incoraggiare, ma neppure tollerare. E una tale “tolleranza zero” può essere dimostrata solo penalizzando tali reati. In effetti, questo principio generale, applicato a molte altre forme di comportamento, sarebbe prontamente ammesso anche dai più fedeli sostenitori dell’aborto legalizzato.Quanti di loro, ad esempio, vediamo fare campagne per l’abrogazione delle leggi che penalizzano la discriminazione razziale sul lavoro, l’alloggio, ecc.? Forse che insistono sulla proposta di opporsi al razzismo solo “cambiando i cuori e le menti” attraverso il buon esempio e una migliore istruzione?
Si può certamente accettare che oggi una ragazzina, se vittima di pressioni da parte di medici, psicologi o anche del suo ragazzo, nell’abortire suo figlio all’insaputa dei suoi genitori, potrebbe avere una responsabilità molto ridotta in questo reato. Ma una donna adulta è normalmente responsabile di ciò che fa e non è mai innocente se acconsente a uccidere il proprio bambino. Si deve ricordare qui il vecchio adagio, “piuttosto morire che peccare”. Ridurre al minimo o addirittura negare la responsabilità personale della donna e/o della coppia significa in effetti scoraggiare queste sventurate persone dall’aprirsi a una conversione autentica e veramente necessaria. Mentre le blande parole della PAV possono a prima vista sembrare lodevolmente misericordiose, un migliore discernimento rivela che esse sono solo una maschera per trascurare gravemente il valore e la dignità della vita umana sin dal suo inizio. Gli autori dimenticano che gli esseri umani possono, con la grazia di Dio, usare la loro volontà per superare immense difficoltà, come è stato mostrato adAuschwitz da Maximilian Kolbe, lo stesso santo la cui festa è stata celebrata il 14 agosto,data del documento della PAV.
5. Infine, diverse espressioni usate dalla PAV sono inadeguate per una PontificiaAccademia, poiché adottano gli stessi eufemismi ed espressioni evasive con cui il mondo vuole mascherare il grave crimine dell’aborto. Tali sono, ad esempio:
a. L’uso ripetuto dell’espressione “interruzione della gravidanza” invece di “aborto”.
b. L’aborto causato da abortivi chimici è descritto dalla PAV come “un atto di grande rilevanza emotiva, sociale e morale”, senza menzionare che si tratta dell’uccisione di un bambino innocente, un orribile omicidio. In un altro passo l’aborto viene definito “un atto che lascia segni profondi nella sua biografia” [di una donna]. Ma la grave immoralità di un simile atto non viene neppure menzionata.
c. La PAV sostiene che come società ora dobbiamo affrontare un “compito comune” – un compito, cioè, in cui sia coloro che sostengono l’aborto sia coloro che difendono la vita    sarebbero chiamati a collaborare nella “difesa sia della vita concepita […] che della famiglia”, quindi, si spera, contribuendo a prevenire l’inizio di un “inverno demografico”derivante dal crollo dei tassi di natalità. Ma questa aspirazione è totalmente irrealistica. Poiché è diventato chiaro negli ultimi decenni che non esiste un terreno comune rilevante tra coloro, da un lato, che riconoscono la dignità di tutte le vite umane e riconoscono ogni essere umano come persona dal momento del vero concepimento fino alla vera morte, e,d’altra parte, coloro che vogliono che la volontà umana dei privilegiati e dei potenti decida quali esseri umani sono qualificati per essere considerati persone dotate di dignità e diritto alla vita.
6. In conclusione, vale la pena ricordare il carattere tragicamente illusorio della grande visione esposta da Jacques Maritain nella sua opera fondamentale degli anni Trenta:Umanesimo integrale. Questo libro impressionò molto il futuro Papa Paolo VI, e così contribuì in modo significativo al solare ottimismo del cattolicesimo degli anni ’60 che trovò espressione in alcuni documenti chiave del Concilio Vaticano II. Maritain prevedeva la sostituzione di quella che chiamava la vecchia “cristianità sacrale” con una nuova”cristianità secolare” in cui cristiani e non credenti avrebbero collaborato in uno spirito di dialogo fraterno e reciprocamente rispettoso per costruire una civiltà basata sui valori umani perenni che egli pensava potessero essere condivisi come terreno comune da tutti gli“uomini di buona volontà”. Questa sembra essere la prospettiva filosofica che ancora oggi motiva la PAV. Ma la crescente corruzione della cultura occidentale nell’ultimo mezzo secolo ha dimostrato che questa rosea visione ha purtroppo fortemente sottovalutato il potere del peccato originale e le profondità della malizia del “Principe di questo mondo”.Sia Maritain che i Padri Conciliari scrivevano prima che l’aborto o l’eutanasia fossero legalizzati in quasi tutte le nazioni occidentali, e avrebbero reagito con sbalordita incredulità alla notizia che entro pochi decenni le società tradizionalmente cristiane dell’Europa e del Nord America non solo avrebbero elevato la sodomia alla dignità del“matrimonio” nelle loro leggi e avrebbero persino cercato di cancellare la distinzione primordiale tra maschio e femmina, ma avrebbero imposto sanzioni sociali e legali sempre più severe a chiunque osi sfidare o addirittura mettere in discussione questi atti di ribellione contro l’Autore della natura.
È oggi più evidente che mai che non può esistere un terreno comune stabile capace di unire in una “civiltà condivisa” la Città di Dio e la Città Terrena. Preghiamo perché la PAV desista dal tentativo illusorio di placare la prevalente cultura della morte omettendo ogni riferimento, nei documenti che trattano dell’aborto legalizzato, alla grave peccaminosità di questa offesa contro la sacralità della vita umana, e che invece presti maggiore attenzione alle parole dell’Apostolo: “Non conformarti a questo secolo, ma lasciati trasformare dal rinnovamento della tua mente, affinché tu possa discernere qual è la volontà di Dio”(Romani 12: 2).
28 agosto 2020

Festa di Sant’Agostino
vescovo e dottore della Chiesa
Fr. Brian Harrison, OS, MA, STDAssociate Professor of Theology (retired)Pontifical Catholic University of Puerto RicoCarlos
A. CasanovaMember of the Advisory Board of the John Paul II Academy for Human Life and the Family
Alessandro SanmarchiMember of the John Paul II Academy for Human Life and the Family
Paul ByrneMember of the Advisory Board of the John Paul II Academy for Human Life and the Family
Christine VollmerVice-President of the John Paul II Academy for Human Life and the Family
Josef SeifertPresident Emeritus of the John Paul II Academy for Human Life and the FamilyMember of the John Paul II Academy for Human Life and the Family
Claudio PierantoniMember of the Advisory Board of the John Paul II Academy for Human Life and the Family
Thomas ZabiegaMember of the John Paul II Academy for Human Life and the Family
Judie BrownMember of the Advisory Board of the John Paul II Academy for Human Life and the FamilyPresident, American Life League Inc
Pedro Luis Llera VásquezProfessor and Director of Catholic School
Michel HichbornPresident of the Lepanto Institute
Georges BuscemiPresident of the Quebec Life Coalition
Richard FitzgibbonsM.D.
Richard Stith J.D.(Yale), Ph.D.(Yale)Senior Research Professor of Law (Valparaiso University)
Jeanne SmitsParis Correspondent of LifeSiteNews
Hugh OwenDirector of the Kolbe Center for the Study of CreationMember of the John Paul II Academy for Human Life and the Family
Dina NerozziSpecialist in Child Psychiatry and EndocrinologyJohn RistEmeritus Professor of Classics and Philosophy, University of Toronto
John BruchalskiMD FACOG
Paolo PasqualucciRetired Professor of Philosophy of the Law,University of Perugia,
James Bogle EsqTD MA Dip Law ACIArb, barrister (trial attorney), former President of InternationalUna VoceFederation
Paul Herzog von OldenburgPro-life and pro-family activist
José Antonio UretaJournalist


Al Cardinale Bassetti, Presidente Cei. Il disinteresse del mondo cattolico sulla strage degli innocenti


AL CARDINALE BASSETTI, PRESIDENTE CEI
IL DISINTERESSE DEL MONDO CATTOLICO SULLA STRAGE DEGLI INNOCENTI

Eminenza,
siamo un gruppo di sacerdoti e di fedeli di varie città italiane, da tempo impegnati nella battaglia culturale e politica perché abbia termine lo sterminio dei nascituri nel nostro Paese.
Le scriviamo per confidarLe anzitutto il nostro sconforto e il nostro sconcerto, che perdura ormai da molto tempo, di fronte al pressoché totale disinteresse del mondo cattolico italiano verso la strage degli innocenti che viene portata avanti da 42 anni con accanimento ideologico, politico e giudiziario nella nostra Nazione.
Tutti i movimenti, le associazioni e le nuove comunità laicali non intervengono più pubblicamente da decenni, non intraprendono iniziative pubbliche, non mobilitano i loro aderenti, non interpellano la politica, non scrivono sui giornali, non fanno conferenze o azioni pubbliche, non fanno insomma assolutamente nulla di fronte a questo massacro. Solo alcuni piccoli gruppi pro-life, di cui anche noi facciamo parte, si dibattono disperatamente per fare tutto ciò che possono in questo silenzio generale, come voces clamantium in deserto.
Lei sicuramente conoscerà le cifre di questo genocidio, che, con lo sviluppo dell’aborto farmacologico (pillole e spirale), ha superato ormai nella sola Italia il milione di feti o embrioni uccisi ogni anno , pari a 2700 bambini nascituri uccisi ogni giorno.
Negli anni Sessanta nascevano di media in Italia 953 mila bambini all’anno; l’anno scorso i nati da italiani sono stati meno di 350 mila: un terzo. Se facciamo il conto di quanti italiani mancano dal 1969 ad oggi – cioè di quanti ne sarebbero nati in più se si fosse continuato come negli anni Cinquanta e Sessanta – il totale è di 19 milioni, di età compresa tra 0 e 50 anni: uccisi dall’aborto chirurgico e farmacologico o non concepiti con la contraccezione. Non fa meraviglia che l’Italia sia un ricovero per anziani a cielo aperto e costringa i sessantasettenni a lavorare ancora per mancanza di base giovanile contribuente.
Ma queste cifre spaventose, che farebbero inorridire anche il più freddo e insensibile osservatore, lasciano del tutto indifferente il mondo cattolico, che si dimostra persino infastidito e sdegnato verso chi osa sollevare il problema dell’aborto e della contraccezione e rompere così il bel clima di intesa con il mondo contemporaneo.
A fronte di questo vergognoso silenzio, che per varie ragioni supera di gran lunga quello imputato a torto o a ragione ai cattolici tedeschi verso la Shoah (per loro parlare costava la vita, per noi non costerebbe nulla, salvo qualche protesta isterica), sta la furia ideologica e omicida dei gruppi e partiti abortisti, che non perdono occasione per promuovere l’educazione sessuale opposta a quella cristiana, la contraccezione, l’aborto chirurgico, l’aborto farmacologico, l’aborto post partum – legalizzato in alcuni stati americani –, la fecondazione artificiale (che comporta la soppressione di 163 mila embrioni all’anno ), l’eutanasia, il suicidio assistito, il divorzio lampo, le ‘famiglie omosessuali’, l’educazione gender e via dicendo.
Alla loro base non sta semplicemente qualche anima peccatrice che diffonde l’immoralità, ma una operazione ideologica enorme, che pone le sue basi nella visione materialistica dell’uomo, nelle dottrine marxiste, nell’immanentismo hegeliano, nel progressismo culturale e politico, nel relativismo, nel nichilismo e nell’egoismo pratico di tutti. Non a caso questa operazione ideologica è sostenuta con incrollabile determinazione e vigilanza dai partiti materialisti e progressisti (in Italia soprattutto dal PD ed anche dal M5S), nonché da certi sindacati di tradizione marxista (soprattutto la CGIL). E i cattolici non esitano a dare ad essi il loro voto e persino a fare propaganda per essi. E’ poi del tutto probabile che, oltre che da questi gruppi essoterici, questa enorme operazione ideologica sia voluta e sostenuta anche da potenti gruppi esoterici, cioè fondamentalmente dalla massoneria.
Tutto questo fronte ideologico domina ormai sulla quasi totalità delle coscienze grazie al fatto che non incontra nessuna resistenza rilevante sul suo cammino. I suoi assiomi fondamentali risuonano indiscussi e scontati per tutti i cittadini evoluti: “difendiamo il diritto della donna ad una maternità libera e consapevole”, “la società si fonda sulla libertà di scelta dei cittadini”, “lo Stato non può imporre alla donna di trascinare una gravidanza che non vuole”, “siamo già troppi in questo mondo”, “far nascere un figlio disabile significa condannarlo all’infelicità”, “la società democratica promulga leggi che tutelano la laicità dello Stato e la libertà di tutti i cittadini”, “la vita umana comincia quando c’è uno stato di coscienza e di autonomia”, “imporre  di continuare una gravidanza è fascismo”, e via dicendo.
I cattolici non condividono esplicitamente tutti questi assiomi, ma sono giunti a farsene degli altri molto favorevoli ad essi se non addirittura peggiori: “Dio non toglie all’uomo la libertà di compiere il male”, “la legge civile non può imporre la morale cristiana”, “ogni persona va rispettata nella sua libertà di scelta personale”, “la legge 194 è una legge fatta bene, che concede quello che è strettamente necessario per evitare il peggio, cioè l’aborto clandestino”, “ci sono problemi più importanti dell’aborto”, “noi cattolici dobbiamo dare testimonianza con l’esempio e non con i proclami ideologici”, “dobbiamo occuparci della formazione religiosa e lasciare allo Stato le sue responsabilità sulla società”, “non è questo il momento di intervenire sulle questioni etiche, perché sono crollate tutte le evidenze morali”, “il Regno di Dio non è di questo mondo”, “non dobbiamo allontanare la gente con la nostra rigidità dottrinale”, “non è con i divieti che si converte il mondo”, “il Cristianesimo non è una morale ma una vita”, “il Vangelo non parla di aborto, omosessualità, embrioni”, e via di seguito.
Questi pseudo-assiomi-cattolici, che non sono per nulla cristiani ma del tutto mondani, denotano una ignoranza molto triste e grave nei cattolici della Dottrina Sociale della Chiesa, particolarmente rispetto al ruolo dell’autorità civile e della legge civile in difesa della persona umana innocente. E’ l’ignoranza di tutto il rapporto tra legge civile e legge morale, descritto perfettamente da San Tommaso e ripreso sistematicamente dalle encicliche sociali.
Ciò che rende ancora più grave la questione è il fatto che questa ignoranza si manifesta in tanti pastori e in tanti leader di associazioni cattoliche. Basti pensare all’articolo di Angelo Moretti (presidente di varie realtà cattoliche) pubblicato sul quotidiano della CEI, Avvenire, il 27 agosto, in cui si sostiene ripetutamente apertis verbis che “la legge 194 non è una legge contro la vita e può essere accettata dai cattolici”, senza alcun commento o correzione da parte del direttore.
Di più, questi assiomi segnano il gravissimo cedimento su un principio fondamentale della morale cattolica e universale, ribadito da San Paolo VI:
In verità, se è lecito, talvolta, tollerare un minor male morale al fine di evitare un male maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali. (Enc. Humanae vitae, n. 14)
Non si può in nessun modo legittimare l’uccisione di un bambino, per evitare che venga ucciso clandestinamente:
– primo, perché è ignobile, mostruoso e demoniaco farlo; l’aborto clandestino è un omicidio e lo si deve impedire, non autorizzare, così come si deve impedire la violenza sulle donne e non legalizzarla per il fatto che continua a essere praticata illegalmente;
– secondo, perché la legalizzazione dell’aborto non solo ha legalizzato gli omicidi clandestini, ma li ha moltiplicati a dismisura, come dimostrano le curve demografiche (dal 1978 in poi si è verificato in pochissimo tempo un crollo enorme delle nascite da 750 mila a 550 mila, senza più riprese: se la legge avesse solamente ‘sistemato’ gli aborti clandestini, la curva delle nascite sarebbe continuata come prima, a 750 mila all’anno; e invece la mattanza si è estesa spaventosamente, con grande soddisfazione dei promotori della legge).
Il risultato, come si è accennato sopra, è che la suddetta enorme operazione ideologica non trova obiezioni, proteste e resistenze da parte del mondo cattolico, né tantomeno da parte del resto della società che non aderisce alla verità del Vangelo. Gli interventi del Santo Padre contro l’aborto sono chiari, ma i cattolici in Italia non ne tirano nessuna conseguenza.
Ciò vale non solo per la questione dell’aborto, che è la più grave e tragica, ma anche per le altre ad essa connesse, come l’educazione sistematica della gioventù all’utilizzo degli anticoncezionali (anche abortivi, ovviamente) e alla sessualità totalmente separata dal matrimonio. Lo Stato, infrangendo la sua conclamata neutralità, ha fatto una opzione ideologica ben precisa – promossa e sostenuta dalle forze sopra menzionate –, imponendo a tutti gli studenti italiani un certo tipo di educazione sessuale in netto contrasto con la fede cattolica di milioni di famiglie.
Contro questo abuso, che viola il dovere del rispetto delle diverse posizioni culturali e religiose e i diritti delle minoranze, il mondo cattolico non ha nulla da dire, limitandosi – quando va bene – a organizzare degli incontri alternativi di educazione affettiva negli oratori che non raggiungono nemmeno un decimo degli studenti italiani e non mettono minimamente in discussione la determinazione dello Stato di imporre a tutti una visione opposta delle cose.
Un altro esempio del disinteresse del mondo cattolico verso l’operazione ideologica contro la vita e la famiglia è quello della legge sul divorzio breve, che ha reso il divorzio facile e rapido: questa legge nell’aprile 2015 ha avuto alla Camera 398 voti favorevoli e solo 28 voti contrari, nel pressoché totale disinteresse delle associazioni e dei movimenti cattolici.
L’ultimo gravissimo passo di incremento del genocidio abortista è stato fatto, come è noto, dal ministro della salute Speranza, con una ulteriore liberalizzazione dei farmaci abortivi. Speranza è cresciuto nel mondo marxista italiano: non stupisce quindi il suo provvedimento contro la vita umana nascente, che egli ha preso con la massima naturalezza e tranquillità. Ciò che ancora una volta stupisce sono le reazioni da parte cattolica: poche e deboli, per di più improntate a far rispettare la legge abortista 194 invece che a proclamare le verità fondamentali sulla vita umana esposte con la massima chiarezza nell’Enciclica Evangelium vitae, che il Papa ha anche recentemente raccomandato di riprendere. La preoccupazione di molti cattolici è quella che l’uccisione del proprio figlio non venga fatta in solitudine dalla donna: perché, se viene fatta in compagnia, non è più un abominevole delitto?
E’ bene evitare un equivoco: chi scrive e firma questa lettera non parte da una posizione politica o partitica, né di destra, né di sinistra, né di centro. Siamo cristiani, semplicemente cristiani, umilmente ma appassionatamente cristiani. Non vogliamo la morte dei peccatori, ma che si convertano e vivano. Non vogliamo condannare il mondo, ma salvare il mondo. Appunto per questo non accettiamo di vederlo autore di crimini orrendi e assurdi, che distruggono le società e le anime.
Che ci siano sempre stati gli assassini, lo sappiamo. Il realismo cristiano ci impedisce di essere sognatori. La nostra epoca non è peggiore delle altre perché abitata da queste bande di sanguinari e di nemici di Dio e dell’umanità, ma è in una posizione molto più grave delle altre epoche perché per la prima volta nella storia gli sterminatori di bambini e i sanguinari vengono approvati e autorizzati dal popolo nei referendum, dalla legge nei parlamenti, dallo Stato democratico, dalle coscienze libere, dalla cultura, dai mass media, dalla società. Questo fenomeno, in queste proporzioni, non si era mai realizzato prima nella storia dell’umanità: i popoli hanno sempre subito la violenza e gli assassini, ma mai li hanno approvati a suon di maggioranze e di milioni di morti.
Venticinque anni or sono l’Enciclica Evangelium Vitae, che recentemente il Santo Padre ha raccomandato nuovamente come punto di riferimento più che mai attuale, ha riassunto così la situazione:
Il ventesimo secolo verrà considerato un’epoca di attacchi massicci contro la vita, un’interminabile serie di guerre e un massacro permanente di vite umane innocenti. I falsi profeti e i falsi maestri hanno conosciuto il maggior successo possibile. Al di là delle intenzioni, che possono essere varie e magari assumere forme suadenti persino in nome della solidarietà, siamo in realtà di fronte a una oggettiva «congiura contro la vita» che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto. Non si può, infine, negare che i mass media sono spesso complici di questa congiura, accreditando nell’opinione pubblica quella cultura che presenta il ricorso alla contraccezione, alla sterilizzazione, all’aborto e alla stessa eutanasia come segno di progresso e conquista di libertà, mentre dipinge come nemiche della libertà e del progresso le posizioni incondizionatamente a favore della vita. (EV 17)
Davanti a tutto questo non è forse necessaria più che mai la voce forte e coraggiosa dei discepoli di Cristo? Non è forse più urgente che mai il richiamo autorevole della Chiesa alla verità e al bene? Non è forse più unico che mai il messaggio cristiano che smaschera i falsi profeti e gli operatori di iniquità e indica la strada del vero bene?
Come scriveva il Santo Padre all’inizio del suo pontificato:
[…] la conversione cristiana esige di riconsiderare «specialmente tutto ciò che concerne l’ordine sociale ed il conseguimento del bene comune». Di conseguenza, nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. Chi oserebbe rinchiudere in un tempio e far tacere il messaggio di san Francesco di Assisi e della beata Teresa di Calcutta? Essi non potrebbero accettarlo. Una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra. Amiamo questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto, e amiamo l’umanità che lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilità. La terra è la nostra casa comune e tutti siamo fratelli. Sebbene «il giusto ordine della società e dello Stato sia il compito principale della politica», la Chiesa «non può né deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia». Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore. (Evangelii Gaudium, 182-184)
Possiamo dire che questa voce, questo richiamo e questo messaggio risuoni sulla tragedia dello sterminio degli innocenti nel nostro Paese? No, onestamente, in nome di Dio, non possiamo dirlo. Dobbiamo piuttosto confessare l’opposto, che il silenzio domina. Un silenzio voluto, purtroppo, deliberatamente voluto, nonostante anche le recenti numerose condanne dell’aborto da parte del Santo Padre.
Monsignor Camisasca lo ha riconosciuto recentemente scrivendo ad Avvenire il 25 agosto 2020:
“Caro Direttore, un buon numero di fedeli mi scrive: “Perché voi vescovi parlate così poco, intervenite così raramente sulle questioni che turbano la nostra coscienza, sulla deriva anti-umanistica che in tema di aborto, eutanasia, identità sessuale ecc. sta producendo un cambiamento antropologico devastante?”. Naturalmente è un mio riassunto, ma veritiero, delle lettere e dei messaggi che ricevo. Non si tratta di credenti ai confini dell’ortodossia, di vittime di polarizzazioni (come oggi purtroppo accade), di oppositori del Papa. No, sono credenti che pongono una domanda a cui dobbiamo rispondere”.
Non ci si dica che in realtà la comunità ecclesiale agisce con l’educazione delle coscienze che viene portata avanti in tutte le nostre parrocchie e associazioni, preparando così un futuro migliore. Questa educazione è un dovere e un’ottima cosa, ma non basta: se ci fossero ancora i campi di sterminio degli Ebrei, potremmo noi disinteressarcene dicendo che noi provvediamo già ad educare i ragazzi nella catechesi al rispetto degli altri? Non saremmo come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano, troppo impegnati a fare le nostre predicazioni per fermarci a raccogliere l’uomo ferito dai briganti? O non saremmo come quelli a cui il Giudice dirà “tutto quello che non avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli non l’avete fatto a me”?
L’Enciclica Evangelium Vitae indica quattro compiti irrinunciabili per porre fine a questo orrore:
– l’evangelizzazione, che insegna le verità grandiose danno la giusta visione della vita;
– la battaglia culturale, che confuta la cultura della morte e sostiene le ragioni della vita;
– la battaglia politica, per far abrogare le leggi abortiste e far promulgare leggi a difesa della vita e della famiglia;
– il lavoro caritativo, per correre in soccorso alle donne incinte.
Il mondo cattolico ha accettato di portare avanti solo il quarto compito (delegandolo per la verità al Movimento per la Vita, assai poco considerato), perché nemmeno l’opera di evangelizzazione è stata fatta su queste questioni bioetiche, se non da una minoranza volenterosa. Pare che persino nella Giornata annuale per la Vita alla prima domenica di febbraio in quasi nessuna chiesa si ricordi la strage dei nascituri e si inviti a impegnarsi per porvi fine. In ogni caso resta il fatto imponente che il secondo e terzo compito sono stati totalmente rifiutati e respinti al mittente.
Di più: come si è detto sopra, si è veramente diffusa tra i cattolici la convinzione odiosa che la legge 194, che ha permesso lo sterminio chirurgico di 6.300.000 bambini – fatti letteralmente a pezzi e buttati nelle immondizie –, sia una buona legge, necessaria per evitare l’aborto clandestino, doverosa per rispettare la libertà di tutti, semmai (dicono timidamente alcuni) da applicare un po’ meglio nella prima parte.
Ma quale cattolico può dire, in nome di tutta la Dottrina Sociale della Chiesa e di tutto l’insegnamento del Magistero, che l’uomo ha diritto alla libertà di uccidere e che la società deve garantire questo diritto? Quale uomo di buona volontà può dire che bisogna rispettare la libertà delle madri di uccidere i propri figli? Possiamo noi cattolici condividere una opinione così infame condannata da qualsiasi coscienza non delirante e ancor più da S. Giovanni Paolo II con una formula tipica del pronunciamento infallibile ex-Cathedra (cfr Evangelium vitae n. 62)?
In un articolo apparso su “Il Giornale” del 9 aprile, in cui lodevolmente si stigmatizza l’ostinazione degli abortisti durante l’emergenza Covid, il bravo articolista Felice Manti esordisce con queste parole: “L’aborto è un dramma e un diritto. Nessuno lo nega”. Ora, se un bravo giornalista che si oppone agli abortisti, arriva a dire che l’aborto è un diritto e che nessuno lo nega, significa evidentemente che non ha mai avuto sentore del fatto che la Chiesa nega assolutamente che l’aborto sia un diritto e afferma che sia necessario abrogare la legge che lo permette. Al massimo ha sentito dire che la Chiesa raccomanda ai suoi fedeli di non usufruire del diritto civile ad abortire, ma non ha mai sentito dire che la Chiesa grida alla società che:
– questo diritto è in realtà un delitto (Ev. vitae n. 11),
– un ‘abominevole delitto’ (Conc. Vat. II, Gaudium et Spes, n. 51 e Ev. vitae n. 58),
– la legge che lo approva è un “sopruso” e “un atto di violenza” (Ev. vitae n. 72), “destituito d’ogni valore giuridico” (Ev. vitae n.71),
– “l’aborto e l’eutanasia sono crimini che nessuna legge umana può pretendere di legittimare” (Ev. vitae n. 73),
– “nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa” (Ev. vitae n. 62).
Anche Papa Benedetto e Papa Francesco hanno ribadito più volte la condanna delle leggi civili abortiste, ma i loro interventi sono rimasti totalmente inascoltati dai cattolici, impegnati e non impegnati che siano.
Sì, questa è la verità: né i cattolici, né i laici hanno mai sentito dire che la Chiesa proclama queste verità sulle leggi civili che autorizzano l’aborto (e pure lo finanziano e lo fanno eseguire gratuitamente nelle strutture sanitarie pubbliche), sia chirurgico che farmacologico.
Ma come possono il mondo laico, la società civile e la politica arrivare a togliere queste leggi criminali (n. 194/1978 e le altre che autorizzano l’uso di farmaci abortivi e la fecondazione artificiale) dal loro ordinamento se nemmeno la comunità cattolica, che è la massima autorità morale al mondo, le condanna a gran voce e richiama tutti alle verità fondamentali di cui è custode e promotrice?
Il mondo cattolico interviene con prontezza e a volte con furore contro certi politici che frenano o bloccano l’immigrazione (anche noi siamo impegnati concretamente nell’accoglienza agli immigrati, sia chiaro a scanso di equivoci): come mai invece esso mantiene l’assoluto silenzio sulla strage spaventosa dei nascituri, i cui numeri sono matematicamente 10 mila volte superiori alle vittime del mare?
Oltretutto si noti che non esiste in Italia nessuna legge che consenta di uccidere gli immigrati e che non è mai stata mandata la marina militare a sparare contro i poveri barconi dei disperati, mentre nel caso dell’aborto siamo di fronte a uccisioni dirette e violente, a esecuzioni capitali previste da una legge civile e firmate dai funzionari dello Stato, a stragi quotidiane dei più indifesi tra gli esseri umani legalizzate e volute deliberatamente, alla negazione persino della sepoltura dei cadaveri dei condannati, alla proclamazione di tutto ciò come di un diritto umano fondamentale e inviolabile, alla volontà di proseguire incrementando ancora di più il numero delle vittime.
Il nostro silenzio di fronte a tutto questo è abominevole, esattamente come il delitto di cui non vogliamo parlare.
Si noti ancora che l’esistenza di una legge che sancisce il diritto ad uccidere gli innocenti è talmente odiosa che bisognerebbe farla abrogare immediatamente anche se non fosse applicata da nessuno e non procurasse nessun morto. Il motivo è evidente: sarebbe comunque una affermazione solenne e collettiva di un principio malvagio e orrendo, in totale opposizione al bene comune, alla coscienza più elementare, alla legge morale naturale, al senso di umanità minimale di tutti i popoli e alla legge religiosa condivisa da moltissimi cittadini.
Esattamente come le leggi razziali contro gli Ebrei: se fossero ancora in vigore, senza essere applicate da nessuno, non esiteremmo un istante a chiederne l’immediata cancellazione. E invece, nel caso dell’aborto, stiamo zitti di fronte non solo all’odiosità in sé della legge, ma anche ai milioni di morti che procura.
La verità è che una cultura non cristiana, che riduce l’uomo a un grumo di cellule e afferma il diritto della maggioranza di decidere il bene e il male, è entrata anche nelle coscienze dei cattolici e li porta ad affermare l’opposto di ciò che dice la fede della Chiesa. Ma possono i Pastori permettere questa impostura su una materia tanto grave? Possono i Pastori accettare silenziosamente che i cattolici siano in così grande errore e in disinteresse o complicità con il male più orribile?
Il Decreto Conciliare Apostolicam Actuositatem insiste oltre 15 volte nel dire che il compito dei fedeli laici è quello di plasmare secondo gli ideali cristiani la realtà temporale, e al numero 6 fa una affermazione che più chiara non potrebbe essere sul loro compito in questo tragico sterminio:
Siccome in questo nostro tempo nascono nuove questioni e si diffondono gravissimi errori che cercano di abbattere dalle fondamenta la religione, l’ordine morale e la stessa società umana, questo sacro Concilio esorta vivamente tutti i laici, perché secondo la misura dei loro talenti e della loro formazione dottrinale, e seguendo il pensiero della Chiesa, adempiano con diligenza anche maggiore la parte loro spettante nell’enucleare, difendere e rettamente applicare i principi cristiani ai problemi attuali.
E non possiamo non citare altre espressioni di questo Decreto tanto dimenticato dal nostro laicato contemporaneo:
  1. … con animo generoso si dedicano totalmente ad estendere il regno di Dio e ad animare e perfezionare con lo spirito cristiano l’ordine delle realtà temporali. … cercano di piacere più a Dio che agli uomini, sempre pronti a lasciare tutto per Cristo (cfr. Lc 14,26) e a soffrire persecuzione per la giustizia (cfr. Mt 5,10)
  2. L’apostolato dell’ambiente sociale, cioè l’impegno nel permeare di spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della comunità in cui uno vive, è un compito e un obbligo talmente proprio dei laici, che nessun altro può mai debitamente compierlo al loro posto. In questo campo i laici possono esercitare l’apostolato del simile verso il simile. Qui completano la testimonianza della vita con la testimonianza della parola
  3. Immenso è il campo di apostolato che si apre nell’ordine nazionale e internazionale … i cattolici si sentano obbligati a promuovere il vero bene comune e facciano valere il peso della propria opinione in maniera tale che il potere civile venga esercitato secondo giustizia e le leggi corrispondano ai precetti morali e al bene comune.
  4. Il sacro Concilio scongiura perciò nel Signore tutti i laici a rispondere volentieri, con generosità e con slancio alla voce di Cristo, che in quest’ora li invita con maggiore insistenza, e all’impulso dello Spirito Santo. In modo speciale sentano questo appello come rivolto a se stessi i più giovani e l’accolgano con gioia e magnanimità.
Eminenza, conoscendo la Sua grande sensibilità verso la vita dei cristiani nella società italiana, dopo aver esposto a grandi linee la situazione ci rivolgiamo a Lei con fiducia di fedeli e di figli. Crediamo che Lei possa fare molto per risvegliare le coscienze del mondo cattolico italiano su questo problema così grave. Ogni ora che passa lo sterminio avanza. E come potrebbe Dio ascoltare le nostre preghiere per la pandemia se il nostro desiderio fosse quello di riavere la salute per continuare ad andare avanti come prima, cioè a fare il male più atroce o ad essere consenzienti di fronte ad esso? Le parole di Dio attraverso il profeta Isaia risuonano chiare:
13Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio, i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità. 14Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli. 15Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue. 16Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, 17imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova. (Isaia 1)
In questo momento, mentre noi siamo silenziosi, gli attivisti pro-aborto stanno lavorando per promuovere “l’aborto chimico a domicilio” in tutto il mondo. Si sono già coordinati per attuarlo in Olanda, Francia, Germania, Inghilterra. In Italia, la piattaforma Pro-choice, sostenuta dalla deputata Laura Boldrini (PD) e dallo scrittore Roberto Saviano, ha promosso una petizione rivolta al nostro governo affinché sostenga l’aborto chimico a domicilio. In sostanza non tollerano che con la scusa dell’emergenza covid ci sia un solo bambino che possa sfuggire alla soppressione a cui sarebbe stato destinato in tempi di normalità: uno zelo per la morte che fa ghiacciare il sangue e che non trova da parte nostra uno zelo né maggiore né uguale per la vita.
A reagire a questa iniziativa è stato il mondo cattolico? Neanche una parola, ovviamente. Solo il piccolo gruppo di pro-life, ancora una volta, pronto a raccogliere firme, a non arrendersi agli assassini. Ma perché non è l’intera Chiesa italiana ad alzare la sua voce? Perché non sono i Pastori insieme ai fedeli laici a pronunciarsi per la più sacrosanta giustizia come vorrebbe la Evangelii Gaudium? Perché devono essere pochi fedeli sparsi per l’Italia a reagire da soli, come se fosse un loro problema o una loro fissazione, contro un male orrendo che dovrebbe far alzare in piedi l’intera comunità ecclesiale a cui è stata affidata la verità del Vangelo?
C’è anche un’altra notizia che sta circolando e che è confermata da molte fonti. Pare certo che per il vaccino anti-covid si stia lavorando in alcuni grandi laboratori anche sui feti abortiti. Se le cose stanno così, per i cattolici sarebbe in arrivo una prova durissima. Tanto più è necessario che essi si diano da fare subito per orientare la società sulla strada della verità e del bene.
Come vorremmo che le parole sacrosante di San Giovanni Paolo II fossero lo Statuto permanente delle associazioni laicali cattoliche:
“Quindi ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata.
Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi ci alzeremo in piedi per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita.
Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi ci alzeremo in piedi per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio, che ha diritto ad una famiglia unita nell’amore.
Quando l’istituzione del matrimonio è abbandonata all’egoismo umano e ridotta ad un accordo temporaneo e condizionale che si può rescindere facilmente, noi ci alzeremo in piedi affermando l’indissolubilità del vincolo matrimoniale.
Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi ci alzeremo in piedi riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato.
Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, noi ci alzeremo in piedi per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale.
Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, noi ci alzeremo in piedi proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto”.
(S. Giovanni Paolo II, Omelia nella S. Messa a Washington, 7 ottobre 1979, a Capitol Mall, la spianata davanti alla Casa Bianca)
Eminenza, le abbiamo aperto con franchezza il nostro cuore. Vogliamo sperare, con tutta la nostra anima, che con il suo aiuto i Vescovi italiani alzino la loro voce e scuotano le coscienze dei fedeli laici, perché agiscano concretamente nella società civile per porre fine al genocidio più grande e orrendo di tutta la storia umana.
Una Chiesa coraggiosa, che parla chiaro, desta sicuramente reazioni avverse e forse anche persecuzioni di vario genere, ma suscita ancor più l’ammirazione di coloro che hanno ancora un po’ di amore alla verità: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”, ha detto Gesù a Pilato (Gv 18,37). Da questa ammirazione viene il riavvicinamento alla Chiesa per molte anime disperse.
Come ha scritto recentemente il Papa emerito Benedetto, occorre smascherare la “dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche”, con le quali si sta “formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale”. E’ esattamente la “colonizzazione ideologica” di cui ha parlato molte volte Papa Francesco.
Smascherare la menzogna di queste ideologie è il più grande servizio che la Chiesa possa fare oggi ai poveri del nostro tempo, vale a dire ai giovani, plagiati profondamente nelle loro coscienze da queste ideologie e resi incapaci di accorgersi della loro iniquità. Solo la voce forte della Chiesa li può liberare e può aprire a loro un orizzonte ben diverso da quello della cultura della morte, dello scarto, dell’egoismo, dell’ateismo, della negazione della famiglia e della comunità.
Ci consideri a Sua disposizione per approfondire in un dialogo questi temi e per qualsiasi azione volesse intraprendere col nostro ausilio e la Sua benedizione.
Assicurandole la nostra costante preghiera e contando sulla Sua per noi, invochiamo la Sua benedizione e La salutiamo cordialmente.
Don Gabriele Mangiarotti, Ufficio Diocesano per la cultura, la scuola e l’insegnamento della religione cattolica (IRC), Diocesi San Marino-Montefeltro
Dott. Giuliana Ruggieri, Medico chirurgo
E altri 14 firmatari
30 agosto, 2020

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.