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venerdì 2 ottobre 2020

Secoli di vocazione “questurina”

“Io, medico militare, dico che in Italia sul Covid abbiamo sbagliato tutto”


Durante un soggiorno a Livorno, in Toscana, a settembre, Jeanne Smits, corrispondente da Parigi per LifeSiteNews, ha incontrato Alberto Rossi, medico italiano, specializzato in pneumologia, che è stato tra i medici volontari che nel mese di marzo sono andati nel Nord del paese per curare i malati di Covid-19.

Il dottor Alberto Rossi ha raccontato a LifeSiteNews la sua esperienza in uno dei principali ospedali dell’Emilia-Romagna. È convinto che in Italia la risposta politica alla crisi del Covid-19 sia stata piena di decisioni sbagliate, compreso il divieto di  eseguire le autopsie, che ha impedito di scoprire i processi terapeutici errati, e così per la scelta dubbia di affidarsi a esperti scientifici che hanno costantemente fatto false previsioni ma che stanno ancora orientando le politiche ufficiali.

Una delle affermazioni più notevoli del dottor Rossi è che, a seguito della sua esperienza diretta e delle indagini fatte con pazienti colpiti da Covid-19, le persone che hanno ricevuto un vaccino antinfluenzale prima dell’epidemia sono risultate particolarmente a rischio. A titolo personale, il dottor Rossi è fortemente contrario al vaccino Covid.

Di seguito l’intervista completa nella mia traduzione.

* * *

LifeSiteNews – Dottor Alberto Rossi, ci racconti prima di tutto chi è e come è arrivato ad avere una conoscenza diretta della crisi del Covid-19 in Italia.

Alberto Rossi – Sono un medico militare con il grado di colonnello, ora in pensione. Mi sono messo a disposizione della Protezione civile qui in Italia per andare ad aiutare i miei colleghi delle regioni colpite per prime dal coronavirus. Facevo parte del primo contingente schierato in Lombardia ed Emilia-Romagna. Sono stato assegnato a quest’ultima regione, all’ospedale di Piacenza.

È stata un’esperienza interessante. Ho visto ammalarsi due miei colleghi che come me hanno preso parte a questa attività; erano entrambi più giovani di me (ho 69 anni, un vecchietto del 1951!), un uomo e una donna. Sono guariti in ospedale dopo una settimana perché non avevano altre patologie.

LSN – Lei è entrato in ospedale non molto tempo dopo l’inizio della crisi. C’erano già molti malati?

AR – Sì, sono entrato all’ospedale di Piacenza il 26 marzo; questa città ha ricevuto la maggior parte dei suoi pazienti Covid dal 12 al 13 marzo. Quando sono arrivato, eravamo al culmine dell’infezione. Personalmente, ero responsabile di circa cento pazienti, persone in uno stato di emergenza medio. Non ho lavorato in terapia intensiva. Quasi tutti questi pazienti erano anziani, diciamo sopra i settant’anni, affetti da molteplici patologie. Ho studiato personalmente la loro storia clinica e ho scoperto che quasi tutti erano stati vaccinati contro l’influenza.

LSN – Questa vaccinazione è comune in Italia?

AR – Al Nord, sì. Le persone sono vaccinate più al Nord che al Centro e al Sud. Sapendo che negli Stati Uniti hanno osservato reazioni avverse alla somministrazione del vaccino antinfluenzale, compresi problemi respiratori con polmonite, ho chiesto ai pazienti da me curati personalmente se avessero ricevuto il vaccino antinfluenzale. Quasi tutti l’avevano effettivamente ricevuto. Come ho detto, questo vaccino è molto diffuso in Lombardia. Sospetto che possa aver reso le cose più facili per il Covid.

Tra le cento persone che ho trattato ho notato specificamente una corrispondenza di età e patologie. C’erano solo tre giovani – nati nel 1983 e 1985 – ma soffrivano tutti di un’altra patologia. Ad esempio, uno aveva una neoplasia (un tumore); un altro era in dialisi. È così che mi son fatto un’idea circa la capacità di Sars-Cov2, il virus che causa Covid-19, di colpire persone che si trovano in una situazione difficile per vari motivi. Le terapie che applicavamo a quel tempo erano l’idrossiclorochina e i farmaci antinfiammatori.

LFS – Secondo lei è utile l’idrossiclorochina?

AR – Credo di sì. È più di un’opinione personale: è un’opinione che mi sono formato studiando la letteratura medica. Nel frattempo (anche su Berlusconi) sono state usate altre molecole, come Remdesivir. I colleghi che hanno provato questo farmaco mi hanno detto, mentre ero a Piacenza, che non sembrava avere un grande effetto.

L’idrossiclorochina sembra invece essere efficace. L’abbiamo usata, ma faremo uno studio retrospettivo. La mia funzione era curare le persone con questa terapia e non posso esprimere un giudizio medico. Penso comunque che, a giudicare dalla stampa internazionale, l’idrossiclorochina, Plaquenil, sia stata molto, molto efficace.

LFN – Qual è ora la sua opinione ora sulla crisi Covid?

AR – La mia impressione è che ci sia stata molta esagerazione, ma ancora non riesco a capire chiaramente la situazione. La malattia senza dubbio esisteva, ed esiste ancora perché il virus c’è tuttora, ma il virus si è diffuso indipendentemente dalle nostre misure, dai nostri blocchi, dai nostri confini. In qualche modo si è indebolito, vale a dire che non ha più la stessa capacità patogena che aveva quando si è diffuso per la prima volta a marzo.

Forse dirò un’eresia, ma visto che l’hanno detto molti esperti penso di poterlo dire anch’io. Sono solo uno pneumologo, non uno specialista in virologia. Ma faccio questo semplice ragionamento: se il virus non è più forte come era, se non è più in grado di provocare patologie, allora che problema c’è nel vederlo diffondersi più velocemente? Ricordo che qualche mese fa molti virologi italiani suonavano il campanello d’allarme contro questo e quel raduno, questa e quella festa pubblica, per esempio dopo le partite di calcio. Penso in particolare a quella tra Napoli e Juve, quando il Napoli vinse la Coppa Italia e migliaia di persone si riunirono per festeggiare. Dissero: “Vedrete quanti casi fatali avremo dopo un mese!” E non è successo niente.

Siamo nelle mani dei cosiddetti scienziati che ci dicono cosa succederà e che vengono poi smentiti dai fatti. Penso che abbiano obiettivi che ci sfuggono. Indubbiamente il contagio si sta diffondendo in tutto il mondo, ma secondo me è stato un po’ esagerato, un po’ gonfiato per motivi che non riesco a capire.

LFN – Sono ragioni politiche?

AR – Non lo so. In Italia c’è una situazione particolare, politicamente parlando, perché il nostro governo è in una posizione di grande debolezza, e si mantiene vivo infondendo paura. Ogni giorno al telegiornale riceviamo un bollettino a base di infetti, ammalati e guariti. Mi sembra che siamo l’unico paese in Europa che trasmette un bollettino quotidiano in questo modo. Tutti i canali televisivi si sono uniti al terrore. Volevano imporre maschere per il viso a tutti i bambini delle scuole. Alla fine è stata imposta solo per i bambini di età superiore ai sei anni. Ma una mascherina chirurgica serve a fermare il virus come un recinto ferma le formiche, cioè niente affatto. Se poi il virus ha perso la sua capacità patologica, davvero non ci capisco proprio niente. Certo, dobbiamo proteggere le persone più a rischio. Queste persone, sì.

Secondo me è successo qualcosa di molto importante: sapete che il 1° aprile di quest’anno il ministro della Salute Roberto Speranza ha emesso una circolare in cui scoraggiava abbastanza fermamente lo svolgimento delle autopsie?

LFN – Ne avevo sentito parlare. Quindi è vero?

AR – Sì. Ho letto l’intera ordinanza, e ne vale la pena. Scoraggia le autopsie, impedendole quasi totalmente e dicendo praticamente che solo la magistratura, in casi particolari, può disporre opportunamente di eseguirle. Di conseguenza, nessun medico specializzato si è avventurato a eseguire autopsie sulle vittime di Covid. Queste furono eseguite solo più tardi, quando il danno maggiore era già stato fatto. Se fossero state fatte in tempo, ci saremmo accorti che le pneumopatie interstiziali bilaterali che stavamo vedendo in ospedale erano la conseguenza di una vasculopatia, una trombosi vascolare disseminata. Quindi abbiamo usato la terapia sbagliata. Abbiamo pompato ossigeno nei polmoni quando avremmo dovuto somministrare farmaci antinfiammatori, ad esempio cortisone e desametasone, per bloccare la cascata infiammatoria. Oggi è quello che stiamo facendo. Secondo me, ma io sono solo un uomo normale, la terapia appropriata potrebbe essere questa: cortisone dall’inizio, ed enoxaparina, che è un’eparina a basso peso molecolare, che viene usata per prevenire la trombosi, non per risolverla (per quello ci sono altri prodotti). Ma per prevenire la trombosi è necessaria un’eparina a basso peso molecolare.

LSN – Pensa che il lockdown sia stato utile?

AR – Penso che sarebbe stato utile un blocco limitato alle aree più importanti, per esempio tutta la Lombardia, una zona rossa. Ma i nostri leader hanno perso tempo e hanno preso misure stupide vietando le autopsie. Non credo che l’Italia o altri paesi siano stati colti di sorpresa. Mi rifiuto di credere che, dopo l’esperienza cinese, i servizi di informazione dell’Occidente non abbiano informato i nostri governi sullo stato delle cose. Se si considera che il 31 gennaio il governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza, cosa è stato fatto prima che l’emergenza fosse effettivamente esplosa? Gli ospedali in cui mi sono recato a Piacenza erano del tutto impreparati. I miei colleghi medici non sono stati nemmeno sottoposti a esami sierologici o test nasali. Molti di loro erano malati.

Sono un militare, anche se in pensione. Dico questo: nell’attività sanitaria militare siamo abituati alle emergenze, e sappiamo che se c’è la diffusione di un virus la prima cosa da fare non è stipare i malati in un ospedale dove infetteranno tutti: tutto l’ospedale sarà infettato e diventerà un ospedale Covid anche per chi viene ricoverato per una tonsillectomia, un’appendicectomia o un intervento chirurgico al ginocchio … È così che si diffonde un virus altamente contagioso. Devo aggiungere, però, che il virus è stato fatale solo in determinate situazioni, anche a causa di errori di cura dovuti al ragionamento che è stato fatto all’inizio della crisi.

Tutto ciò che era veramente necessario era mettere un piccolo ospedale da campo fuori dall’ospedale e selezionare adeguatamente i pazienti.

L’intera vicenda mi sembra strana e sospetta: perché tante cose non hanno funzionato? Avrebbero dovuto funzionare e potrebbero funzionare. C’è qualcosa che non va in questa storia.

LSN – Oggi le contaminazioni sono molto meno gravi, ma è necessario indossare maschere facciali ovunque in Italia.

AR – Sì, ovunque. Siamo obbligati a ottemperare perché altrimenti abbiamo problemi amministrativi, multe, soprattutto per i responsabili delle attività commerciali, i loro clienti e gli ospiti delle diverse strutture. Il danno economico è stato mostruoso. Tante famiglie sono state colpite. Immagino queste persone, questi poveri che vivono con lavori occasionali: che ne è stato di loro? La situazione è preoccupante, davvero. E tutto questo per cosa?

Pochi giorni fa Corvelva, associazione svizzera che fornisce informazioni alternative, ha pubblicato un elenco di virologi che hanno collaborato con laboratori farmaceutici e che hanno ricevuto finanziamenti da loro. Sono andato a vedere i nomi di alcuni virologi che più volte compaiono alla televisione italiana: Galli, Pregliasco, Lopalco… Sono tutti virologi che hanno avuto e hanno tuttora rapporti economici con le case farmaceutiche che producono vaccini. Non è molto carino: dovrebbero almeno dirlo. Di per sé, questo non è riprovevole: penso che la libertà sia una delle cose più importanti. Ma include la libertà di criticare e, ancora di più, il diritto di sapere per noi utenti, comuni cittadini.

LSN – In Francia è la stessa cosa …

AR – Ovviamente. Ho raccolto i dati – è stato un po’ noioso – e così ho potuto constatare che Lopalco, virologo dell’Università di Pisa, che pontifica tutto il giorno su Facebook e in TV, è politicamente impegnato al fianco di Emiliano, presidente della Regione Puglia. Gli ho mandato una richiesta su Facebook riguardo alle informazioni che attualmente si stanno lentamente diffondendo tra la popolazione circa i virologi che hanno interessi in comune con alcuni laboratori farmaceutici che producono vaccini. Gli ho detto che non sarebbe stata una cattiva idea se avesse dichiarato pubblicamente che non ha mai avuto rapporti di questo tipo con questi laboratori. Non ha risposto.

LFN – Cosa ne pensa del futuro vaccino anti-Covid?

AR – Con l’esperienza di quei soldati americani che si sono trovati a malpartito, io stesso non ero contrario all’uso dei vaccini, tant’è che mentre servivo all’ospedale militare di Livorno, quando mi fu chiesto se avessi voluto essere un volontario per un vaccino sperimentale contro l’epatite B, risposi positivamente e ricevetti quel vaccino. Ma da quando ho letto e compreso i risultati di uno studio, pubblicato da Corvelva, di un medico italiano, la dottoressa Bolgan, che ha pubblicato un filmato di circa quindici minuti in cui fornisce informazioni sui risultati ottenuti da un’indagine sui componenti di questo vaccino, mi sono molto preoccupato. È vero che a livello internazionale esiste un’organizzazione, chiamata Aifa, che si occupa del controllo dei vaccini in Europa. Ma per quanto ne so – e potrei sbagliarmi – esercita il suo controllo dopo la vaccinazione, e non sui componenti dei vaccini. Per quanto ne so – ma posso sbagliarmi – gli Stati fanno affidamento sulle certificazioni fatte dalle aziende che producono i vaccini.

LFN – Quindi queste sono autocertificazioni?

AR – Si, esattamente. Si tratta di autocertificazioni che assicurano che il vaccino è buono, e gli Stati lo amministrano, tenendo conto proprio di questa autocertificazione.

Dopo aver visto il video della dottoressa Bolgan, ero molto preoccupato e posso dire che non mi vaccinerò, soprattutto perché non ho mai fatto un vaccino antinfluenzale. Come medico di medicina generale, ho visitato a casa molte persone con l’influenza, alcune delle quali hanno avuto la cortesia di tossirmi direttamente in faccia quando ho fatto un esame toracico, ma non ho mai avuto l’influenza. Con questo voglio dire che non ho predisposizione, e non ho altre patologie. In ogni caso, ho dei dubbi, soprattutto quando si tratta di imporre vaccini ai bambini. In Italia questo è stato fatto dagli anni Settanta rifiutando l’ingresso a scuola a chi non è vaccinato, ma non sono sicuro che sia una buona cosa.

Non voglio fare un discorso anti-vaccino. Ma è troppo facile dire che se non avessimo avuto un confino, chissà quante morti avremmo avuto. Non abbiamo controprove. Basta guardare l’esempio della Svezia, che non ha avuto un blocco, e il cui tasso di mortalità rispetto alla popolazione totale è simile a quello che abbiamo qui in Italia. Abbiamo sentito dire in televisione: “Qui in Italia siamo un esempio per tutta l’Europa, per il mondo intero”. Ma credo sia stato un esempio negativo, come nel caso del divieto dai fare le autopsie.

LSN – Che dice di tutto questo come pneumologo?

AR – Mi sono offerto volontario alla Protezione civile proprio per la mia specialità, dicendomi che forse sarei stato chiamato in una seconda fase. Invece ho fatto parte del primo contingente. Sono in pensione, sono vedovo, e ho pensato: “Bene, vado, qualunque cosa accada”.

LSN – E si è ammalato di Covid?

AR – No. Ho fatto il tampone, così come il test del sangue per vedere se avevo gli anticorpi – speravo di averli – ma era tutto negativo. È vero che puoi avere solo una relativa fiducia in questi test; dovrebbero almeno essere ripetuti per verificare il primo risultato.

LSN – La popolazione italiana è terrorizzata? Indossano mascherine perché non vogliono pagare la multa o perché hanno paura?

AR – La gente è terrorizzata. Vediamo molte persone sole in macchina che indossano maschere.

LSN – A Nizza, in Francia, le maschere sono obbligatorie anche per le persone sole in auto.

AR – Questa è una follia.

Jeanne Smits

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Fonte: LifeSiteNews 

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