ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 novembre 2020

Gli incubi o la realtà?

 Una Chiesa piena di scandali: ecco gli "incubi" di Francesco

Dagli abusi alle "coperture" fino ai crac finanziari. Per molti la colpa è di Francesco. Ma c'è chi nega: "È il contrario"

Il pontificato di papa Francesco, come buona parte degli ultimi pontificati, è stato interessato da parecchi scandali. Un assunto che può essere letto attraverso almeno due differenti interpretazioni: le notizie di questi tempi fuoriescono dalle mura leonine per via della maggiore trasparenza introdotta in Vaticano; la "coorte" di Bergoglio - come pensano i tradizionalisti - è stata coinvolta da scandali in misura maggiore rispetto ad altre "cerchie" papali. E questo non sarebbe avvenuto per caso. Sono due proposizioni molto difficili da provare. Entrambe, in ogni caso, rientrano spesso nelle varie letture giornalistiche che vengono presentate.


Jorge Mario Bergoglio, nella circostanza dello scandalo legato al palazzo di Londra, che è poi quello che sarebbe in qualche modo collegato alla gestione dell'Obolo di San Pietro, è stato entusiasta che in Santa Sede abbiano "scoperchiato la pentola" da dentro. Il pontefice argentino ha notato che, per far venir fuori la verità o comunque alcuni dettagli della questione, non fosse stato necessario l'intervento di attori esterni. Il tutto, stando alla disamina dei "papisti", rientra nella battaglia per la trasparenza che Francesco sta combattendo dentro le mura leonine, sulla scia di quanto messo in campo dal predecessore Joseph Ratzinger. Chi critica Bergoglio, invece, accusa il Santo Padre per le sue scelte. E rispetto al caso Becciu, i critici tendono ad evidenziare più gli anni di collaborazione tra il pontefice ed il cardinale che le fattispecie sollevate per l'allontanamento del cardinale.

Dallo scandalo abusi della Chiesa cilena a quello simile per contenuti che si è sviluppato negli anni a macchia d'olio in alcune diocesi americane, passando alle cronache sui fondi della segreteria di Stato, dunque alla sospensione di alcuni funzionari, alla fuga di notizie e al cambio della guardia per il comandante della Gendarmeria vaticana: gli elementi per un'inchiesta giornalistica ci sono tutti. E in realtà i commentatori in questi anni hanno potuto lavorare su qualcosa di più di un unico grande filone.

In una recente intervista rilasciata all'Adnkronos, Sua Santità ha fotografato così la situazione:"La Chiesa è stata sempre una casta meretrix, una peccatrice. Diciamo meglio: una parte di essa, perché la stragrande maggioranza va in senso contrario, persegue la giusta via. Però è innegabile che personaggi di vario tipo e spessore, ecclesiastici e tanti finti amici laici della Chiesa, hanno contribuito a dissipare il patrimonio mobile e immobile non del Vaticano ma dei fedeli".

Bergoglio non nega gli scandali, ma ricorda la continuità storica con cui la Chiesa cattolica è stata costretta ad avere a che fare con condotte non proprio inappuntabili. La differenza, rispetto al passato, dimorerebbe nella ferma volontà di fare pulizia. GlI insegnamenti su cui Francesco si baserebbe sarebbero quelli della linea della "tolleranza zero" di Bendetto XVI. Ma non sono tutti convinti di poter operare mediante similitudini per descrivere la gestione degli scandali da parte dei due ultimi pontefici.

Becciu, il palazzo di Londra ed i cardinali non "bergogliani"

La "cacciata" del cardinal Angelo Becciu è solo uno degli ultimi episodi. Un caso condito anche dalla vicenda di "lady Becciu", che è tornata libera dopo essere stata accusata di peculato. L'esperta di geopolitica avrebbe "svilito" il suo incarico, affidatole dall'ex sostituto della segreteria di Stato.

Ma sono molti i cardinali che nel corso di questi sette anni e mezzo sono stati interessati dalle cronache. Uno fra tutti è Theodore McCarrick, che ora non è più porporato. "Zio Ted" - com'è noto ai più - è stato "scardinalato" da Papa Francesco dopo essere stato ritenuto colpevole di abusi ai danni di seminariti negli Stati Uniti. Proprio in queste ore il Vaticano ha pubblicato un documento che tende a smentire le ricostruzioni dei critici del Papa su McCarrick.

Quella di McCarrick è la vicenda più inflazionata sui media. Tuttavia, sono purtroppo anche altri gli alti ecclesiastici coinvolti in scandali durante il regno di Bergoglio. Si pensi, per fare un ulteriore esempio, al cardinale Donald Wuerl, ex arcivescovo di Washington, che si è dimesso dal suo incarico per via di accuse inerenti alla gestione di alcuni casi di abusi. Per quanto sul sito ufficiale del Vaticano, stando a quanto risulta per esempio ad IlSismografo, Wuerl compaia ancora come arcivescovo in carica della capitale americana.

Il "fronte conservatore" tende a sottolineare l'appartenenza cardinalizia dei porporati che hanno presentato al Papa le proprie dimissioni: questi alti ecclesiastici apparterrebbero tutti all'insieme di cardinali che hanno votato Bergoglio nel Conclave in cui è stato eletto. Nello stesso rapporto McCarrick, c'è un passaggio in cui viene rivelato come il cardinale guardasse volentieri al Sud America quale continente da cui eleggere un pontefice. Questi cardinali al centro di scandali sarebbero, insomma, tutti "bergogliani". Ma spesso c'è troppa approssimazione in questo modo di procedere con l'analisi

Il cardinale ed ex arcivescovo di Lione Philippe Barbarin, per esempio, ha rinunciato per accuse di insabbiamenti a cui i tradizionalisti sembrerebbero non credere, mentre il cardinale polacco Gulbinowiczche come riporta l'Aci è stato accusato di aver abusato un minore, è considerato dottrinalmente vicino ai pontificati precedenti.

In buona sostanza, non è un esercizio semplice, e forse neppure utile, questo di riempire le caselle dei riferimenti correntizi. Se non altro perché il Vaticano, in cui tuttavia esistono degli "schieramenti", non può essere raccontato alla stregua di una bagarre tra fazioni o partiti. Un focus che la destra ecclesiastica ripropone spesso riguarda invece la continuità con cui la cosiddetta "coorte" di Bergoglio sarebbe inciampata in scandali. Un altro discorso, invece, è circoscrivere i fatti avvenuti durante un particolare periodo storico: i primi sette anni e mezzo di Francesco sul soglio di Pietro. Vatileaks 2, lo scandalo del palazzo di Londra, con la cacciata di Becciu sono i principali avvenimenti di cui si è dibattuto a mezzo stampa.

Gli scandali del "cerchio magico" secondo Viganò

Per quel che concerne il "cerchio magico", invece, rischiamo di dover andare indietro nel tempo. Nel corso di una delle sue ultime dissertazioni, come ripercorso da Stilum Curiae, monsignor Carlo Maria Viganò ha presentato una sorta di elencazione in cui accusa alcuni tra i più importanti uomini vinco al Papa di abusi o di tendenze nascoste. Fra questi, secondo l'ex nunzio apostolico, vi sarebbe monsignor Maradiaga, che per chi non lo sapesse, è il vertice del C9, il consiglio ristretto di cardinali che papa Francesco ha voluto per riformare nel profondo la Curia di Roma. I presunti fatti citati da Viganò sarebbero in ogni caso avvenuti prima che il Papa scegliesse Maradiaga per quel ruolo. Sempre Viganò ha deciso anche di lanciare un'altra "bomba", questa volta sul nuovo sostituo della segreteria di Stato, Edgar Peña Parra, che secondo l'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti sarebbe stato invischiato in una presunta espulsione dal seminario legata ad accuse interne alla Chiesa.

Accuse naturalmente prive di conferme e che sono state lanciate da Viganò in una fase in cui il monsignore ha ingaggiato una durissima battaglia dottrinale e politica contro il pontificato di Francesco. Ma sono parole che fanno ben comprendere il clima estremamente duro e inquieto che pervade tutta la Chiesa di Roma e su cui è scagliato proprio il pontefice in diverse omelie e discorsi.

L'ex nunzio apostolico negli States cita anche altri episodi, ma quelli segnalati bastano per comprendere quale sia l'opinione dei "conservatori" almeno su alcuni degli uomini selezionati da Francesco in questi anni per incarichi di vertice.

Stando ai tradizionalisti, Bergoglio sbaglierebbe dunque nelle scelte. Sempre nel corso di questo pontificato, il cardinale George Pell è stato costretto a non occuparsi più della segreteria per l'Economia per accuse da abusi provenienti dalla sua nazione d'origine, ossia l'Australia. Pell è stato tuttavia scagionato del tutto al termine dei tre gradi di giudizio, dopo un periodo trascorso in prigionia.

Le accuse di una "gola profonda"

Che cos'è, in fin dei conti, che muove le accuse dei conservatori? E perché Bergoglio non sarebbe - come invece raccontano le cronache vaticane - il continuatore naturale dell'opera di pulizia messa in campo da Benedetto XVI? Ne abbiamo voluto parlare con una fonte, che ha preferito tuttavia rimanere anomina. L'esordio, nel corso della chiacchierata, si è rivelato tutto un programma: "Viviamo nella assoluta dicotomia tra realtà e finzione: fedeli arrabbiati, disgustati, che non versano più l' otto per mille, che non vanno alle udienze... E giornali che esaltano il sovrano sempre più solo e sempre più bisognoso di elogi, film, documentari e interviste su di sé. Un papa che diventa soggetto cinematografico, che applaude i suoi celebratori". La fonte cita la questione della torta, riferendosi ai festeggiamenti organizzati per il documentario "Francesco", che farebbero da contraltare all'immagine dei cardinali che secondo la fonte contraria a questo pontificato, sarebbero stati "perseguitati". Lo stesso documentario per cui è scoppiata la vicenda dell'apertura dottrinale di papa Francesco sulle unioni civili.

E sul caso Becciu? La risposta è lapidaria:"Becciu è stato innalzato per anni, mentre Pell prima è stato accantonato e poi accolto di malanimo ma rimesso in naftalina. Come con Becciu così con McCarrick: amico sino all' evidenza della colpevolezza, poi scaricato. Senza mai fare chiarezza: perché Becciu è stato per anni così potente al suo fianco? Perché su McCarrick non si è ancora voluto fare chiarezza? (Abbiamo parlato con la fonte prima della pubblicazione del rapporto da parte del Vaticano, ndr)...".

Le considerazioni finali perseguono lo stesso percorso delle premesse, e bocciano l'operato papale: "Francesco ha cercato sin da subito un appoggio dei giornalisti soprattutto di sinistra, ma non solo, per far raccontare il suo pontificato per l'opposto di ciò che è: unitivo, mentre è divisivo, sinodale mentre è tirannico, aperto mentre è ideologico, nemico della corruzione mentre è stato lui a bloccare ogni tentativo di pulizia, a promuovere Becciu, ad abbandonare Pell... che oggi Viganò, cioè l' uomo che voleva fare pulizia già nel 2011, sia il suo avversario più noto, la dice lunga...".

La difesa del Santo Padre

Sino a questo punto, abbiamo posto per lo più accenti sulla visione di chi è solito opporsi all'azione del regnante. Esiste una larga parte di opinione pubblica, di ecclesiastici e di laici che invece difendono le modalità mediante cui Francesco ha affrontato gli scandali, siano queste ultime curiali o no. Il religioso e studioso Rosario Vitale, che è stato interpellato in merito da IlGiornale.it, è tra questi: "Certamente Papa Francesco, che viene come lui stesso ha detto 'dall’altra parte del mondo', non si sarebbe potuto immaginare che genere di situazioni avrebbe trovato nell’Urbe, lui che arrivava proprio da una diocesi con ben altri problemi, eppure ha dovuto fare i conti con ruberie, pedofilia, corruzione, clericalismo, acquisti pazzi, e ogni altro genere di malaffare".

Bergoglio non poteva immaginare quali situazioni avrebbe dovuto affrontare, ammette Vitale, che poi insiste:"La risposta del Santo Padre di fronte a situazioni poco chiare è sempre stata quella della trasparenza, della carità, ma anche quella dell’azione decisa, come si agirebbe in una famiglia, senza ipocrisie, guardandosi negli occhi e se necessario chiedendo scusa". Ecco la tesi più in voga: Papa Francesco starebbe combattendo una battaglia per la trasparenza della Chiesa.

Anche per quanto concerne l'atteggiamento di Francesco, a differenza dell'altra fonte, Vitale ha poco da segnalare: "Il Papa ha sempre affrontato con coraggio e determinazione anche situazioni dolorose, come quelle che hanno interessato i cardinali O’Brien (un altro porporato che si è dimesso per "comportamenti sessuali inappropriati") e McCarrick, tanto per citare i casi che sono balzati a favor di cronaca, senza stancarsi di dire che 'il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore'".

In conclusione, possiamo asserire che questo pontificato viene analizzato con due lenti d'ingradimento diverse: una che, guardando, si rende conto della presunta contiguità tra l'azione di Bergoglio, in specie quella relativa alle nomine, ed alcuni alti ecclesiastici in odore o immersi negli scandali; un'altra che invece, ritenendo la Chiesa da sempre immersa in vicende di questo tipo, rimarca come papa Francesco stia combattendo la medesima battaglia di Ratzinger per la pulizia e la trasparenza.

 

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/pontificato-pieno-scandali-tutte-grane-papa-1902383.html

La vera "guerra" nel Vaticano: il caso che scoperchia tutto

Dopo il caso di Becciu, si scatena il conflitto tra ratzingeriani e bergogliani. La disputa è antica: ecco chi la combatte

Il caso Becciu sembra diventare ogni giorno che passa qualcosa di più. Perché a prescindere dalla singola "cacciata", quello che sta accadendo tra le mura leonine fornisce assist a ricostruzioni complessive su quali siano le "guerre" presenti in Vaticano. Perché di "guerra" si sta parlando. "Ho sentito il cardinale Becciu, ma credo che si questa vicenda sia meglio non fare commenti" ha detto di recente il cardinale e segretario di Stato, Pietro Parolin. Il motivo dell'allontanamento non è tanto chiaro.

O meglio, più di qualcosa è emerso, ma Becciu si sta difendendo dalle accuse. E un conto è quello che può essere accaduto, ossia quello che viene ventilato o ipotizzato, un altro quello che è davvero accaduto.

Non sembra sia previsto un processo in cui Becciu possa replicare a quanto gli sarebbe stato contestato dal pontefice argentino: ovvero il peculato. Non dovrebbe quindi esserci alcun luogo né momento in cui emergano i fatti e il cardinale possa smentire le accuse. Il condizionale è d'obbligo, ma mentre scriviamo il caos scaturito da questo fulmine a ciel sereno per piazza San Pietro non si è ancora dipanato. Tutto ruota attorno all'Obolo di San Pietro ed alla sua gestione. Becciu avrebbe destinato alcune somme a società riconducibili a suoi familiari: questo è il succo delle accuse non confermate. In queste ore, poi, è emerso persino che alcuni denari potrebbero aver finanziato coloro che accusavano il cardinale George Pell di abusi in Australia. A riportarlo, tra gli altri, è stato Il Corriere della Sera. Pell, dopo un lungo processo, è stato del tutto scagionato. Becciu e Pell rappresentano, in estrema sintesi, i due poli attorno cui si è sviluppata in questi anni la "guerra" per il modus operandi da preferire sulla situazione dei conti in Vaticano. I sospetti, quindi, sembrano allargarsi. Becciu però smentisce. Ma come ha fatto il Papa a ricevere queste informazioni, vere o false che siano?

Monsignor Perlasca, stando a quanto riportato in questi giorni dall'Adnkronos, avrebbe avuto un ruolo nella cacciata di Becciu. Perlasca, infatti, avrebbe riportato a Jorge Mario Bergoglio le informazioni che avrebbero portato alla perdita dei diritti cardinalizi per Becciu. L'agenzia sopracitata, su Perlasca, scrive anche quanto segue: "Protagonista suo malgrado del terremoto in Vaticano che ha portato alle "dimissioni" del cardinale Angelo Becciu è monsignor Alberto Perlasca, ex braccio destro di Becciu all'epoca in cui era Sostituto agli Affari generali come capo ufficio amministrativo della prima sezione della Segreteria di Stato, già indagato per peculato in concorso con Gianluigi Torzi e Raffaele Mincione in relazione all'investimento di 454 milioni di euro derivanti, secondo gli investigatori vaticani, dalle donazioni dell'Obolo di San Pietro". L'intreccio è complesso, ma Papa Francesco avrebbe trovato in Perlasca un confidente importante. Una voce che avrebbe rivelato i motivi per cui Becciu, dopo un'udienza privata, si è dimesso. Così usa la formula: le dimissioni sono formalmente di Becciu, ma le cose non stanno così: è Bergoglio che ha deciso. Diverso e difficile è comprendere se quanto raccontato da Perlasca, sempre in via presuntiva, corrisponda al vero o no.

Trattasi non solo della gestione di soldi (quelli dell'Obolo di San Pietro): in questa storia, che è tutta da dimostrare, contano anche gli equilibri interni. E questa è forse una delle poche certezze di questa vicenda. Il cardinale Angelo Becciu non è più il prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Ma Becciu non era un tradizionalista, un conservatore o un oppositore dell'ex arcivescovo di Buenos Aires: Becciu è sempre stato considerato un "bergogliano". Non solo: il porporato sardo, avendo perso i suoi diritti cardinalizi, non prenderà parte al prossimo Conclave. Un unicum o quasi nella storia del diritto canonico, qualcosa che Jorge Mario Bergoglio non aveva ancora disposto. Un cardinale, insomma, che rimane tale, ma che viene privato delle facoltà che la stessa porpora conferisce. Gli addetti ai lavori non possono lasciar passare un avvenimento così: in molti, tra giornalisti e commentatori, cercano di comprendere in queste ore se ci sia dell'altro attorno a questa vicenda.

La versione di Bux

Mons. Nicola Bux ha collaborato con Joseph Ratzinger anche durante il pontificato del tedesco. Bux è insomma una voce che se ne intende di "cronaca vaticana", per quanto i suoi interessi siano soprattutto teologici. Abbiamo deciso di domandare al monsignore cosa stia succedendo nella Chiesa cattolica: "La Chiesa - premette il presbitero - sta attraversando la crisi della fede, conseguenza della penetrazione del principio marxista: la prassi (cioè la pastorale, ndr) precede la verità. Si tratta di un “errore metafisico e antropologico” secondo Karol Woityla, che stiamo pagando caro. La crisi morale è conseguenza della crisi di fede. Tuttavia, come ha detto il card.Ruini, ha sempre meno rilevanza il cattolicesimo politico di sinistra, che occupa le élite, le curie e le sacrestie: non esprime più la gran parte dei cattolici, praticanti e non. Bisogna supplicare il Signore affinché non faccia andare avanti l’autodemolizione della Chiesa cattolica. Cosa dobbiamo fare? Proclamare sempre la verità. Così avrebbe reagito san Girolamo, che era nella Curia Romana ai tempi di papa Damaso: col suo temperamento ardente, assai suscettibile, che riusciva a temperare con la penitenza".

Bux pretende che sul caso Becciu le sue valutazioni non vengano scorporate. Ne fornisce anche alcune teologico-culturali, ma c'è spazio anche per una disamina complessiva del momento vissuto in Santa Sede: "In Vaticano sono sette anni di disastro: dopo gli abusi sessuali siamo a quelli finanziari. Il vertice della Chiesa è scomparso sotto il Covid, il papa non è più visibile perché non può viaggiare e non può ricevere i fedeli. Al suo posto, gli ecclesiastici che dicono con mite fermezza la verità sono diventati i riferimenti autorevoli della Chiesa". La portata della questione, insomma, è bella pesante. Veniamo al caso Becciu. Cosa sta succedendo? "La vicenda del card. Becciu è atipica, in quanto l’affaire è stato reso pubblico dal Papa in anticipo sull’Espresso: sembra concordato prima. È noto che il Papa ha un rapporto preferenziale con Repubblica, di cui fa parte l’Espresso. La sporcizia sale e, nell’opinione pubblica internazionale, trascina la Chiesa con i suoi uomini sempre più in basso. In aggiunta - continua Bux -, deve far riflettere che, l’ex Sostituto, sia stato scelto come tale dall’allora segretario di stato, il card. Bertone, di cui sono note le responsabilità; anche se, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, è Francesco che gli dà in tutti questi anni nuovi incarichi sì da operare a tutto campo, senza che nessuno, dal vertice alla base, abbia battuto ciglio, tranne il card.Pell e forse qualcun’altro". Per comprendere ulteriori elementi, dunque, bisognerebbe forse guardare anche ai "correntismi" presenti in Vaticano.

Becciu come "guardiano della rivoluzione"

Becciu, come abbiamo anticipato, era uno stretto collaboratore di Jorge Mario Bergoglio. Non era conservatore come il cardinale Gherard Ludwig Mueller, che non è stato riconfermato alla Congregazione per la Dottrina della Fede o tradizionalista come il cardinal Raymond Leo Burke, che è stato escluso dalla Congregazione per i vescovi e da altre realtà ecclesiastiche. Becciu, chiediamo a mons. Bux, non era un uomo fidato di Francesco? "Effettivamente - argomenta Bux - è strano che il papa non ne sapesse nulla e l’abbia nominato (Becciu, ndr) delegato per l’Ordine di Malta e poi messo a capo della Congregazione per le Cause dei Santi. Perché ora Becciu preferisce il silenzio? Ha in serbo dossier? Quanto al papa: si può anche pensare che non sia facile scegliere i collaboratori, tuttavia quanto sta accadendo, è conseguenza del criterio psicologistico oggi prevalente, a cominciare dai seminari: esso è diventato il criterio decisivo per la scelta di un candidato all’episcopato, come al sacerdozio, al posto del criterio teologico. La sociologia e la psicologia sono scienze empiriche che si distinguono in base alla loro origine che sta nell’ateismo o nell’agnosticismo". Dunque? "Invece, si dovrebbe ricorrere a S.Tommaso che, per individuare un vero pastore, offre questo criterio: 'quando incombe il pericolo del gregge ogni pastore spirituale deve affrontare il sacrificio della vita corporale'. Succede invece, come per la Cina, che chi si preoccupa di questioni decisive per la fede cattolica, non viene considerato. Quando si disprezzano i testimoni della fede che hanno pagato con il sangue la loro fedeltà alla Chiesa e al papa, viene vanificata la Croce di Gesù Cristo: questo non è senza conseguenze per la Chiesa". Forse Bux, in questo passaggio, si riferisce al cardinale Zen, che è contrario all'accordo tra la Repubblica popolare cinese e il Vaticano per la nomina dei vescovi e che, giunto a Roma per incontrare Francesco, non è stato ricevuto dal pontefice argentino.

La questione del processo

Di processo a Becciu per ora non si parla, ma non è detto che in Santa Sede stiano evitando l'argomento. Conviene attendere. Un processo - dice ancora Bux - "sarebbe doveroso, dato che si invoca la trasparenza. Molti si chiedono se al card. Angelo Becciu non dovesse essere concessa la possibilità di un giusto processo; invece è stato privato di tutti gli incarichi. Il sopruso ha preso il posto del diritto. Joseph Ratzinger ebbe a ricordare che il papa non è un monarca assoluto, ma è, come i credenti, tenuto all’obbedienza alla Parola divina e alla Tradizione, ed è garante di questa obbedienza. La situazione in Vaticano ricorda gli ultimi anni dell’Unione Sovietica, quando si invocava la Glasnost: ma il regime era al crepuscolo".

Quelle di Bux, era immaginabile, sono parole forti. Bux approfondisce la sua analisi, facendo presente come alcune argomentazioni utili per chiarire lo stato delle cose odierne della Chiesa siano presenti in un'opera a firma di un cardinale olandese: "Nel suo recente libro-intervista a cura di Andrea Galli, il cardinale Willem Jacobus Eijk, osserva che la Chiesa è caduta in una delle più profonde crisi di fede della sua storia e non si trova oggi nella posizione migliore per trasmettere la fede alla società. Molti laici e molti pastori sono confusi riguardo ai contenuti della fede". E la soluzione quale sarebbe? "Solo dopo aver messo in ordine la propria casa, la Chiesa sarà di nuovo davvero capace di evangelizzare il mondo. Ecco, “mettere ordine” significa mettere Dio al primo posto, dando a lui il giusto culto; chi manipola la liturgia, manipola facilmente anche la morale. Tuttavia, deve passare questa generazione, ma - afferma Eijk - rimarranno nella Chiesa “coloro che credono, che pregano, che hanno un rapporto personale con Cristo”.

Altre teste cadranno?

Dicono che giri una "lista nera". Una "black list" composta da chi avrebbe deluso il Papa. E che quindi altre "teste" potrebbero "cascare". Dopo quella di Becciu, s'intende. Corrisponde al vero, monsignor Bux? "Tutto è possibile, perché un regno diviso in se stesso… . Una parte della Chiesa fa lo stesso gioco di chi sostiene l’immigrazione di massa e l’islamismo radicale, e colpevolizza chiunque difende la propria cultura, le frontiere e la civiltà. Prima la Chiesa era il più grande ostacolo a ciò e al marxismo ateo. Per questo è stato deciso che andava demonizzata e distrutta dall’interno. Obiettivo che sembra raggiunto, a guardare un certo mondo ecclesiale. Questo pontificato, poi, anche tra i suoi sostenitori è considerato intellettualmente debole nella qualità dell’insegnamento e destabilizzante, e da non pochi laici ritenuto ideologico e senza impronta carismatica".

Ecco la critica attesa: "I cattolici europei al 90% non vanno più in chiesa, non pochi sacerdoti difettano della più elementare ortodossia e talora della morale. Si può parlare di bancarotta. Ma nessuno dei cortigiani e degli opportunisti potrà scamparla: non tanto per la provenienza del denaro dall’Obolo di san Pietro, dai Fondi CEI ecc., e nemmeno per il fatto che Becciu aveva già suscitato sospetti sulle operazioni da lui condotte, fino all’immobile di Londra, ma per essersi opposto alla legge antiriciclaggio voluta da Benedetto XVI e aver fatto allontanare il presidente IOR Gotti Tedeschi e il defunto card. Nicora". E quindi cosa dovrebbe fare la Chiesa cattolica per monsignor Bux, già collaboratore di Benedetto XVI? Bux conclude, sostenendo che la Chiesa debba tornare ad occuparsi di Catechismo e di Dottrina cattolica. Se non altro perché c'è chi vorrebbe sapere - afferma - cosa significa davvero "essere cattolici".

 

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/nuova-guerra-vaticano-caso-becciu-scoperchia-tutto-1894001.html

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