ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 13 marzo 2021

Dittatura dell’ignoranza

La dittatura dell’analfabetismo funzionale, intellettuale e morale abbranca – con i tentacoli dei campioni dell’asineria – poltrone e leve di comando




All’inizio delle Sacre Scritture troviamo già l’avvertimento a cosa porta l’ignoranza e il prestare l’orecchio al Principe delle Tenebre, il Gran Nemico dell’Umanità. Nel Libro del Genesi, Capitolo 3, Versi 1-5 apprendiamo che Satana assalì i nostri progenitori per indurli a peccare e la tentazione si rivelò mortale per loro. Il tentatore era il demonio sotto la forma e l’aspetto di un serpente. Il piano di Satana era quello di indurre i nostri progenitori a peccare per separarli così tra loro e dal loro Dio. Quindi il demonio fu fin dall’inizio un assassino e il grande ingannatore. La persona tentata fu la donna: la tattica di Satana consistette nel discutere con lei quando la trovò da sola. Ci sono molte tentazioni in cui essere da soli è un grande svantaggio, ma la comunione dei santi ci dà molta forza e sicurezza. Satana fu avvantaggiato, inoltre, per averla trovata vicino all’albero proibito. Essi, che non avrebbero mai mangiato il frutto proibito, non dovevano nemmeno avvicinarsi all’albero proibito. Satana tentò Eva affinché, per mezzo suo, potesse tentare Adamo. Ed è una sua tattica tentare per mezzo di gente che non sospettiamo nemmeno e per mezzo di coloro che hanno maggior influenza su di noi. Satana chiese se era peccato o no mangiare di questo albero. Egli non manifestò apertamente i suoi progetti ma pose una domanda che sembrava innocente. Colei che doveva mettersi al sicuro, cominciò timidamente a parlare con il tentatore. Egli le presentò il comando divino come sbagliato e le parlò beffardamente. Il demonio, in quanto bugiardo, fu schernitore fin dal principio e gli schernitori sono suoi figli. È arte di Satana parlare della legge Divina come incerta o irragionevole e indurre così la gente a peccare. La nostra saggezza deve consistere nel mantenerci nella solida convinzione del comando di Dio e rispettarlo in sommo grado. Dio non dirà anche più tardi apertamente: “Tu non mentirai, né pronuncerai il mio nome invano, né sarai ubriaco, ecc.”? Sì, certo che l’ha detto e questo è il bene per la mia anima e, per mezzo della sua grazia, mi atterrò fermamente a questo. La debolezza di Eva si manifestò nell’avventurarsi a discutere col serpente: ella avrebbe dovuto percepire nella sua domanda che non aveva buone intenzioni e perciò doveva fuggire. Satana insegna agli uomini prima a dubitare e quindi a negare. Il tentatore promise vantaggi dal loro cibarsi di questo frutto. Egli cercò di renderli insoddisfatti del loro stato presente, come se non fosse buono quel che avevano e doveva desiderare altro. Nessuna condizione porterà soddisfazione a meno che non sia la mente a convincersi. Egli li indusse a cercare qualcosa di meglio e cioè ad essere dei. Satana rovinò sé stesso per tentare di essere simile all’Altissimo, e così cercò di infettare i nostri progenitori con lo stesso desiderio, in modo tale da rovinare anche loro. E ancora il demonio conduce la gente secondo il suo interesse, suggerendo loro pensieri sbagliati su Dio e la falsa speranza di ottenere vantaggi peccando. Pensiamo, quindi, sempre positivamente di Dio come il vero Bene, e pensiamo negativamente del peccato come il male peggiore, così resisteremo al demonio ed egli fuggirà da noi.

Non si può pretendere la soluzione da coloro che il problema lo hanno creato. Conclude Farina: “Non verrà dai vertici la riparazione del modello (dis)educativo regnante. Si deve ripartire dal basso, dalle famiglie, dalla scuola, dagli oratori. Dal popolo insomma. Campa cavallo”. E l’erbe cresce soltanto nei campi dell’educazione alla metacognizione.

Buona lettura.

I veri maestri di ignoranza sono i nostri governanti
di Renato Farina
Libero, 12 marzo 2021


L’umanità ha riconosciuto dai primordi di avere un nemico: l’ignoranza. Ha sempre cercato di emanciparsi da essa per non consentire alla natura e ai prepotenti di sottomettere la brava gente. È sempre stato così. Fino all’arrivo di Di Maio e dei grillini al Potere. Dopo di che l’ignoranza è diventata un titolo di merito, una conquista agognata sul divano, la prova di una purezza adamantina.

Personalmente ho sempre ritenuta diabolica la pretesa della scienza di impadronirsi del mistero dell’essere. Diabolica e persino ridicola. Non c’era bisogno del Covid e delle baruffe gallinacee tra virologi per scoprirlo.  Gli scienziati sono in corsa per darci l’immortalità, ma non sono ancora riusciti a curare la calvizie e il raffreddore. Ma non è un buon motivo per l’instaurazione della dittatura dell’ignoranza, come forma di governo vigente in Italia. Non bisogna confonderla con la confessione di Socrate: “So di non sapere”, perché quella era lealtà dinanzi all’infinità dei mondi. Esprimeva la consapevolezza del limite e subito la voglia si scavalcarlo, di andare oltre l’orizzonte, aprendosi all’avventura mai appagata di “virtute e canoscenza”, per la quale nacque Ulisse e noi con lui.

Qui siamo invece alla prevalenza del “buon selvaggio” e alla affermazione della superiorità morale e persino intellettuale del vuoto mentale conclamato come passaporto per essere classe dirigente. Guai a rovinare con lo studio la foresta vergine e riccioluta come le chiome di Toninelli e della Taverna. I social ma anche i talk show sono dominati dalla filosofia dell’uno vale uno. L’opinione sulle origini del virus dell’analfabeta, ma deputato, dunque portavoce del popolo, vale più del giudizio del professor Giuseppe Remuzzi, in odore di Nobel della medicina, ma proprio per questo inquinato da rapporti università americane e addirittura ricercatori di aziende farmaceutiche. Uno uguale uno vuol dire dittatura dell’ignoranza. Il primo teorico della faccenda fu Jean Jacques Rousseau che, inconsapevole di poter essere due secoli dopo trasformato in piattaforma da Casaleggio, era un filosofo e persino un educatore, anche se siamo certi si sarebbe sparato se avesse intuito che cosa avrebbero fatto dell’Italia le sue idee in mano a Grillo. Sosteneva che la “volontà generale” esprimesse la verità. Essa è stata tradotta come volontà della Rete (Web). Risultato: la tabula rasa.  Non è additata quale modello la competenza esito della fatica e premiata per questo; è la zucca vuota ma di successo ad essere proposta come esempio alla nostra gioventù.

Il certificato di battesimo

Come ha scritto Antonio D’Anna su Italia Oggi l’unico titolo di studio che non è biasimato è il certificato di battesimo, anche perché nessuno ti può incolpare di aver sgobbato e passato notti insonni per ottenerlo. Siamo portati – e la mia modesta prosa lo dimostra – a scherzarci su. Ma è una tragedia della civiltà. E questo stato di cose è insieme esito e causa dello stato di crisi se non di coma delle grandi agenzie educative.  La famiglia, la scuola, la Chiesa, lo Stato, l’esercito sono stati, e dovrebbero tuttora essere, le forme con cui gli individui associandosi consegnano l’eredità di valori e conoscenze alla generazione successiva. I giovani per salire sulle spalle di chi li ha preceduti devono arrampicarsi, spellandosi le mani, giocando la loro libertà: per sviluppare o negare la proposta dei padri e delle madri, dei maestri e dei preti. Si annega tutti nel mar nero dell’uno vale uno, cioè zero, che è il nome della cultura prevalente: il nichilismo. Che non è colpa dei ragazzi ignoranti, ma degli adulti che non hanno saputo accendere la fiaccola affascinante di una bellezza e di una conoscenza da attingere come acqua fresca nel deserto.

È uscito di recente un libro illuminante: Sotto il segno dell’ignoranza (Ed. Egea, pagg. 184, € 22) di Paolo Iacci, che non è un filosofo teoretico ma uno che sta in trincea, grande esperto in gestione delle risorse umane. La prima riga del volume è lapidaria: “In Italia vige la dittatura dell’ignoranza”. Quel che segue è una fotografia tremenda. “Questa è la nuova questione morale del Paese. La classe dirigente ha da tempo abdicato a favore di una orda di incompetenti che stanno occupando i posti di potere e che si approfittano della volontà di cambiamento diffusa nel Paese per occupare indegnamente i principali posti di responsabilità”.

Dopo di che è arrivato Mario Draghi, che è tutto meno che incompetente e negazionista dei congiuntivi. Esaudendo l’invocazione disperata di Berlusconi a Mattarella e al buon Dio si sarebbe cambiato paradigma. Speranza assai tenue. Il catrame della divina ignoranza ha inzuppato i gangli vitali della società e i meccanismi di selezione della classe politica. La dittatura dell’analfabetismo intellettuale e morale allunga ancora i suoi tentacoli abbrancando poltrone e leve di comando. Tant’è che Draghi e Mattarella, pur avendone tutte le facoltà e i poteri, hanno “dovuto” stendere il tappeto del governo perché sia calpestato dagli zoccoli di alcuni campioni dell’asineria. Non verrà dai vertici la riparazione del modello (dis)educativo regnante. Si deve ripartire dal basso, dalle famiglie, dalla scuola, dagli oratori. Dal popolo insomma. Campa cavallo.

13 Marzo 2021   Blog dell'Editore

di Vik van Brantegem

http://www.korazym.org/57558/la-dittatura-dellanalfabetismo-funzionale-intellettuale-e-morale-abbranca-con-i-tentacoli-dei-campioni-dellasineria-poltrone-e-leve-di-comando/

Il glossario Ue per il “linguaggio rispettoso”. Così l’Europa terminale, affogando nel tragicomico, si dà il colpo di grazia (Barbari, venite presto!)

    Neolingua e ingegneria sociale, due facce della stessa medaglia

di Roberto Pecchioli

Si dice che nel 1453, l’anno della caduta di Costantinopoli-Bisanzio, mentre Maometto II intimava la resa a Costantino XI, i consiglieri intellettuali dell’ultimo imperatore d’Oriente discutessero del sesso degli angeli e della posizione di Gesù alla destra del padre: seduto o in piedi? Vero o meno, la storia ci ha consegnato la capitolazione di Bisanzio, divenuta turca, l’odierna Istanbul.  Gli ultimi anni della civiltà europea, in attesa di Romolo Augustolo, non sono diversi. L’Europa terminale, ridotta a propaggine dell’Occidente, odia e nega se stessa, discetta e legifera seriamente sul nuovo sesso degli angeli, la folle ideologia della correttezza politica nelle sue varie ramificazioni.

I suoi gesti, le sue scelte, le sue priorità sarebbero umoristiche, se potessimo osservarle dall’alto, su una nuvola inespugnabile. Purtroppo sono realtà e non provengono da gruppi di disadattati o da pochi estremisti, ma dal più alto consesso europeo, il parlamento dell’Unione. Andiamo con ordine: la più inutile e costosa istituzione del (davvero) Vecchio Continente ha pubblicato, ad uso dei suoi burocrati ed impiegati – una casta assai folta e privilegiata – oltreché dei deputati, una guida per comunicare “con la massima attenzione nell’ambito delle questioni delle disabilità, delle persone LGBTI+, dei gruppi etnici, delle migrazioni e della religione”. Se ne sentiva l’urgente bisogno, a partire dal criptico + aggiunto all’acronimo LGBT, a cui era stata già unita la “I” di intersessuale. Il provvidenziale segno lascia impregiudicata l’addizione di ulteriori gruppi sessuali “non binari”, come si deve dire in ossequio all’inclusività obbligatoria.

I neolinguisti europoidi non hanno trascurato nulla e nessuno, così il diabetico dovrà essere chiamato, nel vocabolario multilingue di Bruxelles, “persona con diabete”; gli zoppi saranno felici di essere indicati come “utenti del deambulatore”. Nel documento comunitario, redatto da funzionari pagati con il nostro denaro, si definiscono inappropriate parole o espressioni come “cambio di sesso” consigliandone la sostituzione con “transizione di sesso”. Non siamo in un film di Sacha Baron Cohen, l’inventore di Borat, ma nel serissimo “Glossario del linguaggio rispettoso per la comunicazione interna ed esterna” dell’europarlamento.

Viene voglia di invocare la rapida venuta dei barbari per chiudere con una civilizzazione che ha ormai aggiunto alla decadenza il ridicolo. Gli uffici dell’Ue ordinano ai funzionari di richiedere “a membri dei gruppi rappresentativi della diversità come preferiscono che ci si rivolga loro. Ove non sia possibile farlo, preghiamo che sia consultato il presente glossario”.  Dubitiamo assai che i diabetici evitino l’insulina se ci si rivolge loro come “persone con diabete” e purtroppo gli “utenti del deambulatore” non cammineranno spediti. Cancellare i fatti non cambia in meglio la condizione umana, ma l’obiettivo della neolingua è negare la coincidenza tra realtà e intelletto. Non dobbiamo più credere ai nostri occhi e al nostro giudizio.

Il vocabolario è stato realizzato “con somma attenzione” da un areopago di savi chiamato Unità di Uguaglianza, Inclusione e Diversità della Direzione Generale del Personale dell’Unione Europea, in collaborazione con la Direzione Generale di Traduzione. È piuttosto aneddotica l’esistenza di un ufficio che si occupa contemporaneamente di uguaglianza e diversità. Schizofrenia? No, purissimo distillato ideologico politicamente corretto, nella forma di quello che Eugenio Capozzi definisce “relativismo diversitario”, ossia la dittatura ossessiva delle minoranze in nome di un’uguaglianza declinata come equivalenza di ogni scelta, identità o visione, unita al divieto di giudizio. È l’ideologia ufficiale dell’Unione, con l’approvazione e l’acquiescenza del Partito Popolare (una volta di ispirazione cristiana) e del variopinto mondo liberale.

Il glossario è diviso in tre parti: la prima raccoglie la terminologia da usare per riferirsi “correttamente” ai disabili; la seconda è per le “persone LGBTQ+”; la terza per “i gruppi etnici, le migrazioni e la religione“. Insomma, l’agenda di genere, la correttezza politica, l’ossessione “inclusiva” e l’immigrazione “li vuole l’Europa”, esattamente come l’austerità economica, il potere della finanza, la privatizzazione di tutto, l’indifferenza spirituale, la fine della sovranità dei popoli, la distruzione dello Stato sociale. Nella prima sezione del glossario si sconsigliano termini come disabile o invalido, a favore di laboriose circonlocuzioni del tipo persona con invalidità o disabilità, o anche persona con difetti congeniti o con malformazioni. Non riusciamo davvero a cogliere la maggiore inclusività o il superiore tasso di uguaglianza e rispetto delle nuove definizioni, tra le quali spicca “persona con difficoltà di linguaggio”, destinata a sostituire “balbuziente”.

I curatori invitano altresì ad evitare di “banalizzare le conseguenze delle disabilità nella vita delle persone”, nobile proposito che non ci sembra conseguito dai macchinosi sintagmi proposti. Più interessante il secondo capitolo del sesso degli angeli (Terminologia sulle persone LGBTI+). Superbo è “genere non conforme”, definizione da applicare a “una persona la cui identità di genere non soddisfa le aspettative sociali di espressione di genere relative al sesso che gli fu assegnato alla nascita”. Che frase lunga e faticosa, segno del disagio argomentativo dei nuovi teologi inclusivi e politicamente correttissimi. “Genere fluido” – Zygmunt Bauman vuole la sua parte – è l’etichetta da attribuire alla “persona che non ha un’identità di genere fissa”, una specie di Victor Victoria del film di Blake Edwards.

Fin troppo ovvio sottolineare che il Parlamento europeo considera “inappropriato” dire sesso biologico, transessuale, drag queen, relazione, coppia e matrimonio omosessuale, preferendo “sesso assegnato “(dalla natura dispettosa), persona trans, persona transgenere, “relazione (o coppia) di persone dello stesso sesso” e lo spettacolare “matrimonio egualitario”. Da cui si inferisce che il nostro e il tuo, amico lettore, è un matrimonio con disuguaglianza, pessimo, di serie B, da celare come una vergogna.

È questo il futuro d’Europa, ma la natura si incaricherà presto di chiudere per esaurimento biologico (oltreché per suicidio etico e culturale) la millenaria vicenda storica delle nostre popolazioni. Il paragrafo del glossario relativo ai gruppi etnici, le migrazioni e la religione raccomanda di evitare finanche la dizione “immigrato di seconda o terza generazione” a favore di “persona di origine migrante” (boh?), oppure “discendente di persone che migrarono”. Vietatissimo mulatto, è appropriato dire persona birazziale o multirazziale oppure meticcia. C’è una buona notizia: forse per evitare possibili discriminazioni territoriali, ci libereremo dell’insopportabile “caucasico/a” per definire un bianco, ops, una “persona bianca”.

È evidente che chi cambia le parole intende mutare i significati e le percezioni: siamo nel campo dell’ideologia e dell’ingegneria sociale. Non è un caso se un gruppo di donne (o forse “persone di genere femminile”), tra le quali esponenti politiche, intellettuali e anche un’alta dirigente della Banca d’Italia hanno ingiunto all’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani di espungere dal suo dizionario alcuni termini o modi di dire considerati offensivi per le donne. Il compito di un vocabolario non è vietare o cancellare, ma dare conto della realtà. Se un termine esiste – offensivo o no – va registrato. La richiesta delle signore (chissà se la parola è “appropriata”) dimostra che il loro intento è di esercitare un potere, oggi di interdizione, domani di direzione e di obbligo.

Un’ideona arriva dalla Spagna: il sindacato UGT, Uniòn General de los Trabajadores, pensa di cambiare nome dopo oltre centotrent’anni di attività: per esprimere inclusione e respingere qualunque sospetto di discriminazione di genere, potrebbe diventare UGTT, Uniòn General de los Trabajadores y de las Trabajadoras, al femminile. I sindacati hanno assunto il linguaggio dei padroni, sostenitori e ufficiali pagatori dell’agenda di genere: non conta più che i sindacati difendano gli interessi concreti della “persona lavoratrice”, essenziale è che usino la neolingua. Ringraziano felici le “persone precarie”, le “persone disoccupate” (in Spagna sono quasi un quarto della popolazione) e le “persone sfruttate”, a qualunque sesso, genere, orientamento sessuale, origine etnica, razziale o confessione religiosa appartengano.

In Europa, per chi non è d’accordo con il modello di “società aperta”, condiviso da filantropi generosi come George Soros, ci sono le azioni come quelli contro l’Ungheria e la Polonia, simboli della resistenza “nazionale” ed etica. Le due nazioni hanno presentato ricorso contro il meccanismo di condizionalità dei fondi, che li nega per motivi ideologici.  Intanto si annuncia una risoluzione del parlamento, sostenuta anche dai popolari, volta a dichiarare l’intera Ue “zona di libertà LGBTQ+”.

La Bisanzio della crisi economica, dell’immigrazione incontrollata, del dominio finanziario, della disuguaglianza crescente tra ricchi e poveri, della pandemia, della caduta in mani private finanche dell’acqua, è espugnata, ma lorsignori discutono del sesso degli angeli. La risoluzione intende sanzionare gli Stati membri che non riconoscono “i diritti delle persone LGBTQ+”: il documento programmatico menziona esplicitamente la Polonia, ma è evidente il riferimento anche a Ungheria, Bulgaria e ad altri Stati dell’Europa orientale. Triste fine di un continente che ha creato civiltà per millenni e, in attesa del sempre più probabile arrivo dei barbari, discetta dei diritti di chi non ha l’ “orientamento sessuale” che ha permesso la riproduzione della civiltà attraverso la nascita di nuovi membri.

Tuttavia, la gaia scienza assicura che siamo finalmente giunti alla pienezza dei tempi, alla perfezione in cui il passato, compreso il suo obsoleto vocabolario, è solo un deplorevole detrito da rimuovere, utile solo per illustrare il male di ieri. L’umanità inclusiva, equivalente, nemica di ogni offesa, scevra da ogni pregiudizio, è in marcia. Nulla da celebrare, se non se stessi, come Walt Whitman (Canto me stesso, e celebro me stesso). Cantano il nulla con tono da illuminati. Nel parlamento europeo e in tutto l’Occidente terminale dominano i nuovi Catari, dotati di una parola senza discriminazione e di un pensiero infinitamente inclusivo. Agiscono come la cloaca massima: non lasciano fuori nulla, una grande discarica che rapisce frattaglie e prelibatezze senza valutarle, né considerare la differenza. Ogni giudizio è oppressione: tutto scompare nel ventre di uno spirito distorto.

Inclusione infinita e indifferenziata dei Giusti, elevati alla sublime prospettiva dell’uomo nuovo. Tutto il passato è un errore in cui solo ai margini si intravvede l’annuncio del luminoso presente. Vittime, esclusi, anormali, pazzi, afflitti, squilibrati: solo attraverso le vestigia marginali, nascoste dai vincitori di ieri, troveremo il presente dell’inclusione infinita. Il passato patologico è il padre dell’eterno presente; Efialte, il traditore degli Spartani alle Termopili, è l’eroe la cui figura deforme è l’effetto della storia prescritta. Liberato dalla prospettiva del bianco e binario Occidente, Efialte si presenta come un Apollo scatenato e libero. Ulisse è l’ombra di un’oscura egemonia finalmente svelata: marito e padre, titoli di terrificante dominio. Penelope può abbandonare la tela e sfidare il Signore.

Tutto futile, superfluo, provvisorio: i mandarini di Bruxelles, le beghine dell’inclusione, i sofisti dell’equivalenza, i grammatici politicamente corretti presto diventeranno un ricordo grottesco. Arriveranno i barbari, finirà la gaia incoscienza, avrà fine il baccanale e nessuno discuterà più del sesso degli angeli. Forse i barbari diranno come Solzhenitsyn nell’esilio americano, meravigliato della decadenza occidentale: tanta allegria, e perché poi?

Fonte: ricognizioni.it

https://www.aldomariavalli.it/2021/03/13/il-glossario-ue-per-il-linguaggio-rispettoso-cosi-leuropa-terminale-affogando-nel-tragicomico-si-da-il-colpo-di-grazia-barbari-venire-presto/

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