ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 12 marzo 2021

La nostra Babilonia

La nostra Babilonia

I tempi sono sempre quelli di «Babilonia la grande, la madre delle meretrici e delle abominazioni della terra» (Apocalisse 17, 5). Tali rimarranno, fino a quando non si costituiranno nuove Terre e nuovi Cieli, come dice Sant’Agostino. Fino al ritorno sulla Terra di Gesù Cristo, che aveva detto: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 1, 8).

Questa dovrebbe essere la domanda centrale della vita del cristiano. In questi tempi, dove dovunque si porga lo sguardo si vede l’abominio e la desolazione, che cosa fa, ciascuno di noi, nella sua vita quotidiana, per curare e alimentare la sua fede, quella di coloro che gli sono vicini e anche quella che gli sono più lontani, compresi i nemici? Siamo disposti a sacrificare tutto, compresa la nostra vita, per essere testimoni di quello che non abbiamo visto, per diffondere la forza grandiosa della Parola di Cristo, la sola che può vincere il grande mistero di iniquità e apostasia che avvinghia l’uomo - qualsiasi uomo – alla sua realtà di peccatore e lo rende ramengo su questa Terra - alla ricerca di questo o quell’idolo da adorare? In che cosa crediamo? Negli uomini che ci promettono il Cielo o di vincere la morte, che fa pienamente parte della nostra vita e che ci porteranno direttamente negli Inferi - dai quali nessun uomo potrà fare ritorno – o in Colui che è sceso negli Inferi ed è risalito, prima di lasciare questa Terra e riunirsi con il Padre Suo?

Allora, ai tempi di Babilonia, i discendenti di Noè, che parlavano una sola lingua con le stesse parole, si stabirono su una pianura e decisero di costruire una città e una torre. Il loro desiderio era quello di toccare il Cielo e di farsi un nome, per non disperdersi su tutta la terra. Dio intervenne e confuse la loro lingua, perché non si compredessero tra loro e li disperse su tutta la terra e gli uomini cessarono di costruire la città.

Genesi 11, 1-9 vale anche per questi nostri tempi. Dio lascia fare. Sarà solo Lui a distruggere la Babele che gli uomini stanno oggi costruendo e lo farà nei tempi e nei modi che Egli deciderà e che a noi non è dato conoscere. Lo dobbiamo credere per il semplice fatto che tutto, nel mondo che viviamo - che alcuni pensano di governare a loro piacimento, ancorati come sono alla fallace credenza che tutto è possibile all’uomo - è sottomesso al volere divino. Gli è sottomesso anche il Male – che è il non essere, la distruzione dell’essere – come dimostra la storia di Giobbe, che c’insegna quanto poco valga nostra vita, se non è saldamente perseverante, se non si abbandona totalmente alla volontà di Dio.

Gli uomini di duemila anni fa videro il grandioso disegno di Dio che riguardò il Suo unico Figlio, sottoposto al male, condannato a morte e messo in Croce, ma risorto, ma a Dio non si sottomisero. Preferirono scherarsi dalla parte del potere terreno, civile e ecclesiastico di allora, che aveva il terrore che i miracoli di Gesù, la Sua Parola nuova, che tracciava un solco profondo tra il Bene e il Male, scompaginasse i loro piani e le loro certezze.

Il male più grande, allora, si trasformò in bene, per la salvezza di molti. Dio può permettere il male per un bene superiore. Questo, noi – immersi nel male, perché marchiati dal peccato originale – non possiamo vederlo.

Oggi, grano e zizzania vivono insieme. Il male che viviamo oggi – le morti, la paura, la solitudine, la disperazione di molti, l’autoritarismo, il dispotismo, il disprezzo, la crudeltà di altri verso una “plebe” manipolata e inerte – è una prova e come tale va vissuta.

Al posto di Dio, gli uomini si sono affidati alla scienza per debellare un virus creato da loro stessi, iniettandosi uno pseudo-vaccino prodotto utilizzando cellule di feti abortiti, che modifica il genoma umano e che sulla sua confezione riproduce il numero della Bestia, lo 060606. «Chi ha intelligenza», allora - come dice l’Apocalisse 13:16-18 - «calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei».

Alcuni uomini decideranno che una moltitudine di uomini non potrà fare le cose che faceva prima se non accetterà questo marchio? E’ probabile. Sta già accadendo in alcuni Paesi. In Israele, ad esempio, come raccontano testimonianze allarmate di cui è piena la rete e dove sembra – e forse non è un caso - che sia stata effettuata una prova generale che riguarderà tutti e che ora, in molti luoghi, riguarda perfino le chiese, adibite per l’occasione alla somministrazione del vaccino, diventato luce della speranza.

Anche da questo male Dio può trarre un bene? La risposta è sì. Se da Dio abbiamo ricevuto il bene, perché non dobbiamo accettare il male? Perché non dobbiamo accettare di essere sottoposti alla tentazione? Perché è certamente una tentazione quella di affidare la nostra anima – e quindi la nostra intelligenza e la nostra coscienza – e il nostro corpo, che è tempio di Dio, ad un manipolo di uomini che escludono il divino dal loro orizzonte umano, a quegli uomini che come gli abitanti di Babilonia hanno sicuramente un loro piano. I primi volevano toccare il Cielo e farsi un nome. Quelli di oggi, resettare il mondo. Non è forse la stessa cosa?

Se saremo generosi nei confronti di noi stessi, se comprenderemo che nella nostra vita tutto si svolge in base al volere di Colui che è nei Cieli, Dio – che non si fa mai battere in generosità – saprà come confortarci, proteggerci, non indurci in tentazione e muterà la nostra attuale condizione di servi di disegni di altri uomini. Li confenderà e li disperderà. Distruggerà la loro tracotanza e il loro arbitrio. Gli basterà un attimo. Non ci lascerà soli nella nostra Babilonia.

 – Danilo Quinto – 12 marzo 2021


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Il Tempio satanico fa causa al Texas per i regolamenti che ‘interferiscono’ con il loro rito dell’aborto

“La causa fa eco alla convinzione ufficiale del Tempio Satanico (TST) che gli aborti rituali satanici del primo trimestre sono “esenti” da “regolamenti inutili” come i periodi di attesa obbligatori e il materiale di lettura richiesto.”

In un precedente articolo abbiamo già trattato delle dichiarazioni del Tempio Satanico, (TST) riconosciuto come chiesa negli Stati Uniti, contro le leggi pro-life che, contribuendo a rendere la donna consapevole della realtà dell’aborto, possono dissuaderla dall’intraprenderlo.

Per costoro, infatti, l’aborto è un rito fondamentale di olocausto a Satana.

Traduzione dell’articolo di Emily Mangiaracina pubblicato su LifeSiteNews.

 

Satanic Temple
Satanic Temple

 

Il Tempio satanico ha fatto causa allo Stato del Texas, lamentando che i suoi regolamenti sull’aborto, come l’obbligo di vedere l’ecografia, interferiscono con il rituale “religioso” dell’aborto del Tempio e quindi violano la loro “libertà religiosa”.

Un avvocato del Tempio Satanico per la querelante “Ann Doe” ha sostenuto che “È un’interferenza sostanziale di per sé per lo Stato porre un ostacolo normativo – uno che costa denaro – di fronte ad un esercizio religioso. Lo stato potrebbe anche tassare e regolare la messa“.

La causa fa eco alla convinzione ufficiale del Tempio Satanico (TST) che gli aborti rituali satanici del primo trimestre sono “esenti” da “regolamenti inutili” come i periodi di attesa obbligatori e il materiale di lettura richiesto.

Il foglio informativo della TST sui “Rituali satanici di aborto” spiega ulteriormente la loro posizione pubblica sul perché considerano i regolamenti un ostacolo a un rituale che hanno affermato che “santifica il processo di aborto infondendo fiducia e proteggendo i diritti corporei“.

Il rituale satanico dell’aborto è un rituale di distruzione che serve come un rito protettivo. Il suo scopo è quello di allontanare le nozioni di vergogna, colpa e disagio mentale che una paziente può sperimentare per aver scelto di avere un aborto legale e medicalmente sicuro“, afferma il documento.

Anche l’individuo più sicuro di sé e senza scrupoli può provare sentimenti di disagio e ansia per aver scelto di interrompere la propria gravidanza. Le leggi di molti stati che impongono periodi di attesa e consulenze obbligatorie possono esacerbare questi sentimenti, così come la condanna sociale e le vere e proprie molestie da parte di coloro che si oppongono all’aborto“, continua TST.

La legge sull’aborto del Texas richiede che prima di ottenere un aborto, che è legale in Texas prima della tappa delle 20 settimane, una donna deve “sottoporsi a un’ecografia, farsi mostrare l’immagine [del bambino non ancora nato] e farsi descrivere l’immagine“, e aspettare almeno 24 ore dopo l’ecografia prima di ottenere [l’autorizzazione a] un aborto.

La legge obbliga anche a fornire materiali che includono una “lista completa di agenzie di adozione” e immagini a colori “realistiche” che mostrano lo sviluppo del nascituro “a incrementi gestazionali di due settimane“.

Il rituale dell’aborto della TST comporta la recitazione di una cosiddetta “affermazione personale“, che recita: “Per il mio corpo, il mio sangue, per la mia volontà è compiuto“.

I partecipanti al rituale devono anche recitare i principi della TST: “Il proprio corpo è inviolabile, soggetto solo alla propria volontà” e “i soccorsi dovrebbero essere conformi alla propria migliore comprensione scientifica del mondo. Si dovrebbe fare attenzione a non distorcere mai i fatti scientifici per adattarli alle proprie credenze“.

Naturalmente, nessuna menzione è fatta negli scritti della TST dell’unico DNA umano e dei corpi separati dei bambini non nati.

Mentre forse la maggior parte della pubblicità che circonda il Tempio Satanico si è concentrata sulle sue messe nere di alto profilo e la sua statua di Baphomet fuori dal palazzo del Campidoglio dell’Arkansas, una delle campagne centrali della TST è la sua difesa degli aborti rituali e la loro libertà dai regolamenti.

Il loro sito web fornisce una lettera che “espone una richiesta di esenzione religiosa” alle leggi statali di restrizione dell’aborto, e dichiara anche il loro impegno a “sfidare gli stati che non riescono ad applicare le loro leggi del Religious Freedom Restoration Act (RFRA)“.

Il Satanic Temple, fondato nel 2013 e riconosciuto come “chiesa” dall’IRS (Internal Revenue Service, l’agenzia governativa deputata alla riscossione dei tributi negli Stati Uniti d’America, ndt) nel 2019, ha iniziato come un’organizzazione politica che mira a ridurre la presenza della religione nella sfera pubblica. Nel 2017, dopo che Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo sulla “libertà religiosa“, il cofondatore di TST Lucien Greaves ha dichiarato in una newsletter che TST “deve rivalutare il suo precedente rifiuto di principio di accettare l’esenzione fiscale religiosa.”

 

Statua del Satanic Temple
Statua del Satanic Temple

Sembra che ora sia un momento in cui una posizione più di principio è quella di incontrare il nostro avversario su un piano di parità, in modo da bilanciare, come meglio possiamo, quella che è stata una battaglia spaventosamente asimmetrica. Dato che “i religiosi” stanno guadagnando sempre più terreno come classe privilegiata, dobbiamo assicurarci che questo privilegio sia disponibile per tutti, e che la superstizione non ottenga diritti esclusivi sulle religioni non teiste o sulla non credenza“, ha continuato Greaves.

Da allora, hanno sostenuto che le loro “credenze profondamente radicate“, la “struttura narrativa” e l’uso di simboli e pratiche li rendono una chiesa.

La TST ha fatto causa allo Stato del Missouri nel 2015 e di nuovo nel 2019 per simili regolamenti sull’aborto. In questi casi, si sono opposti alla legge del Missouri sul “consenso informato“, che imponeva un periodo di attesa di 72 ore e la presentazione di informazioni sui rischi medici dell’aborto e sull’umanità del nascituro. Queste informazioni includevano una dichiarazione definitiva che “la vita di ogni essere umano comincia al concepimento. L’aborto porrà fine alla vita di un essere umano separato, unico e vivente“.

I satanisti hanno sostenuto che questi regolamenti violavano il Religious Freedom Restoration Act (RFRA) federale, sostenendo che il materiale sul consenso informato comunicava “opinioni religiose“.

La questione di quando inizia la vita è assolutamente un’opinione religiosa, e lo Stato non ha alcun diritto di fare proseliti per le credenze religiose“, ha dichiarato la TST.

Mentre la TST si oppone con veemenza alla visione di ecografie di bambini non ancora nati o alla lettura di fogli informativi che affermano la realtà biologica dell’umanità di un bambino non ancora nato, afferma nel suo foglio informativo sul rituale dell’aborto che “Prima di eseguire il rituale, si può scegliere di rivedere la sicurezza, le affermazioni sfatate e la realtà scientifica riguardante l’aborto“.

Nel 2015, l’allora procuratore generale Chris Koster ha osservato che il Tempio non poteva “citare una singola opinione da qualsiasi corte statale o federale che ritenga che l’espressione di un giudizio di valore sull’aborto da parte di uno stato costituisca una istituzione della religione“.

Di Wanda Massa

https://www.sabinopaciolla.com/il-tempio-satanico-fa-causa-al-texas-per-i-regolamenti-che-interferiscono-con-il-loro-rito-dellaborto/

Padre Martin: è corretto usare immagini di Dio come femmina. Pensare Dio come di un solo genere è frutto di “dannose culture patriarcali”.

Martin ha sostenuto che è “altrettanto teologicamente corretto usare immagini femminili su Dio quanto lo è usare immagini maschili”.

Delle affermazioni del gesuita padre James Martin ne parla Michael Haynes nel suo articolo pubblicato su Lifesitenews. Eccolo nella mia traduzione. 

Padre Jame Martin, gesuita

Padre Jame Martin, gesuita
 Padre James Martin, ha difeso il suo recente riferimento a Dio come “Lei”, scrivendo un articolo su America Magazine (la rivista dei gesuiti americani, ndr) in cui ha affermato che l’immaginario femminile di Dio non è “contrario alla nostra fede”. Martin ha anche criticato un concetto maschile di Dio come promotore di un dannoso concetto di patriarcato. 

Per la Seconda Domenica di Quaresima, il noto gesuita ha originariamente condiviso una riflessione dell’organizzazione Catholic Women Preach, che si riferiva a Dio come femmina, commentando su come “Dio vi farà intravedere il suo (“her”=suo, al femminile in inglese, ndr) potere”. 

Dopo aver affrontato una significativa indignazione da parte dei cattolici, Martin ha approfittato della sua posizione di “editor at large” di America Magazine, per riaffermare la sua posizione sul concetto femminile di Dio.

In un post intitolato “Dio non è un uomo (o una donna)”, Martin ha rivelato di non avere problemi a chiamare Dio “lei”.

“Dio non è un uomo. E mentre Gesù Cristo era (ed è) un uomo e ci invita a chiamare Dio Padre, questo non significa che Dio sia maschio o che Dio sia solo maschile”, ha scritto.

Martin ha sostenuto che è “altrettanto teologicamente corretto usare immagini femminili su Dio quanto lo è usare immagini maschili” e che non è “contrario alla nostra fede, poiché è parte della Scrittura, sebbene una parte trascurata e persino ignorata”.

Martin ha poi notato che nemmeno lui vede Dio come una donna, aggiungendo che “[i]l mistero del Dio Trino va oltre i confini del sesso o del genere”.

Il prominente sostenitore LGBT ha descritto come egli crede che sia “dannoso”  “immaginare Dio di un solo genere”. Martin ha continuato a descrivere ciò che vede come un effetto dannoso di questa visione, indicando le “culture patriarcali”, e di come il concetto comune di Dio come maschio, abbia influenzato la teologia, il culto pubblico e privato, e la vita cristiana. 

Ha dato esempi del lavoro fatto dalla teologa femminista Suor Elizabeth Johnson, che ha speso molto tempo nel presentare Dio in modo femminile. La Johnson prende immagini o analogie femminili dalla Bibbia e interpreta il loro uso per suggerire che Dio dovrebbe essere inteso come una donna.

Usando le sue idee, Martin ha poi anche accennato ad azioni nefaste che sono state prese per assicurare che Dio fosse artisticamente ritratto come un maschio, piuttosto che una femmina, presumibilmente come un esempio della dannosa cultura patriarcale che aveva menzionato prima. 

Notando la risposta scioccata dei fedeli cattolici, Martin ha rimandato i lettori alle Scritture, suggerendo che tale reazione “rispecchia alcune delle reazioni che vediamo nei Vangeli quando Gesù invita le persone a pensare a Dio come più grande di quanto avevano originariamente immaginato.” 

Martin ha anche tentato di usare impropriamente San Tommaso d’Aquino per difendere la sua posizione, osservando come l’Aquinate abbia scritto che è “necessario trovare nuove parole per esprimere l’antica fede su Dio”. Tuttavia, l’Aquinate ha scritto questa frase per difendere l’uso del termine “persona” quando descrive la Trinità, non per promuovere la novità nel descrivere la natura di Dio. 

Dio creatore del mondo

Infatti, l’Aquinate ha già risposto alle teorie di Martin. All’inizio del suo opus magnus, la Summa Theologiae, l’Aquinate ha insegnato che il “nome COLUI CHE È appartiene più propriamente a Dio”. La formula, data da Dio a Mosè (Esodo 3,13-14), è il nome più proprio di Dio, scriveva l’Aquinate, a causa della sua significazione, universalità e consegna.

Questo passo scritturale è uno di quelli che Martin evita di menzionare, anche se è un passo in cui Dio fornisce una risposta diretta al modo in cui deve essere compreso dagli uomini: “Io sono colui che sono… colui che è”.

San Tommaso denota anche la comprensione teologicamente corretta di Dio come Padre, quando spiega le tre persone nella Trinità. “Ora è la paternità che distingue la persona del Padre da tutte le altre persone. Perciò questo nome Padre, con cui si indica la paternità, è il nome proprio della persona del Padre”.

Il concetto maschile di Dio come Padre, che P. Martin ha descritto come prova di “dannose… culture patriarcali”, è un concetto insegnato da Cristo stesso nelle Scritture – un altro esempio scritturale che Martin evita di menzionare. Era il modo in cui Egli insegnò agli Apostoli a pregare e a riferirsi a Dio: “Così dunque pregherete: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”.

Cristo si riferisce ripetutamente a Dio Padre in tutti i Vangeli, e menziona come Egli sia colui che rivelerà Dio all’uomo, e Cristo lo fa rivelando Dio come Padre. “E nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale piacerà al Figlio di rivelarlo”.

È anche con questa frase, che denota Dio come Padre, che San Paolo apre ogni sua lettera. Nell’inviare i suoi saluti ai vari destinatari delle sue lettere, Paolo menziona costantemente, nelle prime righe, “Dio nostro Padre”.

Di Sabino Paciolla

https://www.sabinopaciolla.com/padre-martin-e-corretto-usare-immagini-di-dio-come-femmina-pensare-dio-come-di-un-solo-genere-e-frutto-di-dannose-culture-patriarcali/

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