Mons. Georg Batzing, presidente dei vescovi tedeschi
Mons. Georg Batzing, presidente dei vescovi tedeschi

di Sabino Paciolla

Monsignor Georg Bätzing, vescovo di Limburgo dal 2016, guida la Chiesa di Germania, come presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, dal marzo del 2020. Poche settimane prima del suo insediamento come presidente dei presuli tedeschi, la Chiesa di Germania aveva iniziato il Cammino sinodale, di cui abbiamo parlato a lungo su questo blog. 

Il cammino sinodale prende lo spunto dagli scandali dovuti ad abusi sessuali nella Chiesa tedesca e con la scusa della riforma per impedire che tali cose riaccadano i vescovi tedeschi, insieme al Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), iniziano un cammino sinodale i cui risultati, dicono, saranno vincolanti per la Chiesa tedesca, indipendentemente da cosa pensi la Chiesa di Roma. I contenuti di queste riforme in materia di potere nella Chiesa, celibato, sacerdozio, Eucarestia e sessualità si pongono subito in contrasto con l’insegnamento di sempre della Chiesa. Date le polemiche sorte, monsignor Bätzing ha rilasciato una intervista a ACI Stampa per spiegare al pubblico italiano questa fase così complessa e cruciale per la Chiesa tedesca. Da questa intervista prendiamo alcuni passaggi.

Mons. Bätzing per spiegare il senso del Cammino sinodale dice: 

L’interrogativo centrale è: come si può parlare oggi di Dio e giungere a una fede più profonda? La fede può crescere e approfondirsi se ci liberiamo dalle paure e dalle chiusure mentali, se ci poniamo le domande e cerchiamo i modi in cui la Chiesa oggi possa essere presente per le persone. In questo ci incoraggia Papa Francesco nella sua “Lettera al Popolo di Dio che è in cammino in Germania” del 29 giugno 2019. Il Santo Padre scrive: “In sostanza si tratta di un synodos sotto la guida dello Spirito Santo, ossia camminare insieme e con tutta la Chiesa sotto la sua luce, la sua guida e la sua irruzione, per imparare ad ascoltare e discernere l’orizzonte sempre nuovo che ci vuole donare.”

Il Cammino sinodale si articola in sottocommissioni tematiche in cui vengono discussi i vari macro-temi. A tal proposito dice: 

si discute quali conseguenze abbia per l’oggi parlare di Dio: nella questione della distribuzione del potere nella Chiesa, nella questione della sessualità e delle relazioni, in tema di “servizio sacerdotale” e nella questione del ruolo delle donne. È in base a queste questioni che oggi le persone valutano se si sentono o meno di appartenere alla Chiesa. I lavori dei fora sono ancora in corso, pertanto non sono in grado di predire oggi a quali suggerimenti e risultati essi porteranno.

Si parlava all’inizio del fatto che i risultati del Cammino sinodale sarebbero stati vincolanti. Preoccupa dunque che mons. Bätzing dica di non essere in grado di dire a quali risultati il sinodo porterà.

Il giornalista chiede a mons. Bätzing come mai la questione della benedizione delle coppie omosessuali stia a cuore ai vescovi tedeschi tanto che una larga fascia di sacerdoti, teologi e anche alcuni vescovi hanno fatto aspre critiche al recente Responsum della Congregazione per la Dottrina della Chiesa. Il prelato così risponde: 

La questione della benedizione delle coppie omosessuali è uno dei numerosi argomenti trattati in questo forum. Le coppie omosessuali e le coppie che non possono né vogliono sposarsi in chiesa, ma che nondimeno desiderano la benedizione della Chiesa, fanno parte della nostra società e della Chiesa. In Germania e in altre parti della Chiesa Universale si discute da tempo su come sviluppare ulteriormente il magistero con argomenti validi. (…) Non esistono risposte semplici a questioni del genere. Per questo motivo il Cammino sinodale si sta impegnando a discutere (…)

Riguardo invece alla questione delle donne nella Chiesa, in particolare a quella delle donne diacono o sacerdote, mons. Bätzing, riflettendo sul fatto che sono solo gli uomini ad accedere al sacerdozio, dice: 

Mi rendo anche conto che queste argomentazioni risultano sempre meno convincenti e che nella teologia sono state elaborate argomentazioni a favore di un’apertura del ministero sacramentale anche alle donne. Per questo cito spesso il diaconato femminile, perché lì intravedo delle possibilità. In merito al ministero sacerdotale, i Papi da Giovanni Paolo II in poi hanno detto all’unisono che a questa domanda è già stata data risposta.

Riguardo invece all’intercomunioe mons. Bätzing afferma:

Il dibattito attuale non verte sull’intercomunione nel senso cioè di un reciproco invito generalizzato alla partecipazione all’Eucaristia e alla Santa Cena, bensì su come comportarsi nei confronti delle scelte secondo coscienza di singoli credenti cattolici o evangelici. Personalmente rispetto una tale decisione e non nego la Comunione quando si presenta qualcuno che crede in ciò che noi cattolici crediamo e desidera ricevere il Signore.

Riguardo alle accuse di essere scismatici come vescovi, mons. Bätzing fa notare: 

È assolutamente chiaro che ci sono questioni che possiamo discutere solo a livello di Chiesa Universale. Contribuiremo dalla Germania con le nostre riflessioni. Desidero però respingere l’accusa rivoltaci ripetutamente di essere scismatici o di volerci staccare come Chiesa nazionale tedesca da Roma. Il nostro legame con Roma e il Santo Padre è molto stretto. (…) Per questo motivo procederemo in base al principio della sussidiarietà valutando, nell’ambito del Cammino sinodale, quali sono i passi che noi come Chiesa locale possiamo liberamente regolare e decidere. E faremo una distinzione fra questi passi e ciò che è possibile solo in unità con la Chiesa Universale.


Il Cardinale Marx si rivela


Articolo della Fraternità San Pio X








Lo scorso 5 maggio, il cardinale Reinhard Marx, membro del C6 – il consiglio speciale di cardinali di Papa Francesco – e arcivescovo di Monaco e di Frisinga, ha concesso un’intervista a Publik-Forum, giornale cattolico in linea, di tendenza nettamente modernista.

Tra i temi discussi, il progresso dell’ecumenismo, il cammino sinodale - che il cardinale ha lanciato - la diffidenza di Roma verso questo percorso, e gli abusi nella Chiesa. Davanti a questo pubblico selezionato, il porporato ha risposto con grande libertà.


La Chiesa non sa cosa sia

I due giornalisti che conducevano l’intervista hanno iniziano chiedendo dei «diktat di Roma» che, secondo loro, ostacolano il progresso dell’ecumenismo.

Il cardinale afferma che l’ecumenismo non può regredire e ripete i luoghi comuni: «consenso differenziato», «unità visibile nella diversità riconciliata».
O come far convivere gli opposti. Ma una frase vale la pena di essere riportata: «Non abbiamo un chiaro modello di unità a cui aspirare».

La Chiesa, che è una per essenza, la cui unità è cantata da tutti i fedeli nel Credo, non avrebbe un modello di tale unità? Come dire che il suo Fondatore, Gesù Cristo, la Saggezza incarnata, non avrebbe lasciato un modello su un elemento essenziale. Come dire che non ha fondato la Chiesa.

Rispondendo alla domanda – che è piuttosto un’affermazione – che i teologi incaricati dell’ecumenismo affermano che le differenze tra le Chiese sono state risolte in maniera consensuale, il cardinale Marx prende le distanze. Ma afferma che «le differenze possono e devono sussistere». Si tratta soprattutto di rendere una testimonianza comune.

E’ difficile comprendere come un protestante possa «testimoniare» sulla fede della Chiesa cattolica. Ma il cardinale ha una soluzione: bisogna abbandonare «la ristrettezza confessionale».
E qui ritroviamo l’amore per il vago, per il non definito, che permette a tutti di ritrovarsi in un vasto insieme indeterminato. Ma non si tratta più della Chiesa.

Infine, il porporato confessa che agli inizi del suo episcopato egli voleva «attenersi strettamente alle norme»; ma da allora «molte cose sono state ammorbidite e trasformate nell’ecumenismo». E dà un esempio: « Se qualcuno, dopo aver deciso in coscienza, prende parte all'Eucaristia cattolica o alla cena luterana, dovrò accettarlo» .

Bisogna dedurne che la coscienza individuale è superiore alle norme e al diritto della Chiesa.


Il cammino sinodale e la sfiducia di Roma

I giornalisti chiedono al cardinale Marx perché Roma è così sospettosa della Chiesa tedesca. Egli propone di porre la domanda direttamente alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Poi mostra fastidio e confessa la sua irritazione. Così, spiega, «riceviamo con qualche minuto di anticipo l’informazione che sarà pubblicata una lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla proibizione della benedizione delle coppie omosessuali. Questo non è il modo di fare.»

E per spiegare il suo pensiero, aggiunge: « Noi vescovi non siamo il braccio armato della Congregazione per la Dottrina della Fede; anche noi vogliamo essere ascoltati.»
Se la suprema autorità vuol parlare deve prima chiedere il parere dei vescovi?

Poi completa: «Ma è chiaro per noi che il garante dell’unità è il Papa
La cosa sembra rassicurante, ma egli termina con queste parole: «La Chiesa universale è più di un’autorità romana».
Se si segue bene il suo pensiero, il Papa è garante dell’unità, ma i vescovi della Chiesa universale sarebbero al di sopra delle Congregazioni romane.

Inevitabilmente, l’argomento porta alla sinodalità. Il cardinale Marx si lancia: «Resta da capire cosa significhi realmente la Chiesa sinodale
Questo significa che egli non ne abbia idea? No. «la chiusura dello spirito della destra e della sinistra mettono in pericolo anche la cultura democratica. E anche la Chiesa»
Quindi ecco stabilito il rapporto tra democrazia moderna e sinodalità.

Una nozione evolutiva della fede

L’arcivescovo di Monaco si lamenta: «Roma dovrebbe avere la migliore facoltà teologica del mondo. (...) Tutte le istituzioni conoscono la tentazione di promuovere le persone che non le mettono a disagio. Ci deve essere - nel contesto del cattolicesimo - il libero pensiero

Almeno le cose sono state dette. Niente più tradizione. Dobbiamo poter evolvere liberamente nella teologia e nella fede, che deve evolvere essa stessa. Più avanti, il cardinale lo dice chiaramente: «Non posso sviluppare una teologia atemporale, citare Agostino o Tommaso d’Aquino senza tener conto del tempo in cui sono vissuti»
Questo è dire che la verità si evolve con il tempo, e professare un relativismo completo, un puro modernismo.

Il cardinale esplicita ancora il suo pensiero: «L’idea che una istituzione pretenda di sapere quello Dio pensa è difficilmente accettabile per l’uomo d’oggi».

Siamo alla negazione della Rivelazione fatta dal Figlio di Dio, che ci dice: «Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
 che è nel seno del Padre,
 lui lo ha rivelato».

Ecco precisamente come sappiamo quello che Dio pensa, che il Figlio di Dio, un solo Dio col Padre, è venuto a portarci la Sua Rivelazione. Egli ha dato alla Chiesa il potere di trasmetterla. Quello che pensa l’uomo di oggi non cambia nulla. E la sola maniera di compiere la missione affidata è quella di predicare la verità a queste persone fuorviate.

Che un principe della Chiesa voglia adattarsi alla mentalità moderna e mettere la verità sotto il moggio non è una novità: è precisamente tutta la storia della Chiesa a partire dal concilio Vaticano II.