Quis ut Deus? La Chiesa tra rinuncia alla Verità e ritorno alla volontà divina
Siamo tutti consapevoli, penso, del fatto che stiamo vivendo in tempi storici che preannunciano un profondo cambiamento epocale, e non a causa del coronavirus, perché nel corso della storia ci sono state centinaia di pandemie e, quando accadono, le cose rimangono più o meno le stesse.
Molto più grave e determinante di un piccolo virus è il profondo cambiamento avvenuto nella Chiesa cattolica, una trasformazione che può causare cambiamenti ben più grandi e radicali.
Ciò che succede in Germania, a mio avviso, non è altro che l’epifenomeno di quanto sta accadendo in profondità in tutta la Chiesa, e le affermazioni che i tedeschi stanno facendo apertamente sarebbero sottoscritte nel profondo del cuore da una buona maggioranza di vescovi, sacerdoti e fedeli in tutto il mondo. Una lunga intervista rilasciata dal cardinale Müller, in cui descrive la situazione in Germania, serve a dimostrare il fenomeno di cui parlo. Siamo di fronte a una Chiesa, anche in Argentina, in Spagna e nel mondo intero, che ha rinunciato alla pretesa di verità e di essere l’unica che possiede la verità della rivelazione, e che sta molto attenta a non presentarsi con quei titoli, non sia mai che possa essere lapidata nelle pubbliche piazze dei media. La Chiesa, in pratica, è stata ridotta all’etica sociale e al sentimentalismo religioso, e l’unica legittimità che accetta è quella che proviene dall’interiorità di ogni cattolico (perché un sacerdote dovrebbe negare la comunione a un adultero se costui, in fondo, sa di essere giustificato nel suo comportamento?). Una Chiesa di questo tipo è condannata all’irrilevanza sociale, e questo è proprio ciò che sta accadendo. Il grande teologo francese Louis Bouyer, diversi decenni fa, derise quei cattolici che correvano ad abbracciare i nemici della fede sostenendo la loro modernità, l’apertura mentale e la fraternità universale, e tutto ciò che ottennero fu scherno e disprezzo, lo stesso scherno e disprezzo che papa Francesco e altre figure ecclesiastiche simili ricevono oggi.
In pochi decenni la Chiesa cattolica ha cessato di essere e di autoproclamarsi una religione soprannaturale per diventare una religione civile, che ha negoziato tutto per ottenere l’accettazione dal mondo. Quando un papa dà pubblicamente la comunione a un protestante – la stessa cosa che i tedeschi faranno apertamente tra pochi giorni – mette in dubbio la necessità della grazia; quando bacia, prega e firma accordi con un musulmano, sta disprezzando la fede nel Dio Uno e Trino e nella divinità di Gesù Cristo. E ciò che Francesco ha fatto ultimamente, e che con varianti non molto pronunciate avevano fatto anche Paolo VI e Giovanni Paolo II, è condiviso, senza dubbio, della stragrande maggioranza del clero e dei fedeli. Siamo davanti a una Chiesa diluita: il sale ha perso sapore e non serve più, se non per essere gettato sulla strada e calpestato dai viandanti (Mt. 5,13).
Con l’arrivo di Bergoglio al soglio di Pietro si è affermato in modo magistrale – e sottolineo questo carattere affermato dallo stesso pontefice – un principio che il marxismo e tutto il progressismo avevano ampiamente utilizzato da decenni: la realtà s’impone e i principi devono cedere a essa. È questo il nuovo super-dogma. L’ideale è il celibato sacerdotale, la castità coniugale e la continenza nei giovani, ma la realtà è che i sacerdoti spesso infrangono i loro voti e la castità è poca e non la si osserva negli altri stati di vita. Pertanto, questa “realtà della vita” deve prevalere sui principi, che devono abbandonare le loro pretese. Nel migliore dei casi, rimarranno ideali a cui tutti si avvicineranno al meglio delle proprie capacità. È questa nuova moralità, questa teologia morale che viene insegnata nella maggior parte dei seminari cattolici. Ed è, in fondo, una rinuncia alla fede in Gesù Cristo. È Lui chi libera dal peccato, dalla morte e dal diavolo. Lui non rispose in modo conformista alla “realtà della vita” del divorzio, che era comune ai suoi tempi, o all’invidia dei farisei, o alla violenza dei romani, né suggerì discernimenti e pretese un “cambio di paradigma” della fede di Israele. San Paolo non si fermò a rispettare i “progetti di vita in comune elaborati da due persone dello stesso sesso che sono adulti nella fede”, ma proruppe in un’esclamazione: “Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, erediteranno il Regno di Dio!” (I Cor, 6,9).
Dicevo all’inizio che siamo di fronte a un nuovo scenario che richiede necessariamente anche nuove misure. Ma non mi sembra che in questa impresa riusciamo sempre. A volte, come conservatori, cerchiamo di applicare le strategie e gli argomenti che furono più o meno efficaci nei secoli passati ma che ora non hanno più alcun peso, almeno da esibire nelle prime linee della battaglia. Dopo la Riforma protestante e dopo la Rivoluzione francese, cioè dopo il sovvertimento dell’ordine religioso e politico, potevamo fare apologetica della nostra fede richiamandoci, per esempio, alle “ragioni della credibilità della Chiesa” e alla “santità dei suoi membri”, ma in seguito agli scandali degli ultimi tempi nessuno ci crede più, e tali parole non provano assolutamente nulla. Né possiamo più argomentare contro il divorzio, l’omosessualità e persino l’aborto facendo appello alla legge naturale, perché nessuno accetta l’esistenza di una natura, e tanto meno di una legge che ne derivi. Impugnare le armi dell’apologetica del XIX secolo è una perdita di tempo, ma ciò non significa che abbiamo finito gli argomenti. Siamo semplicemente a corto di orecchie in grado di ascoltare e comprendere questi argomenti.
Secondo me è giunto il momento di illustrare l’ultimo e fondamentale argomento: anche se la “realtà della vita” è diversa, c’è la volontà di Dio. Dio non vuole l’adulterio, né la fornicazione secondo o contro natura, così come non vuole il furto o la menzogna. Questa è la sua Volontà, chiaramente espressa nella Rivelazione attraverso la Scrittura e la Tradizione, ed è nostro obbligo obbedirle, sapendo che questa obbedienza ci renderà liberi. Fondamentalmente siamo alle prese con la tentazione primaria, quella di voler essere come Dio, di voler stabilire le regole da soli. E proprio come molti possono sostenere che tutti hanno il diritto di ricostruire la propria vita dopo un matrimonio fallito, o che hanno il diritto di amare chiunque indipendentemente dal loro sesso, e che qualsiasi disposizione contraria è arbitraria, Adamo ed Eva avevano anche il diritto di protestare per l’arbitrio di non poter mangiare del famoso frutto, in quanto era solo un altro albero nel Giardino dell’Eden. Alla fine, è stata la volontà di Dio: Lui, poiché è Dio, ha deciso che il frutto di questo albero non doveva essere mangiato; e poiché è Dio, ha anche deciso di vietare l’adulterio e la fornicazione in tutte le sue varianti. E possiamo solo dire: “Chi è come Dio?”
Quis ut Deus?
Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com
Benedizione coppie gay. In Germania lo scisma c’è già
Cerimonie condotte da donne in abiti liturgici, gruppi che suonano Imagine di John Lennon, slogan Lgbt (“L’amore vince”). «Lo scisma è già realizzato in modo latente»
Centinaia di sacerdoti in circa ottanta città della Germania hanno sfidato il divieto del Vaticano e hanno benedetto ieri centinaia di coppie gay. Le celebrazioni, in un tripudio di bandiere arcobaleno, sono state perlopiù poco partecipate ma l’iniziativa mantiene comunque un significato “politico-religioso” molto importante. La Chiesa cattolica tedesca, infatti, si conferma sempre più distante dalla Santa Sede e dalla Chiesa universale.
Le celebrazioni sono state sponsorizzate in Germania con il motto “L’amore vince”, con tanto di hashtag, facendo apparire l’iniziativa più vicina alle istanze del mondo Lgbt che a quelle della Chiesa. Come riportato dall’edizione tedesca della Catholic News Agency, si sono svolte cerimonie in tutte le principali città tedesche: Colonia, Berlino Fraconforte, Amburgo, Monaco, Magonza, Aquisgrana. Le benedizioni di coppie omosessuali sono avvenute anche nelle chiese della diocesi di Limburg, retta da monsignor Georg Batzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca.
Batzing aveva dichiarato di non approvare l’utilizzo delle cerimonie come «arma politica» contro il Vaticano. Aggiungendo però che non le avrebbe impedite.
I riti sono avvenuti in aperto contrasto con la recente nota della Congregazione per la dottrina della fede, approvata da papa Francesco, che aveva vietato simili cerimonie. Come spiegava il cardinale Camillo Ruini al Foglio, «semplicemente la Chiesa non ha il potere di eseguirle. Può essere benedetto, infatti, solo ciò che è conforme ai disegni di Dio, non ciò che è loro contrario, come le unioni tra persone dello stesso. Le persone possono certamente essere benedette, ma perché si convertano, non perché si confermino nel loro peccato. Dio stesso benedice l’uomo peccatore affinché si lasci cambiare da Lui, ma non può benedire il peccato. La Chiesa non può farlo. Nessuno ha questo potere».
Ma la Chiesa cattolica tedesca ha respinto le argomentazioni vaticane e ha proseguito sulla sua strada. Molti fedeli, come riporta la Cna, hanno avuto l’impressione che si trattasse di un «evento politico» più che religioso. In una chiesa di Colonia, ad esempio, a condurre la cerimonia è stata una consigliera pastorale. Dopo aver dichiarato di non essere più al servizio della Chiesa, in opposizione al Vaticano, ha tenuto un breve discorso «politico». Poi è stata eseguita la canzone Imagine di John Lennon, quella che dice: «Immaginate che non ci sia alcun paradiso, nessun inferno, solo il cielo». Non male come messaggio da veicolare in una chiesa.
Le correnti scismatiche nella Chiesa tedesca non sono mai state così forti e per alcuni teologi tedeschi, come padre Gero Weishaupt, «ci si può chiedere se lo scisma non sia stato già realizzato in modo latente». Secondo Helmut Hoping, professore di teologia dogmatica all’Università di Friburgo, «la comunione con il Papa è già gravemente recisa in molti ambiti».
Le cose potrebbero anche peggiorare se nel febbraio 2022, al termine del Sinodo della Chiesa tedesca, verranno approvate ufficialmente la benedizione delle coppie gay, il sacerdozio femminile, l’abolizione dell’obbligo del celibato ecclesiastico e l’intercomunione tra cattolici e protestanti. Durante le benedizioni di ieri, in molte chiese i sacerdoti si sono spinti fino a chiedere l’estensione del sacramento del matrimonio anche alle coppie omosessuali.
Usare l’arma della benedizione delle coppie omosessuali come strumento politico per colpire il Vaticano, attaccare papa Francesco e dividere i fedeli non è certo il modo migliore di dimostrare che «l’amore vince».
Fonte: Tempi
https://www.aldomariavalli.it/2021/05/12/benedizione-coppie-gay-in-germania-lo-scisma-ce-gia/
George Weigel, scrittore, giornalista, biografo e amico di Papa San Giovanni Paolo II, viene intervistato dallo staff del Catholic News Agency sulle questioni poste dal Cammino sinodale tedesco. Ecco l’intervista nella mia traduzione.
CNA: Il vescovo Bätzing (vescovo di Limburg, vedi foto) sembra voler camminare su una linea sottile tra il rimanere fedele a Roma e non dispiacere a coloro che stanno già annunciando “riforme”. Esiste una tale via di mezzo? Se sì, come sarebbe realisticamente questa via di mezzo?
Weigel: La questione non è “Roma” contro “riforme”. La questione è la fedeltà alla verità del Vangelo contro la fedeltà allo Zeitgeist, lo “spirito del tempo”. Detto altrimenti, la questione in gioco nella “via sinodale” tedesca è se la rivelazione divina – sull’indissolubilità del matrimonio, sulla dignità di ricevere la santa comunione, sul corretto ordinamento dei nostri amori umani – sia reale e abbia un potere vincolante nel tempo, in ogni situazione culturale. Questo è stato anche il tema dei Sinodi del 2014, 2015 e 2018.
CNA: Mons. Bätzing dice: “Il cammino sinodale si sforza, in particolare rispetto al tema delle relazioni affettive, di discutere in un contesto ampio che consideri anche la necessità, la possibilità e i limiti dello sviluppo del magistero della Chiesa. Le prospettive presentate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede troveranno spazio in questi dibattiti”. Le dichiarazioni della CDF sono semplici “prospettive” che possono essere discusse, o sono la base del dibattito?
Weigel: Quando la CDF parla autorevolmente, come ha fatto nella questione se fosse possibile per la Chiesa “benedire” le relazioni omosessuali, non sta offrendo una “prospettiva”, ma sta parlando per la verità della fede cattolica. Se il vescovo Bätzing e altri nella gerarchia tedesca non accettano queste verità, dovrebbero avere l’onestà di dirlo. Se accettano queste verità, dovrebbero avere il coraggio di dirlo.
CNA: Sulla base del testo di lavoro, è esatta la caratterizzazione del vescovo Bätzing quando dice: “La questione centrale è: come possiamo parlare di Dio oggi e arrivare a una fede più profonda? La fede può crescere e approfondirsi se ci liberiamo dalle paure e dalle chiusure mentali, se poniamo le domande e cerchiamo i modi in cui la Chiesa oggi può essere presente per le persone”.
Weigel: La “questione centrale” è quella che il Signore Gesù ha detto che era, è e sarebbe sempre stata: “Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18.8). Naturalmente la Chiesa deve sempre dire la verità del Vangelo in modi che possano essere ascoltati dalla gente di un dato tempo e cultura; questo è ciò che San Paolo ha cercato di fare all’Areopago di Atene in Atti 17, e questo è ciò che il Vaticano II ha istruito la Chiesa oggi a fare: dire la verità in modi che la verità possa essere ascoltata. Il problema che io e molti altri abbiamo quando sentiamo il vescovo Bätzing, i suoi colleghi episcopali che la pensano come lui e il Comitato centrale dei cattolici tedeschi è che non stiamo sentendo la voce del Signore, del Vangelo o della verità, ma la voce del postmodernismo.
CNA: Contesta la possibilità di un diaconato femminile? Il diaconato può essere separato dagli altri gradi degli ordini maggiori?
Weigel: Se il diaconato fa parte di un triplice-sacerdozio composto da episcopato, presbiterato e diaconato, allora sì, le donne possono essere diaconi. Ma se il diaconato non fa parte di quel triplice-sacerdozio, allora nessuno che prema per l’ordinazione delle donne al diaconato sarebbe interessato al diaconato, perché quella campagna è un cavallo di battaglia per ordinare le donne al sacerdozio e, eventualmente, all’episcopato. È una campagna di clericalismo, in quanto sembra immaginare che gli unici cattolici che contano veramente siano quelli nell’Ordine Sacro. Il Vaticano II ha respinto decisamente questa ecclesiologia clericalista.
Di fatto, comunque, considero un insegnamento costante della Chiesa che il diaconato, come creato in Atti 6, fa parte del triplice sacerdozio; pertanto, la Chiesa non ha l’autorità di ordinare donne al diaconato, così come non ha l’autorità di ordinare donne al sacerdozio o all’episcopato. Questo è stato definitivamente stabilito da Giovanni Paolo II nella Ordinatio Sacerdotalis.
CNA: Pensa che questa sia una visione accurata di come la dottrina cattolica si sviluppa organicamente? “In Germania e in altre parti della Chiesa universale c’è stata a lungo una discussione su come sviluppare ulteriormente il magistero con argomenti solidi – sulla base delle verità fondamentali della fede e della morale, il progresso della riflessione teologica, e in uno spirito di apertura agli ultimi risultati delle scienze umane e alle situazioni di vita delle persone oggi”.
Weigel: Le “verità fondamentali della fede e della morale” giudicano “il progresso della riflessione teologica” e “gli ultimi risultati delle scienze umane”; queste verità fondamentali non sono giudicate dai teologi o dai professionisti delle scienze umane. Se e quando questo diventa il caso, il risultato è il Protestantesimo Liberale, e non riesco a capire perché qualcuno dovrebbe voler seguire quel triste percorso verso l’oblio ecclesiale. San John Henry Newman insegnò alla Chiesa che c’erano sette segni di un autentico sviluppo della dottrina. Forse è necessaria una nuova edizione tedesca del Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana di Newman?
CNA: Quali crede che saranno i contributi del sinodo tedesco alla Chiesa? In che modo la Chiesa in Germania influenza il mondo? Quali ramificazioni ha questo per la Chiesa, sia a livello internazionale che negli Stati Uniti?
Weigel: La Chiesa tedesca è immensamente generosa nel sostenere il lavoro della Chiesa cattolica in tutto il mondo, e dovrebbe imparare dall’esperienza, per esempio, delle vibranti Chiese locali dell’Africa che il Vangelo è liberatorio, non costrittivo. Se la via sinodale tedesca continua sulla via dell’apostasia, fornirà una lezione a tutta la Chiesa mondiale su ciò che la “sinodalità” non è e non può essere: una questione di decidere la verità della rivelazione e i contenuti del deposito della fede mediante un “consenso” creato da una burocrazia ecclesiastica manipolatrice in sintonia con lo Zeitgeist (lo spirito del tempo, ndr). E questa sarà una lezione importante da considerare al Sinodo sulla “sinodalità” nel 2022.
Di Sabino Paciolla
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