Blindata la Messa in latino: strano vento nella Chiesa
Dopo la presa di posizione contro il Ddl Zan, arriva la nota sulla Messa in rito antico: in poche ora il Vaticano compie due scelte decisive per il futuro
Vaticano alla prova di uno spartiacque. La polemica è iniziata tempo fa, quando i conservatori hanno pensato, e in certi casi scritto, che il pontificato odierno volesse mettere in discussione il vetus ordo, ossia la cosiddetta "Messa tridentina". Joseph Ratzinger ne è stato uno strenuo difensore, tanto da tutelare il rito in questione mediante un Motu proprio specifico, ossia il Summorum Pontificum. Dall'elezione di papa Francesco in poi, le polemiche hanno accompagnato l'organizzazione gerarchica della ritualità cristiano-cattolica. In realtà, le polemiche sulla tipologia di Messa da adottare, nella Chiesa cattolica, sono comparse spesso, ma il pontefice emerito era noto per essere un sostenitore della "Messa antica", per cui, almeno durante il suo regno, i tradizionalisti hanno avuto poco da dire. Dopo voci dilaganti sul fatto che Jorge Mario Bergoglio volesse ridimensionare le Messe in latino, qualche tempo fa è arrivato uno scossone.
Come scrivevamo su IlGiornale.it, sembrava che il Papa fosse pronto alla pubblicazione di un documento ufficiale che sarebbe stato in grado di diminuire ancora la centralità, già piuttosto ridimensionata, del rito antico. Tanto nella prassi quanto nella statistica. E più di qualche segnale in merito c'era stato, come quello sul presunto divieto relativo alle Messe individuali che i consacrati hanno la possibilità di celebrare nella Basilica di San Pietro. Molti commentatori "tradizionalisti" - come vengono chiamati per semplificazione - si sono da subito schierati contro l'eventualità che il pontefice argentino e le odierne gerarchi curiali assecondassero la "fine" - o comunque la riduzione casistica - del vetus ordo. È una questione d'impostazione dottrinale, ma pure di correnti interne: il pontefice argentino, stando ai fatti senza ragione, è stato accostato a coloro che avrebbero voluto persino l'istituzione di un rito ecumenico, ossia di una "Messa" che fosse in grado di soddisfare tanto le esigenze spirituali dei protestanti quanto quelle dei cattolici. Non è mai accaduto. Non esistono segnali in grado di suggerire che stia per accadere. Questa era la situazione di partenza di qualche ora fa.
Da qualche ora, però, c'è stato un doppio colpo di scena. Uno - com'è noto ai più - riguarda la presa di posizione della Santa Sede sul Ddl Zan: la Santa Sede, attraverso la segreteria di Stato, avrebbe mosso critiche relative alla necessità di rispettare il Concordato. Un unicum nella storia recente della storia dei rapporti diplomatici tra lo Stato italiano e la Santa Sede. Poco dopo, dunque in sequenza, e sempre dalle mura leonine, è arrivata una nota - come riportato dall'Agi - col fine di chiarire quale sia lo stato delle Messe in rito antico presso la Basilica di San Pietro. A scriverla è stato il cardinale Mauro Gambetti, che è l' arciprete della principale e più importante chiesa cristiano-cattolica nel mondo. L'alto ecclesiastico ha voluto sottolineare come le "Messe tridentine" - come vengono chiamate comunemente - "si svolgano - ha scritto il porporato italiano - in un clima di raccoglimento e decoro liturgico". Un'informazione indiretta, che fornisce un'indicazione preziosa: il divieto che è stato decantato qualche settimana fa, in realtà, non c'è.
Il cardinale cita delle "eccezioni", ma ribadisce che:"Per le celebrazioni con il Missale Romanum del 1962 deve essere fatto tutto il possibile per esaudire il desiderio di fedeli e sacerdoti come previsto dal Motu Proprio Summorum Pontificum". Quindi il ratzingerismo dottrinale, per così dire, non va solo assecondato, ma va addirittura "esaudito". Si tratta di ambiti diversi rispetto a quelli coinvolti nella presa di posizione "contro" il Ddl Zan. Entrambe le linee scelte dal Vaticano sembrano tuttavia remare in una direzione inaspettata. Qualcosa che stupisce. Non si tratta di ricavare da queste informazioni una linea politologica (sappiamo quanto sia forzato ridurre le dialettiche vaticane secondo logiche proprio della cronaca politica). Non si può non notare, tuttavia, come questi due indirizzi - quello sul Ddl Zan e quello sul rito antico - siano stati resi noti a poche ore di distanza. Sarà di sicuro una coincidenza, ma quella di ieri è apparsa come una giornata campale per le questioni aperte della Santa Sede. Poche ore in cui sembrerebbero essere state risolte due questioni sottoposte a dibattito interno.
Cosa sta influendo sulla linea del Vaticano? Forse le continue rivendicazioni dei vescovi tedeschi, che nel frattempo sono impegnati nel celebre Sinodo biennale (quello che secondo alcuni potrebbe portare ad uno "scisma"), con lo scopo di rivoluzionare la dottrina, hanno suggerito un atteggiamento complessivo differente? Presto per dirlo. Di sicuro dalle parti di piazza San Pietro sembra circolare un'aria nuova.
Francesco Boezi
La nota, gli incontri e il Papa: ecco cosa è successo in Vaticano
Il Vaticano reagisce al Ddl Zan. Con l'atto formale emerso ieri, la Santa Sede rivendica libertà. Ecco cosa si muove in queste ore tra le mura leonineMolti si stupiscono perché non se lo sarebbero mai aspettato. Ma l'atto formale con cui il Vaticano è intervenuto sul Ddl Zan, oltre a essere legittimo, è in linea con quanto scritto e detto in materia bioetica (e non solo su quella) durante questo pontificato.
La nota verbale di cui si parla in queste ore è un atto formale. Se la Conferenza episcopale italiana avesse espresso un parere non sarebbe stato lo stesso, e non avrebbe fatto il medesimo rumore. Ecco perché, con buone probabilità, la protagonista di questa vicenda è la Segreteria di Stato. Non solo: visto che l'oggetto della discussione è divenuto il Concordato, è normale che a intervenire sia il dicastero presieduto dal cardinale Pietro Parolin. Diviene un discorso di competenze, cosa che Oltretevere è ancora molto sentita.
La scelta dei tempi
Le tempistiche sono un fattore da non sottovalutare in questa storia. Sarebbe stata una "interferenza", come vanno denunciando adesso certi ambienti progressisti, se l'iter parlamentare fosse appena iniziato. Ma il Ddl Zan è già in discussione, e ad oggi più di qualche esponente politico di spessore ha già rimarcato la necessità di approvarlo così com'è. Poi c'è chi come il segretario del Pd Enrico Letta sembra aver cambiato idea in maniera repentina.
Il timing dei sacri palazzi, insomma, sembra tenere conto pure della politica e dei suoi tempi. Perché siamo in una fase avanzata.
Quegli incontri nei Sacri Palazzi
Fonti qualificate hanno riferito a ilGiornale.it di incontri che sarebbero avvenuti nei giorni scorsi, in particolare di meeting tra la segreteria di Stato ed esponenti del mondo conservatore. Insomma, qualcuno dotato di un certo peso politico avrebbe insistito con il "ministero degli Esteri" della Santa Sede con motivazioni tagliate sulle criticità del Ddl in oggetto. Altre fonti sostengono che la segreteria di Stato avesse già deciso di agire attraverso una mossa ufficiale, che si sarebbe declinata nelle asserzioni che vengono accostate a monsignor Paul Richard Gallagher.
Se ne dicono tante. Certo è un evento raro. E questo forse perché quasi mai una norma aveva messo in discussione il Concordato nella sua stessa impostazione. Almeno stando ai contenuti della nota che sono rimbalzati ieri di quotidiano in quotidiano, .
L'alto ecclesiastico originario di Liverpool, del resto, avrebbe posto proprio la questione del rispetto del Concordato, che è un architrave della storia diplomatica italiana e vaticana:"Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall'articolo 2, commi 1 e 3 dell'accordo di revisione del Concordato". Tra le frasi che abbiamo avuto modo di leggere, quella sulla libertà garantita alla Chiesa cattolica; è di sicuro tra le più rilevanti. Roma ne fa pure una battaglia di libertà, quindi.
I protagonisti della vicenda e il ruolo del Papa
I protagonisti di questa vicenda sono almeno tre. Il primo è il cardinale Pietro Parolin, teorico e pratico del multilateralismo diplomatico e figura chiave di questo pontificato. Il secondo è monsignor Paul Richard Gallagher, che sarebbe l'autore della nota e dunque il consacrato preposto, pure per via del suo status di segretario per i Rapporti con gli Stati, ad occuparsi in prima persona della faccenda. Infine, Papa Francesco, che molti associano al progressismo ideologizzato (quindi indirettamente ad un presunto riguardo verso qualunque provvedimento provenga da parte progressista), ma che non può non aver letto i contenuti della nota verbale.
Questa storia secondo cui il pontefice argentino non verrebbe messo al corrente di alcune prese di posizione ufficiali provenienti dalle mura leonine ( o che non le condividerebbe) è ormai un leitmotiv. In termini di procedure tipiche nelle stanze vaticane, però, è sostanzialmente impossibile che un atto del genere venga inoltrato senza la previa visione ed approvazione del pontefice. Vale pure per le benedizioni alle coppie omosessuali che certi ambienti tedeschi vorrebbero approvare. Jorge Mario Bergoglio, sin da quando si è seduto sul soglio di Pietro, ha identificato la cosiddetta "teoria gender" - quella che per i conservatori sarebbe alla base del Ddl Zan - con qualcosa che andrebbe "contro il progetto di Dio". Ipotizzare che Francesco la pensi in un modo e la segreteria di Stato in un altro, dunque, risulta un po' forzato, per usare un eufemismo.
Possibile che la Curia viva una fase di scontro interno? Pensare che all'interno del Vaticano esistano sia ecclesiastici favorevoli al Dll Zan sia elementi contrari è del tutto naturale. La Chiesa cattolica, durante questi ultimi decenni, è stata animata da un pluralismo che coinvolgerà in via indiretta anche certi scossoni legislativi che la politica avrebbe intenzione di dare. Questo però non può significare che la segreteria di Stato agisca senza badare al pensiero e alla pastorale del sovrano pontefice.
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