ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 11 luglio 2021

C'è chi parla di "manina"--

 Il colpo "segreto" che ha paralizzato i Dem

Una singola nota verbale del Vaticano ha mandato in confusione democratici e laicisti non solo sul Ddl Zan, ma su tutta la narrazione ultra-progressista

Un colpo ben assestato. Una mossa capace di animare il dibattito, rendendo in salita l'approvazione del Ddl Zan: se l'intenzione del Vaticano era quella di complicare l'iter del disegno di legge più discusso del momento, quel proposito ha avuto un seguito di tutto rispetto.

Dalla nota diplomatica in poi, la politica ha avuto un bel da fare. Con una postilla: la Santa Sede ha dichiarato di non essere contraria alla legge. Il Vaticano ha, al massimo, domandato modifiche per tutelare la libertà d'espressione prevista anche nell'ambito del Concordato, che è un trattato internazionale che l'Italia ha il dovere di rispettare. Lo ha ribadito anche il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente Cei, in un'intervista rilasciata a Repubblica: è stata chiesta una rivisitazione, non uno stralcio. E poi quella nota, stando alle intenzioni delle mura leonine, tutto doveva essere tranne che pubblica.

Il Partito Democratico è rimasto comunque spiazzato. Il segretario Enrico Letta ha reagito, erigendo una barriera contro cui il Ddl Zan potrebbe schiantarsi. Al Nazareno sono in difficoltà palese. Che i Sacri Palazzi siano maestri di tattica non è mistero. Che certa politica non spicchi per capacità strategica anche. Il clamore che ha accompagna questa fase è indicativo: lo scombussolamento riguarda le stesse certezze su quel provvedimento. Quelle che i Dem non hanno più.

Se il Partito Democratico avesse deciso di mediare, oggi racconteremmo un'altra storia. Ma tant'è. Martedì è la giornata clou: quella in cui dovrebbe chiarirsi il destino di una legge che è divenuta il simbolo dello scontro ideologico contemporaneo. Una discussione politica più elastica avrebbe fatto del Ddl Zan un argomento magari perfettibile, ma comunque realizzabile. Il Pd ha deciso che questa possibilità non c'è. Così, la bioetica e i suoi dintorni sono stati elevati a terreno di scontro. Come accade nel quadro polarizzato degli States, dove quasi non si parla d'altro, con tutto quello che ne consegue sul clima.

In questa storia, c'è almeno un fraintendimento: Papa Francesco è sempre stato cristallino in materia. Chi pensava che il pontefice fosse un sostenitore della cosiddetta "teoria gender" legge poco o sbaglia i calcoli. Inoltre, la segretezza di quel documento avrebbe dovuto garantire un volo a bassa quota. Qualcuno (c'è chi parla di "manina") ha optato per la pubblicazione: il resto è cronaca. Il Vaticano non voleva irrompere sulla scena - come pensano gli anticlericali - , bensì sollevare alcune questioni, con strumenti appropriati e in punta di penna. Tanto è bastato a mandare in confusione i teorici del "Papa progressista". Gli stessi che sono stati smentiti dai fatti. E che ora non vogliono sentire ragione.

I laicisti - dicevamo - hanno replicato con un coro condito dalle consuete punte di anticlericalismo. Il Vaticano ha posto questioni giuridiche e di compatibilità tra un'eventuale legge dello Stato ed il Concordato. Fedez si è domandato "chi ha concordato il Concordato". Sono due metodi diversi: uno, legittimo, che ha alzato il livello dialettico; l'altro, sempre legittimo, ma semplicistico, che fa del furore ideologico il suo substrato.

La Santa Sede non sembra temere l'approvazione di una legge che contrasti e sanzioni l'omotransfobia, anzi. Semmai a preoccupare gli ambienti ecclesiastici è proprio il terriccio culturale entro cui si muovono i promotori del Ddl Zan, con le possibili evoluzioni illiberali a fare da sfondo. Una singola nota diplomatica ha mandato in tilt un intero universo ideologico. Diventa legittimo chiedersi, come qualcuno si aspettava, cosa sarebbe accaduto se Papa Francesco avesse manifestato aperto disappunto, affacciandosi su piazza San Pietro.

Francesco Boezi

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/vaticano-colpo-segreto-che-ha-fatto-tremare-i-dem-1960858.html

«Favorisce incesto e zoofilia». Garante Infanzia Umbria demolisce il ddl Zan

Mentre il ddl Zan è in procinto di essere votato al Senato, tra mille dubbi e palesi violazioni della Costituzione, dall’Umbria arriva una accusa pesante come un macigno. Tra gli altri orientamenti sessuali, per cui la nuova legge rischia di porre un divieto di critica, vi è lo sdoganamento del sesso con i minori e con gli animali. A denunciarlo è Maria Rita Castellani, garante per l’infanzia presso la Regione Umbria.

La Castellani si è soffermata sul pomo della discordia dell’“identità di genere”. Attraverso questo artificio, argomenta la garante per l’infanzia, crollerebbero dei tabù fino a ieri considerati solidissimi. «Il concetto d’identità cambia – ha affermato la Castellani – non è più quello antropologico che conosciamo da sempre e che distingue persona da persona a ragione di evidenze biologiche, ma diventerà qualcosa che io, cittadino, posso decidere arbitrariamente secondo la percezione del momento. Di conseguenza ogni desiderio sarà considerato un bisogno e il bisogno un diritto». E allora «si potrà scegliere l’orientamento sessuale verso cose, animali, e/o persone di ogni genere e, perché no, anche di ogni età, fino al punto che la poligamia come l’incesto non saranno più un tabù».

Senza entrare nel merito delle dichiarazioni della garante, il centrosinistra e tutto l’associazionismo ad esso collegato ha scatenato il crucifige contro la arante dell’Infanzia in Umbria. È persino stata recapitata alla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, una richiesta di rimozione della Castellani dal suo incarico.

A chiedere la testa della garante è Omphalos Lgbti, cui si sono accodati almeno 300 soggetti, tra persone fisiche e associazioni. Tra questi figurano docenti e sindacati, professionisti e collettivi lgbt, assieme a tutti i consiglieri regionali d’opposizione in Umbria (PD e M5S). Tutti concordi sul fatto che quello della Castellani sarebbe stato un «discorso d’odio a livello istituzionale», al punto da finire segnalato all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali e difesa delle differenze (UNAR).

«Castellani ha realizzato un’acrobazia pericolosa in bilico fra propri convincimenti personali, pregiudizi inqualificabili [...] dimostrando un’ignoranza colpevole per chi ricopre il suo ruolo [...] rappresenta una realtà fantascientifica, inesistente nel mondo delle cose concrete e non scritta nel Ddl Zan», si legge nella lettera, che, come prevedibile, enfatizza l’attenzione sul bullismo e sulle violenze «ai danni di ragazzi appartenenti alla comunità Lgbtq».

Da notare che Omphalos, principale accusatore della garante Castellani, è lo stesso soggetto che, nel 2014, portò in tribunale il futuro senatore leghista, Simone Pillon (allora presidente regionale del Forum delle Associazioni Familiari in Umbria). Dalle accuse di omofobia, Pillon è stato poi scagionato e la cosa non deve essere andata troppo giù nei circoli legati all’Arcigay umbra. Del resto, non è un mistero la vicinanza della Castellani al senatore leghista, che la definisce una «cara amica». Un connubio imperdonabile e pericoloso, per gli oltranzisti arcobaleno, che ora cercano la loro rivalsa.

Se adesso alla garante per l’infanzia in Umbria non è stato concessa nemmeno la possibilità di un contraddittorio o di una spiegazione, proviamo a immaginarci quanto spazio potrà avere il dibattito, a seguito di un’eventuale approvazione del ddl Zan. A conti fatti, è molto difficile dare torto a Maria Rita Castellani: l’articolo 1 del ddl parla genericamente di discriminazioni contro l’“orientamento sessuale”, pertanto nulla vieterebbe ai magistrati di includere in questa categoria anche la pedofilia o la zoofilia. Ma su questo punto (chissà perché…) le associazioni come Omphalos permangono nel loro silenzio assordante…

https://www.provitaefamiglia.it/blog/favorisce-incesto-e-zoofilia-garante-infanzia-umbria-demolisce-il-ddl-zan

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