Il totalitarismo bergogliano,una ricorrenza gesuitica
Fedeli pregano nella Cattedrale di Buenos Aires
all'annuncio della elezione di Papa Francesco
Uno dei giorni più traumatici della storia della Chiesa fu il 21 luglio 1773, quando Papa Clemente XIV, con un tratto di penna, decretò la soppressione della Compagnia di Gesù con il Breve Dominus ac Redemptor, un atto autoritario che portò all’arresto di padre Ricci, all’epoca preposto, e all’immediata spoliazione di 23.000 gesuiti. Espulsi dalle loro case, i sacerdoti sono stati esiliati da vari paesi, hanno perso tutti i loro beni e circa il 20% ha dovuto abbandonare il sacerdozio. Fu il momento più doloroso nella storia della Compagnia di Gesù e una pagina nera nella storia della Chiesa.
Non è senza una certa ironia che ora il primo Papa gesuita riproduca simili modi autoritari. Con un semplice tratto di penna egli, non solo intende estinguere la “forma straordinaria del rito romano”, ma ne limita l’accesso al punto da proibirne la celebrazione nelle chiese parrocchiali, mentre da ora in poi i sacerdoti ordinati hanno bisogno dell’autorizzazione di Roma per celebrarla.
Francesco ha voluto squalificare la “forma straordinaria” dicendo che l’unica lex orandi del rito romano è il Novus Ordo. Questa imposizione è completamente estranea a qualsiasi carattere del rito romano, che ha sempre ammesso varie forme (sia di celebrazione, come la forma letta, la forma solenne, la forma pontificale, la messa papale, oltre a una pluralità di usi, come i riti degli ordini religiosi o anche variazioni del rito romano stesso, come il rito brakariano o ambrosiano, per esempio).
Dietro parole apparentemente serie, Francesco afferma solo un non senso che nasconde il suo sentimento dittatoriale e totalitario - un senso noto da tempo ai suoi fratelli argentini, quando era il cardinale Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires.
Nella sua lettera ai vescovi, confessa che la sua motivazione è quella di censurare ogni critica al Vaticano II. Ovviamente per censurare le critiche dei tradizionalisti, perché le critiche progressiste, che dicono che il Concilio è stato superato, le lascia correre.
Oltre ad essere pluralista, la Chiesa ha sempre avuto una pluralità di discussioni quando l’argomento non era dogmatico. Francesco ama scandalizzare, è sempre lacerante a spese della dottrina della Chiesa, ma non ammette alcuna critica a un Concilio che voleva essere tutt’altro che dogmatico. È il Vaticano II come super dogma, un’espressione dell’allora cardinale Ratzinger, riesumata.
Stiamo vivendo la più terribile censura mai vista in nessuna dittatura, nemmeno ai tempi del nazismo. Francesco non vuole la discussione, vuole mettere a tacere e togliere i mezzi d’azione ai gruppi cattolici. Questo è un imbavagliamento collettivo e la creazione di campi di concentramento di cattolici tradizionali per la loro estinzione sommaria. I metodi sono tanto nazisti quanto è nazista la pretesa.
Francesco si ricorda che il Papa non è il padrone della Chiesa, è che l’ultima parola è di Nostro Signore?
Francesco ha riesumato Clemente XIV, mettendosi, come lui, nelle mani dei rivoluzionari più sanguinari. Sta ripetendo la storia, questa volta contro dei cattolici indifesi, senza nascondere il suo odio, di uno che vuole veramente eliminare i suoi avversari.
Il titolo sadico che ha scelto per il Motu Proprio, “Traditionis Custodes”, rivela esso stesso la sua acuta malizia e il suo velenoso scherno. Questa è un’abitudine della sua crudeltà. Non è stato lui a chiamare “Come una Madre amorosa” il documento in cui potenzialmente criminalizza i vescovi, mentre si assolve dalla colpa in caso di abusi sessuali?
Tuttavia, questo sadismo rivela anche la sua inclinazione psicopatica. Non si tratta solo di diabolica ironia, ma anche di ciò che gli psicologi chiamano “stimolazione contraddittoria”, “una tecnica di ingegneria sociale che fa scattare comandi opposti a individui docilmente disposti a obbedire, disorientando le loro difese psicologiche e facendo loro accettare sottilmente qualsiasi comando per quanto assurdo”.
Questa è la ragione per cui tu, caro lettore, puoi esserti sentito disorientato e perplesso davanti al motu proprio promulgato da Francesco venerdì scorso. Tu e la maggior parte dei fedeli avete percepito che c’è una malizia che è più grande della nostra capacità ordinaria di discernimento.
Non abbiamo a che fare con un dilettante, ma con un vero dittatore, un machiavellico incontrollato che usa il potere papale nei modi più aggressivi per promuovere la completa eliminazione di coloro che odia. In questo caso, l’odio non è solo dottrinale, ma si oggettiva nelle persone, in te e in me, in noi che siamo e vogliamo rimanere semplicemente cattolici.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4034_Fratres_in_unum_Totalitarismo_bergogliano.html
Pio XII ai Gesuiti: “O rimanete nello spirito del Fondatore, o è meglio che non siate più”
Il santo sacerdote, Servo di Dio don Dolindo Ruotolo (1882-1970), nel suo “Fui chiamato Dolindo, che significa dolore”, ci ricorda questa espressione di papa Pio XII
Si stampano su riviste cattoliche e da Sacerdoti, errori, veri errori contro la Madonna e le cose più sante delle tradizioni della Chiesa.
Si parla di aggiornamento ai tempi, ma c’è in realtà un aggiornamento al mondo ed allo spirito satanico.
Non cooperate alla demolizione di quello che fa del vostro Ordine uno dei più belli della Chiesa.
Rimanete puntello della Chiesa in questi tempi così pericolosi.
Occorrono le parole che disse Pio XII ai Gesuiti: « O rimanete quali siete, nello spirito del fondatore, o è meglio che non siate più ».
A Springfield il vescovo dispensa due parrocchie dall’applicare le restrizioni previste da “Traditionis custodes”
Con un decreto del 19 luglio il vescovo Thomas Paprocki di Springfield (Illinois), avvocato canonico, ha dispensato due parrocchie della sua diocesi da un articolo del motu proprio Traditionis custodes di papa Francesco del 16 luglio, consentendo loro di continuare a celebrare le messe secondo il Messale del 1962.
“Le celebrazioni eucaristiche sono consentite in questi luoghi utilizzando il Messale romano promulgato da san Giovanni XXIII nel 1962 in qualsiasi o tutti i giorni dell’anno”, ha dichiarato Paprocki.
Una delle due è la chiesa del Sacro Cuore, che fa parte della parrocchia di St. Katherine Drexel a Springfield e che è amministrata dai sacerdoti dei Canonici regolari della Società di St. John Cantius (SJC). L’altra parrocchia in questione, Santa Rosa da Lima a Quincy, è una parrocchia personale amministrata dalla Fraternità sacerdotale di San Pietro (FSSP). I sacerdoti sia della SJC sia della FSSP offrono la Messa tradizionale in latino.
Il motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes, emanato venerdì scorso e con effetto immediato, consente ai singoli vescovi di autorizzare l’uso della Messa tradizionale in latino nelle rispettive diocesi. In precedenza, la lettera apostolica di papa Benedetto del 2007 Summorum pontificum riconosceva i diritti di tutti i sacerdoti a celebrare la Messa tradizionale e non richiedeva loro di ottenere il permesso del vescovo.
Una disposizione del nuovo documento afferma che i vescovi devono “designare” i luoghi delle liturgie tradizionali, aggiungendo che non possono essere offerte nelle “chiese parrocchiali”.
Paprocki ha citato il can. 87, comma 1, del Codice di diritto canonico per la sua decisione di emettere la dispensa per le due parrocchie.
Il canone afferma: “Il vescovo diocesano, ogniqualvolta giudichi che una dispensa contribuirà al loro bene spirituale, può dispensare i fedeli dalle leggi disciplinari universali e particolari emanate per il suo territorio o per i suoi sudditi dalla suprema autorità della Chiesa”.
Altri vescovi statunitensi hanno autorizzato i sacerdoti a continuare a celebrare le messe tradizionali nelle chiese della diocesi, pur ricordando che saranno loro stessi a rivedere il motu proprio e a emanare norme attuative in un secondo momento.
Alcuni vescovi, come Anthony Taylor di Little Rock, hanno già vietato alle parrocchie diocesane di offrire la tradizionale Messa in latino, consentendo ad altre parrocchie gestite dalla Fraternità di San Pietro di continuare a offrire liturgie tradizionali.
Tuttavia, il documento di Paprocki è unico in quanto è un decreto con dispense canoniche e non solo una dichiarazione.
Afferma il decreto di Paprocki: “Poiché contribuirà al bene spirituale dei fedeli, nella misura in cui sarà necessario, si concede la dispensa dall’art. 3, § 2 della Traditionis custodes che autorizza l’uso del Messale romano del 1962 presso le chiese parrocchiali St. Rose of Lima Church a Quincy, Illinois, e Sacred Heart Church of Saint Katharine Drexel Parish a Springfield, Illinois”.
In accordo con l’esigenza di papa Francesco che le letture delle messe tradizionali siano proclamate in volgare, Paprocki ha autorizzato quelle parrocchie a farlo.
Il nuovo documento papale dettaglia anche le responsabilità dei vescovi le cui diocesi hanno già uno o più gruppi che offrono la Messa tradizionale in latino. Ordina che i vescovi stabiliscano che questi gruppi non neghino la validità del Vaticano II e del Magistero.
Monsignor Paprocki ha stabilito che molti di questi gruppi che operano nella sua diocesi soddisfano questi requisiti. I gruppi comprendono i Canonici regolari della Società di San Giovanni Canzio, la Fraternità sacerdotale di San Pietro e i Canonici regolari di San Tommaso d’Aquino.
I Canonici regolari di San Giovanni Canzio, una comunità di sacerdoti con sede a Chicago, hanno offerto entrambe le forme del rito romano sin dalla loro fondazione, ha affermato il gruppo in una dichiarazione del 16 luglio.
“Crediamo di essere in una posizione unica per mostrare l’unità e la diversità del patrimonio liturgico della Chiesa. Siamo nati per offrire i doni e i tesori della Santa Madre Chiesa per la santificazione di tutti, in comunione con il Magistero e ‘in unione con l’Ordinario del luogo e la sua missione diocesana’”, ha scritto il gruppo, aggiungendo di essere ansioso di collaborando con il loro ordinario locale, il cardinale Blase Cupich, all’attuazione del motu proprio.
“Rimaniamo concentrati sulla nostra missione di restaurare il sacro e continueremo il nostro lavoro nelle nostre parrocchie”, hanno concluso i Canonici.
Il motu proprio incarica i vescovi di verificare che le parrocchie già costituite con liturgie tradizionali “siano efficaci per la loro crescita spirituale e di determinare se conservarle o meno”. Paprocki ha dichiarato Santa Rosa da Lima “efficace per la crescita spirituale dei fedeli”.
La FSSP, che celebra la Messa tradizionale in latino, si è pronunciata sul motu proprio in un comunicato del 16 luglio. “A questo punto è troppo presto per dire quali saranno tutte le implicazioni per la Fraternità Sacerdotale San Pietro, ma vi assicuriamo che rimaniamo impegnati a servire i fedeli che partecipano ai nostri apostolati secondo le nostre Costituzioni e carisma come abbiamo fatto sin dalla nostra fondazione”, si legge in un comunicato fornito alla Cna.
“Dobbiamo sforzarci di vedere questa Croce come un mezzo per la nostra santificazione e ricordare che Dio non abbandonerà mai la Sua Chiesa”.
Dopo la pubblicazione del documento, alcuni vescovi hanno affermato che semplicemente permetteranno che la Messa tradizionale in latino continui come previsto nelle loro diocesi, o che decideranno in seguito su come attuare il motu proprio.
Fonte: catholicworldreport
Per grazia di Dio abbiamo ancora vescovi e pastori secondo il Suo cuore, e non solo ometti tremebondi ridotti a marionette.
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