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venerdì 13 agosto 2021

Schiavitù invisibile

I vaccini covid, il potere, l’allegrezza di molti e la cuccagna di alcuni


paese dei balocchi Pinocchio il gatto e la volpe

Lo scrivo in maniera chiara, a mo’ di premessa e a scanso di equivoci: sono in generale a favore dei vaccini, ho ricevuto almeno duecento dosi di vaccini nella mia vita, ultima dose a novembre scorso. 

Da sempre ho avuto una generale simpatia per gli scienziati e la scienza, quest’ultima intesa come ambito in cui in ultima istanza si va a fondo nella ricerca del mistero della vita, attraverso approssimazioni concrete e successive. La scienza intesa come ambito in cui nessuno ha la verità a priori ma che la si ricerca, e per questo ci si confronta; uno spazio in cui prevale la ragione della verità e non la ragione della forza (lobbistica). Per lo stesso motivo nutro forti dubbi sull’uso di QUESTI vaccini sperimentali quando vedo che vengono utilizzati come strumento di un piano di vaccinazione a tappeto e globale. Credo invece debbano essere utilizzati nella libertà personale, consigliati per le persone fragili di ogni età. Per questo dovrebbe essere bandita ogni forma di costrizione, diretta o indiretta, tesa a spingere alla vaccinazione, come per altro previsto dalle norme europee. 

Infine, dinanzi ad una diffusione del virus che tanto dolore ha provocato e continua a provocare, credo occorra utilizzare QUALSIASI strumento utile alla causa, dai vaccini alle cure domiciliari, alla idrossiclorochina, alla ivermectina e a qualsiasi altro farmaco dimostri buoni risultati nel curare la malattia.

Quanto detto mi sembra frutto di una posizione ragionevole. 

Eppure quello che stiamo sperimentando in Italia è veramente lugubre. Siamo di fronte ad uno stato che se ne infischia del diritto di scegliere liberamente le cure sancito dalla Costituzione, della Convenzione di Oviedo, della posizione presa dall’Europa in materia di libertà per l’iniezione dei vaccini COVID, della volontà delle persone di non farsi inoculare con questi vaccini, e per questo impone in maniera non esplicita, ma con la forza della limitazione della libertà personale, un obbligo vaccinale. 

Molti gli slogan che all’uopo vengono diffusi, come quello che chi abbraccia questa vaccinazione sia a favore della scienza, mentre coloro che esprimono qualche dubbio sarebbero per definizione contro la scienza e vivrebbero ancora nel medioevo (un periodo per altro luminoso della storia dell’umanità). Questa narrativa si rivela fuorviante e menzognera, soprattutto quando il concetto di scienza rimane astratto e non lo si definisce concretamente. In particolare quando non si precisa che dietro la scienza, astrattamente intesa, ci sono concreti uomini di scienza, reali strutture dove si pratica la ricerca scientifica, un potentissimo apparato finanziario, pubblico e privato, che finanzia gli uomini e le strutture di ricerca. E gli uomini di scienza, come tutti gli uomini, hanno bisogno di soddisfare non solo i bisogni basilari come quello di alimentarsi, ma anche psicologici come quello della gratificazione personale che viene dal giusto riconoscimento pubblico di risultati raggiunti, dalla carriera, dal potere che ne consegue, e così via. Ma l’uomo è ferito dal peccato. Per questo, alcuni, pur di raggiungere visibilità e potere, potrebbero essere disposti a tutto, anche a calpestare la verità che, ad esempio, può coincidere con il rispetto della salute personale e pubblica. Allo stesso modo, i centri di ricerca hanno necessità di un fabbisogno finanziario notevole, e per tale ragione sono soggetti alle pressioni che vengono da chi gestisce le fonti finanziarie che, a loro volta, soggiacciono alla logica del rendimento finanziario marginale. A questi fondi non interessa cosa venga finanziato, l’eticità dell’oggetto finanziato, ma, fatto salvo il rispetto della legge (a volte neanche quello, vedi le multe miliardarie alle case farmaceutiche), il rendimento derivante da un determinato investimento, compreso quello di un particolare settore di ricerca. Di qui la forte spinta per alcuni prodotti a maggior rendimento, e l’abbandono o l’opposizione ad altri a minor valore aggiunto. 

Un caso emblematico a tal proposito è rappresentato dalla sponsorizzazione massiccia e totale del vaccino COVID, con la contestuale demonizzazione e opposizione all’utilizzo di qualsiasi altra soluzione, cura o medicina, che pure abbia dimostrato effetti positivi sia in ambito scientifico che sul campo, vedi gli ottimi risultati raggiunti dalle terapie precoci domiciliari. Solo un cieco non vedrebbe una tale verità.

Con questo non si vuole dire che il sistema sia marcio in toto, o che non vi sia nulla di buono. Al contrario, si intende mettere in guardia verso slogan che il potere politico-finanziario mette in piedi, “bisogna credere nella scienza”, perché funzionali ai suoi interessi. 

Come cristiani dobbiamo avere una visione realistica della vita e del mondo, nel quale dobbiamo vivere sì con purezza e fede, ma anche con intelligenza, perché il cristiano non deve essere né imbecille né fesso. Come cristiani dobbiamo avere una visione che rifugga dalla correttezza politica, che distrugge l’io della persona, lo appiattisce e lo rende schiavo del potere. Come cristiani nel mondo dobbiamo sempre avere presente la bussola costituita dalle parole di Nostro Signore Gesù Cristo quando ha detto: “Siate astuti come serpenti e puri come colombe” (Matteo 10,16).

Con l’imposizione del green pass il potere pone le condizioni perché una parte dei cittadini getti fango sulla restante, pone le basi che generano divisione tra i cittadini, che tendono a seminare rabbia e odio sociale, altrimenti inesistenti. Il green pass è funzionale a indebolire o distruggere la libera volontà dei cittadini che non vogliono vaccinarsi.

Il potere, per aumentare la pressione verso una vaccinazione formalmente libera ma effettivamente e sostanzialmente forzata e obbligatoria, sta creando un ambiente che rasenta il regime. Ad esempio, l’estate scorsa e fino a che non è caduta la mannaia del lockdown, pur in assenza di vaccini, tutti i cittadini hanno potuto frequentare liberamente locali e ambienti pubblici. Si poteva andare al bar, al ristorante, al cinema, al museo, al convegno ecc., senza alcun problema. Ora, invece, per frequentare gli stessi luogi occorre mostrare il lasciapassare verde che è tipico di ogni regime, nero o rosso che sia, fino ad arrivare alla pazzia che se uno prende un caffè al banco non deve mostrare il green pass, mentre se lo stesso caffè lo prende ad un metro di distanza ad un tavolino, deve esibirlo. Si è arrivati addirittura a impedire a coloro che non sono in possesso del lasciapassare di regime la partecipazione a fiere e a feste patronali, che sono completamente all’aperto ed in genere tenute in periodo estivo. A coloro che abitano in case con affaccio sulle strade dove passa ad esempio la processione della festa patronale sarà impedito di uscire di casa? Sono cose ridicole, oltre che insensate.

Questo tipo di imposizioni stanno crescendo ad un ritmo che comincia ad essere davvero molto inquietante poiché mettono a rischio la tenuta della democrazia. 

Lo hanno riconosciuto e denunciato anche due filosofi come Agamben e Cacciari quando, parlando di dittatura sanitaria, hanno scritto:

“La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosidetto green pass, con inconsapevole leggerezza. Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti. Non a caso in Cina dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia. E varrà la pena ricordare il “passaporto interno” che per ogni spostamento dovevano esibire alle autorità i cittadini dell’Unione Sovietica. Quando poi un esponente politico giunge a rivolgersi a chi non si vaccina usando un gergo fascista come ‘li purgheremo con il green pass’ c’è davvero da temere di essere già oltre ogni garanzia costituzionale.”

Per fortuna in Europa un paese sembra aver riportato la testa sulle spalle. Con l’ultima sentenza, l’obbligo del Green Pass rimane escluso in tutta la Spagna. Mi chiedo cosa aspettino i nostri uomini di legge ad agire allo stesso modo. 

Come in tutti i regimi il potere tenta di spingere i cittadini alla segnalazione e alla delazione, così questo potere con il green pass ha tentato di “arruolare” i cittadini (baristi, ristoratori, presidi, ecc.) nel compito di vigilanza e segnalazione, salvo poi fare parzialmente marcia indietro a causa sia delle proteste e delle rivolte dei soggetti interessati (un ristoratore non è un ispettore di polizia), sia del rischio di infrangere proprio quella legge che si vuol far rispettare. Evidentemente la foga di controllare i cittadini fa commettere errori madornali.  

Ma a questo potere non importa né la coesione sociale né di mantenere la concordia e i buoni rapporti tra cittadini. Esso, pur di raggiungere l’agognato obiettivo della irraggiungibile immunità di gregge (un concetto teorico in un mondo globalizzato, come peraltro dimostrato dai dati che ci arrivano), semina odio tra i cittadini, spingendoli gli uni contro gli altri, ponendo le condizioni per potenziali atti di bullismo tra ragazzi. A tal proposito, si immagini cosa potrebbe accadere tra ragazzi della stessa classe quando si impone la mascherina a tutti gli studenti di quella classe nel caso in cui vi fosse anche un solo ragazzo non vaccinato. Quest’ultimo come sarebbe visto e considerato?

Il parossismo legato al raggiungimento del risultato vaccinale fissato si spinge ad un livello che rasenta il tragicomico. La propaganda è tale che la gente, senza rendersene conto, va a farsi inoculare un vaccino sperimentale con la stessa leggerezza che avrebbe nel caso andasse ad un concerto o a una partita di pallone. Non pensa a richiedere una preventiva, adeguata e approfondita anamnesi personale che possa scongiurare potenziali rischi avversi. Ancor più poco prudente appare la decisione di aprire corsie preferenziali e rapide per i minorenni. Dulcis in fundo, per allettare i giovani e aumentare lo sprint vaccinale, qui in Italia vengono offerti biglietti per lo stadio, buoni per un cono gelato, prenotazioni last minute, gadget vari, e persino 10 euro offerti di tasca propria dal sindaco di Varallo. Non siamo arrivati alle vette raggiunte negli States dove per invogliare i giovani alla vaccinazione sono stati loro offerti in omaggio spinelli di cannabisma forse siamo sulla buona strada. Mi sembra di stare nel paese dei balocchi dove si sente gridare: “Venghino signori, venghino. Si affrettino, la carovana sta partendo”. Naturalmente tutto questo può avvenire perché si sottoscrive un modulo con il quale ci si assume ogni e qualsiasi responsabilità per eventuali eventi avversi, liberando da ogni e qualsiasi responsabilità il medico, lo stato e la casa farmaceutica. Per questi ultimi una vera cuccagna.  

Il legittimo dissenso, non quello nei confronti del vaccino in sé (chi non ne ha fatti nella sua vita), ma nei confronti di una rischiosa vaccinazione sperimentale fatta a tappeto sulla popolazione mondiale, viene osteggiato sia con una vera e propria censura (si vedano le limitazioni imposte sui social alla libera espressione delle idee, limitazioni che arrivano anche alle chiusure degli account dei cosiddetti dissenzienti) sia con l’arma del ricatto morale e ideologico. Sei contro il vaccino? Allora sei un “no vax”, sei contro il bene comune, sei contro la salute pubblica dei cittadini, sei contro la scienza, sei un complottista, sei un terrapiattista e via dicendo. Insomma, puro fango. Tutto ciò è un ricatto morale perché il potere, per raggiungere l’obiettivo, tende a farti sentire in colpa (nei “radiosi” regimi comunisti si sarebbe stati accusati di essere al soldo degli sporchi borghesi capitalisti); è anche un ricatto ideologico perché fa fuori la realtà che dice che anche i vaccinati possono contagiarsi e contagiare, finire in ospedale e anche, Dio non voglia, morire.  

Il conformismo ideologico e la lotta al dissenso di coloro che sono semplicemente dubbiosi su una vaccinazione a tappeto sono funzionali al mantenimento del potere. Non a caso lo stato di emergenza sanitaria viene mantenuto anche d’estate, quando la diffusione del virus è bassissima e gli ospedali sono vuoti. Il conformismo suscitato dal potere è il “collante” che mantiene succube la popolazione, garantendole l’illusione di una libertà di movimento. Parliamo di illusione perché è una libertà vigilata, una libertà soggetta a continue e repentine restrizioni.

L’obbedienza conformistica e sudditaria è funzionale al potere ideologico. Lo scriveva molto bene il giornalista e scrittore John Waters:

“L’ideologia fornisce i ‘guanti’ con cui il sistema raggiunge il suo obiettivo in modi che appaiono esteriormente privi di coercizione. Consente di armonizzare l’essere umano con il sistema, ma questa schiavitù diventa invisibile, nascosta dietro alti motivi e ideali. L’ideologia pretende che le esigenze del sistema derivino da quelle della vita.”


di Sabino Paciolla

https://www.sabinopaciolla.com/i-vaccini-covid-il-potere-lallegrezza-di-molti-e-la-cuccagna-di-alcuni/

Basta parlare di Covid e vaccini? Lettera aperta a Giuliana e altri amici sulla proposta del poeta Davide Rondoni

Non faccio decidere al Potere il campo in cui scannarci in nome della libertà. Oggi su vaccini sì, vaccini no etc. La prima libertà è non farsi delimitare il campo. E al Potere di oggi interessa ridurre tutto a questione sanitaria mente la questione è altro. Non sbagliamo il fronte. Oggi su @quotidiano_nazionale @ilrestodelcarlino @lanazione @il__giorno
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Secondo lo scrittore Davide Rondoni[1] – nell’articolo che Giuliana ha postato sulla chat – dividendoci anche noi cattolici tra pro e anti – vaccini, abbiamo accettato la logica del Potere, quello vero, che ha fissato il campo sanitario come unico orizzonte della discussione, per fare i suoi comodi nei campi che [invece] contano … Basta parlare solo di Covid! Altre iniziative sociali e culturali sono davvero cruciali: si deve invece lottare – ha scritto – perché non sia deturpata la natura umana e fraintesa la naturavogliono sostituire con il valore della durata (salute, pianeta …) l’inquietudine per il senso, per ciò che ci fa uomini[2].

Cari amici, durante questi due anni di pandemia, pur rispettando le regole anti – covid, ho cercato di dedicare la mia vita a tutt’altro che alla malattia (analogamente a quanto ho fatto dopo aver affrontato due diversi tumori al seno) concentrandomi su quello che mi aiutava a vivere, piuttosto che lasciarmi assorbire quotidianamente dall’assillo dei nuovi contagiati e dei morti: su questo sono del tutto d’accordo con Rondoni. Se tuttavia negli ultimissimi tempi mi ritrovo a scrivere frequentemente di vaccini, è perché a mio parere – con la questione del green pass – siamo andati ben oltre il lecito nella disgraziatissima gestione (anche ecclesiale) della pandemia! Non si tratta di una questione meramente privata, o tutto sommato di poco conto, come sembra sostenere l’articolista:

Oggi non serve dividersi sui vaccini: ognuno faccia quello che vuole – accettando le conseguenze di legge, come per la velocità in autostrada e per altre leggi ben più costrittive ed incidenti sulle libertà personali … 

Dopo aver accettato, per senso di responsabilità una gestione ‘extraparlamentare’ e quindi autoritaria, nonché spesso insensata della pandemia (come il divieto di passeggiare all’aperto, oltre i 200 metri da casa e per accompagnare il cane … non certo l’eventuale bambino!), io – che oltretutto sono vaccinata (e che ho esortato mia figlia – allora incerta – a sottoporre la nipotina all’esavalente) – ora manifesto tutti i sabati contro il green pass, proprio perché NON si tratta di una questione di scelte individualiDiscriminare i cittadini, ricattandoli con la prospettiva di perdere il lavoro o di vedere i propri figli sine die ancora in DAD, è odioso e mi pare tutt’altro che irrilevante per la libertà personale!

Non condivido l’idea di considerare la nostra protesta semplicemente come espressione dell’iper  individualismo libertario che caratterizza tanta mentalità corrente, rendendo arduo il rispetto delle regole (come suggerisce l’infelice paragone tra chi decide in coscienza di non vaccinarsi e chi non rispetta i limiti di velocità): a mio avviso individualismo e statalismo sono invece due facce della stessa medaglia, come mostra la filosofia di pensatori come Hobbes (teorico dell’assolutismo monarchico) o Rousseau (sostenitore di una democrazia totalitaria, cui si sono rifatti i giacobini di ogni tempo) che partivano da una concezione assolutamente asociale  dell’uomo. Del resto, quando sponsorizzi la dissoluzione dei legami familiari e di ogni identità, financo sessuale, l’unica forza cui ti puoi appellare per evitare lo sprofondamento nel caos di una società ormai ‘atomizzata’ è quella dello Stato. Lo dimostra la rapida conversione di tanti sinistrorsi (o sedicenti liberali) che – dopo aver difeso a spada tratta il diritto all’assoluta autodeterminazione nel caso di divorzio, aborto, eutanasia (e come ancora in molti fanno con il Ddl Zan) – hanno accettato senza fiatare una gravissima riduzione governativa delle libertà personali, e ora con il green pass accettano che a stabilire il nostro raggio d’azione sia addirittura la burocrazia (con i prevedibili esiti grottesco-tragici di un lasciapassare che – ad esempio – devi esibire se ti siedi al bar, ma non se effettui la consumazione al banco).

Sono d’accordo con Giuliana quando parla della necessità sulla situazione presente di un giudizio che nasca dall’esperienza di fedea questo proposito voglio ricordare la centralità per Giussani della persona, della valorizzazione della sua libertà/responsabilità, e quindi del principio di sussidiarietà (che è un perno della dottrina sociale della Chiesa). Quando come cattolici abbiamo espresso una politica che fosse almeno tentativamente in accordo con la fede (come è accaduto nella Lombardia di Formigoni) siamo partiti sempre dalla valorizzazione dell’esistente: l’aver ad esempio tralasciato di coinvolgere nell’affronto della pandemia gli oltre 50.000 medici di base, l’aver poi snobbato le più valide esperienze di cura nate sul campo è stato un errore gravissimo per tutta una serie di motivi, anche antropologici (Giussani ci spronava sempre a vivere da protagonisti le circostanze: altro che considerare i medici di famiglia come semplici dispensatori di tachipirina e vigile attesa!).  Come gravissima – in un Paese che la Costituzione definisce democratico – è stata poi la decisione di affidare le sorti dell’emergenza ad un sedicente Comitato di esperti invece di passare attraverso il Parlamento (partendo – come era logico aspettarsi – dalle proposte della Commissione Sanità).

Che dire? Ognuno di noi, in mancanza di punti di riferimento autorevoli e ampiamente condivisi, rischia di giudicare la realtà da una prospettiva comunque parziale: capisco ad esempio la particolare sensibilità alla gravità della pandemia di chi come te, Giuliana (mio marito – chirurgo – è sulla stessa linea di pensiero), ha visto da medico ospedaliero i casi più gravi e condivido la decisione che hai preso qualche mese fa di vaccinarti per non infettare pazienti gravemente immunodepressi! Io invece, da storica e filosofa (che ha vissuto in Friuli l’esperienza del terremoto e poi di una ricostruzione rapida e ben riuscita – grazie alla collaborazione tra Stato ed enti locali – e che ha frequentato l’Università di Padova nel clima arroventato dell’Autonomia Operaia dell’assassinio di Aldo Moro), vedo ormai da tempo crescere nelle élites e poi rifluire tra la gente comune un clima di ostilità alla democrazia che mi spaventa, perché la libertà – il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini (così recitava un titolo del Meeting ‘vecchia maniera’) – non è mai a costo zero! Cerchiamo dunque di comprendere le diverse sfumature di giudizio, che a volte ci aiutano a smussare certe rigidità (io, ad esempio, da te Giuliana ho appreso che talvolta la malattia colpisce in modo grave anche persone adeguatamente curate a domicilio) e che comunque ci danno l’occasione di esercitare la carità (anche quando è obiettivamente molto difficile).

Un saluto affettuoso a tutti!     

di Comelli Lucia              

[1]  https://www.quotidiano.net/cronaca/dico-basta-al-monopolio-del-covid-1.6680039

[2] Davide Rondoni – che non ha mancato in talune occasioni di dissentire pubblicamente dalla gestione della pandemia (ad esempio opponendosi alla chiusura a Pasqua delle Chiese) – ha curato sul tema della natura una mostra per l’imminente Meeting di Rimini e sta pubblicando un libro.

https://www.sabinopaciolla.com/basta-parlare-di-covid-e-vaccini-lettera-aperta-a-giuliana-e-altri-amici-sulla-proposta-del-poeta-davide-rondoni/

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