L’analisi del vaticanista ed ex vice-direttore dell’Osservatore Romano, Gian Franco Svidercoschi
"La Curia Romana è assolutamente bisognosa di un ridimensionamento". Perché Vatileaks riempe i giornali e l'evangelizzazione arranca? Colpa dell'ondata "clerical". A fare mea culpa per l'"emergenza-Chiesa tra clericalismo e Concilio è uno dei principali "spin doctor" del quarto di secolo wojtyliano, l'ex vicedirettore dell'Osservatore Romano e vaticanista di lungo corso Gian Franco Svidercoschi, in un tagliente saggio destinato a far discutere dentro e fuori i Sacri Palazzi: "Il ritorno dei chierici" (Edb, 141 pagine, 9 euro).
Una fotografia tra tinte fosche ("La Chiesa ha perduto una parte almeno della autorevolezza morale che aveva un tempo") e slanci riformistici ("Serve un governo ecclesiastico che si distingua per il "servizio" e non per logiche di potere"). Svidercoschi vede oggi la Chiesa cattolica attraversata da una linea di confine, quasi da un muro, come se fosse spezzata, divisa in due. Da una parte, una Chiesa che si sente depositaria esclusiva della verità che annuncia, segnata da "un risorgente e pericoloso clericalismo, da un'autorità che degenera spesso in puro potere"; dall'altra, la Chiesa «nata» cinquant'anni fa dal Concilio Vaticano II, "portatrice di tante novità e speranze, ma bloccata nella fase evolutiva dalle paure e dalle resistenze di una parte della gerarchia ecclesiastica". A suo parere dal confronto tra queste due Chiese si deciderà il futuro del cattolicesimo, che "sta vivendo una profonda crisi di fede ma anche di leadership, di uomini, di progetti, di strutture, di linguaggi, di rapporti con la modernità". Almeno finora il Concilio è "un'opera rimasta a metà, una rivoluzione incompiuta".
Intanto restano senza soluzione "questioni sempre più scottanti" come le tante parrocchie ormai senza prete o con i parroci invecchiati, mentre ancora si discute di un maggiore impiego dei diaconi permanenti o di permettere ai laici di tenere l'omelia come già accade in Svizzera. E poi, il ruolo della donna nella Chiesa (incluso il recupero del diaconato femminile), una rivisitazione della morale coniugale, "dando il giusto peso alla corporeità, allo stesso piacere sessuale, in quanto l'amore è un'esperienza fondamentale sul piano sentimentale, psicologico, ma anche spirituale". La Chiesa, sottolinea Svidercoschi,"è chiamata a educare alla felicità, non a terrorizzare le coscienze".
Inoltre, rimangono sul tappeto, la formazione dei candidati al sacerdozio, tenuto conto che "dal nuovo modello di presbiterio dipenderà in larga misura la riforma stessa della Chiesa", la scelta del celibato ecclesiastico, ricordando che nelle comunità di rito orientale esiste anche un clero uxorato e soprattutto il "dramma ricorrente" dei divorziati risposati, per i quali "sarebbe il caso che anche i vescovi potessero dire la loro e ottenere da Roma il permesso di sperimentare una propria strada a livello locale". Del resto, già al Concilio Vaticano II, era stata richiamata la pratica ("seguita nei primi mille anni di unione e poi solo dalle Chiese orientali separate") di non privare il coniuge innocente, ingiustamente abbandonato, del diritto di contrarre nuove nozze.
E ancora, le tematiche legate alla difesa della vita, della famiglia, del matrimonio e, di conseguenza, i tanti interrogativi morali sulla fecondazione artificiale, sulle coppie di fatto, sull'omosessualità, sull'eutanasia. E le nuove prospettive dischiuse dalla ricerca medica, con tutta una serie di sperimentazioni "dai troppi risvolti inquietanti perché la Chiesa le accetti, ma con altre sulle quali, approfondendole, potrebbe rivedere il suo giudizio negativo". È possibile, si chiede l'autore, che, al miliardo e più di battezzati che costituiscono la fitta trama della cattolicità nelle più diverse realtà del mondo, continui ad arrivare l'eco di scandali, conflitti, "Vatileaks" e non un rinnovato e vivificante annuncio del Vangelo?
Gian Franco Svidercoschi, giornalista dal 1959, ha seguito per oltre cinquant'anni le vicende della Chiesa cattolica. È stato testimone privilegiato di numerosi eventi, dall'avvicendamento di sei papi al concilio Vaticano II. Ha lavorato in agenzie di stampa, giornali, radio, tv e come sceneggiatore in due film su papa Wojtyla. È stato vice direttore dell'Osservatore Romano e ha scritto una quindicina di libri, tra i quali Lettera a un amico ebreo e, con l'attuale cardinale di Cracovia e storico braccio destro del Pontefice, Stanisław Dziwisz, "Una vita con Karol". Ha collaborato con Giovanni Paolo II alla stesura di "Dono e Mistero". Ovvio, quindi, che "Il ritorno dei chierici" venga letto con particolare attenzione in Curia dove le tensioni tra opposte cordate e diverse "ere geologiche" delle gerarchie ecclesiastiche stanno ancora cercando una difficile composizione. Mentre l'ex aiutante di camera Paolo Gabriele sta scontando la pena in una cella della Gendarmeria vaticana e al tribunale d'Oltretevere sta per iniziare il processo al tecnico informatico della Segreteria di Stato, Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento nel furto della carte segrete di Benedetto XVI dall'appartamento papale.
GIACOMO GALEAZZICITTA'DEL VATICANO
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