Nelle traduzioni del messale la ricreazione è finita
In coda al secondo tomo del suo “Gesù di Nazaret”, nell’appendice bibliografica, Benedetto XVI ha annotato:
“La stesura di questo capitolo [sull'ultima cena – ndr] era appena conclusa, quando apparve il volumetto elaborato in modo approfondito di Manfred Hauke, ‘Für viele vergossen. Studie sur sinngetreuten Wiedergabe des pro multis in den Wandlunggsworten’, Dominus-Verlag, Augsburg 2008″.
Sia il papa nel suo libro, sia Hauke nel suo saggio propugnavano il ritorno a una traduzione letterale del “pro multis” nelle parole della consacrazione del calice. Quando invece, ad esempio, i vescovi italiani propendevano nella loro quasi totalità per il mantenimento del “per tutti” nella traduzione del messale.
I vescovi italiani misero ai voti questo orientamento nel novembre del 2010. Quindi prima che il papa pubblicasse nel 2011 il secondo tomo di “Gesù di Nazaret”.
Ma il saggio di Hauke era già uscito fin dal 2008 anche in versione italiana, stampato da Cantagalli. E aveva la prefazione dell’allora segretario della congregazione per il culto divino, l’arcivescovo Malcolm Ranjith, oggi cardinale, che raccomandava vivamente il “per molti” sulla base della lettera inviata nel 2006 dalla sua congregazione a tutte le conferenze episcopali.