Melloni: “La successione pilotata? Una bestemmia”
Parla lo studioso della Chiesa autore di un volume sulla storia delle elezioni pontificie
«I papabili italiani? Per me sono quelli i cui nomi non sono ancora stati fatti...». Alberto Melloni, storico della Chiesa e autore di un volume sulla storia delle elezioni pontificie edito dal Mulino, inizia oggi alle ore 13 su RaiTre la prima di sette puntate domenicali intitolate «Lezioni dal conclave».
Come vede la compagine dei 28 elettori italiani del prossimo conclave?
«Sono divisi, come già lo furono nel primo e nel secondo conclave del 1978, e come lo furono nel 2005».
«Sono divisi, come già lo furono nel primo e nel secondo conclave del 1978, e come lo furono nel 2005».
Allora niente Papa italiano?
«Un momento: nella prima elezione del '78 gli italiani erano divisi tra di loro ma uscì Papa uno di loro, Albino Luciani, che pochi si aspettavano. Non è detto che le divisioni comportino per forza la designazione di un Papa straniero. Potrebbe essere uno degli italiani che non compaiono nelle liste dei papabili».
Nomi?
«Lasciamo liberi i cardinali».
Questa volta però, al contrario del 2005, è italiano il cardinale decano del collegio...
«Sì, l'ex Segretario di Stato Angelo Sodano, ultraottantenne, avrà in mano la conduzione delle due settimane precedenti la clausura nella Sistina che sono fondamentali per il crearsi di un consenso. Il fatto di non entrare in conclave e di non essere in corsa per motivi d'età rende il ruolo del cardinale Sodano ancora più forte in questa fase».
Cosa pensa delle parole che Benedetto XVI ha detto ieri mattina a Scola e ai vescovi lombardi?
«Con un clero che è tra i più vasti del mondo e una tradizione di Pontefici, la Lombardia è importante. Bisogna però vedere che effetto avranno sul collegio cardinalizio queste espressioni: una delle cose che è vietata al Papa è infatti quella di scegliersi il successore. Personalmente considero quasi una bestemmia anche soltanto pensare che Ratzinger si sia dimesso in questo momento per pilotare in qualche modo l'elezione del nuovo Papa. Le parole da lui pronunciate in questi giorni potrebbero avere un effetto diverso da quello che ci si immagina».
Si parla con insistenza della prospettiva di anticipare il conclave invece di attendere le due settimane, tempo minimo previsto dalle norme. Che ne pensa?
«Se a cambiare le norme è il Papa regnante nessun problema. Considero invece pericolosissimo variarle durante la sede vacante. Mai come in questo caso, la prima volta di un Papa dimissionario dopo sei secoli, c'è bisogno di trattare le norme con sacralità».
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
Il Papa, Scola e la corsa dei 28 italiani
Ieri l'ultimo segno della stima di Ratzinger per l'arcivescovo di Milano. Ma l'esito del conclave resta apertissimo
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
Benedetto XVI riceve per l'ultima volta la visita di un gruppo di vescovi italiani, stringe le mani al cardinale al «papabile» Angelo Scola, dice che la Lombardia «deve essere il cuore credente dell'Europa». E aggiunge: «Questa responsabilità significa che dovete diventare una luce per tutti». Sono parole impegnative quelle che pronuncia il Pontefice incontrando l'arcivescovo di Milano e altri dodici vescovi lombardi, tra i quali anche il cardinale Dionigi Tettamanzi, in veste di amministratore apostolico di Vigevano. È lo stesso Scola, intervistato da Radio Vaticana, a raccontare dell'udienza, durata oltre un'ora, con «un tasso di commozione abbastanza marcato tra noi» e con il Papa «che tra tutti era il più sereno».
«A un certo momento, pensando alla Lombardia e alla sua centralità - racconta l'arcivescovo di Milano - il Papa ha detto che la Lombardia deve essere il cuore credente dell’Europa». «Noi abbiamo ricordato alla fine - aggiunge il cardinale - che sentiamo la responsabilità di essere stati gli ultimi ricevuti nella visita ad Limina, e lui ci ha detto: “Questa responsabilità significa che dovete diventare una luce per tutti”. Speriamo di essere capaci».
Ratzinger e l'arcivescovo di Milano si conoscono da oltre quarant'anni. Il Papa, dopo essersi recato in visita a Venezia, dove Scola era patriarca, con una decisione inedita ha voluto trasferirlo nella diocesi ambrosiana, la più grande d'Europa e tra le più importanti del mondo. Nell'ultimo anno la collaborazione si è ulteriormente intensificata.
Scola, 71 anni, è il «papabile» italiano più in vista è più conosciuto a livello internazionale. I cardinali elettori del Belpaese, al prossimo conclave, saranno in totale 28. Di questi, ben 19 sono curiali (13 tutt'oggi in carica, 6 emeriti). I rimanenti 9 sono arcivescovi residenziali: 7 alla guida di diocesi, due emeriti (tra questi Severino Poletto, già arcivescovo di Torino, e lo stesso Tettamanzi). La presenza italiana sotto il pontificato di Benedetto XVI è sensibilmente aumentata, dato che all'ultimo conclave i porporati originari del nostro Paese erano 20, contro gli attuali 28. Molto significativa, come ha fatto notare il quotidiano «Avvenire», è anche la proporzione tra curiali e residenziali. Nel 2005 su 20 italiani votanti solo 9 erano curiali. Oggi su 28 sono ben 19.
La pattuglia italiana avrà dunque un peso importante nell'elezione. Ma come già accaduto negli ultimi conclavi, questi porporati non rappresentano un «partito» o una «cordata»: ci sono quelli più vicini al Segretario di Stato Tarcisio Bertone, ci sono curiali di varie provenienze e orientamento, ci sono residenziali con formazioni e curricula diversissimi.
Tra loro, cinque sono considerati «papabili», anche l'elenco non esclude gli altri. Oltre a Scola, ci sono l'arcivescovo di Genova Bagnasco e il «ministro della cultura» Gianfranco Ravasi, segnalato come «papabile» già al momento della sua chiamata in Curia dal vaticanista americano John Allen. Ai loro nomi si potrebbero aggiungere quello dell'arciprete di San Pietro, Angelo Comastri e quello dell'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori.
«Romano lo volemo, o almanco italiano», gridava la folla nella Città Eterna, nell'aprile 1378, chiedendo a gran voce che il conclave mettesse fine alla serie dei Papi francesi. Dopo i pontificati del polacco Wojtyla e del tedesco Ratzinger, la cattedra del vescovo di Roma tornerà all'Italia? Difficile dirlo. Diversi porporati stranieri considerano la vicenda vatileaks uno scandalo molto italiano. E proprio per questo potrebbero continuare a scegliere altrove.
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