Un ritorno alle origini. Senza strappi né salti in avanti.
Tanto che questa volta in Vaticano non si sono registrati particolari malumori.
Si tratta dell’ ultima richiesta avanzata da una delle
Chiese ritenute fra le più anti-romane d’ Europa, quella tedesca. Anche oltre
il Tevere, insomma, sembrano aver compreso che Robert Zollitsch, vescovo di
Friburgo e presidente dei vescovi di Germania, vuole sì portare la Chiesa su nuove strade, ma
senza rompere con la dottrina.
I vescovi tedeschi vogliono «un diaconato
specifico per le donne», titolavano pochi giorni fa i quotidiani del Paese, in
scia appunto a una richiesta formalizzata dallo stesso Zollitsch. Dove nella
parola «specifico» viene espressa la volontà di concedere il diaconato alle
donne senza necessariamente prevedere l’ imposizione delle mani. E, dunque,
senza equiparare questo nuovo diaconato alla “classica” ordinazione diaconale
alla quale sono ammessi solo gli uomini.
Disse non a caso già tre mesi fa il cardinale Walter Kasper
– grande innovatore ed “elettore” di Papa Francesco nell’ ultimo conclave –
durante l’ assemblea generale di primavera dei vescovi riunita a Treviri:
occorre riflettere «su una specifica funzione diaconale femminile, una specie
di “diaconessa di comunità” come era nelle comunità primitive».
La richiesta è chiara: una qualifica nuova e «specifica»,
che però ha il sapore dell’ antico. Era in epoca apostolica che diverse forme
di assistenza diaconale agli apostoli e alle comunità erano esercitate da
donne. Non a caso, San Paolo raccomandò alla comunità di Roma «Febe, nostra
sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre».
Ma anche più avanti, a partire dal III secolo, in alcune
regioni è attestato un ministero ecclesiale specifico attribuito alle
«diaconesse». In Siria orientale e a Costantinopoli, il vescovo era capo di una
comunità che egli dirigeva soprattutto con l’ aiuto di diaconi e diaconesse.
È qui che vogliono arrivarei vescovi tedeschi. È a questo
livello che il presidente di un episcopato fra i più autorevoli e indipendenti
al mondo intende portare la
Chiesa. Dice non a caso il portavoce dell’ episcopato Robert
Eberle: Zollitsch siè espressoa favore di «nuovi servizi e incarichi
ecclesiali, che siano aperti anche alle donne, come ad esempio un diaconato
specifico per le donne». Ma egli vuole fare ciò «sulla base della dottrina
della Chiesa cattolica».
Certo, qualche malumore nei settori più tradizionalisti l’
annuncio di Zollitsch l’ ha provocato. Il vescovo di Ratisbona Rudolf
Voderholzer, ad esempio, ha reagito dicendo sul sito internet della sua diocesi
che «non c’ è nessuna possibilità per l’ ordinazione di donne a diaconesse». Ma
proprio qui sta il punto, spiega Eberle. Ciò che Zollitsch dice di volere è un
diaconato «specifico», che sorpassa lo scoglio dell’ ordinazione. Un concetto
sostenuto anche da diversi fedeli in Germania che hanno celebrato il “giorno
della diaconessa”.
La vicepresidente del Comitato centrale dei laici cattolici
tedeschi Claudia Lucking-Michel, infatti, ha fatto riferimentoa Papa Francesco
per sostenere l’ idea della necessità di diaconesse nella Chiesa cattolica.
Dice che il Papa ha esortato i cattolici già nelle prime dichiarazioni ad
accogliere «con amore e tenerezza l’ intera umanità, specialmente i più poveri,
i più deboli, i più piccoli». A suo avviso, Francesco vuole una Chiesa
orientata più fortemente «in senso diaconico e caritativo». L’ ammissione di
donne al diaconato «rafforzerà questa funzione e quindi anche la Chiesa ».
Ieri a Santa Maria Maggiore, a Roma, il Papa ha chiesto che
tutti, a iniziare dagli adolescenti, non siano «eterni adolescenti» ma si
mettano in gioco «con responsabilità. «Quanto è difficile nel nostro tempo
prendere decisioni definitive, ci seduce il provvisorio, come se desiderassimo
rimanere adolescenti per tutta la vita».
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