Da quasi sessant’anni dura una vigorosa polemica storiografica sull’atteggiamento assunto dal papa Pio XII
durante la seconda guerra mondiale. Vi sono state infatti delle
polemiche, più giornalistiche che storiografiche a dir la verità, sul
pontefice accusato d’essere stato insensibile di fronte
alla tragedia del popolo ebraico o persino di essere stato un alleato
del nazismo. Oggi però il giudizio degli storici è molto più equilibrato
anche per le acquisizioni documentali raccolte (documenti diplomatici,
testimonianza delle persone salvate..) e attualmente la bilancia pende
nettamente a favore dei “difensori” di Pacelli.
Ne è prova per esempio un convegno organizzato negli scorsi giorni a Roma dallo storico Matteo Luigi Napolitano,
professore all’università “Gugliemo Marconi” a cui hanno partecipato
diversi studiosi provenienti da tutto il mondo dal titolo “Pio XII e la seconda guerra mondiale: eventi, ipotesi, novità dagli archivi”. In essi si sono analizzati argomenti interessanti anche se non sufficientemente esplorati che mostrano l’ostilità reciproca tra Chiesa e nazismo: il “blocco” di Radio Vaticana da parte dei nazisti, l’ipotesi di un tentativo di accordo tra Vaticano e Unione Sovietica, le direttive ecclesiastiche per salvare gli ebrei o gli studi di Richard Breitam
sull’OSS (la vecchia CIA) che mostrano come le vedute tra la Santa Sede
e gli Alleati fossero dissimili nonostante entrambi considerassero il
nazismo un nemico (mentre gli Alleati erano intenzionati primariamente a
vincere la guerra, il Vaticano era più preoccupato a salvare vite
nell’immediato).
Nel convegno si è
discusso di un argomento spesso utilizzato dai detrattori di Pio XII:
questi, pur non negando che la Chiesa si sia adoperata in un grande
sforzo per salvare gli ebrei, affermano però che tale opera di carità
sia stata effettuata dal basso clero all’insaputa o addirittura a dispetto dei vertici vaticani. Una tesi assurda come ha sottolineato lo storico Andrea Riccardi, (autore tra l’altro del libro “L’invero più lungo: 1943-44. Pio XII, gli ebrei e i nazisti a Roma)”: «Basterebbe
l’attivismo in questo senso di una figura di rilievo all’interno del
Vaticano come quella del sostituto alla Segreteria Giovanni Battista Montini a far crollare questa strampalata ipotesi» ha commentato. Secondo Riccardi l’opera di salvataggio fu infatti «un incrocio tra il movimento volontario e molecolare del clero, delle suore, delle religiose, delle famiglie, delle parrocchie, e la direttiva del Vaticano, che coordina, sostiene alimentarmente, stimola e protegge».
Del resto, vi furono molti prelati che dichiararono nel dopoguerra di aver aiutato gli ebrei sotto le indicazioni
di Pio XII, ma alcuni studiosi rifiutano il valore di queste
testimonianze reclamando una prova scritta dell’ordine del papa di
sostenere gli ebrei. Tuttavia come ha fatto giustamente notare la storica ebrea Anna Foa questo atteggiamento «è
speculare a quello dei negazionisti della Shoah che continuano a
chiedere di tirare fuori l’ordine scritto di Hitler con il quale si
ordina lo sterminio degli ebre»”.
A testimonianza di una rete di soccorso con un centro propulsivo in Vaticano lo storico Pierluigi Guiducci ha ricordato inoltre la figura Karel Weirich, dipendente vaticano di nazionalità ceca, che operò in difesa degli ebrei di Praga «in stretto contatto con la Segreteria di Stato, le organizzazioni di solidarietà ebraiche, la Croce rossa e le ambasciate», Mentre Johan Ickx ha invitato a far piazza pulita di una «piccola
leggenda nera all’interno della grande leggenda nera: i cattolici
tedeschi presenti a Roma durante l’occupazione tedesca – ha detto – erano
ostili al nazismo e operarono attivamente, conformemente alla direttive
del Vaticano, per salvare gli ebrei dalla deportazione e dalla morte». Il convegno si è concluso con le parole del professor Matteo Luigi Napolitano che ha dichiarato; «La “leggenda nera” possiamo considerarla ormai demolita:
papa Pio XII non è il papa antisemita, non è il papa filonazista, non è
il papa di Hitler. Gli archivi consento di cancellare questa leggenda e
di porre le tematiche da un punto di vista nuovo».
Da parte degli studiosi vi è però stato l’auspicio che vengano interamente aperti gli archivi vaticani
per il periodo riguardante la seconda guerra mondiale (apertura
prevista per il prossimo anno) così da poter riuscire a ricoprire quei
“buchi” rimasti ancora aperti nella storiografia come gli interventi
della Santa Sede durante la razzia del ghetto di Roma nel 1943 e per
riuscire a sfatare definitivamente l’immagine di un papa indifferente di
fronte alle deportazioni ebraiche. Secondo alcuni studiosi intervenuti
al convegno la colpa di questa “leggenda nera” è da attribuirsi in buona
parte al dramma di Rolf Hochhut, “Il Vicario”,
nella cui diffusione ebbero un ruolo non secondario anche i servizi
segreti della Germania dell’Est intenti a screditare il pontefice per le
sue posizioni anticomuniste. Storiograficamente si può però affermare
che i difensori di Pio XII hanno confutato i principali argomenti che dipingevano il papa come un alleato del nazismo.
Per esempio, molti utilizzano come prova della complicità del Vaticano con il regime il concordato effettuato nel 1933. Tuttavia, come è già stato spiegato in precedenti articoli, il trattato venne ratificato proprio per difendersi dai nazisti e ciò è stato ribadito recentemente anche dallo storico Sergio Romano: «Pacelli,
in particolare, sapeva quale fosse la reale natura del movimento creato
da Hitler, ma dovette pensare che un Trattato internazionale avrebbe
permesso alla Santa Sede di meglio tutelare i suoi fedeli
e garantire all’episcopato tedesco attività e iniziative che non
potevano essere vietate da un giorno all’altro. Non tutti gli storici
sono d’accordo sull’utilità del concordato, ma credo che Hitler, in
mancanza di uno strumento giuridico a cui la Chiesa avrebbe potuto
appellarsi, avrebbe dato più libero sfogo ai suoi furori anticristiani».
Un altro cavallo di battaglia è l’accusa di aver taciuto di fronte alle atrocità. La cosa paradossale è che la stessa critica venne formulata all’epoca anche dai nazifascisti. Le forze dell’Asse, come gli Alleati, fecero infatti pressioni
al pontefice per spingerlo ad effettuare una pubblica condanna dei
crimini dei propri avversari così da poterla utilizzare come arma di
propaganda. Pio XII però si mantenne neutrale,
pronunciando condanne generali, evitando invece attacchi a specifici
atti e questo atteggiamento irritò non poco i fascisti. Esemplari a tal
proposito sono le invettive del gerarca Roberto Farinacci sul suo giornale: il 22 giugno 1944 criticò il papa per non aver pronunciato «una parola da quell’alta cattedra per deplorare questo banditismo criminale e barbaro» riferendosi ai bombardamenti indiscriminati angloamericani; in un’altra occasione accusò il papa di non aver fatto nulla per difendere le chiese polacche perseguitate dai russi aggiungendo «i nostri nemici sono un triumvirato: Stalin, De Gaulle, Pio XII» (29 dicembre 1944); un’altra volta attaccò il papa per essersi fatto difensore degli ebrei: «Per
alcuni anni papa Pio XII ha sposato pienamente la causa ebraica, fino a
offendere la sensibilità del suo gregge (…) Non avremmo mai pensato che
il nostro pastore, il Vicario di Cristo, il capo della nostra Chiesa,
un giorno potesse essere considerato il difensore più influente del
popolo ebraico» (17 gennaio 1945) e ancora il 16 febbraio 1945 criticò il “silenzio” della Radio Vaticana sui misfatti accaduti in Polonia: «Chi
non ricorda le proteste, le invettive, le frottole di Radio Vaticana
nell’interesse dei cattolici in Polonia? (…) Ma ora un governo russo è a
Varsavia, e l’accordo di Yalta ha liquidato il governo polacco a
Londra. Siamo certi che Radio Vaticana non dirà una parola» (citazioni tratte da O. Chadwick, Gran Bretagna e Vaticano durante la seconda guerra mondiale, Milano 2007 p. 462).
Vi
sono stati nella storia non pochi papi che sono spesso venuti meno ai
dettami evangelici commettendo azioni tutt’altro che limpide o
benefiche, ma la complicità col nazismo non è tra queste e i cattolici
devono andare fieri dell’opera svolta da Pio XII durante i difficili anni della seconda guerra mondiale.
http://www.uccronline.it/2014/10/13/lannuncio-degli-storici-la-leggenda-nera-su-pio-xii-e-demolita/
“Scrutate
le foglie di fico d’Adamo ed Eva e perlustrati gli angoli del loro
giardino, addentriamoci nella selva moderna con una prima tragedia: i
1.022 ebrei deportati da Roma il 16 Ottobre 1943. Tra le righe dei vari
autori che si sono cimentati in queste pagine di “storia”, rinverremo un
fiorire di frasi a effetto:
[...] Pio XII non è comparso bianco e ieratico alla Stazione di Trastevere per mettersi davanti al convoglio fermo sul binario e impedirne la partenza, così come era apparso tra la folla il giorno del bombardamento di San Lorenzo.
Il
quartiere popolare San Lorenzo di Roma fu colpito da cinquecento
tonnellate di bombe sganciate dagli alleati americani. Le vittime
furono oltre duemila, perlopiù donne e bambini. Non è in disputa il
fatto che i bombardamenti degli alleati siano serviti per liberare
l’Italia dalle truppe tedesche, anche se il prezzo, oltre a quello
primario in vite umane, fu elevato anche sotto l’aspetto secondario.
Montecassino, l’abbazia più bella del mondo, fu ridotta a un cumulo di
macerie, sotto le quali finirono capolavori datati dal VII Secolo a
seguire. Poco resta delle ricchezze d’arte del centro storico di
Milano, finito raso al suolo quasi per intero. Numerosi furono i centri
storici semidistrutti o mutilati nel loro patrimonio artistico: nella
Città di Livorno, bombardata a tappeto, finirono in macerie l’antica
cattedrale e la sinagoga sefardita. Eppure tutto questo fu inevitabile e
a chi giunse in soccorso va la riconoscenza del Popolo italiano, in
particolare all’alto numero di soldati americani e britannici caduti nel
suol patrio d’Italia per sconfiggere il nazi-fascismo.
Intanto
che il Santo Padre taceva, anziché correre a fare l’utopista sui
binari ferroviari, alcune migliaia d’ebrei trovano rifugio in istituti
religiosi romani. Ma soprattutto dentro i Palazzi dei vari Dicasteri
della Santa Sede.77I Dicasteri Apostolici ubicati in palazzi
eretti nelle varie zone del Centro di Roma hanno una precisa
caratteristica: sono protetti da immunità diplomatica. Quegli stabili
dislocati per Roma al di fuori delle mura vaticane sono i palazzi
ministeriali della Santa Sede e come tali riconosciuti inviolabili
dalle convenzioni internazionali. Pio XII nascose gli ebrei nella
giurisdizione del suo territorio nazionale, a partire dal Palazzo del
Vicariato Apostolico di San Giovanni in Laterano, Cattedra del Romano
Pontefice in sua qualità di Vescovo di Roma. Gli ebrei furono nascosti
nella residenza privata del Santo Padre a Castel Gandolfo, nell’area dei
Castelli romani, luogo in cui i pontefici si recano per le vacanze
estive e anch’esso protetto da regime d’immunità diplomatica. I tedeschi
rastrellarono Roma per cercare gli ebrei capitolini, all’epoca circa
ottomila. Quando il 16 Ottobre iniziò il rastrellamento dei nazisti,
settemila ebrei della comunità romana non furono trovati. La
deportazione di mille persone fu parecchio traumatica per gli ebrei
dell’ Urbe, sicuri che nessuno avrebbe osato toccarli a Roma, la Città
del Papa, la Città Aperta sulla quale vegliava il Gran Padre.
I
gruppi antifascisti romani, le poche autorità istituzionali rimaste a
Roma, oltre al Sommo Pontefice che governava sul minuscolo Stato
Vaticano, privo d’armi e di protezione militare, “accettando” con
“indifferenza” la deportazione di mille ebrei romani agirono tutti
quanti non agendo. Potrebbe essere stato proprio quello, l’unico modo
attuabile per salvare altre migliaia di vite
dall’identico destino? Le Catacombe sull’antica Via Appia, affidate
dalla Santa Sede alle cure dei Padri Salesiani, beneficiano anch’esse
del regime d’extraterritorialità; al loro interno furono nascosti alcune
centinaia d’ebrei. I tedeschi sapevano che gli ebrei erano protetti dal
Vaticano, ed erano informati che in diverse migliaia si trovavano
nascosti nelle strutture cattoliche. Gli ebrei trovarono asilo anche
dentro il territorio dello Stato del Vaticano, dove tra i diversi
rifugiati ebbero protezione il Gran Rabbino di Roma e vari notabili
della comunità ebraica capitolina. Era dunque il caso di aizzare i
nazisti con quelle denunce e con quelle corse sui binari di cui oggi
molti lamentano l’assenza con demagogica disonestà storica?
Appena
i nazisti occuparono Roma, chiesero alla comunità ebraica un riscatto
di cinquanta chili d’oro, in cambio del quale nessuno avrebbe fatto
alcun male agli ebrei. Il 26 Settembre 1943 Gennaro Cappa, capo per i
servizi della razza della questura romana, informò Dante Almansi e Ugo
Foà, dirigenti della comunità ebraica romana ed entrambi già funzionari
di spicco del regime fascista sino al 1938, che nel pomeriggio si
potevano recare presso Villa Volkonsky, dove li aspettava il tenente
colonnello tedesco Herbert von Kappler. L’ufficiale li informò che se
entro trentasei ore versavano quanto richiesto, nessuno avrebbe fatto
loro alcun male, in caso contrario sarebbero stati deportati duecento
ebrei.78 Il Gran Rabbino di Roma si recò in Vaticano dove
ottenne l’aiuto della Santa Sede, che si offrì d’aggiungere la quantità
mancante qualora gli ebrei non fossero riusciti a mettere insieme l’oro
richiesto in così breve tempo. I chili mancanti offerti dal Vaticano
furono quindici. La Santa Sede conferma il fatto aggiungendo che vi fu
l’interessamento diretto di Pio XII:
[...]
Gli ebrei riuscirono a raccogliere con fatica solo trentacinque chili.
Il Rabbino Capo si reca in Vaticano e parla con un impiegato laico, di
nome Nogara. Ovviamente costui non poteva disporre di tal somma e si
mette in contatto con il Papa. Pio XII si offre subito di versare quella
cifra. Risulta poi che attraverso i contributi di personalità
cattoliche i cinquanta chili vennero raggiunti senza dover ricorrere
alla buona volontà del Vaticano, che pure fu disposto da subito a
contribuire [...].
L’oro
fu consegnato in tempo ai tedeschi in Via Tasso; ci fu perfino
un’eccedenza trattenuta dai capi della comunità ebraica, donata nel
dopoguerra allo Stato d’Israele.80 Ma anche l’affare
dell’oro di Roma diverrà in seguito oggetto di polemiche e smentite.
Anzitutto andrebbe stabilito cosa pensare del Gran Rabbino di Roma, che
sin dal 29 Ottobre 1943 riferisce della raccolta, confermando d’essersi
recato di persona in Vaticano81 dove ricevette subito la disponibilità della Santa Sede.
[…]
... ricevuto il pagamento dei cinquanta chili d’oro richiesti agli ebrei romani, i nazisti non mantennero fede alla parola. Il mondo
politico tacque, ma non tacque il Vaticano. Appena il 16 Ottobre fu
informato della cattura degli ebrei, Pio XII telefona al Segretario di
Stato, Cardinale Luigi Maglione, che convocò l’Ambasciatore di Germania
Ernst von Weizsàcker, chiedendogli se il Governo del Reich era uso
mantenere fede a quel modo alla parola data. Come sarebbe stato
possibile agire davanti alla forza tedesca, se non reclamando il
rilascio dei catturati? Il pontefice dette incarico anche a Padre
Pancrazio Streiffer di recarsi dal comandante tedesco, Generale Rainer
Stahel, per invitarlo a fermare l’operazione. Per tutta risposta ottenne
solo un breve ritardo nella partenza del convoglio ferroviario.83
Altri non chiesero nulla, né si mossero per mettere in salvo gli ebrei.
Questi fatti dovrebbero guidare a serie riflessioni quando un
diplomatico di rango scrive in una sua recensione storica:
[...]
in quei momenti terribili il Papa trovava il tempo di dedicarsi agli
studi biblici e ammetteva la possibilità che anche il testo ebraico
potesse essere modificato […] forse c’era anche l’idea che gli ebrei in
Europa stavano scomparendo e quindi una modifica dei testi sacri in
ebraico avrebbe provocato meno proteste [...] mentre si avvicina la
razzia contro gli ebrei, la Santa Sede moltiplica i passi ma in una sola
direzione: salvare Roma [...].
È
singolare che le responsabilità di quei giorni siano oggi riversate
tutte su Pio XII, che al contrario di chi tacque “nulla potendo” ordinò
al clero dell’ Urbe di aprire le porte agli ebrei perseguitati. In quei
giorni le nunziature apostoliche della Santa Sede in Europa si attivano
in soccorso degli ebrei perseguitati. Chi dette simili ordini ai
diplomatici del Vaticano preposti a rappresentare il Sovrano Pontefice
presso i vari governi europei?
Il diplomatico seguita a narrare:
[...]
io stesso sono stato salvato al Collegio San Leone Magno dei Fratelli
Maristi di cui era preside allora Don Alessandro Di Pietro che ospitò
una ventina di ragazzi ebrei e una decina di adulti antifascisti. Egli è
stato onorato il 30 Gennaio 2002 dal Yad Vashem di Gerusalemme, del
titolo di Giusto [...] è difficile capire se queste fossero iniziative
personali e locali indipendenti dalle istruzioni papali o se Pio XII
avesse inviato degli ordini o anche solo delle raccomandazioni che
vennero attuate dal clero [...].
Instillare
i dubbi spesso è più scorretto che negare l’evidenza. E così difficile
comprendere se queste siano state iniziative personali e locali
indipendenti dalle istruzioni papali? Proprio non si capisce chi dette
ordine d’aprire le porte dello Stato del Vaticano, oltre a quelle di
San Giovanni in Laterano, dell’Abbazia di San Paolo fuori le mura, dei
Dicasteri della Santa Sede, delle Catacombe, della residenza privata del
papa a Castel Gandolfo, per citare solo gli stabili coperti da immunità
diplomatica? La deportazione degli ebrei romani è un fatto straziante,
se tale non era si poteva fugare ogni dubbio a Sua Eccellenza
l’Ambasciatore narrando che a dare ordini in tal senso fu il sacrestano
della Basilica annessa al Palazzo Apostolico del Laterano, che in
complotto col giardiniere di Castel Gandolfo a sua volta istigato dal
becchino delle Catacombe, nascose gli ebrei anche nella dimora estiva
del pontefice. Il tutto fu reso possibile dal fatto che Pio XII era
distratto, poiché preso a studiare la Bibbia nel vivo desiderio di
riformarla, tanto “gli ebrei in Europa stavano scomparendo” e da lì a
poco si sarebbero estinti. Nel frattempo, chi da bimbo fu salvato,
anziché da gratitudine rimane assillato da dubbi irrisolti: “... è
diffìcile capire se queste furono iniziative personali e locali
indipendenti dalle istruzioni papali”. La recensione storica termina con
queste parole:
[...]
Se Pio XII fosse stato il sovrano di uno Stato qualsiasi si potrebbe
giustificare il suo atteggiamento con la strenua difesa degli interessi
politici del suo Stato. Ma egli pretendeva di essere il capo di una
entità morale è sotto questo aspetto il suo operato lascia molto a
desiderare. Il problema della moralità si pose ancora prima della fine
della Seconda Guerra mondiale e Pio XII volle ricostruire i rapporti fra
Chiesa e Nazismo già il Giugno 1945 nel suo discorso al Collegio
cardinalizio. Egli ribadì la moralità della sua azione durante la guerra
che stava per finire e creò allora il mito della Chiesa “vittima” del
Nazismo, insistendo sulla “dolorosa passione della Chiesa sotto il
Nazionalsocialismo”. Anche il Papa attuale, Giovanni Paolo II, ha
ripreso il tema della Chiesa vittima del Nazismo […]
Per
quanto riguarda il concetto di “entità morale” è necessario ricordare
che gli Stati civili si fondano tutti su principi etici e morali, almeno
dalla fine del Settecento e dalla promulgazione della Carta dei Diritti
dell’Uomo. Fatto salvo che i principi d’uguaglianza, libertà e
fraternità, il rispetto della vita e della dignità di qualsiasi uomo e
d’ogni popolo di questa terra vadano intesi solo come affari da
letteratura poetica, piuttosto che come modelli etici dell’Illuminismo
moderno, dai quali sorsero in cultura e diritto tutti i paesi civili
del mondo. Certi stili di pensiero potrebbero richiamare alla memoria
quei cinici pensatori pronti a ponderare che la politica può essere
fatta senza rispetto etico e morale dei diritti umani solo quando
riguarda i supremi interessi del proprio Stato, pagati sulla pelle
della popolazione civile palestinese stipata da mezzo secolo dentro i
Campi profughi. Al mondo, vi sono stati paesi non eletti e non
privilegiati, che per molto meno si sono fatti anche tre o quattro
decenni di embargo.
Alcuni dei
giovani ebrei che trovarono rifugio dentro le mura del Vaticano furono
vestiti da Guardie Svizzere Papali. A svariati ebrei del Nord-Est
Europa fuggiti in Italia per salvarsi dalle mattanze in corso nei loro
paesi, il Governatorato della Città del Vaticano rilasciò regolari
documenti della Santa Sede facendoli figurare gendarmi della Guardia
Pontificia.87 Può essere che l’unico a non saperne nulla
fosse solo Pio XII? Lamentare che il Santo Padre non corse alla
Stazione ferroviaria a fermare il treno carico d’ebrei, vuol dire dunque
fare del populismo ciarliero, semmai omettendo la lunga lista di
potenti che su quei binari non corsero. Forse perché facevano parte di
Stati che non erano Enti Morali? O forse perché questi Stati, all’epoca
silenti, oggi sono tanto utili alla politica del moderno Stato
d’Israele, oltre che prodi difensori dell’ideologia sionista? Dovere
e decoro dovrebbero indurre a fare il resoconto completo di tutti i
Capi di Stato che sapevano più di quanto non sapesse Pio XII che, pur
tacendo per non aggravare la tragedia in corso, nascose gli ebrei anche
in casa propria; cosa che nessun altro Capo di Stato fece.”
[Ariel Levi di Gualdo – Erbe amare]
http://infinito-quotidiano.blogspot.com/2014/10/scrutate-lefoglie-di-fico-dadamo-ed-eva.html
Avrei voluto fare un cappello introduttivo meno indegno possibile del discorso che oggi vi propongo, ma preferisco stringere al minimo le informazioni e lasciarvi alla meditazione delle fortissime e attualissime parole del Venerabile Pio XII. Il Santo Padre pronunziò questo discorso domenica 20 febbraio 1949 in occasione della condanna all'ergastolo che un tribunale iniquo aveva inflitto al Card. Josef Mindszenty, primate di Ungheria.
A chi fosse interessato di approfondire la figura di quest'altro grande Pastore cattolico consiglio quest'ottimo articolo [qui]. Allora il nemico della Chiesa visibile era un'ideologia, il comunismo. Oggi il comunismo si è praticamente quasi estinto, ma le ideologie materialiste continuano ad avversare la Chiesa: se ieri erano comunismi e socialismi, oggi ci sono gli omosessualismi, i libertinismi...e gli islamismi. Sono stato tentato di mettere qualche commento di rimando alla situazione presente e a "certe" politiche o a certe parole di "certi" pastori, ma mi sono limitato ad evidenziare qualche passo particolarmente significativo, perché preferisco lasciare a ciascuno trarre le proprie conclusioni, così come lascio quei sedicenti pastori di cui sopra al giudizio del Signore.
http://infinito-quotidiano.blogspot.com/2014/10/scrutate-lefoglie-di-fico-dadamo-ed-eva.html
Il parlar cattolico
Avrei voluto fare un cappello introduttivo meno indegno possibile del discorso che oggi vi propongo, ma preferisco stringere al minimo le informazioni e lasciarvi alla meditazione delle fortissime e attualissime parole del Venerabile Pio XII. Il Santo Padre pronunziò questo discorso domenica 20 febbraio 1949 in occasione della condanna all'ergastolo che un tribunale iniquo aveva inflitto al Card. Josef Mindszenty, primate di Ungheria.
A chi fosse interessato di approfondire la figura di quest'altro grande Pastore cattolico consiglio quest'ottimo articolo [qui]. Allora il nemico della Chiesa visibile era un'ideologia, il comunismo. Oggi il comunismo si è praticamente quasi estinto, ma le ideologie materialiste continuano ad avversare la Chiesa: se ieri erano comunismi e socialismi, oggi ci sono gli omosessualismi, i libertinismi...e gli islamismi. Sono stato tentato di mettere qualche commento di rimando alla situazione presente e a "certe" politiche o a certe parole di "certi" pastori, ma mi sono limitato ad evidenziare qualche passo particolarmente significativo, perché preferisco lasciare a ciascuno trarre le proprie conclusioni, così come lascio quei sedicenti pastori di cui sopra al giudizio del Signore.
DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI FEDELI*
Domenica, 20 febbraio 1949
Romani ! Diletti figli e figlie !
Ancora una volta, in un'ora grave e dolorosa, il popolo fedele della città eterna è accorso verso il suo Vescovo e Padre.
Ancora una volta questo superbo colonnato sembra poter a stento stringere con le sue braccia gigantesche le folle che, come onde mosse da una forza irresistibile, sono affluite fin sulla soglia della Basilica Vaticana, per assistere alla Messa di espiazione nel punto centrale di tutto il mondo cattolico ed effondere i sentimenti di cui le loro anime traboccano.
La condanna inflitta, fra la unanime riprovazione del mondo civile, sulle rive del Danubio, ad un eminente Cardinale di Santa Romana Chiesa, ha suscitato sulle rive del Tevere un grido d'indignazione degno dell'Urbe.
Ma il fatto che un regime avverso alla religione ha colpito questa volta un Principe della Chiesa, venerato dalla stragrande maggioranza del suo popolo, non è un caso isolato; esso è uno degli anelli della lunga catena di persecuzioni che alcuni Stati dittatoriali muovono contro la dottrina e la vita cristiana.
Una nota caratteristica comune ai persecutori di tutti i tempi è che, non contenti di abbattere fisicamente le loro vittime, vogliono anche renderle spregevoli e odiose alla patria ed alla società.
Chi non ricorda i Protomartiri romani, di cui parla Tacito (Annal. 15, 44), immolati sotto Nerone e rappresentati come incendiari, abominevoli malfattori, nemici del genere umano?
I moderni persecutori si mostrano docili discepoli di quella scuola ingloriosa.
Essi copiano, per così dire, i loro maestri e modelli, se pure non li sorpassano in crudezza, abili come sono nell'arte di adoperare i progressi più recenti della scienza e della tecnica allo scopo di una dominazione e di un asservimento del popolo, quale non sarebbe stato concepibile nei tempi passati.
Romani ! La Chiesa di Cristo segue il cammino tracciatole dal divin Redentore. Essa si sente eterna; sa che non potrà perire, che le più violente tempeste non varranno a sommergerla. Essa non mendica favori; le minacce e la disgrazia delle potestà terrene non la intimoriscono. Essa non s'immischia in questioni meramente politiche od economiche, nè si cura di disputare sulla utilità o il danno dell'una o dell'altra forma di governo. Sempre bramosa, per quanto da lei dipende, di aver pace con tutti (cfr. Rom. 12, 18), essa dà a Cesare ciò che gli compete secondo il diritto, ma non può tradire nè abbandonare ciò che è di Dio.
Ora è ben noto quel che lo Stato totalitario e antireligioso esige ed attende da lei come prezzo della sua tolleranza o del suo problematico riconoscimento. Esso, cioè, vorrebbe
una Chiesa che tace, quando dovrebbe parlare;
una Chiesa che indebolisce la legge di Dio, adattandola al gusto dei voleri umani, quando dovrebbe altamente proclamarla e difenderla;
una Chiesa che si distacca dal fondamento inconcusso sul quale Cristo l'ha edificata, per adagiarsi comodamente sulla mobile sabbia delle opinioni del giorno o per abbandonarsi alla corrente che passa;
una Chiesa che non resiste alla oppressione delle coscienze e non tutela i legittimi diritti e le giuste libertà del popolo;
una Chiesa che con indecorosa servilità rimane chiusa fra le quattro mura del tempio, dimentica del divino mandato ricevuto da Cristo: Andate sui crocicchi delle strade (Matth. 22, 9); istruite tutte le genti (Matth. 28, 19).
Diletti figli e figlie! Eredi spirituali di una innumerevole legione di confessori e di martiri!
È questa la Chiesa che voi venerate ed amate? Riconoscereste voi in una tale Chiesa i lineamenti del volto della vostra Madre? Potete voi immaginarvi un Successore del primo Pietro, che si pieghi a simili esigenze?
Il Papa ha le promesse divine; pur nella sua umana debolezza, è invincibile e incrollabile; annunziatore della verità e della giustizia, principio della unità della Chiesa, la sua voce denunzia gli errori, le idolatrie, le superstizioni, condanna le iniquità, fa amare la carità e le virtù.
Può dunque egli tacere, quando in una Nazione si strappano con la violenza o con l'astuzia dal centro della Cristianità, da Roma, le chiese che le sono unite, quando s'imprigionano tutti i vescovi greco-cattolici, perchè negano di apostatare dalla loro fede, si perseguitano e si arrestano sacerdoti e fedeli, perchè rifiutano di separarsi dallo loro vera Madre Chiesa?
Può il Papa tacere, quando il diritto di educare i propri figli è tolto ai genitori da un regime di minoranza, che vuole allontanarli da Cristo?
Può il Papa tacere, quando uno Stato, oltrepassando i limiti della sua competenza, si arroga il potere di sopprimere le diocesi, di deporre i Vescovi, di sconvolgere l'organizzazione ecclesiastica e di ridurla al di sotto delle esigenze minime per una efficace cura delle anime?
Può il Papa tacere, quando si giunge al punto di punire col carcere un sacerdote reo di non aver voluto violare il più sacro ed inviolabile dei segreti, il segreto della confessione sacramentale?
È forse tutto ciò illegittima ingerenza nei poteri politici dello Stato? Chi potrebbe affermarlo onestamente? Le vostre esclamazioni hanno già dato la risposta a queste e a molte altre simili domande.
Il Signore Iddio, diletti figli e figlie, ricompensi la vostra fedeltà. Vi dia forza nelle lotte presenti e future. Vi renda vigili contro i colpi dei nemici suoi e vostri. Rischiari con la sua luce le menti di coloro, i cui occhi sono ancora chiusi alla verità. Conceda a tanti cuori, oggi ancora lontani da lui, la grazia del ritorno sincero a quella fede e a quei sentimenti fraterni, la cui negazione minaccia la pace della umanità.
Ed ora scenda larga, paterna, affettuosa su voi tutti, sull'Urbe e sull'Orbe la Nostra Benedizione Apostolica.
Articolo perfetto e discorso di Pio XII^ ancora attualissimo. Grande uomo il Venerabile Pio XII^! Con lui la Chiesa si è fermata...il dopo è sotto i nostri occhi. Preghiamo, preghiamo, preghiamo!
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