Nella tana del lupo
Ecce
crucem Domini: fugite, partes adversae! Vicit leo de tribu Iuda, radix David.
Di
per sé è uno dei luoghi più santi della terra e dei più significativi per la
fede cattolica. Dio ha però permesso che diventasse – temporaneamente – la sede
del falso profeta e dei suoi cortigiani, controllata dalla dittatura degli
ecclesiastici in grembiulino, ovvero dalle cordate di sodomiti dediti al culto
di Satana. Le tombe di tanti Pontefici santi o beati fanno da scudo, malgrado
tutto, alla pioggia mefitica di demòni che Leone XIII vide abbattersi
sull’edificio. Nonostante la maledizione ruttata da un maomettano proprio nei
giardini adiacenti, appena due anni fa, quel luogo custodisce la sacra memoria
dei primi martiri romani, nonché quella della suprema testimonianza resa a
Cristo dal loro primo Vescovo, Pastore universale e Roccia della fede. È stato dunque
giusto e doveroso riappropriarsene simbolicamente, lo scorso 4 giugno, compiendovi
un atto riparatorio e impetratorio al tempo stesso a nome di tutta la Chiesa,
questa povera Chiesa terrena sconvolta dall’apostasia ormai sempre meno latente
e sempre più conclamata.
Tutti
i traditori camuffati stanno mollando i freni, dal mondano segretario che pochi
mesi fa, senza alcun riguardo per quanto stabilito una volta per tutte dal
Figlio di Dio, tra una partita a tennis e una festa in discoteca ha promulgato
una nuova visione bipartita del papato, al portavoce pinocchiesco, ormai
pensionato, che ha esaltato le nobili
cause perseguite da un defunto propagatore di crimini e vizi; dal “vescovo
dei poveri” che l’ha visitato moribondo senza indurlo almeno alla penitenza
finale, ai parroci invasati che non solo spingono i pubblici concubini al sacro
banchetto, ma incitano i fedeli a peccare ancor di più: secondo la nuova
dottrina, più grossi e numerosi sono i peccati, più il Signore è contento di
noi e abita volentieri nelle anime. Una semplice costatazione si impone: non
vogliono più saperne della verità cristiana; perciò l’hanno sostituita con una
sgangherata teoria che offende, prima ancora della fede, il raziocinio (almeno
in chi si ostina a farne uso).
Certo,
si rischia di scadere nella maldicenza e di mancare alla carità, nonché di
amplificare gli scandali. Ma come non rilevare che molti di questi “profetici”
innovatori sono ottimi amici del mondo che conta, di quello, cioè, che vive in
totale contraddizione al Vangelo e si adopera in ogni modo a pervertire la
società? Il prelato proveniente dalla comunità trasteverina che organizza incontri interreligiosi
lavora evidentemente per la stessa causa dell’amico recentemente passato
all’altra vita, visto come ha caldeggiato il riconoscimento legale delle
“unioni” tra persone dello stesso sesso. Dove sarà finito, fra l’altro, il
fiume di denaro della diocesi umbra che ha amministrato dilapidandone l’intero
patrimonio immobiliare (compreso quello vincolato da volontà testamentaria) e
lasciando dietro di sé, per giunta, una voragine di trenta milioni spariti nel
nulla, per la quale è sotto indagine? E che fine avran fatto i beni della
comunità terapeutica impiantata sul suo territorio, dopo l’eliminazione del
fondatore ottenuta con un’accusa infamante?
Come
se li saranno spartiti, tutti quei soldi, con la holding finanziaria dei radicali? Del resto la nota organizzazione
di volontariato, a forza di distribuire preservativi nel Terzo Mondo, è
diventata una potenza politica ed economica a livello planetario, al punto che
il fondatore è stato ministro nel governo presieduto dall’uomo della
Trilaterale. A suo tempo – si dice – il Papa
venuto da lontano era giunto alla decisione di scomunicarli (a ragione,
visto che sono di fatto protestanti e massoni), se l’onnipotente segretario
particolare, poi succedutogli sulla cattedra in patria, non fosse intervenuto per
difenderli, così come ha sempre appoggiato, in modo più che decisivo, la
giudaizzante setta dei neocatacombali. I soldi degli uni e degli altri, a
quanto pare, hanno appianato ogni controversia, per non parlare di quelli
inviati in Argentina per preparare l’ascesa del nuovo cavallo vincente
tirandolo fuori dalla città della pampa
in cui l’aveva relegato la depressione e spedendolo in Germania a farsi riformattare…
Ci vuole un bello stomaco per sopportare tutto questo senza cedere ai conati.
Un
altro presule della stessa covata presiede ora, guarda caso, una delle diocesi
più grasse d’Italia, che per lascito possiede nientemeno che una florida industria
di cancelli automatici. Data l’urgenza pastorale di costruirvi una moschea, i
primi beneficiari potrebbero esserne i suoi fedeli musulmani, oltre i ben noti
produttori di condom. E poi, visto
che la povertà è un valore e va quindi incentivata, bisogna prodigarsi a
foraggiare tutti quei baldi giovani che, al prezzo di migliaia di dollari ed
equipaggiati della tecnologia più recente, scappano dalla miseria africana e,
giunti sul nostro patrio suolo, son costretti a fronteggiare istituzioni civili
che si limitano a fornire vitto, alloggio e paga giornaliera a gente che non fa
un bel nulla e scorrazza indisturbata sul territorio nazionale, mentre un
disoccupato italiano deve sentirsi dire, all’ufficio di collocamento, che i pochi
posti disponibili sono per i poveri immigrati… Le associazioni dedite
all’accoglienza, d’altra parte, trattengono per sé ciò che non spendono dei
sovvenzionamenti ricevuti dal governo; conviene cercare impiego da loro, purché
si sposi l’ideologia dell’integrazione e della multiculturalità.
Veramente un diluvio di misericordia per
tutti, uno straripamento così veemente che chi scrive, tra poco, ne sarà
investito in pieno. Niente paura: chi si è rifugiato nel Cuore immacolato della
Madre di Dio è al riparo di una fortezza inespugnabile. Per questo ci siamo
consacrati a Lei nel giorno stesso in cui lo si celebra, anche per ottenere che
il piccolo resto fedele rimanga irremovibilmente piantato sulla Roccia perenne
stabilita da Cristo, incurante del rompicapo dell’uno, due o nessuno. Nel luogo
della sua sede bisogna ripetere continuamente l’esorcismo scolpito sulla pietra
che regge, al centro delle braccia aperte, un monumento sottratto all’impura
superstizione egizia e sottoposto alla salvifica Croce. Sono i nemici
invisibili che bisogna attaccare, pur con tutta l’umiltà possibile e
guardandosi bene dalla vanagloria. Dopo la consacrazione in San Pietro, in
effetti, turbe di demòni hanno aggredito per settimane il promotore dell’evento.
Beata incoscienza di chi si butta a corpo morto nelle mani del Signore perché
faccia di lui quel che vuole!
Audaces Providentia iuvat, per
parafrasare l’antico adagio latino. È pur vero che le iniziative audaci si
pagano salate, ma Gesù permette anche questo per un bene superiore; se non
altro, ci insegna con i fatti ad assicurarci prima adeguate protezioni
spirituali: non ci manda mica allo sbaraglio. È ora di scendere in guerra con
il passaggio non del Piave né del Rubicone, bensì del Tevere, per preparare
l’invio di un vero Papa che, forse, verrà da Oriente e si farà cattolico. Come si
fa a dirlo? È un pensiero insistente che non ha una ragione precisa, salvo il
fatto che c’è una Chiesa separata che, nonostante i compromessi con il regime
comunista di un tempo, si è conservata indenne dalla corruzione dell’Occidente
ed è protetta da un capo di Stato devoto alla Madonna e a un grande taumaturgo
di nome Serafino. Certo, anche quest’ultimo, come quasi tutti i suoi
connazionali, aveva una visione negativa del Papato; ma bisogna ascrivergli a
scusante che il Pontefice dell’epoca, di idee liberali, sembrava esser sceso a
patti con l’anticristo còrso che aveva invaso la sua terra.
La
liturgia tradizionale si appoggia sull’invincibile sostegno dell’Ausiliatrice
con queste potenti parole: «Per il trionfo della religione cristiana immoliamo
a te, Signore, la vittima di espiazione; perché essa ci giovi, presti aiuto la
Vergine ausiliatrice, grazie alla quale tale vittoria si è compiuta». Capite?
Si chiede un trionfo che si è già realizzato in radice e che deve solamente estendersi fino alla pienezza. Fate
una pernacchia a chi nega che l’Islam sia un’ideologia di conquista,
rinfacciando di professarla, viceversa, a quei cattolici che si sforzano di
obbedire al mandato missionario di Cristo. Chiunque può agevolmente verificare
che tra Vangelo e Corano, oggettivamente, c’è un incolmabile abisso. Noi
crediamo che conquistare gli uomini alla nostra santa religione è la loro salvezza
e, pertanto, preghiamo e operiamo per questo. La Regina sta formando il Suo
esercito e lo vuole tenere a battesimo; chi è pronto risponda: Adsum!
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