ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 8 ottobre 2016

Ecumania dell’apostasia

Ecumania fa rima con apostasia

Ecumania: la chiesa modernista unita nell’apostasia.
Si sa che i titoli devono essere polemici e provocatori, ma noi cerchiamo solo di approfondire ciò che, alla fine, lo stesso Papa Francesco desidera che facciamo: “purché se ne parli”, disse quando si discuteva sui passati sinodi. Pertanto avanziamo umilmente, e senza pretese, in queste cronache, cercando di comprendere gli avvenimenti che stiamo tristemente vivendo.
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Oggi parliamo dell’ennesima — inconcludente, ma politicamente corretta — Dichiarazione congiunta fra la Chiesa Cattolica e la Comunità anglicana, firmata da Papa Francesco e dal signor Justin Welby, Pastore di Canterbury, il 5 ottobre nella Chiesa di San Gregorio Magno al Celio, vedi qui testo integrale. Non ci soffermeremo sulla triste scena di una pretessa anglicana, con tanto di cotta, che accompagnava l’omonimo ruolo delle cerimonie liturgiche del santo Padre, accanto al signor Justin Welby il quale, accanto e al pari del Papa, ha fatto con lui tanto di benedizione comune ufficiale all’assemblea, in un rito cattolico ufficiale presieduto da un Pontefice… ed entrambi in abiti sacerdotali. È stato come aver approvato, legittimato, la presenza di donne prete nelle funzioni liturgiche cattoliche.

Non ci soffermeremo neppure sulla triste battuta pubblicata dal solito giornale anticattolico che deifica il Papa che piace, ma sputa in faccia alla vera Liturgia… A quanto riportato, il signor Justin Welby, Pastore di Canterbury, avrebbe fatto questa battuta al Papa, per lui esilarante: «Sai qual è la differenza tra un liturgista e un terrorista? Con il terrorista si può trattare!», facendo esplodere Papa Francesco in una fragorosa e scomposta risata… Che cosa vuoi rispondere, o riflettere, o meditare su tanto odio verso coloro che amano la vera liturgia? Possiamo rispondere solo con le parole del Signore Gesù: “Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti…” (Lc 6,25-26) e non citiamo questo monito contro qualcuno, perché vale anche per noi, ma perché è una cattiveria vera e propria, non una battuta sulla quale può riderci sopra solo chi è animato da autentico spirito modernista. Non è un caso che questi ecumanisti parlano, di fatto, più con i terroristi della fede che non con i Santi o con Cristo in Persona, alla cui Presenza reale, infatti, non credono, ma che vuoi che sia?! E qui la chiudiamo.
Ci soffermeremo piuttosto su cose più serie quali, per esempio, alcuni passaggi della Dichiarazione. Leggiamo: – “Cinquant’anni fa i nostri predecessori hanno riconosciuto i “seri ostacoli” che ostacolavano la via del ristabilimento di una condivisione completa della fede e della vita sacramentale fra di noi. Ciononostante, nella fedeltà alla preghiera del Signore che i suoi discepoli siano una cosa sola, non si sono scoraggiati nell’avviare il cammino, pur senza sapere quali passi si sarebbero potuti intraprendere lungo la via. Grande progresso è stato compiuto”.
Ci chiediamo e rispondiamo: quali sono questi progressi in questi cinquant’anni? Nessuno! L’unico vero progresso che c’è stato è stata la conversione di migliaia di anglicani alla Chiesa Cattolica tra il 2008 e il 2010. La parte più tradizionalista anglicana, meglio conosciuta come: TAC Traditional Anglican Communion (Comunione Anglicana Tradizionale), la quale riunisce diversi gruppi tradizionalisti  anglicani che NON hanno accettato le riforme moderniste come l’ordinazione alle donne, e il matrimonio omosessuale e la leicità dell’aborto e del divorzio, questa parte dicevamo, ha pensato bene di “ritornare a casa”, un poco come accadde al beato cardinale Newman.
Naturalmente, questa conversione di massa non è mai piaciuta all’allora cardinale di Buenos Aires che, ad un’ amico presbiteriano che gli chiedeva, dopo essere stato eletto Papa, se fosse stato il caso di diventare cattolico, gli rispose: “No! Non c’è bisogno, dovete rimanere dove siete, facendo bene ciò che potete fare di bene…”. Non è un caso se in tre anni, Papa Francesco, non abbia mai rivolto un pensiero all’Ordinariato Cattolico Anglicano creato appositamente da Benedetto XVI, e se non ha mai pronunciato parole di conversione alla Chiesa.
Il cammino riavviato con questo nuovo pontificato non è quello dei predecessori. Nella memorabile Omelia che Paolo VI tenne due mesi prima della morte, il 29 giugno Solennità dei Santi Pietro e Paolo, disse: “E vogliamo altresì rivolgere un appello, accorato ma fermo, a quanti impegnano se stessi e trascinano gli altri, con la parola, con gli scritti, con il comportamento, sulle vie delle opinioni personali e poi su quelle dell’eresia e dello scisma, disorientando le coscienze dei singoli, e la comunità intera, la quale dev’essere anzitutto koinonia nell’adesione alla verità della Parola di Dio, per verificare e garantire la koinonia nell’unico Pane e nell’unico Calice. Li avvertiamo paternamente: si guardino dal turbare ulteriormente la Chiesa; è giunto il momento della verità, e occorre che ciascuno conosca le proprie responsabilità di fronte a decisioni che debbono salvaguardare la fede, tesoro comune che il Cristo, il quale è Petra, è Roccia, ha affidato a Pietro, Vicarius Petrae, Vicario della Roccia, come lo chiama San Bonaventura…” (vedi qui).
Il 19 gennaio 1972, così tuonava Paolo VI: “Così è, Figli carissimi; e così affermando, la nostra dottrina si stacca da errori che hanno circolato e tuttora affiorano nella cultura del nostro tempo, e che potrebbero rovinare totalmente la nostra concezione cristiana della vita e della storia. Il modernismo rappresentò l’espressione caratteristica di questi errori, e sotto altri nomi è ancora d’attualità (Cfr. Decr. Lamentabili di S. Pio X, 1907, e la sua Enc. Pascendi; DENZ). Noi possiamo allora comprendere perché la Chiesa cattolica, ieri ed oggi, dia tanta importanza alla rigorosa conservazione della Rivelazione autentica, e la consideri come tesoro inviolabile, e abbia una coscienza così severa del suo fondamentale dovere di difendere e di trasmettere in termini inequivocabili la dottrina della fede; l’ortodossia è la sua prima preoccupazione; il magistero pastorale la sua funzione primaria e provvidenziale; l’insegnamento apostolico fissa infatti i canoni della sua predicazione; e la consegna dell’Apostolo Paolo: Depositum custodi (1 Tim. 6, 20; 2 Tim. 1, 14) costituisce per essa un tale impegno, che sarebbe tradimento violare. La Chiesa maestra non inventa la sua dottrina; ella è teste, è custode, è interprete, è tramite; e, per quanto riguarda le verità proprie del messaggio cristiano, essa si può dire conservatrice, intransigente; ed a chi la sollecita di rendere più facile, più relativa ai gusti della mutevole mentalità dei tempi la sua fede, risponde con gli Apostoli: Non possumus, non possiamo (Act 4, 20)” (vedi qui).
Tenendo a mente queste parole lette, leggiamo ancora dalla Dichiarazione: – Il vivo desiderio di unità che noi esprimiamo in questa Dichiarazione Comune è strettamente legato al condiviso desiderio che uomini e donne giungano a credere che Dio ha mandato il suo Figlio, Gesù, nel mondo, per salvarlo dal male che opprime e indebolisce l’intera creazione. (…) La nostra capacità di riunirci nella lode e nella preghiera a Dio e di testimoniare al mondo poggia sulla fiducia che condividiamo una fede comune e in misura sostanziale un accordo nella fede.  Il mondo deve vederci testimoniare, nel nostro operare insieme, questa fede comune in Gesù…”.
Apparentemente sembrano belle parole, pensieri encomiabili ma, a leggere bene è puro fariseismo, il motivo lo ha descritto sopra bene Paolo VI il quale, pur avviando questa pratica ecumenica, non disdegnò la chiara denuncia di ciò che ci divideva e, in questi cinquant’anni, nulla è cambiato da allora, anzi, è peggiorato perché è subentrato il divorzio, l’aborto, le donne prete e i matrimoni omosessuali, questi ultimi ancora lontani dal pensiero di Paolo VI e che di certo non auspicava.
Eppure la Dichiarazione ammette e riconosce che: – “Tuttavia, nuove circostanze hanno apportato nuovi disaccordi tra di noi, particolarmente a riguardo dell’ordinazione delle donne e di più recenti questioni relative alla sessualità umana. Dietro queste divergenze rimane una perenne questione circa il modo di esercizio dell’autorità nella comunità cristiana. Questi sono oggi alcuni aspetti problematici che costituiscono seri ostacoli alla nostra piena unità. Mentre, come i nostri predecessori, anche noi non vediamo ancora soluzioni agli ostacoli dinanzi a noi, non siamo scoraggiati…”.
No! Non sono “nuovi” disaccordi o nuove circostanze! Sono le conseguenze dello scisma mai abiurato, sono le conseguenze di una ecumania che pretende l’unità senza la conversione alla Dottrina Cattolica, alla morale del Vangelo trasmessa da sempre nella Chiesa, almeno fino a qualche anno fa! Quindi, ci facciano capire questi “capi”, poiché sono divergenze “perenni”, che significa destinato a durare eternamente o per un tempo lunghissimo… che facciamo? aggiriamo l’ostacolo e parliamo d’altro, facciamo finta di nulla e si accettano le pretesse nei Vespri predicati da un Pontefice. E’ ovvio che così non ci sarà mai l’unità nella Verità, in compenso imponiamo a Dio la nostra visione di unità, ecco cosa dicono infatti: “Il mondo deve vederci testimoniare, nel nostro operare insieme, questa fede comune in Gesù…“, in queste parole c’è profonda ipocrisia, mentendo di saper mentire, perché non abbiamo affatto una fede comune in Gesù Cristo!
Non siamo “fideisti” o per il Sola Fide di luterana memoria, la nostra fede cattolica in Cristo è quella apostolica, dei Padri, quella fede che spinse il cardinale Newman a riconoscere che solo la Chiesa Cattolica aveva la Verità sul Cristo! E di quale testimonianza parla, allora, la Dichiarazione? NEL CREATO! sic! ecco cosa dice: “Possiamo e dobbiamo lavorare insieme per proteggere e preservare la nostra casa comune: vivendo, istruendo e agendo in modo da favorire una rapida fine della distruzione ambientale, che offende il Creatore e degrada le sue creature, e generando modelli di comportamento individuali e sociali che promuovano uno sviluppo sostenibile e integrale per il bene di tutti. Possiamo, e dobbiamo, essere uniti nella causa comune di sostenere e difendere la dignità di tutti gli uomini. La persona umana è declassata dal peccato personale e sociale…”.
Dunque “aborto, divorzio, eutanasia, matrimoni omosessuali, donne preti” non offendono il Creatore! Questi “seri ostacoli” che fine hanno fatto? Insomma, si offende il Creatore se non fai la raccolta differenziata, tutto il resto è conciliabile. Si deve lavorare insieme non per andare in Paradiso vivendo le virtù morali del Vangelo, ma per creare il paradiso terrestre, qui sulla terra. Appare evidente che questa ecumania ha tutto il sapore di una ricerca dell’unità nell’apostasia dalle dottrine del Vangelo. Come si fa a dire che “non vediamo soluzioni agli ostacoli”, quando questi si superano obbedendo al vero Catechismo della Chiesa, e poi pretendere di andare a predicare insieme, o affermare che predichiamo lo stesso Vangelo?
Ecco infatti, la solita ciliegina sulla torta che, pubblicamente e ci spiace dirlo e farlo, non accettiamo e non accogliamo. Così conclude il Documento: – Oggi, “ciò che sta alle spalle” – dolorosi secoli di separazione – è stato parzialmente risanato da cinquant’anni di amicizia. (..) Siamo diventati amici e compagni di viaggio nel peregrinare, affrontando le stesse difficoltà e rafforzandoci reciprocamente, imparando ad apprezzare i doni che Dio ha dato all’altro e a riceverli come propri, con umiltà e gratitudine. Siamo impazienti di progredire per poter essere pienamente uniti nel proclamare a tutti, nelle parole e nei fatti, il Vangelo salvifico e risanante di Cristo…”.
L’Amicizia evangelica è l’adesione alla dottrina di Cristo, tutta, integralmente e non solo a spezzoni o ciò che fa comodo. Non è stato risanato un bel nulla dei veri problemi che ci dividono! Si sono avanzati solo compromessi e compiacimenti, peggiorando la situazione con l’aborto, il divorzio, le donne prete preti, l’eutanasia, i matrimoni omosessuali e… sulla Presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Il contesto nel quale Gesù parla di questa vera amicizia non sono gli incontri diplomatici, di convenienza, dei Vespri serali o di altro, ma dice Gesù: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore” (Gv 15,10).
E lo ripete San Paolo con tono grave e severo: “Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! “(Gal.1,6-9). Imponente è quel “e ora lo ripeto”, perché fosse chiaro e senza ambiguità interpretativa tanto che, è una di quelle frasi scomparse dalla pastorale attuale della Chiesa.
E non finisce qui, la Dichiarazione si conclude con l’invio promiscuo di missionari cattolici ed anglicani, due a due, come se fossimo in piena comunione, ecco le parole che non possiamo accettare: “Oggi ci rallegriamo nell’incaricarli e nel mandarli avanti a due a due, come il Signore inviò i settantadue discepoli. La loro missione ecumenica verso coloro che si trovano ai margini della società sia una testimonianza per tutti noi, e da questo luogo sacro, come la Buona Notizia tanti secoli fa, esca il messaggio che Cattolici e Anglicani opereranno insieme per dar voce alla fede comune nel Signore Gesù Cristo, per portar sollievo nella sofferenza, pace dove c’è conflitto, dignità dov’è negata e calpestata…”.
Scusate ma, se è proprio della Comunità anglicana calpestare la dignità dell’Uomo attraverso l’aborto, il divorzio, l’eutanasia , le donne preti, i matrimoni omosessuali che sono contro i Comandamenti di Dio, di quale missione comune stiamo parlando? E di quale evangelizzazione ecumenica stanno cianciando? Quando mai Gesù nei Vangeli ha mandato “due a due” discepoli che predicavano dottrine diverse? Cattolici e Anglicani non predicano affatto la medesima fede dottrinale di Cristo, non hanno la stessa dottrina sui Dieci Comandamenti, non condividono la stessa Mensa Eucaristica. E di grazia, con quale Catechismo questi missionari ecumenici andrebbero ad evangelizzare?
Questo non vuol dire fare i disfattisti o essere pessimisti, o peggio non pregare pure insieme, o non sentirsi fratelli e sorelle, no! Se in famiglia abbiamo un fratello o una sorella che moralmente sbagliano, non romperemo i rapporti con loro fino a quando non sarebbero loro a romperli, ma non per questo li rassicureremo che tutto va bene.  Si preghi pure insieme, ci sta bene, il Padre Nostro dobbiamo dirlo tutti quanti, ma non si confonda la questione dottrinale come se fosse cosa da nulla. Lo ripetiamo con le parole di Paolo VI: “La Chiesa maestra non inventa la sua dottrina; ella è teste, è custode, è interprete, è tramite; e, per quanto riguarda le verità proprie del messaggio cristiano, essa si può dire conservatrice, intransigente; ed a chi la sollecita di rendere più facile, più relativa ai gusti della mutevole mentalità dei tempi la sua fede, risponde con gli Apostoli: Non possumus, non possiamo (Act 4, 20)”.
Non si modifichi il Vangelo come sta accadendo in questa ecumania dell’apostasia, non possiamo accettarlo! Chi predica un Vangelo diverso da quello ricevuto dall’unica Chiesa Cattolica dei Padri, Dottori e Santi, non predica affatto la medesima dottrina di Cristo.
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