*Lutero, le 95 tesi e il Pontefice latino che oggi cancella secoli di conflitti
Così papa Francesco con la sua visita in Svezia per i 500 anni della Riforma supera i rapporti conflittuali con il protestantismo
La presenza di papa Francesco a Lund proprio il 31 ottobre,
giorno in cui nel 1517 vennero affisse a Wittenberg le tesi di Lutero, segna
una novità fondamentale nella storia dei rapporti complessi e prevalentemente
conflittuali fra le due confessioni. Come ha scritto Enzo Bianchi, più che una
novità può essere considerata un vero e proprio segno profetico, grazie al
quale il dialogo fra cattolici e luterani è messo in condizione di andare al di
là delle divergenze teologiche.
Papa Francesco in Svezia per i 500 anni della riforma luterana: l’incontro con i reali e la messa nella cattedrale di Lund
Non è un caso che questo gesto imprevisto, accettato con
generosità anche dalla Chiesa luterana, sia opera di un papa sudamericano. In
Europa infatti abbiamo ancora nella memoria storica presenti le devastazioni
provocate nella prima metà del Seicento da trent’anni di guerre religiose, da
roghi di eretici decretati da ambo le parti, da odi e concorrenza che talvolta
sono sembrati non avere mai fine. Ancora oggi in molte chiese cattoliche europee
la sanguinosa battaglia della Montagna bianca del 1620, che fermò l’avanzata
protestante in Boemia, viene ricordata come un evento provvidenziale da quadri
e statue come il Bambino Gesù di Praga, grande simbolo protettore dell’esercito
cattolico. E se visitiamo il Rijksmuseum di Amsterdam, rimaniamo stupiti
accorgendoci che fino a metà del Cinquecento le opere esposte — quasi tutte di
soggetto religioso, come in tutta Europa — sono di dimensioni modeste se non
modestissime: ma nessuna didascalia spiega che le tele di grandi dimensioni pur
presenti a suo tempo in tutte le chiese olandesi mancano perché sono state
fatte a pezzi dalla furia iconoclasta dei calvinisti, mentre le più piccole
sono state custodite nel segreto delle abitazioni private. E chi ricorda che
ancora a fine Ottocento, dopo la fine del potere temporale, furono molti i
pastori protestanti inviati in Italia — ben provvisti di mezzi — con la
certezza che a quel punto, ormai, il proselitismo avrebbe ottenuto successi
consistenti? L’idea diffusa negli ambienti protestanti, infatti, era che senza
il potere temporale la Chiesa cattolica sarebbe decaduta, se non scomparsa, in
breve tempo. Persino nei nuovi quartieri di Roma, per qualche tempo, la lotta
fra protestanti e cattolici si fece serrata.
Per noi europei insomma è più difficile dimenticare,
perdonare, anche se oggi molti dei profondi dissensi che hanno causato la
scissione della Chiesa non hanno più ragion d’essere: il problema della
salvezza — solo per grazia divina come diceva Lutero o attraverso le opere e la
mediazione del clero, come voleva la Chiesa cattolica — non assilla più
nessuno. Così come le indulgenze sono scomparse dal nostro orizzonte, e pure
l’aldilà sembra da decenni dileguato. Perché allora litigare ancora su tutto
questo? E come litigare ancora sul libero accesso ai testi sacri, se oggi anche
i cattolici sono abituati a leggere la Bibbia nelle edizioni che preferiscono,
in gruppi di lettura e di commento animati dalla più grande vivacità? Certo,
rimangono questioni teologiche aperte, come i sacramenti — ridotti di numero
dai luterani — ma queste sono per lo più questioni che non toccano molto i
fedeli.
I quali sono invece ben più coinvolti su temi controversi
come il divorzio, il controllo delle nascite, l’omosessualità, cioè sulle
questioni bioetiche nelle quali le chiese protestanti, nel Novecento, hanno
preso una posizione quasi sempre opposta a quella cattolica. E naturalmente sul
ruolo delle donne. Ma qui la questione è complessa: se è vero infatti che a
partire dagli anni Sessanta quasi tutte le chiese protestanti hanno accettato
la nomina delle donne a pastore e poi successivamente a vescovo — ma bisogna
ricordare che i pastori non sono sacerdoti, dal momento che secondo la Chiesa
cattolica il sacramento dell’ordine è sopravvissuto solo nel mondo ortodosso —
chi guarda alle diverse confessioni con sguardo storico scopre invece una
realtà diversa. Come ha rilevato infatti la storica ebrea Natalie Zemon Davis,
nelle società protestanti le donne hanno svolto un ruolo pubblico solo nel
momento iniziale, poi sono state relegate al ruolo di moglie del pastore,
private quindi anche di quel protagonismo religioso che invece le monache e le
suore nella Chiesa cattolica hanno potuto esercitare. Non è un caso che nella
vicenda luterana manchino figure come quelle di una Teresa d’Avila, o di una
Edith Stein.
Ci voleva un papa, insomma, sottratto ai duri
condizionamenti storici della vecchia Europa, un papa come Francesco che ha
incontrato un protestantesimo più vivo di quello europeo, attento come i
cattolici, e talvolta accanto ai cattolici, ai problemi sociali e ai poveri, un
papa che ha conosciuto sì la concorrenza nel proselitismo ma non le violenze
degli scontri all’arma bianca tra cattolici e riformati, per fare un gesto di
pace così clamorosamente concreto come quello odierno.
Ma che stà a ddì donna Scaraffia?
RispondiEliminaCaduta vittima anch'essa del virus argentino?
Ahi ahi ahi...
Sul giudizio invece del priore Enzo Bianchi - che mai ha ricevuto il sacramento dell'Ordine sacro, quindi persona assolutamente laica, in juris e de facto - merita ricordare che i termini 'profezia' e 'gesto profetico' sono fra quelli da lui più gettonati.
In fondo l'elargizione del giudizio di 'gesto profetico' non si nega a nessuno...