ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 5 novembre 2016

Tenersi pronti come un soldato


Santa rassegnazione
 
Lasciate che maledica, poiché gliel’ha ordinato il Signore (2 Sam 16, 11).


Le spiegazioni bibliche degli avvenimenti, di primo acchito, possono scandalizzarci. Trascurandone infatti le cause seconde, esse risalgono immediatamente a Dio, al quale attribuiscono tutto ciò che accade. Pur essendo la causa prima di quanto esiste, tuttavia, Egli non è per questo considerato autore del male: sebbene sia origine della libertà delle creature fatte a Sua immagine, non è certo responsabile del loro agire. Eppure anche i fatti negativi, nei disegni dell’eterna Sapienza, sono da Lui ordinati a un bene maggiore; per questo la Sacra Scrittura, omettendone gli agenti naturali, li riconduce a Colui che, pur non potendo volere direttamente atti contrari alla Sua essenza di bene infinito, tuttavia li permette per la realizzazione dei Suoi piani.



Il re Davide stava fuggendo da Gerusalemme a causa della congiura ordita contro di lui da uno dei suoi figli, Assalonne. Mentre, circondato dai prodi e dalla corte, si allontanava precipitosamente a piedi, un uomo della famiglia di Saul si era messo a inveire contro di lui accusandolo ingiustamente della rovina del casato del suo predecessore, il quale, rigettato da Dio, si era accanito a perseguitare l’eletto del Cielo. Quest’ultimo, pur avendo avuto più volte l’opportunità di ucciderlo, lo aveva sempre risparmiato in considerazione della consacrazione regale: il timore di Dio aveva prevalso sull’interesse personale. L’empio Simei, con la sua odiosa recriminazione, si illudeva di interpretare la volontà divina, che stava sì punendo Davide per mano del figlio, ma non per il motivo da lui addotto: in realtà si trattava del castigo preannunciato dal profeta Natan in seguito al gravissimo peccato contro il fedele soldato Uria (cf. 2 Sam 12, 10-11).


Nella sua umiltà, congiunta al rimorso della colpa, Davide redarguisce uno dei suoi ufficiali, che si è fatto avanti per uccidere Simei, e lascia che quell’uomo continui a maledirlo come un inviato del Signore. L’antenato del Messia non dubitava affatto della fedeltà di Dio alle Sue promesse, che garantivano una discendenza regale e un regno imperituro (cf. 2 Sam 7, 12-16); era quindi certo di un prossimo ristabilimento, ma accettava in pari tempo la necessaria purificazione. In modo analogo il Cristo accetterà la Passione e il momentaneo trionfo dei Suoi nemici: «Questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre» (Lc 22, 53). Proprio quell’ora doveva compiersi per la redenzione del genere umano: la responsabilità morale di chi commise il peggiore delitto della storia resta intatta, ma, per la smisurata misericordia del Padre, esso fu il fulcro del piano di salvezza universale. Questo non tolse nulla alla drammaticità di quell’evento, ma gli conferì il valore del supremo atto d’amore mai realizzatosi al mondo.


Anche Gesù, al momento dell’arresto, rimproverò san Pietro di aver usato una violenza inopportuna (cf. Mt 26, 51-54; Gv 18, 10-11): il Salvatore doveva bere il calice dell’ingiusta condanna così da adempiere le Scritture; Egli sapeva bene di dover cadere in terra come il chicco di grano che rinasce moltiplicato (cf. Gv 12, 24). L’ardore della Roccia andava purificato e differito: una volta passato nel crogiuolo del pentimento e riacceso dallo Spirito Santo, si sarebbe manifestato nel giorno di Pentecoste, completamente trasformato. Mosso invece da una passione umana, per quanto sincera, quello stesso ardore avrebbe spinto l’Apostolo alla catastrofe; chi avrebbe poi guidato la Chiesa nascente? Ecco allora perché, in qualsiasi battaglia apostolica condotta dai cristiani, è indispensabile ricorrere alla saggezza e alla moderazione di una Madre: non per spuntare le armi, ma per avere il tempo di affilarle bene in attesa di usarle al momento opportuno.


Quell’ora di tenebre vissuta individualmente dal Capo è ormai arrivata per il resto del Corpo: le condizioni della Chiesa terrena, umanamente parlando, sono disperate. Accanirsi a urlare anatemi scagliando pietre può risultare, a questo punto, non solo inutile, ma anche dannoso, se non altro a chi, in questo modo, si rovina la salute – non certo a chi finge di non sentir nulla e reagisce a qualsiasi obiezione come un muro di gomma. Non diciamo questo perché ci siano pervenute delle minacce, bensì perché riconosciamo che il disegno divino comprende anche questa fase: «Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici!”» (2 Sam 16, 10). Chi dice male dell’unico Salvatore (e di chi Gli è fedele) coopera in realtà, suo malgrado, alla realizzazione di quel piano a cui cerca di opporsi. Se la situazione sta precipitando, è perché Dio accelera gli eventi in risposta alle preghiere dei giusti. Con questa certezza, evitiamo di farci risucchiare dal vortice nel tentativo impossibile di fermare la sua furia travolgente.


Dobbiamo forse rimanere allora a guardare con le braccia in grembo lo sfacelo che avanza? No: chi ha compiuto in modo irrevocabile la sua scelta di campo deve tenersi pronto come un soldato tra i ranghi di un esercito schierato in battaglia in attesa dell’ordine di attacco. Come ci si mantiene, nel nostro caso, all’erta e atti al combattimento? Con la preghiera e la penitenza: tanti rosari, veglie, digiuni e mortificazioni. Non lasciamoci consumare dallo sdegno e dalla riprovazione, per quanto giusti e doverosi: guardiamo oltre le tenebre e prepariamoci alla riscossa. Se molti ministri di Dio, a cominciare dal primo, delirano come folli e profanano le cose più sante, benedicendo abominevoli “unioni” tra pervertiti o recitando una parodia di unità fra cristiani, distogliamone lo sguardo con compassione e timore, pensando al terribile castigo che li attende, qualora non si ravvedano, e chiedendo la forza di superare la prova che ci sta dinanzi. Non permettiamo al male di guastare anche chi lo rifiuta.


Non potendo fermare l’invasione napoleonica, i Russi subirono dapprima ripetute sconfitte e lasciarono che l’immane esercito nemico giungesse fino a Mosca, evacuata e sprovvista del necessario per mantenerlo; poi ci pensò l’inverno. Una volta costretto l’imbattibile aggressore a una disastrosa ritirata, l’attaccarono ed ebbero ragione di lui, provocandone il declino. L’imponente cattedrale del Santissimo Salvatore, eretta a memoria e ringraziamento dell’evento, poi abbattuta dai sovietici nel 1931, è di recente risorta identica nello stesso luogo. Tutti i nemici di Dio sono destinati alla sconfitta e all’esecrazione dei posteri – ben poca cosa rispetto alla dannazione eterna, che rischia chi non si vuol convertire. Napoleone morì infine con i sacramenti; il trionfo della grazia fu completo. Oggi c’è invece chi abusa di essi con una falsa fiducia: motivo di più per pregare per lui, specie se parente o amico. Quando, inatteso, arriverà l’inverno del castigo, bisognerà tendere la mano a quanti si ravvedranno in extremis: anche per questo chiediamo al Cuore immacolato della Madre di comunicarci i giusti sentimenti, insegnandoci ciò che piace al Figlio.
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1 commento:

  1. "Non permettiamo al male di guastare anche chi lo rifiuta." : è per questo motivo che vado ripetendo come un mantra il consiglio di non dare la minima attenzione a Bergoglio ed ai suoi, rifiutandosi di guardarlo/i in TV, li ascoltarlo/i in radio, di leggere le sue/loro utopistiche, astruse e blasfeme elucubrazioni cervellotiche. Ciò vale in special modo per le anime semplici, facilmente impressionabili (i miti e umili di cuore) e manipolabili. Coloro che, invece, sono adusi alla battaglia in campo aperto (come lei, don Elia, o il professor Luciano Pranzetti, e molti altri) fanno bene a contestare fin nei minimi dettagli le folli affermazioni di questa gerarchia modernista e a diffondere tale contestazione, che diventa un valido strumento di difesa per i primi. In corde Jesu et Mariae

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