ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 27 marzo 2017

Certo che é lui, no doubt..!?

BERGOGLIO: MA E' LUI DIO ?

    Vien da chiedersi se Dio sia lui o se sia quell’Altro: il papa non sta predicando il Vangelo di Cristo ma "il suo". Che ha una tonalità tutta umana ma non eleva verso Dio di questo l’accusiamo altro che gabinetto chimico 
di Francesco Lamendola  




A vedere le folle strabocchevoli, e soprattutto scomposte, che osannano papa Francesco, vien da chiedersi se Dio sia lui o se sia quell’Altro, quel Gesù Cristo che si è fatto uomo ed è morto per amore degli uomini, e più precisamente per rimettere i loro peccati, al fine di strapparli al mondo malvagio (cfr. san Paolo, Galati, 1, 4); e vien da chiedersi se il Vangelo abbia trovato il modo di riconciliarsi con il mondo, sicché questo non è più il nemico irriducibile, che deve essere vinto, e, possibilmente, convertito, oppure lasciato alla sua perdizione, se non vuol convertirsi, bensì un interlocutore più che valido, con il quale si deve comunque “dialogare”, qualsiasi cosa ciò significhi, ma non tentare di convertirlo, perché ciò sarebbe irrispettoso della sua “libertà”. Un concetto di libertà, questo, che non è cattolico, e nemmeno cristiano, se è vero, come è vero, che il Magistero ha sempre insegnato che la vera libertà non può essere mai disgiunta dalla verità, e che fuori della Verità di Cristo (Io sono la via, la verità e la vita) non esiste alcuna libertà, ma, semmai, solo licenza e confusione.
La recentissima visita di papa Francesco a Milano, e specialmente ai quartieri poveri, ai detenuti delle carceri, agli “ultimi”, ha acceso un entusiasmo da stadio; e quando il santo padre si è dovuto ritirare in gabinetto, la gente si è affrettata a puntare i telefonini per immortalare la scena sublime e commovente, mentre i telegiornali e i giornali si sono gettati sul ghiotto boccone, per informare il pubblico che sua santità si era ritirato al gabinetto, ma non in un aristocratico gabinetto collegato alle fognature cittadine, bensì in un rozzo e proletario bagno chimico, come si addice a un pellegrino portatore di misericordia e soprattutto di umiltà. Vuoi mettere con un Pio XII, o anche con un Giovanni Paolo II, per non parlare di Benedetto XVI: quelli erano papi che non facevano notizia quando avevano un bisogno corporale. Ma Francesco, sì: è tanto modesto, tanto modesto, che non può fare a meno di estasiare le folle e mandarle in delirio anche quando gli scappa un bisognino, e deve soddisfare le sue necessità in un bagno chimico, così, in mezzo alla folla che lo ammira e lo circonda da ogni parte, perché sia chiaro a tutti che lui è umile, così umile che non pretende nemmeno di essere accompagnato in una vera stanza da bagno, con lo specchio e le pareti di maiolica.
Nel frattempo, fra una sortita e l‘altra al gabinetto, non ha certo sprecato il suo temo nel catechizzare le folle, sempre nel suo stile abituale, modesto e soprattutto discreto, quasi riservato; più o meno come quando va a comprarsi le scarpe, o gli occhiali, e ci va come un qualsiasi cittadino, così, senza tante cerimonie; o come quando sale o scende dall’aereo con la sua valigetta ventiquattr’ore in mano, portandola da sé, perché lui non ha bisogno di portaborse o di assistenti, è uno di noi, un cattolico semplice, semplice. Infatti non vuol considerarsi papa (salvo esercitare l’autorità di pontefice nella maniera più autoritaria che si sia mai vista nella storia della Chiesa moderna), si presenta come il vescovo di Roma e basta: i papi sono roba del passato, di prima del Concilio, ora c’è la chiesa gioiosa e misericordiosa che marcia a passo di carica verso le magnifiche sorti e progressive dell’accoglienza indiscriminata ai falsi profughi islamici, del falso dialogo interreligioso e del falso ecumenismo, per concorrere a instaurare la falsa religione sincretista mondiale e la falsa tolleranza laicista e secolarizzata, che chiude un occhio, e anche tutti e due, su divorzio, aborto, eutanasia, matrimoni omosessuali e altre piacevolezze degli amici radicali di papa Bergoglio, Emma Bonino, il defunto Marco Pannella e soprattutto Eugenio Scalfari, il gran papa riconosciuto dello gnosticismo massonico e anticristiano. Evidentemente, questo è il mondo secondo la neochiesa di papa Francesco: il quale non è più l’insieme delle forze che si oppongono al Vangelo, ma qualcosa di buono in se stesso (e tanto peggio per il dogma del Peccato originale), di perfettamente accettabile e col quale ogni cristiano può andare a spasso, tenendosi sotto braccio, come due vecchi amici che qualche volta litigano, ma in fondo si stimano e provano un autentico affetto, che scavalca le quisquilie morali e dottrinali.
Certo fa piacere che siano finiti i tempi della guerra fredda, della diffidenza, dell’ostilità, dello scontro; che tutto si sia concluso nel migliore dei modi, vale a dire a tarallucci e vino. Non può che far piacere avere un papa così solerte e infaticabile nel gettare ponti e nel demolire muri, al punto da invitare i musulmani a pregare Allah nelle chiese cristiane, durante la santa Messa. Un papa così, ce lo invidiano in tutto il mondo: tanto che, al suo confronto, il Poverello di Assisi - cui pure ha voluto ispirarsi, assumendo, primo ed unico papa nella storia della Chiesa, dopo altri 265 che non avevano osato farlo, proprio il suo nome – sembra aver qualcosa sbagliato, di superato. Perché san Francesco d’Assisi era andato in Egitto per convertire il Sultano, e ci era andato, come riferiscono le fonti e come ricorda anche Dante Alighieri, per la sete del martirioma papa Francesco non vuol convertire nessuno, anzi, ha fastidio dell’apostolato, e ritiene che l’unica cosa buona che i cattolici possano fare nei confronti delle altre religioni è quella di domandare scusa a tutti quanti per i torti e le atrocità innominabili che la Chiesa ha inflitto loro nel corso di secoli e millenni. E questo mentre stanno sterminando e cacciando dalle loro case e dalle loro terre milioni di cristiani dall’Africa e dal Medio Oriente; e mentre in Cina i cattolici devono scegliere se intrupparsi nella Chiesa di Stato, approvata dal governo comunista e ora anche dal papa, o in quella vera, che continua ad essere perseguitata perché non accetta di sottomettersi allo Stato e continua a ritenere (a torto, a quanto pare) che essa deve obbedire innanzitutto ai precetti morali che vengono da Roma. Si vede che la predicazione della parola di Dio è diventata una pratica obsoleta (e pure un po’ arrogante, perché eurocentrica); che la guerra a morte dichiarata dall’islam ai cristiani è una nostra assurda fisima, priva di qualunque riscontro nella realtà dei fatti (tanto è vero che papa Francesco ha formalmente proibito di usare l’espressione “terrorismo islamico”); e che parlare dei peccati che allontanano l’uomo da Dio è adesso una cosa sconveniente, basata sulla “pedagogia della paura” (e infatti papa Francesco ha affermato che Giuda si è pentito d’aver tradito Cristo e che Dio lo ha perdonato).  Vorrà dire che le anime si salvano comunque, che non sono in pericolo mai, qualunque cosa facciano gli uomini, anche i peccati più orrendi; e che seguire questa o quella fede è questione di gusti e preferenze. Si vede che le parole di Gesù ai suoi discepoli: Andate presso tutte le genti ad annunciare il Vangelo: chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; ma chi non crederà, sarà condannato (Marco, 16, 16) dobbiamo essercele sognate di notte, forse dopo una cena troppo sostanziosa e nel corso di un sonno piuttosto agitato. Del resto, di che meravigliarsi? Il nuovo generale dei gesuiti, Arturo Sosa Abascal, ha detto, testualmente, che noi non sappiamo quel che ha detto veramente Gesù Cristo, perché ai suoi tempi non esistevano i registratori; dunque, niente di più facile che quelle parole gli siano state attribuite a torto, da qualche suo seguace un po’ troppo zelante, diciamo un po’ birichino.
A questo punto, è abbastanza chiaro, se non altro, che papa Francesco sta predicando un vangelo (con la minuscola) che non è quello che la Chiesa cattolica ha insegnato per duemila anni: quello di Gesù Cristo; ma uno diverso: il suo. E non è solo questione di stile (Gesù cercava la solitudine, per pregare, ogni volta che la folla si faceva troppo insistente; papa Francesco va a cercare la folla e si compiace di fare notizia anche quando va al gabinetto), per quanto l‘abito fa il monaco, nel caso di un papa: un papa che non dice mai: Sia lodato Gesù Cristo, oppure: Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ma soltanto: Buongiorno e buonasera, per far vedere che è laico, lui, e che considera il “clericalismo”, come ama ripetere spesso, uno dei mali peggiori del cattolicesimo, e inoltre che sa bene che Dio non è cattolico, come una volta ha detto, lasciando tutti di stucco. Non è solo una questione di stile, ma di sostanza dottrinale e teologica. Se va in Svezia a celebrare i cinquecento anni dello scisma di Lutero (che è proibito chiamare così, scisma, se non si vuol passare per fondamentalisti; con buona pace della verità storica), come fosse una gran festa, e se dice messa insieme ai pastori luterani (fra i quali molte donne, nonché lesbiche dichiarate), questa è anche sostanza teologica. Se permette a monsignor Paglia, uno dei suoi uomini-chiave, d’intonare l’apologia del defunto Marco Pannella, ed esortare i cristiani a prendere la vita del leader radicale come un eccellente modello di spiritualità e di altre preclare virtù morali e civili, questa è sostanza teologica: perché Pannella è stato il campione del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, delle libere unioni, dei matrimoni omosessuali e dell’omosessualità stessa, in quanto omosessuale notorio e dichiarato; nonché campione della libera droga per tutti. E se monsignor Galantino, un altro dei suoi uomini-chiave, afferma che Dio ha “risparmiato” dalla distruzione Sodoma e Gomorra, e non lo corregge, non dice niente, allora fa della pessima teologia: una teologia bugiarda, perché contraddice deliberatamente la Scrittura e la morale cattolica su questo argomento. E se, nella Amoris laetita, dà a intendere che i divorziati risposati possono rimettersi a posto con una semplice confessione dal primo sacerdote che capita, e così accedere all’Eucarestia, senza modificare in nulla la loro situazione personale e familiare, questo non è il Vangelo di Gesù, che disse: L’uomo non separi ciò che Dio ha unito.
Ah, già, ma stavamo dimenticando che, ai tempi di Gesù, non c’erano i registratori. Chissà se ha detto veramente quella frase; nel dubbio, meglio lasciar le cose al “discernimento” del singolo prete (senza bisogno di scomodare i vescovi, per affare di così poco conto: de mininis non curat praetor); e dunque, perché rispondere ai dubia dei quattro cardinali – Burke, Caffarra, Meisner e Brandmüller – i quali, infatti, stanno aspettando invano una risposta dallo scorso mese di settembre? Se si degnasse di risponde, di chiarire, papa Francesco dovrebbe finalmente parlare con , sì, e Nono, e deporre la cortina fumogena del “discernimento”. I divorziati risposati possono accedere alla santa Eucarestia, restando uniti al nuovo partner e senza fare ritorno al legittimo consorte: sì o no? Meglio non rispondere, così non si scontenta nessuno; cosa che sarebbe decisamente spiacevole, dopo aver acceso tante speranze. Ecco: se dovessimo specificare quale sia l’aspetto più sconcertante, più inaccettabile del pontificato di Francesco, diremmo senz’altro questo: voler piacere al mondo, preferire l’applauso degli uomini piuttosto che l’approvazione di Dio. Esattamente il contrario di quel che san Paolo diceva di se stesso, senza falsa modestia (ma lui sì, poteva farlo, lui che aveva sfidato innumerevoli prove e pericoli, e che non temeva il martirio), per chiarire bene a tutti i cristiani che uno solo è il Vangelo cui bisogna prestare ascolto: quello di Gesù Cristo; e intanto non preoccuparsi di dare scandalo alle pecorelle, o a una parte di esse, pur di piacere agli uomini, accarezzandoli e scusandoli nei loro vizi e nei loro peccati.
Ecco come si esprime in proposito san Paolo, e le sue parole dovrebbero farci riflettere a lungo (Lettera ai Galati, 1, 1-12; seguiamo la traduzione del testo commentata da Gerhard Schneider, Roma, Città Nuova Editrice, 1966, pp.28-33):

Paolo, apostolo non da uomini né per tramite d’uomo, ma per opera di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, e di tutti i fratelli che sono come ne, alle Chiese della Galazia.  Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, il quale diede se stesso per i nostri peccati, a fine di strapparci al presente mondo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre. A lui sia gloria per tutti i secoli. Amen.
Mi stupisco di vedervi così presto passare da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo, che poi neppure si dà; ma vi sono alcuni che vi turbano e vogliono stravolgere il vangelo di Cristo.
Ebbene, chiunque vi annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, fossimo pure noi stessi o un angelo dal cielo, sia anatema! Come già vi abbiamo detto, così ripeto ancora:  se qualcuno vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema. Intendo con ciò cattivarmi il favore degli uomini, o di Dio? O cerco io di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo. Sì, ve lo dichiaro, o fratelli: il vangelo da me annunziato non è d’indole umana; poiché io non l’ho ricevuto  né l’ho imparato da uomo, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

Nel vangelo di papa Francesco si sente, appunto, una tonalità tutta umana, che c’immerge nei problemi del mondo, ma non eleva verso Dio. Di questo l’accusiamo. Altro che gabinetto chimico... 
«Ci sono alcuni che vi turbano e vogliono stravolgere il Vangelo di Cristo»

di Francesco Lamendola

4 commenti:

  1. In effetti: va bene voler parlare a tutti i costi il linguaggio del popolo, ma quella dell'entrare nel WC chimico è sembrata una mossa un po' troppo sopra le righe(manco fosse una scelta obbligata da campo profughi).
    Mi ha subito richiamato alla mente il verbo gigioneggiare...

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    1. ciò che mi ha colpito é stato il tempo brevissimo(13 secondi, pare da video).
      O è stato un colpo di "urge and stress", o il pannolone si era inceppato, oppure c'era troppa puzza di pecore ed é scappato pure lui..

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  2. Mossa non da gigione ma da RUFFIANO porteño

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  3. Ma forse soffrirà di ipetrofia prostatica,, e quindi necessita di aver sempre con sé un bagno chimico, oppure un pappagallo, poveretto, avrà anche lui le sue magagne. Quanto alla Verità il popolo non sembra più esserne assetato, preferisce le comodità, l'esser confermato nei suoi peccatucci, nel suo egoismo, nelle sue comodità, e il VdR è l'uomo giusto per questo incarico, per questo la massoneria (laica o religiosa, fa poca differenza) lo ha messo lì dove sta adesso, obbligando Ratzinger a farsi da parte. Il parlar di Cristo (da parte sua come del resto del clero, oggigiorno) è solo una scusa per avvalorare le sue ideologie, i suoi obiettivi massonici, in effetti non ci crede affatto, nel Figlio di Dio fattao uomo, non cita mai i 2 misteri fondamentali del Cristianesimo (Unità e Trinità di Dio, Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione di NSGC), la trascendenza per lui non esiste, è roba da museo, i Novissimi neanche a parlarne, adesso toglierà la Transustansazione dalla Messa, completando così l'opera di Montini-Bugnini, passando dal Santo Sacrificio della Messa alla cena luterana (senza confessione né comunione), concelebrata su di un tavolaccio con una pastora, magari sposata con una lesbica. Quale agente migliore poteva trovare la Massoneria per raggiungere l'obiettio cui aspirava dai primi dell'800?

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