Perché l'ostilità conciliare alla messa di sempre?
Ciò che segue è la risposta a quanti mi chiedono di spiegare i motivi dell'ostilità che in un batter di ciglia si materializza ogni qual volta un fedele richiede la celebrazione della S.Messa tridentina al clero aderente alla nuova chiesa nata dal Concilio Vaticano II.
Nuova chiesa nata dal Concilio Vaticano II ?
Precisamente, perché tutte le riforme e gli orientamenti ufficiali di Roma sono delegati e imposti a nome del Concilio. Dopo il Vaticano II infatti, la maggior parte del clero ha assunto un orientamento nettamente opposto alla Tradizione, cioè al Magistero ufficiale della Chiesa. I sacerdoti hanno abbracciato in massa l'eresia protestante e liberale. Essi hanno voltato le spalle alla Chiesa di sempre, alla Messa di sempre, infettando il Corpo Mistico di Cristo con nuovi dogmi, nuove istituzioni, nuovo sacerdozio, nuovo culto, nuovo insegnamento, nuova morale... e tutto ciò a nome del Concilio al quale i fedeli si DEVONO uniformare.
È facile immaginare che chiunque si opporrà a tutto questo volendo rimanere fedele a ciò che la Chiesa ha sempre detto e fatto, sarà considerato fuori dalla comunione con Papa Bergoglio e i vescovi e dunque fuori dalla comunione della Chiesa. Si può chiedere loro di quale Chiesa. Essi rispondono: della Chiesa conciliare.
Una chiesa alquanto “strana”, con sacerdoti “strani”.
Perché questi sacerdoti si scateneranno contro di voi al solo menzionare la Messa tridentina, la Messa di sempre. Non vi spiegheranno i motivi di tale viscerale ritrosia verso di Essa, non vi spiegheranno il perché di tale reazione sproporzionata. Non lo faranno... semplicemente perché la odiano, la detestano. Così come detestano tutti coloro che si rifanno al cosiddetto Vetus Ordo, tutti coloro che intendono rimanere ancorati alla Tradizione. Una Tradizione che impone loro, consacrati sacerdoti, di essere ciò che dovrebbero essere...(ma forse meglio dire) ciò che non vogliono (più) essere. Dirlo apertamente suonerebbe come un capo d'accusa: ma come, un sacerdote che cova odio nel cuore? Invece è proprio così e per di più si tratta di un odio assai profondo che si trasforma fino all'avversione più veemente e spietata nei confronti di coloro che non si sono resi falsi e traditori come loro.
Parlano di misericordia, di umiltà... ma il loro comportamento denota una cinica malvagità e una brutale mancanza di scrupoli morali. Sentimenti che covano nel cuore, dentro l'animo, cercando di celare questa interiore schiavitù demoniaca agli occhi della gente e dei fedeli. Il demonio si scatena a contatto con l'acqua santa, allo stesso modo questi “strani” sacerdoti al solo nominare la Messa tridentina. In tal caso ogni resistenza è vana e l'odio fuoriesce in tutta la sua evidenza.
Si rimane di stucco nell'assistervi. Eppure vi diranno anche che il clero di oggi, grazie al Concilio Vaticano II, è migliore di quello di ieri e la società, grazie ad esso, è migliorata... Siamo al delirio!
Istruttiva è la lettura di D.von Hildebrand, dove nel libro “Il cavallo di Troia nella città di Dio”[1] scrive: “In un discorso da lui tenuto al Concilio Vaticano II, Mons. Konig ha affermato una tesi che poi è stata ripresa in molte occasioni, ossia che noi vivremmo in un'epoca caratterizzata da una sincerità intellettuale e morale. Ci sembra che a tale riguardo il Konig sia stato vittima di un'illusione oggi assai diffusa.
[…] Anzitutto è assolutamente sbagliato credere che una persona che non viva conformemente alle proprie idee morali sia, già per questo, insincera o, per esprimersi in modo diverso, che la concordanza fra comportamento e princìpi sia segno di sincerità. Di certo, sarebbe desiderabile che una persona viva conformemente alle proprie convinzioni morali, sempre che esse siano giuste.
Ma il frequentissimo contrasto fra comportamento e princìpi è un dramma avente la sua origine prima nella natura dell'uomo decaduto. È il perenne conflitto, riferendosi al quale Ovidio scrisse – Vedo il meglio e l'approvo ma faccio il peggio – e San Paolo disse – Poiché il bene che io voglio non lo faccio; faccio il male che non voglio -. Tutto ciò non implica affatto una insincerità.
[…] L'uomo che pur sforzandosi di farlo è incapace di vivere conformemente a ciò che egli ha riconosciuto essere moralmente giusto non può venire affatto considerato insincero. Al contrario: chi riconosce la piena validità della legge etica e dei valori morali, anche se non vive conformemente ad essi dà una prova indubbia di sincerità.
È invece veramente insincero, e tipico dei nostri tempi, l'adattare la verità al proprio modo di agire, l'elevare a norma il proprio comportamento fattuale e negare la validità oggettiva delle leggi morali perché non si riesce a vivere conformemente ad esse”.
Queste ultime parole descrivono perfettamente lo stile di vita di gran parte della società contemporanea e, purtroppo, della maggior parte del clero che ha scelto di vivere esclusivamente la dimensione orizzontale (cioè materiale), relegando in un angolo e di fatto rinnegando la dimensione verticale (cioè spirituale): questo è quanto ha prodotto il Concilio Vaticano II. La perdita della Fede. Una catastrofe, altro che clero migliore!
Senza Fede, cioè senza essere aggrappati a Cristo, la vita si riduce ad un fallimento: i sacerdoti che ne sono privi cadono in crisi d'identità, al pari di quelli ingenui che pur rendendosi conto dello sfacelo dinanzi a loro perseverano nell'errore. Il risultato di questo pauroso smarrimento clericale è letale per la salvezza delle anime: “Sembra che essi non si rendano conto dell'importanza fondamentale che l'elemento sacrale ha nella religione (lo dimostra l'istituzione di Messe con la chitarra e perfino con il jazz). Con l'ottundere il senso del sacro, essi minano la vera religione. Il loro atteggiamento “democratico” non fa loro riconoscere che in tutti coloro che nutrono una nostalgia per Dio vive anche il desiderio del sacro, che essi sentono la differenza fra sacro e profano. L'operaio e il contadino l'avvertono non meno dell'intellettuale. Se sono cattolici, essi desidereranno trovare nelle chiese un'atmosfera di sacralità malgrado l'urbanizzazione e l'industrializzazione del mondo. Essi sapranno distinguere l'“al di sopra” esoterico dall'al di sopra” divino.
In nessun modo si sentiranno umiliati per il fatto che Dio sta infinitamente al di sopra di loro e che Cristo è un Uomo-Dio. Guarderanno con letizia alla Chiesa nella sua autorità divina. Da ogni sacerdote quale rappresentante della Chiesa essi si aspetteranno che si irradi un'aura diversa da quella del comune laico.
Molti sacerdoti credono che alla Chiesa sarà possibile andare incontro all'uomo semplice solo se essa sostituirà all'atmosfera sacrale che, ad esempio regna nelle meravigliose cattedrali medievali e nelle chiese del Barocco dove la messa veniva celebrata in latino, un'atmosfera profana, funzionalistica, neutra, anodina. Ma questo è un grave errore.
Una tale atmosfera non risponderà alla più profonda nostalgia dell'uomo, gli offrirà pietre invece che pane.
Anziché combattere l'irriverenza così diffusa ai nostri giorni, di fatto codesti preti contribuiscono a propagarla.
[…] L'esperienza dice a chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per udire che un solo prete improntato dal sacro conduce a Cristo molte più anime che non tutti i preti che credono di avvicinarsi maggiormente al popolo con l'assumere un atteggiamento privo dell'impronta del loro santo uffizio.
[…] I preti “democratici” non parlano alla natura più profonda dell'uomo. Forse per un certo tempo potranno anche riuscire a condurre più persone alla Chiesa e ad ampliare le loro attività parrocchiane. Ma non porteranno gli uomini più vicino a Cristo né calmeranno la loro sete profonda di Dio e di quella pace che solo Cristo può dare”. [2]
Mons. Lefebvre, al quale la storia finalmente sta dando atto di quanto fosse stato profetico e vero Vescovo cattolico, si è così espresso il 18 agosto del 1976 a proposito del Concilio Vaticano II e della sua influenza sull'autodistruzione della Chiesa: “[...] La conclusione si impone, soprattutto dopo l'immane disastro che subisce la Chiesa da questo Concilio; quest'avvenimento, rovinoso per la Chiesa cattolica e per tutta la civiltà cristiana, NON È STATO DIRETTO E CONDOTTO DALLO SPIRITO SANTO.
Si rende alla Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo e alla salvezza delle anime un immenso servizio denunciando pubblicamente i maneggi degli uomini di Chiesa che hanno voluto fare di questo Concilio la pace di Yalta della Chiesa con i suoi peggiori nemici, ossia nella realtà un nuovo tradimento di Nostro Signore Gesù Cristo e della sua Chiesa”. [3]
Padre Elia Schafer
[1] Dietrich von Hildebrand – Il cavallo di Troia nella città di Dio - pag. 191 – Edizioni Effedieffe
[2] ibidem - pag. 217
[3] Mons. Marcel Lefebvre – Accuso il Concilio - pag. 35 - Editrice Ichthys
Nuova chiesa nata dal Concilio Vaticano II ?
Precisamente, perché tutte le riforme e gli orientamenti ufficiali di Roma sono delegati e imposti a nome del Concilio. Dopo il Vaticano II infatti, la maggior parte del clero ha assunto un orientamento nettamente opposto alla Tradizione, cioè al Magistero ufficiale della Chiesa. I sacerdoti hanno abbracciato in massa l'eresia protestante e liberale. Essi hanno voltato le spalle alla Chiesa di sempre, alla Messa di sempre, infettando il Corpo Mistico di Cristo con nuovi dogmi, nuove istituzioni, nuovo sacerdozio, nuovo culto, nuovo insegnamento, nuova morale... e tutto ciò a nome del Concilio al quale i fedeli si DEVONO uniformare.
È facile immaginare che chiunque si opporrà a tutto questo volendo rimanere fedele a ciò che la Chiesa ha sempre detto e fatto, sarà considerato fuori dalla comunione con Papa Bergoglio e i vescovi e dunque fuori dalla comunione della Chiesa. Si può chiedere loro di quale Chiesa. Essi rispondono: della Chiesa conciliare.
Una chiesa alquanto “strana”, con sacerdoti “strani”.
Perché questi sacerdoti si scateneranno contro di voi al solo menzionare la Messa tridentina, la Messa di sempre. Non vi spiegheranno i motivi di tale viscerale ritrosia verso di Essa, non vi spiegheranno il perché di tale reazione sproporzionata. Non lo faranno... semplicemente perché la odiano, la detestano. Così come detestano tutti coloro che si rifanno al cosiddetto Vetus Ordo, tutti coloro che intendono rimanere ancorati alla Tradizione. Una Tradizione che impone loro, consacrati sacerdoti, di essere ciò che dovrebbero essere...(ma forse meglio dire) ciò che non vogliono (più) essere. Dirlo apertamente suonerebbe come un capo d'accusa: ma come, un sacerdote che cova odio nel cuore? Invece è proprio così e per di più si tratta di un odio assai profondo che si trasforma fino all'avversione più veemente e spietata nei confronti di coloro che non si sono resi falsi e traditori come loro.
Parlano di misericordia, di umiltà... ma il loro comportamento denota una cinica malvagità e una brutale mancanza di scrupoli morali. Sentimenti che covano nel cuore, dentro l'animo, cercando di celare questa interiore schiavitù demoniaca agli occhi della gente e dei fedeli. Il demonio si scatena a contatto con l'acqua santa, allo stesso modo questi “strani” sacerdoti al solo nominare la Messa tridentina. In tal caso ogni resistenza è vana e l'odio fuoriesce in tutta la sua evidenza.
Si rimane di stucco nell'assistervi. Eppure vi diranno anche che il clero di oggi, grazie al Concilio Vaticano II, è migliore di quello di ieri e la società, grazie ad esso, è migliorata... Siamo al delirio!
Istruttiva è la lettura di D.von Hildebrand, dove nel libro “Il cavallo di Troia nella città di Dio”[1] scrive: “In un discorso da lui tenuto al Concilio Vaticano II, Mons. Konig ha affermato una tesi che poi è stata ripresa in molte occasioni, ossia che noi vivremmo in un'epoca caratterizzata da una sincerità intellettuale e morale. Ci sembra che a tale riguardo il Konig sia stato vittima di un'illusione oggi assai diffusa.
[…] Anzitutto è assolutamente sbagliato credere che una persona che non viva conformemente alle proprie idee morali sia, già per questo, insincera o, per esprimersi in modo diverso, che la concordanza fra comportamento e princìpi sia segno di sincerità. Di certo, sarebbe desiderabile che una persona viva conformemente alle proprie convinzioni morali, sempre che esse siano giuste.
Ma il frequentissimo contrasto fra comportamento e princìpi è un dramma avente la sua origine prima nella natura dell'uomo decaduto. È il perenne conflitto, riferendosi al quale Ovidio scrisse – Vedo il meglio e l'approvo ma faccio il peggio – e San Paolo disse – Poiché il bene che io voglio non lo faccio; faccio il male che non voglio -. Tutto ciò non implica affatto una insincerità.
[…] L'uomo che pur sforzandosi di farlo è incapace di vivere conformemente a ciò che egli ha riconosciuto essere moralmente giusto non può venire affatto considerato insincero. Al contrario: chi riconosce la piena validità della legge etica e dei valori morali, anche se non vive conformemente ad essi dà una prova indubbia di sincerità.
È invece veramente insincero, e tipico dei nostri tempi, l'adattare la verità al proprio modo di agire, l'elevare a norma il proprio comportamento fattuale e negare la validità oggettiva delle leggi morali perché non si riesce a vivere conformemente ad esse”.
Queste ultime parole descrivono perfettamente lo stile di vita di gran parte della società contemporanea e, purtroppo, della maggior parte del clero che ha scelto di vivere esclusivamente la dimensione orizzontale (cioè materiale), relegando in un angolo e di fatto rinnegando la dimensione verticale (cioè spirituale): questo è quanto ha prodotto il Concilio Vaticano II. La perdita della Fede. Una catastrofe, altro che clero migliore!
Senza Fede, cioè senza essere aggrappati a Cristo, la vita si riduce ad un fallimento: i sacerdoti che ne sono privi cadono in crisi d'identità, al pari di quelli ingenui che pur rendendosi conto dello sfacelo dinanzi a loro perseverano nell'errore. Il risultato di questo pauroso smarrimento clericale è letale per la salvezza delle anime: “Sembra che essi non si rendano conto dell'importanza fondamentale che l'elemento sacrale ha nella religione (lo dimostra l'istituzione di Messe con la chitarra e perfino con il jazz). Con l'ottundere il senso del sacro, essi minano la vera religione. Il loro atteggiamento “democratico” non fa loro riconoscere che in tutti coloro che nutrono una nostalgia per Dio vive anche il desiderio del sacro, che essi sentono la differenza fra sacro e profano. L'operaio e il contadino l'avvertono non meno dell'intellettuale. Se sono cattolici, essi desidereranno trovare nelle chiese un'atmosfera di sacralità malgrado l'urbanizzazione e l'industrializzazione del mondo. Essi sapranno distinguere l'“al di sopra” esoterico dall'al di sopra” divino.
In nessun modo si sentiranno umiliati per il fatto che Dio sta infinitamente al di sopra di loro e che Cristo è un Uomo-Dio. Guarderanno con letizia alla Chiesa nella sua autorità divina. Da ogni sacerdote quale rappresentante della Chiesa essi si aspetteranno che si irradi un'aura diversa da quella del comune laico.
Molti sacerdoti credono che alla Chiesa sarà possibile andare incontro all'uomo semplice solo se essa sostituirà all'atmosfera sacrale che, ad esempio regna nelle meravigliose cattedrali medievali e nelle chiese del Barocco dove la messa veniva celebrata in latino, un'atmosfera profana, funzionalistica, neutra, anodina. Ma questo è un grave errore.
Una tale atmosfera non risponderà alla più profonda nostalgia dell'uomo, gli offrirà pietre invece che pane.
Anziché combattere l'irriverenza così diffusa ai nostri giorni, di fatto codesti preti contribuiscono a propagarla.
[…] L'esperienza dice a chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per udire che un solo prete improntato dal sacro conduce a Cristo molte più anime che non tutti i preti che credono di avvicinarsi maggiormente al popolo con l'assumere un atteggiamento privo dell'impronta del loro santo uffizio.
[…] I preti “democratici” non parlano alla natura più profonda dell'uomo. Forse per un certo tempo potranno anche riuscire a condurre più persone alla Chiesa e ad ampliare le loro attività parrocchiane. Ma non porteranno gli uomini più vicino a Cristo né calmeranno la loro sete profonda di Dio e di quella pace che solo Cristo può dare”. [2]
Mons. Lefebvre, al quale la storia finalmente sta dando atto di quanto fosse stato profetico e vero Vescovo cattolico, si è così espresso il 18 agosto del 1976 a proposito del Concilio Vaticano II e della sua influenza sull'autodistruzione della Chiesa: “[...] La conclusione si impone, soprattutto dopo l'immane disastro che subisce la Chiesa da questo Concilio; quest'avvenimento, rovinoso per la Chiesa cattolica e per tutta la civiltà cristiana, NON È STATO DIRETTO E CONDOTTO DALLO SPIRITO SANTO.
Si rende alla Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo e alla salvezza delle anime un immenso servizio denunciando pubblicamente i maneggi degli uomini di Chiesa che hanno voluto fare di questo Concilio la pace di Yalta della Chiesa con i suoi peggiori nemici, ossia nella realtà un nuovo tradimento di Nostro Signore Gesù Cristo e della sua Chiesa”. [3]
Padre Elia Schafer
[1] Dietrich von Hildebrand – Il cavallo di Troia nella città di Dio - pag. 191 – Edizioni Effedieffe
[2] ibidem - pag. 217
[3] Mons. Marcel Lefebvre – Accuso il Concilio - pag. 35 - Editrice Ichthys
https://gloria.tv/article/qU39Ebbi6wbE2QzCUN3JHNBco
In un libro recentemente pubblicato il cardinale liberale, Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, afferma che le Ordinazione anglicane non sono invalide, scrive The Tablet.
Coccopalmerio contraddice la bolla Apostolicae curae (1896) di Leone XII
In un libro recentemente pubblicato il cardinale liberale, Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, afferma che le Ordinazione anglicane non sono invalide, scrive The Tablet.
Coccopalmerio contraddice la bolla Apostolicae curae (1896) di Leone XIII, nella quale si afferma che esse sono «del tutto invalide e assolutamente nulle».
Coccopalmerio invece afferma: "Abbiamo avuto, e abbiamo ancora una rigida comprensione della validità e dell'invalidità: questo è valido, e ciò non è valido. Bisogna dire: ‘questo è valido in un certo contesto e ciò è valido in un altro contesto’”. Queste parole implicano che il sacramento dell'ordinazione non ha valore in sé e diventano una negazione di questo sacramento.
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