ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 11 settembre 2017

Annus horribilis, peior sequitur?


Antonio Socci: quello che dice Bergoglio e quello che, invece, insegna la Chiesa


Proprio poche ore dopo l’uscita nelle edicole di “Libero” con questo editoriale, papa Bergoglio ha fatto la sua consueta conferenza stampa in aereo. Come sempre ne ha dette di cotte e di crude.


Bergoglio: "Chi non crede al cambiamento climatico parli con gli "Scientifici""

Ma qui mi interessa riprendere una sola cosa: sembra che abbia ringraziato l’Italia per quello che ha fatto nell’accoglienza dei migranti e pare abbia riconosciuto che un governo deve essere “prudente” e ogni Paese ha diritto a regolare i flussi migratori in base alle sue possibilità. È la conferma – arrivata in tempo reale – che avevamo visto giusto: la sua sfrenata campagna per abbattere le frontiere e permettere un’emigrazione di massa ha avuto un riscontro pessimo nell’opinione pubblica. Così Bergoglio – che ragiona come i politici e cerca anzitutto il consenso – è corso ai ripari con questa tardiva e parziale marcia indietro. Resta però il nefasto messaggio dominante del suo pontificato, che in questi anni ha influenzato pessimamente i govern italiani, che si sono arresi di fronte all’immigrazione di massa.



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La continua, insistente, ossessiva predicazione di papa Bergoglio a favore dell’emigrazione che esige dall’Italia e dall’Europa di spalancare le frontiere a milioni di migranti, gli ha fatto perdere le simpatie di una grossa fetta di opinione pubblica. Non solo quella più popolare che soffre maggiormente l’irrompere di tante comunità straniere.
Già da tempo sono intervenuti alcuni studiosi laici come Paul Collier, docente di Economia e Politiche pubbliche a Oxford e autore di “Exodus”, lo studio fondamentale sul fenomeno migratorio.
Collier, su Catholic Herald, scrive, con riferimento a Bergoglio, che “le reazioni cristiane di fronte ai rifugiati e alle migrazioni sono caratterizzate da una certa confusione morale, e tutto ciò mentre non riescono ad affrontare le necessità reali”.
Insieme al “cuore” occorre “la ragionevolezza”, altrimenti si fanno danni. Infatti lo studioso ha mostrato che la politica delle porte aperte ha danneggiato proprio i Paesi di provenienza dei migranti, perché li ha privati delle energie migliori per la ricostruzione.
Inoltre danneggia i poveri e i lavoratori dei paesi europei perché lo “stato sociale” non può provvedere a loro e a milioni di stranieri bisognosi che arrivano. Non ci sono le risorse. E Collier afferma che non si ha diritto di definire “razzismo” le preoccupazioni dei nostri poveri.
Le frontiere degli stati nazionali – ha aggiunto Collier in polemica con certi strali bergogliani – “non sono abomini morali”. Sono, come i muri di ogni abitazione per le nostre famiglie, la protezione della vita pacifica di una comunità.
E il diritto di emigrare dal proprio paese non significa che si ha automaticamente diritto di immigrare dove si vuole.
Più sbrigativo e drastico è stato l’economista e scrittore Geminello Alvi secondo cui Bergoglio promuove una immigrazione “scriteriata” per l’abitudine dei gesuiti di fare i “filantropi coi soldi altrui”.
Alvi aggiunge che la predicazione bergogliana è una “disgrazia quotidiana” che ha messo “il cattolicesimo ormai in liquidazione”.
Ma ormai sempre più spesso sono i cattolici a contestare la fissazione politico-teologica di Bergoglio sull’emigrazione.
L’altroieri è stata pubblicata da uno scrittore cattolico francese, Henri de Saint-Bon, esperto di Islam e di Chiese orientali, autore di vari libri, una “Lettera aperta a papa Francesco” che merita di essere considerata attentamente.
Saint-Bon, con un tono molto rispettoso, esprime il suo “smarrimento” di fronte alle “recenti dichiarazioni” del papa “sull’immigrazione e l’Europa”.
Perché hanno “urtato” la sua sensibilità di cattolico e hanno “ferito molto profondamente i francesi fieri della loro nazione” che essi sentono il dovere di “difendere e proteggere”.
L’autore afferma che le dichiarazioni bergogliane “ignorano il concetto di nazione costitutivo naturale di ogni società”.
Inoltre “mostrano un certo disprezzo dell’Europa, che in 2000 anni di storia ha donato tanti santi” e “incoraggiano le popolazioni africane e altre ancora a sradicarsi, con tutti i drammi umani che ne derivano”, per “inserirsi con forza nel midollo dei paesi da loro scelti”.
Saint-Bon riconosce, come ogni buon cattolico, che i credenti hanno il dovere della carità:
“essa è dovuta, mi pare, allo straniero di passaggio o temporaneo. Ma non sapevo che consistesse nel dar da mangiare e da bere in modo duraturo a colui che irrompe a casa vostra e che vi impone le sue leggi. Che cosa farà Vostra Santità quando dei migranti verranno ad installarsi, contro il Suo volere, anche all’interno del Vaticano, o all’interno di Casa Santa Marta, e Le imporranno la costruzione di una moschea e l’osservanza del ramadan? Certo, non tutti i migranti sono musulmani, ma molti lo sono, con la volontà, alla lunga, di imporre l’islam in Europa”.



Lo scrittore fa presente che in nessun passo delle Sacre Scritture si incoraggia una cosa simile: “Giova forse ricordare che l’enciclica Rerum Novarum qualificava come nocivi i trasferimenti di popolazioni? Infine il Catechismo della Chiesa Cattolica, precisa nel suo paragrafo 2241, che: ‘L’immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo accoglie, a obbedire alle sue leggi, e a contribuire ai suoi oneri’. Dispiace che Vostra Santità non l’abbia ricordato”.
Peraltro sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno sempre affermato che il primo valore da difendere è “il diritto di non emigrare” perché dover lasciare la propria terra è un’ingiustizia, non è un bene come fa credere Bergoglio.
Nei giorni scorsi c’è stata anche una gaffe del papa argentino che ha evidenziato la sua rottura rispetto al magistero di Benedetto XVI che è quello di sempre della Chiesa.
Egli infatti – nel suo recente “Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018”, che è passato sui media come una sponsorizzazione dello “Ius soli” – ha cercato di legittimarsi con l’autorità di Benedetto XVI, sostenendo che il suo predecessore, nell’enciclica “Caritas in Veritate”, avrebbe detto che “la sicurezza personale” è da “anteporre sempre” alla “sicurezza nazionale”.
Ecco le sue parole: “Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI, ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale”.
È stato un cattolico ortodosso come Luigi Amicone a eccepire che l’enciclica di Benedetto XVI non afferma questo.
Anzi, Ratzinger, nel passo evocato da Bergoglio, dice una cosa del tutto diversa:
“Possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati”.
Amicone commenta:
“Si capisce chiaramente che in Benedetto XVI non vi è alcuna contrapposizione tra persone migranti e ‘società di approdo degli stessi emigrati’. Al contrario. Egli richiama la ‘prospettiva di salvaguardare’ sia ‘le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate’, sia ‘al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati’ ”.
Ma il magistero di Benedetto XVI è stato anche più chiaro. Nel discorso ai Sindaci dell’Anci, all’udienza del 12 marzo 2011, disse:
“Oggi la cittadinanza si colloca, appunto, nel contesto della globalizzazione, che si caratterizza, tra l’altro, per i grandi flussi migratori. Di fronte a questa realtà bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana“.
Questa necessità di difendere “la tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana” è centrale nell’insegnamento di Benedetto XVI. Ed è pressoché inesistente nei continui interventi di Bergoglio sull’emigrazione.
Infine è inesistente, in Bergoglio, il riconoscimento della laicità dello Stato che ha compiti e doveri (di difesa del territorio, della sicurezza e del benessere popolo italiano), diversi rispetto alla Chiesa che deve insegnare l’amore al singolo cristiano.
La Chiesa fa il suo mestiere annunciando il Vangelo a ogni persona, ma – diceva il card. Giacomo Biffi – lo Stato deve fare lo Stato che è provvedere al bene collettivo dei suoi cittadini, all’ordine civile e alla prosperità.
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Antonio Socci
Da “Libero”, 11 settembre 2017

antoniosocci.com
Giorni terribili. Ma resistiamo.
Fra dieci anni, o forse più, ricorderemo questo 2017 -questi giorni!- come terribili. Eppure li stiamo vivendo, siamo ancora vivi. Almeno finora.
Oggi, Domenica 10 settembre 2017,  si “celebra” a Milano LA “GIORNATA DELLA BUSSOLA”.
Così, il suo direttore, Riccardo Cascioli, annuncia l’evento: “‘La battaglia del terzo millennio sarà intorno all’uomo e alla famiglia. Le forze del male, non potendo attaccare Dio stesso, vogliono distruggere il vertice della sua Creazione: l’uomo e la famiglia’. Così disse SAN GIOVANNI PAOLO II nel lontano 1997 all’incontro mondiale delle famiglie. La profezia, oggi, si sta pienamente avverando. Divorzio, aborto, eutanasia, teoria del gender, omosessualismo…la devastazione eretta a sistema. In questa battaglia apocalittica però c’è chi resiste, chi rimane attaccato alla verità dell’uomo. Di tutto questo parleremo nella Giornata della Bussola”.
Quando Cascioli registrava questo video il Cardinale Carlo Caffarra era ancora vivo: lo stesso Cascioli ha raccontato che il Porporato emiliano lo aveva chiamato in vista di questa giornata parlando persino delle coincidenze migliori per raggiungere Milano in treno….
Ed invece Caffarra è in Cielo. Bergoglio è in latinoamerica (che termine brutto: non mi piace. Troppo latinoamericano) dove nei discorsi e nelle Omelie nomina Gesù Cristo ed il Suo Vangelo col contagocce. Ed anche la regia più benevola e “leccascalze” non riesce a mascherare i volti e la postura dei cattolici colombiani che non approvano questo ennesimo dittatore populista peronista e pure comunista.
Tempi terribili dicevamo. Nei quali muoiono in pochi mesi vescovi e cardinali, incluso quel Velasio De Paolis (morto ieri) del quale, a tempo di record, dalla Colombia Bergoglio ha tracciato un ricordo commosso (del Cardinale Caffarra manco un telegramma rituale. E vabbè). Tempi in cui a colpi di Motu Proprio Bergoglio piccona la Chiesa. E proprio ieri, come i ladri di notte, è stato reso pubblico un Documento che con una astuzia diabolica sdogana la Messa “OGNI-VESCOVO-LA-FA-COME-VUOLE-LUI”.
Ecco, in questo clima si celebra la Giornata della Bussola dove Caffarra avrebbe dovuto celebrare la Messa ed essere il relatore principale. Ma Dio aveva altri Disegni.
  Giorni terribili: a Roma, in occasione del Decimo Anniversario del Summorum Pontificum , l’omonimo Comitato ha organizzato una tre giorni magnifica (per il programma CLICCA QUI) 
sum pont 17
Ed il culmine di questo Pellegrinaggio si terrà in San Pietro: dopo la Solenne Adorazione Eucaristica (Chiesa Nuova, Santa Maria in Vallicella, Corso Vittorio Emanuele II) di sabato 16 settembre al mattino e la Solenne processione per le vie di Roma, col solenne Pontificale che sarà celebrato alle ore 11,00 all’Altare della Cattedra della Basilica di S. Pietro in Vaticano da S. E. Rev.ma il Sig. Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo Emerito di Bologna.
Già, Sua Eminenza è in Cielo. Non potrà celebrare “direttamente” lui: Dio ha altri Disegni. (Il nome del celebrante che officerà a San Pietro verrà comunicato nel corso del convegno che si terrà all’Angelicum giovedì 14 e che aprirà il Pellegrinaggio). Giorni terribili. E chissà che non possano diventare giorni orribili in un futuro prossimo: gli eventi precipitano e solo gli stolti e gli ostinati non comprendono la gravità di quanto sta accadendo nella Chiesa. Persino l’apparentemente innocuo “MAIOREM HAC DILECTIONEM” (altro Motu Proprio bergogliano) ha il suo veleno che forse scoprirete troppo tardi quando avremo la beatificazione di qualche teologo luterano ed infine dello stesso eretico Lutero autore del diabolico scisma. Intanto è servito a piazzare un bel figlio della vedova a capo della Fondazione di Natuzza.
Giorni terribili e drammatici. Come quando verrà Lei, la Donna vestita di sole. E questa orribile pagliacciata sulfurea avrà il suo termine.
trova-la-differenza
Muore anche il card. De Paolis, terzo in dieci giorni         
Continua l'anno nero per l'Italia. Se ne va anche il card. Velasio De Paolis, 81 anni, Presidente emerito della Prefettura per gli Affari Economici. Aveva un inguaribile tumore al cervello, che a maggio gli era già costato una rischiosa operazione.
E' il dodicesimo cardinale defunto nel 2017, (il terzo nei soli dieci giorni di settembre), il quarto italiano dopo il card. Attilio Nicora, 80 anni, Presidente di APSA e AIF, il card. Dionigi Tettamanzi, 84 anni, arcivescovo emerito di Milano e Genova, e il card. Carlo Caffarra, 79 anni, arcivescovo emerito di Bologna e Ferrara-Comacchio, di cui proprio oggi si celebrano i funerali. 
Era l'unico cardinale vivente appartenente all'ordine degli scalabriniani, di cui rimangono appena sei vescovi. Il Collegio Cardinalizio scende a 220 unità, di cui 120 elettori e 101 non elettori. Gli italiani sono 42, 23 elettori e 19 non elettori.

Velasio De Paolis era nato a Sonnino, vicino a Latina, il 19 settembre 1935.
Entrato nei seminari dei missionari di San Carlo, emettendo la prima professione nel 1955 a Crespano del Grappa e i voti perpetui nel 1958 a Piacenza. Il 18 marzo 1961, a 25 anni, viene ordinato sacerdote a Piacenza, nella casa madre degli Scalabriniani.
Passa poi a Roma per proseguire gli studi, dove ottiene una licenza in teologia alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, una laurea in giusrisprudenza alla Sapienza, un dottorato in diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana e un biennio in teologia morale alla Pontificia Accademia Alfonsiana.
E' stato poi docente di teologia morale e diritto canonico nei seminari scalabriniani di Piacenza e Bassano del Grappa (1965-1970), rettore del Collegio Internazionale di Roma (1970-1974), vicario provinciale, consigliere e procuratore generale degli scalabriniani. E' anche docente di diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Università Urbaniana.
Il 30 dicembre 2003, a 68 anni, viene elevato vescovo e nominato Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Succede a mons. Francesco Saverio Salerno, ritiratosi per anzianità. Viene consacrato il 21 febbraio successivo dal card. Angelo Sodano, Segretario di Stato.
Il 12 aprile 2008, a 72 anni, viene promosso Presidente della Prefettura per gli Affari Economici ed elevato arcivescovo. Succede al card. Sergio Sebastiani, ritiratosi per anzianità. Nel 2010 è stato nominato delegato pontificio per i Legionari di Cristo, con l'obiettivo di guidare l'ordine fino alla riforma degli statuti dopo l'emersione delle gravissime responsabilità del fondatore, Marcial Maciel.
Il 20 novembre 2010, a 75 anni, viene creato cardinale diacono di Gesù Buon Pastore alla Montagnola da Benedetto XVI. Il 21 settembre 2011, a 76 anni, si ritira da tutti i suoi incarichi. Gli succede mons. Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria, oggi cardinale e Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Partecipa al Conclave 2013 che elegge papa Francesco.

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