ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 24 dicembre 2017

"E adesso preghiamo"

L'anno "emerito" di Ratzinger

Benedetto XVI ha scelto il silenzio assoluto sulle questioni riguardanti la Chiesa cattolica. Il Papa Emerito - però - nel 2017 qualcosa ha detto


Benedetto XVI ha scelto il silenzio e con esso di non intervenire sulle questioni riguardanti la Chiesa cattolica. Joseph Ratzinger è solito ricevere alcune persone - non necessariamente appartenenti all'insieme dei "ratzingeriani" - al fine di restare informato sulle vicende ecclesiali, geopolitiche e culturali.
Ma il Papa Emerito - sulla divisione dottrinale - non si è mai espresso. Chi ha avuto modo di parlare con persone "decisamente informate sui fatti" ha scritto su Facebook che Ratzinger: "Ci tiene a farsi raccontare nel dettaglio il quadro delle situazioni, specialmente le problematicità. Ma quando l'interlocutore inizia a incalzarlo nella direzione di un suo qualsiasi coinvolgimento, anche il più simbolico, discreto e indiretto possibile, il Papa Emerito esclama: "E adesso preghiamo", e mette fine alla conversazione". Benedetto XVI - nonostante sia diventato (suo malgrado) il simbolo di coloro che si oppongono Papa Francesco - non sta ricoprendo alcun ruolo nel contrasto tra "conservatori" e "progressisti". L' anno che Ratzinger si lascia alle spalle - però - non è stato privo di notizie sul suo conto. Nonostante non parli, il Papa tedesco è sempre al centro della scena.

La prefazione al libro del cardinal Sarah ha fatto scalpore. Il porporato africano è considerato un uomo emarginato da Bergoglio per via della sua appartenenza alla corrente del tradizionalismo dottrinale. Nella prefazione a "La forza del silenzio", Ratzinger ha scritto: "Così come per l’interpretazione della Sacra Scrittura, anche per la liturgia è vero che è necessaria una conoscenza specifica. Ma è anche vero della liturgia che la specializzazione può mancare l’essenziale a meno che non sia radicata in una profonda, interiore unione con la Chiesa orante, che sempre di nuovo impara dal Signore stesso cosa sia l’adorazione". E ancora: "Con il cardinale Sarah, maestro del silenzio e della preghiera interiore, la liturgia è in buone mani". Molti hanno interpretato queste parole come un modo di proteggere il cardinal Sarah dal rischio di essere rimosso dalla Congregazione di cui è prefetto, quella per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. E sempre il porporato africano - solo qualche settimana fa - ha pubblicato su Twitter una foto che lo ritrae affianco al Papa Emerito: l'ultima fotografia pubblica di Joseph Ratzinger. Sembrerebbe che Benedetto XVI abbia voluto dire cosa pensa sull'"esautorazione "di questo uomo di Chiesa, pur senza proferire una parola in merito.
Ma il 2017 è stato anche l'anno in cui è stato pubblicato il rapporto finale dell'inchiesta sugli abusi ai danni di minori perpetrati nel coro di Ratisbona, dove 67 bambini avrebbero subito violenze sessuali tra il 1953 e il 1992. Georg Ratzinger - il fratello del Papa Emerito - è stato direttore di quel coro per 30 anni. Alcuni hanno interpretato questa notizia come l'ennesimo attacco orchestrato ad arte contro Ratzinger. Ettore Gotti Tedeschi - intervistato da IlGiornale.it - ha risposto così ad una domanda su questa vicenda: ".... E’ una modalità peraltro utilizzata anche negli Stati uniti circa 10 anni fa per far emergere gli scandali della pedofilia e chiedere rimborsi milionari alla Santa Sede. E per i quali si chiese persino di interrogare Papa Ratzinger . Benedetto XVI è uno dei più grandi Papi della storia della Chiesa, destinato a esser considerato "magno". Gli si attribuisce un solo difetto: essere stato un Papa restauratore e conservatore, attributi che oggi sono diventati un male assoluto...". E sempre il 2017 - infine - è stato l'anno in cui - all'interno di un messaggio per la morte del cardinale Meisner - Ratzinger ha scritto: "Ma la cosa che più mi ha commosso è che ha vissuto in questo ultimo periodo della sua vita…sempre di più la certezza profonda che il Signore non abbandona la sua Chiesa, anche se a volte la barca si è riempita fino quasi a capovolgersi…". Parole, queste, che alcuni hanno letto come una disamina indiretta sullo stato di salute della Chiesa cattolica. Benedetto XVI - insomma - pubblicamente non parla più, se non per mezzo delle prefazioni e di qualche, sporadico, messaggio. Si sta per chiudere - infine - l'anno delle voci sulla salute di Ratzinger: quei rumors che il Vaticano ha immediatamente smentito. Il 2017: un altro anno senza Benedetto, ma solo dal punto di vista formale.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/cos-benedetto-xvi-si-espresso-senza-parlare-1477354.html
Ascoltare Ratzinger per capire il futuro della chiesa

Cosa vuole fare la chiesa del Terzo millennio: continuare nella missione che Cristo le ha affidato, che è quella di salvare il mondo, cercando di condurre ed elevare gli uomini alla statura del Vangelo, o abbassare il Vangelo alla statura degli uomini?


Benedetto XVI, Joseph Alois Ratzinger (foto LaPresse)


Al direttore - “Quando il Figlio dell’Uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”. Alla fine, tutto ruota attorno a questa domanda. Domanda che tanto più in occasione del Natale dovrebbe spingere, in primis i cattolici, ad interrogarsi sulla coscienza che ha di sé la chiesa e della sua missione nel mondo, ma anche sul modo in cui essa interpreta la realtà, e di conseguenza sui fini e sui mezzi dell’azione pastorale. Ridotto all’osso il refrain che va per la maggiore è il seguente: le chiacchiere stanno a zero, è con la realtà che dobbiamo fare i conti. E la realtà, come è noto (e non da ieri), è che si è creata una spaccatura profonda tra ciò che la chiesa dice e ciò che una buona fetta di fedeli pensa e (soprattutto) fa. Stante questa situazione, anziché domandarci il perché e il percome si sia arrivati a questo punto dobbiamo riflettere, interrogarci, scrutare i segni dei tempi per capire come parlare all’uomo contemporaneo che dei comandamenti di santa romana chiesa sembra non sapere più cosa farsene. E’ necessario insomma seguire l’evoluzione, il sapersi adattare alla scena cangiante del mondo, saper intercettare, assecondandole, le dinamiche di cambiamento della società.
   
Ma, questo è il punto, sospendendo ogni giudizio sulla realtà. Anche sulla scia di una ben precisa teologia secondo cui il cristiano, laico o ecclesiastico che sia, al pari di Cristo che, incarnandosi, è entrato nella realtà concreta degli uomini, è tenuto a sua volta a vivere nel mondo così com’è, l’analisi si riassume in una semplice presa d’atto: le cose stanno così, inutile stare a cincischiare se i tempi, il mondo e la società siano cambiati in bene o in male. Ciò che conta è che per l’uomo contemporaneo l’asticella della fede è troppo alta (e non certo per colpa sua, che la prima responsabile manco a dirlo è proprio la chiesa). Dal che la domanda se non sia forse il caso di abbassarla un po’, l’asticella, smettendola di caricare sulla vita delle persone già gravate da mille difficoltà fardelli che non possono portare.

Ma è proprio qui che sorge il dubbio: siamo proprio sicuri che sia questa la strada da percorrere? Non si corre seriamente il rischio che ciascuno si senta legittimato a vivere come meglio crede, senza alcuna necessità di convertirsi e cambiare vita? Cosa vuole fare la chiesa del Terzo millennio: continuare nella missione che Cristo le ha affidato, che è quella di salvare il mondo, cercando di condurre ed elevare gli uomini alla statura del Vangelo, o abbassare il Vangelo alla statura degli uomini, semplicemente accompagnandoli con discrezione nella loro fatica quotidiana quasi che essere cristiani o no sia, tutto sommato, indifferente ai fini della salvezza? Il Natale che ci accingiamo a celebrare ha un significato ben preciso, sintetizzato in quello che non a caso si chiama Symbolum fidei, il Credo: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”. In teologia ci sono molti modi di definire la salvezza cristiana. Ma nessuno come Clemente Rebora ha saputo racchiudere in poche parole l’immensità di ciò che accadde una notte di duemila anni fa: “Egli, il Bimbo diritto, venuto a rapire quel che c’è di materno nel cuore di pietra dell’uomo, a farlo di plebeo superno, se avvenga che irrompa e prorompa dal segreto dello Spirito Santo, come Figlio, unicamente amato, il conoscimento del Padre”.
                                                                                                  Luca Del Pozzo 

“Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la Fede al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti. Allora la gente vedrà quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”. Lo diceva Joseph Ratzinger il 24 dicembre 1969, nella conclusione del ciclo di lezioni radiofoniche presso la Hessian Rundfunk, ripubblicati nel volume “Faith and the Future”, editore Ignatius Press. Sulla diagnosi aveva ragione, su quelle che sarebbero state le cure per medicare una chiesa malata anche: il futuro della chiesa, disse Joseph Ratzinger in uno dei discorsi, non risiederà in coloro che cercano affannosamente di adattarsi alle mode del momento e di lanciare slogan orecchiabili, ma nei santi, in grado di vedere più lontano degli altri perché rivolti a Dio. Buon Natale.
di Claudio Cerasa

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