Urgenza profetica delle apparizioni mariane (seconda parte)
E' stato detto, giustamente, che quelli dell’evo moderno sono i “tempi della Donna”, dove questa espressione si carica di tutta la significazione e semantica biblica vetero e neo-testamentaria in cui è presentata Maria quale nuova Eva accanto al nuovo Adamo, quale Madre-Sposa del Figlio, con Lui indissolubilmente unita e compartecipe dell’opera della salvezza del mondo.
La “Donna” a cui appartengono i nostri tempi è la “Donna genesiaca” (cf Gn 3,15) di cui fu da Dio profetizzata l’eclatante e trionfale vittoria sul serpente infernale; è la “Donna” prefigurata da tante eroine dell’Antico Testamento che ne adombrarono la personalità e la missione; è la “Donna” da cui è nato, nella pienezza dei tempi, il Cristo Signore («factus ex muliere»: Gal 4,4); è la “Donna” che, a Cana, con la sua potente azione mediatrice, affrettò l’“ora” della Redenzione; è la “Donna” che, «terribile come schiere a vessilli spiegati» (Ct 6,4), stava (« stabat ») presso la Croce del Figlio (Gv 19,25-27) e con Lui si co-immolava e si associava offrendo, con la Vittima divina, se stessa in riparazione del peccato del mondo (1); è, infine, il “Signum magnum” presentato da san Giovanni nell’Apocalisse, la “Donna” circonfusa di splendore, « vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle » (Ap 12,1), contro cui il drago rosso-fuoco si infuria e che cerca di distruggere, ma contro la quale nulla può perché è da quella “Donna” che verrà per lui l’umiliante sconfitta.