ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 13 dicembre 2017

I “tempi della Donna”


Urgenza profetica delle apparizioni mariane (seconda parte)


E' stato detto, giustamente, che quelli dell’evo moderno sono i “tempi della Donna”, dove questa espressione si carica di tutta la significazione e semantica biblica vetero e neo-testamentaria in cui è presentata Maria quale nuova Eva accanto al nuovo Adamo, quale Madre-Sposa del Figlio, con Lui indissolubilmente unita e compartecipe dell’opera della salvezza del mondo.
La “Donna” a cui appartengono i nostri tempi è la “Donna genesiaca” (cf Gn 3,15) di cui fu da Dio profetizzata l’eclatante e trionfale vittoria sul serpente infernale; è la “Donna” prefigurata da tante eroine dell’Antico Testamento che ne adombrarono la personalità e la missione; è la “Donna” da cui è nato, nella pienezza dei tempi, il Cristo Signore («factus ex muliere»: Gal 4,4); è la “Donna” che, a Cana, con la sua potente azione mediatrice, affrettò l’“ora” della Redenzione; è la “Donna” che, «terribile come schiere a vessilli spiegati» (Ct 6,4), stava (« stabat ») presso la Croce del Figlio (Gv 19,25-27) e con Lui si co-immolava e si associava offrendo, con la Vittima divina, se stessa in riparazione del peccato del mondo (1); è, infine, il “Signum magnum” presentato da san Giovanni nell’Apocalisse, la “Donna” circonfusa di splendore, « vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle » (Ap 12,1), contro cui il drago rosso-fuoco si infuria e che cerca di distruggere, ma contro la quale nulla può perché è da quella “Donna” che verrà per lui l’umiliante sconfitta.

La ricerca della verità


DOBBIAMO SPERARE SOLO IN DIO           
   


Perché si deve sperare solo in Dio. Chi siamo in confronto all’opera di Dio. Dobbiamo tenere a bada la superbia di crederci migliori, l’orgoglio della nostra intelligenza se abbiamo capito più di altri non è stato merito nostro
di Francesco Lamendola  

 

Ho visto Dio da lungi e di sfuggita, come Mosè; l’ho veduto e sono rimasto muto, attonito d’ammirazione e di stupore: così scrisse un giorno Carl von Linné, il grande scienziato svedese del XVIII secolo, in un momento di abbandono mistico, fermando la penna dalle sue carte di biologo e alzando lo sguardo dell’anima a contemplare l’Assoluto. Ebbene, crediamo che nella vita di tutti i cercatori della verità arrivi un momento simile a quello descritto da Linneo: un momento in cui la verità parla da sola, senza bisogno di parole, e l’anima, per un istante, intravvede quel che aveva sempre cercato e inseguito, magari percorrendo i più lontani e misteriosi campi. Anche noi abbiamo cercato la verità, per tutta la vita, sin dalla prima adolescenza, quando, con l‘uso della ragione, lo splendore del mondo ci si è rivelato in tutta la sua potenza e ci ha impresso un sigillo indelebile: Tu sei mio, e d’ora in poi servirai me soltanto.

«Le cinque insidie della Chiesa»

 Le buone tagliatelle di Caffarra
«L’alternativa a una Chiesa senza dottrina non è una Chiesa pastorale, ma una Chiesa dell’arbitrio e schiava dello spirito del tempo: praxis sine theoria  coecus in via, dicevano i medioevali».
Basterebbero queste poche parole per fare di «Prediche corte, tagliatelle lunghe» un libro imperdibile, ma nelle 208 pagine del volume, pubblicato dalle Edizioni Studio Domenicano, c’è molto di più. C’è tutta la saggezza e tutta la fede dell’autore, il compianto cardinale Carlo Caffarra (1938 – 2017), che qui rivive attraverso una scelta dei suoi interventi da arcivescovo di Bologna, a cura di Lorenzo Bertocchi e Giorgio Carbone.
Da buon emiliano Caffarra amava le tagliatelle, e negli anni bolognesi certamente ebbe modo di gustarle. Ciò che invece il lettore gusta in queste pagine è la profondità del teologo che in modo semplice, da vero maestro e non da trombone, va dritto al cuore delle questioni.

Presto una Chiesa senza Dio..

Funerale senza prete, ecco la svolta del Vaticano

Funerale senza prete nella diocesi di Bolzano-Bressanone: parte il corso per i laici. Così la Chiesa sembra andare verso la "protestantizzazione"

Fare un funerale senza il prete? Presto sarà possibile. Nella diocesi di Bolzano-Bressanone, infatti, sta per iniziare un corso per formare alcuni cristiani laici affinché sostituiscano il clero nel celebrare i riti funebri.


All'origine del provvedimento c'è un dato strutturale che non interessa solo le Alpi: la crisi delle vocazioniSecondo un recente rapporto del segretario generale dell’Unione apostolica del clero - del resto - al mondo servirebbero circa 500 mila preti e un milione di diaconi in più. Il Sinodo sull'Amazzonia che Papa Francesco avrebbe programmato per l'ottobre del 2019 - poi - dovrebbe trasformare i diaconi permanenti di quei territori in "viri probati", cioè in "amministratori laici dei sacramenti". Il Vaticano - insomma - sta cercando di fare fronte a questa difficoltà mediante una serie di adattamenti per ora, tuttavia, solo ipotizzati. Modifiche che potrebbero rappresentare alla lunga una vera e propria svolta.

Uccidete il Vitello d'oro e arrostitelo!

Iconoclastie prenatalizie





Rieccoci qua come ogni anno a parlare di presepi buttati all'aria o rifatti con gommoni, o con relitti di barconi. Di preghiere cristiane revisionate da papi in odore di apostasia, di Celentani imbecilli ospitati da giornali di grido  con sciapi articoli formato-lenzuolo, per spiegarci che è giusto "ritoccare" la traduzione  del Pater Noster (che fine teologo!) perché altrimenti si "cade in tentazione";  di poveri Gesù riletti in chiave islamica, di chiese che si fanno non solo sempre più deserte, ma quelle moderne sul piano  architettonico vengono edificate  brutte che più brutte non si può (fatte a capsula spaziale, altre fatte a ciminiera, a fisarmonica,  altre ancora simili a igloo degli eschimesi ecc.).

Dominus judicium faciet de te

Salmo deprecatorio "in execrationem Bergollei"



Psalmus deprecatorius


Ui sedes super thronum Beatissimi Petri, * intende vocem execrationis meæ. 
Qui regis novam ecclesiam conciliarem, * audi deprecationem meam.
Qui te ipsum vocas Antistitem Urbis: * nec vis Vicarium Christi vocari.
Etenim vocaris Episcopum Romæ, * quia Pontificatus non est tibi.
Suffragium Patrum pessumdedisti * ut te eligerent in Papam.
Induere noluisti rochetum et mozettam, * et sandalis nigris quasi auriga laophori dilexisti. 
Saccum conductorium tecum ducis * cum ascendis per scalam in aeronave. 
Non est alius qui fidem conculcabit, * super omnes qui te decesserunt. 
Quoniam impietatem tuam manifestam fecisti mihi, * et hæresim tuam notam fecisti.
Non est Deus catholicus, * aut quis ego ut judicem?

E chi dunque sarà costui?

LA CODA DEL DIAVOLO


Dai loro frutti li riconoscerete è scritto nel Vangelo: quali sono i frutti dell'opera del diavolo? La perdita della fede, l'allontanamento degli uomini da Dio, la trasgressione della morale e l'indifferenza verso il peccato 
di Francesco Lamendola  



Il diavolo ha la coda, e di solito si vede. Può essere questione di un istante, ma si vede: sguscia fuori da sotto la veste e ci rivela la reale identità di colui che abbiamo davanti. Anche se i suoi discorsi sono apparentemente sensati, e, non di rado, perfino accattivanti; anche se, come direbbe Dante, la faccia sua era faccia d'uom giusto, / tanto benigna avea di fuor la pelle (Inf., XVII, 10-11) ed i suoi modi appaiono perfettamente urbani; e anche se le folle lo ascoltano, lo applaudono, lo benedicono al suo passaggio. È un attimo, e la coda compare da sotto la veste; oppure, per un istante, intravediamo il suo piede caprino. Un momento dopo, non si vede più nulla: la veste è in ordine, la scarpa non ha proprio niente di speciale. Dubitiamo perfino di esser caduti in una sorta di allucinazione, di aver visto quel che non c'era. Torniamo a guardare, con più attenzione: confusi, turbati, incerti di noi stessi. Ed ecco, un lampo nello sguardo di quella persona - oh, ma proprio un lampo; una cosa della durata di una frazione di secondo - e di nuovo torna la certezza, immediata, prepotente: costui è il diavolo; non solo: egli ha compreso che noi abbiamo capito; e ora ci sfida, beffardo, a dire o fare qualsiasi cosa. Tanto, par che dicano i sui occhi, canzonandoci, non ti crederà nessuno. Diranno che sei pazzo, che sei paranoico; diranno che sei superbo, pieno di ego, e ti credi autorizzato a puntare il dito contro di me, che tutti ammirano, che tutti rispettano, che tutti amano. Sì, perché le folle mi amano: lo vedi da te stesso, come pendono dalle mie labbra, come si bevono avidamente ogni mio gesto, come si contendono la gioia di ricevere un mio sorriso, un segno di attenzione da parte mia. Poi quel lampo maligno scompare, torna lo sguardo affabile, il sorriso che conquista; ritorniamo a vederlo come lo vedono loro, come lo vedono tutti. E, ancora una volta, dubitiamo. 

L'alternativa ad una Chiesa senza dottrina..


Il papa ha parlato. Ma i dubbi non sono spariti, e nemmeno il cardinale Caffarra
Sia l'una che l'altra cosa sono accadute quasi nello stesso giorno. Da un lato la pubblicazione sugli "Acta Apostolicae Sedis" di quella che si presenta come l'interpretazione ufficiale e definitiva del controverso capitolo ottavo di "Amoris laetitia", a favore della comunione ai divorziati risposati. Dall'altro l'uscita di un libro con omelie e testi di Carlo Caffarra, uno dei quattro cardinali che hanno sottoposto a papa Francesco i loro serissimi "dubia" proprio su quel capitolo.
Della prima di queste due pubblicazioni si è avuta notizia ai primi di dicembre, con  l'uscita dalla tipografia del nuovo volume degli "Acta" ufficiali della Santa Sede. Ma la decisione di stamparvi la lettera in cui il papa approva i criteri adottati dai vescovi della regione di Buenos Aires per l'applicazione del capitolo ottavo di "Amoris laetitia" risale a sei mesi prima, al 5 giugno.
Fu quello, infatti, il giorno in cui Francesco diede ordine al cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, di procedere alla pubblicazione ufficiale di entrambi quei documenti, la lettera del papa e il testo dei vescovi argentini, "velut Magisterium authenticum", come magistero autentico.

La collaborazione sancita dal Concilio Vaticano II


I giornalisti di Famiglia Cristiana hanno deciso una giornata di digiuno e di sciopero per salvare il giornale


Per la giornata di giovedì 14 dicembre, l’assemblea dei giornalisti della Periodici San Paolo, che ha sede ad Alba,  che pubblica le testate Famiglia Cristiana, Credere, Jesus e Il Giornalino hanno deciso una giornata di digiuno e di sciopero dei giornalisti di Famiglia Cristiana, per salvare la testata e lanciare un drammatico grido d’aiuto. 

“La lega e il peso”

LE PERLE DE “LA DOMENICA

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
8 dicembre 2017



Nelle teche della premiata bigiotteria “Ed. Periodici S. Paolo s.r.l.” non c’è, per i possibili clienti, che l’imbarazzo della scelta dacché non passa domenica – giorno del Signore – senza che i titolari dell’esercizio non propongano novità frammiste a vecchie chincaglie rimesse a lucido con mani di smalto. Ne son testimonianza queste che, esibite in occasione della solenne festività dell’Immacolata, mettono in ombra la preminenza e lo splendore della Madre di Dio.

Il fedele che, come noi, non potendo godere di una santa Messa V. O., è costretto ad assistere all’edizione paolosesta, avrà avuto modo di notare che, nella prima pagina così come nella quarta, non vien fatto minimo cenno al grande Papa Pio IX, colui che ebbe, l’8 dicembre del 1854, il privilegio di proclamare il dogma mariano confermato, addirittura, dalla stessa Madre di Dio a un’umile pastorella di Lourdes, l’11 febbraio 1858. Niente di tutto questo perché agli esegeti, che stilano le varie rubrichette del foglio, premono maggiormente: un commento ‘pastorale’ alla nefasta Esortazione “Amoris laetitia”; un soffietto al pari nefasto don Milani; un minisaggio su come pregare cantando; una brevissima e calibrata memoria su G. XXIII.

Vediamo, allora, “la lega e il peso” (Par. XXIV, 84) di queste perle.

martedì 12 dicembre 2017

La misura è colma!?


GUAI A VOI        
                                           

Guai a voi, superbi, che avete offeso sin nel profondo la fede delle persone semplici. A voi demagoghi che avete promesso tutto a tutti. A voi infedeli pastori che avete svenduto il tesoro di Cristo per un piatto di lenticchie 
di Francesco Lamendola  

  

Guai a voi, superbi, che avete offeso sin nel profondo la fede delle persone semplici; a voi, demagoghi, che avete promesso tutto a tutti, per farvi belli davanti alle folle; e a voi, pastori pessimi e infedeli, che avete svenduto il tesoro di Cristo per un piatto di lenticchie. Avete voluto fare i moderni, gli emancipati, i misericordiosi a buon mercato, cioè svendendo la dottrina e la morale del Vangelo; avete ingannato le anime, avete taciuto su quello che è essenziale: il destino eterno dell’uomo, la vita dopo la morte, l’inferno e il paradiso; avete descritto il Lieto Annunzio come un picnic sull’erba, con bibite e fette di dolce, e non avete detto niente della Croce, della Redenzione, della grazia, e del potere espiatorio e salvifico della sofferenza. Avete sbandierato la vostra capacità di dialogare con tutti, ma senza più annunciare la Verità, anzi, vergognandovi di questa parola, e prendendo per buone e per giuste tutte le altre strade, le altre fedi, le altre dottrine. Avete fatto gli amiconi di questi e di quelli, di tutti, ma proprio di tutti, anche dei peggiori nemici della Chiesa, anche di coloro che odiano Cristo e da sempre s’industriano di estirpare il Vangelo dalle menti e dai cuori di milioni di persone: avete scambiato con loro sorrisi, battute, complimenti e pacche sulle spalle: con tutti loro avete fraternizzato e simpatizzato, tranne che con i veri cattolici. Quelli li avete disprezzati, messi in un angolo, descritto come persone rigide, dalla doppia vita, rancorose, incapaci di vivere al passo coi tempi, chiuse al vero significato del Vangelo. Avete svenduto in pochi anni, venti secoli di storia, di teologia, di dottrina, di liturgia, di pastorale, di apostolato, di zelo e sacrificio per la Chiesa di Gesù;avete preso tutto questo e l’avete gettato nel cestino della carta straccia, annunciando spavaldi che con voi sono arrivati tempi nuovi, una Chiesa tutta nuova, più pura, più sincera, più aderente alle intenzioni del suo divino Fondatore: con orgoglio luciferino, vi siete impancati a giudici di duemila anni di Magistero, di venti concili, di duecentosessanta papi, proclamando che solo adesso la Chiesa ha trovato la direzione giusta, che solo per merito vostro sta uscendo dalle secche del rigorismo, del formalismo, della grettezza bigotta, dello spirito farisaico. 

Lo stesso metodo e lo stesso scopo



Caro papa Francesco, non “svuotare” l’inferno come alcuni tuoi confratelli…

Per Bergoglio è negativo pensare ad un inferno pieno: così facendo sdogana i pensieri eterodossi dei confratelli Karl Rahner e Hans Urs von Balthasar.
Prima che vi stracciate le vesti per accusarci di falsificare le parole del Papa, ecco da Radio Vaticana come è riportata la frase intera: “Anche nelle lamentele ci sono delle cose contraddittorie”, evidenzia raccontando di aver conosciuto un buon sacerdote che però si lamentava di tutto: “aveva la qualità di trovare la mosca nel latte”: “Era un bravo sacerdote, nel confessionale dicevano che era tanto misericordioso, era anziano già e i suoi compagni di presbiterio dicevano come sarebbe stata la sua morte e quando sarebbe andato in cielo, dicevano: ‘La prima cosa che dirà a San Pietro, invece di salutarlo, è: ‘Dov’è l’inferno?’, sempre il negativo. E San Pietro gli farà vedere l’inferno. E ha visto…: ‘Ma quanti condannati ci sono? – ‘Soltanto uno’- ‘Ah, che disastro la redenzione’…”.“Sempre… questo succede. E davanti all’amarezza, al rancore, alle lamentele, la parola della Chiesa di oggi è ‘coraggio’, ‘coraggio’”.
A molti la frase può sembrare innocua ed innocente, una piccola battuta per sottolineare che non dobbiamo pensare in negativo… ma chi conosce la teologia del gesuita eretico Karl Rahner (cliccare qui), così come quello eterodosso dell’ex gesuita Hans Urs von Balthasar (cliccare qui), sa bene che, il raccontino apparentemente innocuo di Bergoglio, ha lo stesso metodo e lo stesso scopo: l’inferno è vuoto, e se oggi fosse pieno, tranquilli, alla nostra morte si svuoterà perché il nostro Dio è misericordioso.

Smarriti sulle vie delle pecore

“SE RIESCE A TROVARLA….”(la pecora smarrita)


MORENITA!
(COLEI CHE SCHIACCIA LA TESTA AL SERPENTE) AIUTACI TU!
La Chiesa moderna ha rinunciato ad andare a cercare la pecorella smarrita.
Non mi si dica che la Chiesa “in uscita”, “ospedale da campo” e tutte le corbellerie degli slogan di una ONG socialmente utile, oggi cerca davvero la pecorella smarrita.

Attratti da quella luce misteriosa


LA LUCE DI CRISTO CI SALVERA'        
       

Questa luce non può e non deve spegnersi. Dalla speculazione filosofica all'arte e ancora musica, scienza, urbanistica, ambiente, scuola fino alla famiglia dopo 3 o 4 secoli di civiltà moderna ne possiamo misurare i disastri 
di Francesco Lamendola  


Dopo tre o quattro secoli di civiltà moderna, possiamo misurare i disastri che l'allontanamento degli uomini da Dio ha provocato. Dovunque, dalla speculazione filosofica all'arte, dalla politica all'economia, dalla musica alla scienza, dall'urbanistica all'ambiente, dalla scuola alla famiglia, dovunque la civiltà moderna ha celebrato i suoi trionfi, là sono avanzate la bruttezza, l 'ingiustizia, l'avidità, la lussuria, la superbia, la disgregazione sociale, l'ignoranza travestita da sapere di massa; ovunque si sono affermati modelli distruttivi, mode sciocche e volgari, superficialità e arroganza, disordine sistematico, conflitto maligno, narcisismo delirante, prevaricazione legalizzata dei pochi ai danni dei molti, menzogna spacciata per verità e demagogia folle contrabbandata per solidarietà e accoglienza. E su tutto questo, mai sopito, mai realmente esorcizzato, aleggia l'incubo di un olocausto nucleare che porrebbe fine alla vita sul nostro pianeta, o, quanto meno, che porrebbe fine a ogni forma di civiltà.
D'altra parte, l'amarezza ha generato un desiderio di pace; la delusione, un desiderio di pienezza; la disperazione, l'angoscia, la tristezza, un profondo desiderio di verità, di giustizia, di bellezza. Il pensiero, stanco di girare a vuoto, di rimestare fra le ceneri spente di mille sofismi, di accontentarsi di una funzione puramente negativa, di critica feroce e nichilista, torna a desiderare ciò che aveva sempre cercato: la verità dell'essere.

Ancora notte, ma il giorno verrà.


NATALE DI UNA NUOVA RELIGIONE
   

Ho scoperto il Natale di una nuova religione che è politeista i suoi demiurghi il Denaro ed il Credito il suo tempio è il Mercato che in certi periodi dell’anno fa come Maometto va incontro alla montagna il Consumatore Collettivo
 di Roberto Pecchioli


L’estensore di queste note è da pochi mesi in pensione, dopo aver superato le trappole della legge Fornero. Ha quindi molto tempo per riflettere, leggere, studiare, visitare mostre e librerie. Tra i minuti piaceri della nuova vita ci sono lunghe passeggiate in città, tra colline e vie affollate dove son merci ed uomini il detrito di un gran porto di mare (U. Saba). Durante una di queste camminate, ha scoperto il Natale di una nuova religione.
Nel solo centro, entro un chilometro lineare, pochi ettari, sono attivi tre mercatini” di Natale”. Molti altri ce ne sono nei vari quartieri di una città composita, allungata per trenta chilometri. Nel più grande di essi, ospitato in un’apposita struttura coperta ricavata in una piazza bellissima e misconosciuta dei caruggi, oltre Porta Soprana e la casa di Colombo, ci sono anche le caprette ed un asinello, per divertire i bambini e vendere più facilmente qualche residuo prodotto di un entroterra magnifico ma semi abbandonato. Non manca il banco degli alpini, un tocco di patriottismo, il vin brulé, i canti che accompagnavano il bambino di ieri e quel magico cappello con la penna nera. Non pochi commercianti sono vestiti con costumi d’epoca, schegge di un passato indistinto, presumiamo indifferente a chi osserva, e sono state assoldate alcune comparse abbigliate alla foggia ligure antica, un poco irreali, fuori posto, come lo è tutto il passato nell’epoca dell’adorazione del Nuovo, del Bizzarro, dell’Originale, del finto Esclusivo.

Tutti ne paghiamo le conseguenze

Stiamo chiedendo a Dio la distruzione perché non abbiamo più fede in Lui


“Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore, egli è onnipotente e vede tutto. I suoi occhi su coloro che lo temono, egli conosce ogni azione degli uomini. Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare…“(Sir. 15,17-20)
La notizia è la seguente: L’Europa vende la sua storia E le chiese diventano uffici, ristoranti, negozi e moschee.
Le Chiese un tempo, gloria della testimonianza dell’evangelizzazione – anche di san Benedetto e dei monaci – che fecero grande l’Europa, stanno scomparendo semplicemente perché i Cristiani non ci sono più. E’ come quando vediamo andare in rovina un terreno, una villa, una casa, dopo che i loro proprietari si sono estinti. Così si vendono i terreni, le case, e ciò che resta viene acquistato dai nuovi proprietari con quel che rimane di quei beni che li trasformerà, giustamente, a suo gusto.
«Lasciate – diceva il Santo Curato d’Ars – una parrocchia per vent’anni senza prete e la gente finirà per adorare le bestie. Quando si vuole nuocere alla religione, si comincia attaccando il prete, perché laddove non c’è più il prete, non c’è più sacrificio eucaristico e laddove non c’è più sacrificio, non c’è più religione».
Tutto vero, ma forse ciò che non previde il grande Santo Curato era che l’attacco al prete sarebbe cominciato dal di dentro, l’attacco alla Messa, la trasformazione della Messa in ricreazioni o festini – con le innovazioni usate come droghe da sballo – sarebbero state introdotte proprio dai pastori modernisti.

Non solo illudersi, ma anche ingannare i fedeli

Tradurre o interpretare?



Hanno fatto molto scalpore le dichiarazioni rilasciate da Papa Francesco durante il programma di TV2000 Padre nostro andato in onda mercoledí scorso 6 dicembre. «Non ci indurre in tentazione» non sarebbe, secondo il Pontefice, una buona traduzione:
Anche i francesi hanno cambiato il testo con una traduzione che dice non lasciarmi cadere nella tentazione, sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto, un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito.
Sembrerebbe che si tratti di una novità (l’unica vera novità è il fatto che dal 3 dicembre scorso, prima domenica di Avvento, in Francia è stata introdotta nella liturgia la nuova traduzione del Padre nostroqui); in realtà, si tratta di una questione che si trascina da decenni.

lunedì 11 dicembre 2017

Le ore più fredde della notte

APPARIZIONI DELLA MADONNA: “àncora di salvezza” nella situazione di sfacelo della Chiesa e del mondo!!

E' nelle ore più fredde della notte (quella per cui la Chiesa e il mondo stanno passando oggi) che l’alba si avvicina. Con gli articoli di questo canale e del nostro sito tempidimaria.com desideriamo parlare di una grande speranza, anticipata da santi come il Montfort ormai tre secoli fa, confermata da mistici e profeti, attestata dai dati di fatto: la possente irruzione della Madre celeste sulla scena della storia umana.
IL MONDO.

2017, cento anni dalle apparizioni di Fatima, un mondo superbo, confuso e decadente. Questo è il panorama che si presenta davanti ai nostri occhi. Una situazione sconfortante in cui è facile scoraggiarsi e rimanere disorientati per i cattolici fedeli al Vangelo e che cercano di condurre una buona vita cristiana. Ma un senso di inquietudine, di dissoluzione sfiora anche i non credenti e invade pure l’intimo di quelle persone che usano la religione come l’aspirina – una volta ogni tanto senza esagerare.

Ritorno a Dio


ORA UN BAGNO DI SPIRITUALITA'


Ciò che serve alla Chiesa è un bagno di spiritualità e un radicale movimento di ritorno a Dio e poi basta con le mescolanze truffaldine fra la Verità di Cristo e le tante, troppe verità di questo mondo, false religioni comprese 
di Francesco Lamendola  

 

Non crediamo che occorra essere dei geni o dei profeti per vedere, così, a colpo d’occhio, ciò di cui ha bisogno innanzitutto la Chiesa, se davvero vuol risollevarsi dal pantano in cui è miseramente scivolata: un bagno rigeneratore di spiritualità. Basta teologia della strada; basta retorica dell’inclusione e della solidarietà a senso unico; basta demagogia dell’accompagnamento alle umane fragilità; basta deliri ecumenici e interreligiosi; basta ospedali da campo e medicazioni che non medicano nulla, perché restano alla superficie delle ferite; basta sproloqui sulla misericordia che tacciono l’essenziale, ossia la necessità imprescindibile della conversione, del pentimento, del fermo proposito di mutar vita; e basta anche sincretismo, contaminazione religiosa, mescolanza truffaldina, confusione voluta fra la Verità di Cristo e le tante, troppe verità di questo mondo, false religioni comprese. Ciò di cui la Chiesa ha bisogno è un radicale movimento di ritorno a Dio; una franca ammissione di quanto si sia sviata dalla strada maestra; una chiara coscienza del fatto che, se Marta si agita e si angustia per molte cose, una sola è la cosa necessaria, la parte migliore della fede, che Maria si è scelta senza indugio: l’ascolto devoto e la meditazione della Parola di Gesù Cristo, il nostro Signore e Redentore.

La nuova aria che si respira in Vaticano


Corsi per fidanzati gay, l'omoeresia si fa pastorale       

Il portale Gionata è una piattaforma che si definisce così: “Portale su fede e omosessualità”. Gionata ha ospitato la testimonianza dei coniugi Corrado e Michela del gruppo Davide, gruppo di genitori con figli omosessuali. La coppia è impegnata da 25 anni nei corsi pre-matrimoniali ed hanno offerto questa loro esperienza sul campo a sette coppie omosessuali, tra cui c’erano anche alcune che volevano unirsi civilmente, organizzando quattro incontri ospitati da alcune comunità cristiane e monasteri. In breve si sono inventati i corsi fidanzati per coppie gay.

Gospa fakes


A chi giova l'eccitamento mediatico su Medjugorie?       

Sulle presunte apparizioni mariane di Medjugorie si è sollevato l’ennesimo polverone mediatico, alimentato da titolisti eccitati, giornalisti fin troppo zelanti e prelati poco attenti alle loro dichiarazioni. Di fronte a un fenomeno delicato e che solleva le attese di milioni di fedeli nel mondo, ci si aspetterebbe più responsabilità da parte di tutti, almeno per evitare un proliferare di mezze verità o bufale vere e proprie.