La tempesta morale della modernità ci sta presentando il conto, il cielo è tutto nero da far paura: i “cattivi” cristiani sono oggi diventati quelli che vogliono restare cattolici e la religione ridotta ad una ideologia sociale
di Francesco Lamendola
Come una tromba d’aria prevista dai meteorologi, attesa, temuta, ora un fantastico e minaccioso muraglione di nuvole nere come l’inchiostro, enorme, incombente, si è materializzato all’orizzonte, si è avvicinato e adesso è proprio sopra di noi. Sapevamo che sarebbe giunto, e così è stato. Potevamo sforzarci di pensare ad altro, di far finta di nulla, però sapevamo quel che doveva accadere e adesso dobbiamo fare i conti con la realtà: il momento preannunciato è adesso, non più domani.
Ne avevamo avuto, in verità, molti segnali. Se la tromba d’aria è un evento meteorologico ben definito e che può essere localizzato con una certa precisione, la tempesta morale che si sta per scatenare contro di noi era stata intuita, prevista, annunciata, e perfino descritta in anticipo, almeno per alcuni suoi aspetti, da più parti: voci che, naturalmente, erano state sovrastaste da tutt’altri cori e da discorsi di tenore completamente diverso. Tuttavia, chi aveva voluto udirle, le aveva udite; chi aveva voluto ascoltarle, le aveva ascoltate. Quel che ci si presenta oggi non è né del tutto inatteso, né, tanto meno, qualcosa d’imprevisto e d’impensabile; al contrario,è il logico risultato di molti decenni, nel corso dei quali si sono coltivate le forze e si sono incoraggiate le tendenze che ora ci sgomentano per la grandiosità degli sconvolgimenti che sono in arrivo. Certo, sarebbe più facile, per molti, continuare a fare ciò che hanno fatto sinora, la politica dello struzzo: mettere la testa sotto la sabbia ed evitare, così, di vedere la realtà, quando essa è particolarmente dura da accettare, o sgradevole, o anche minacciosa.
La modernità ci sta presentando il conto, e tutto in una volta. Dopo averci blanditi, corteggiati, accarezzati, sedotti, illusi, ci sta infine mostrando il suo vero volto: non quello multicolore, e quasi allegro, ma fasullo, del consumismo, e neppure quello della tecnica “facile” e a disposizione di tutti, per alleviare la fatica fisica e mentale e per darci un’euforica sensazione di leggerezza e di potenza, bensì quello brutale, cinico, spietato di un’efficienza senz’anima, di un sistema che mira solo al risultato, ma quel risultato non è a nostro vantaggio, non ci riguarda, anzi noi ne siamo le vittime o, nel caso migliore, dei semplici spettatori, ai quali nulla viene chiesto e, in compenso, nulla viene offerto, se non casualmente o per qualche fine interessato. In un mondo dominato dalla finanza, o, come la chiamava un grande poeta, Ezra Pound, dall’usura, nulla più si svolge secondo un ritmo naturale, tutto viene ridotto a merce, anche (e soprattutto) la salute, anche il desiderio di avere – o non avere - un figlio. Non si lavora più per guadagnare e mantenere la propria famiglia, per aiutare i figli a costruirsi un futuro: si lavora per arricchire sempre di più le grandi banche, gli speculatori di borsa. Non si produce più per offrire alle persone le cose di cui hanno bisogno per vivere; si lavora per gettare sul mercato quantità illimitate di merci, spesso inutili, talvolta nocive, sempre destinate a deteriorarsi in fretta, onde consentire all’alta finanza di accrescere i suoi già enormi capitali. Né si costruiscono più le case per rispondere al bisogno di nuove unità abitative da parte di una popolazione in aumento, ma per investire in qualche modo – anche a costo di lasciarle vuote, sfitte o invendute – il capitale in eccesso, che le banche non saprebbero in quale altra maniera utilizzare.Tutto ruota intorno alle banche, tutto serve a moltiplicare i loro capitali. Anche le migrazioni dal Sud verso il Nord della terra, sono solo apparentemente spontanee, in realtà sono largamente pianificate e sostenute in ogni modo dai signori dell’usura mondiale, allo scopo di abbassare sempre più il costo del lavoro e di rendere impossibile o inefficace ogni eventuale resistenza dei popoli ai loro piani, cancellando le identità e spazzando via le tradizioni.
E' un perfetto accordo quello che regna fra Bergoglio e i "Poteri finanziari"
In questo panorama sconfortante, con una informazione, una cultura e una università quasi del tutto asservite al sistema di potere mondiale dell’usura, particolarmente scoraggiante è quel che sta accadendo nella Chiesa cattolica, a sua volta infiltrata in lungo e in largo, ma specialmente nei sui vertici, da uomini che agiscono, direttamente o indirettamente, al servizio di quel disegno, e che sempre di più si muovono in sintonia con quei poteri: si noti, per fare solo un esempio, il perfetto accordo sostanziale che regna fra Bergoglio e Soros, quanto al tema delle migrazioni; e si noti come un cardinale africano come Sarah non la pensa affatto come loro, convinto com’è che gli africani, per il proprio bene, dovrebbero restare sulla loro terra e non inseguire il folle sogno di una vita diversa in Europa. La Chiesa cattolica, con la sua tradizione due volte millenaria, con la sua cultura, la sua spiritualità, la sua visione del modo, coi suoi sacerdoti, i suoi teologi, i suoi scrittori, ma soprattutto con i suoi santi, con l’aiuto soprannaturale dello Spirito Santo, con la Presenza reale di Gesù Cristo nel Sacrificio eucaristico, poteva e doveva rappresentare per gli uomini il faro che illumina la notte e che mostra loro la giusta direzione; invece i suoi esponenti hanno preferito seguire la via opposta: mescolarsi all’andazzo del mondo, mondanizzare la dottrina, la pastorale, la liturgia, abbassare la divina Rivelazione al livello di una delle tante ideologie umane, promuovere il buonismo, il filantropismo, l’ambientalismo, l’ecologismo, il migrazionismo, l’omosessualismo, il giudaismo, l’islamismo, il protestantesimo, insomma tutto ciò che piace all’uomo moderno, rinnegando tutto ciò che gli può dispiacere. E se al mondo dispiace ricordare che l’aborto è un peccato e un crimine essa non parla più dell’aborto; se al mondo dispiace che si dica che solo Cristo è la via, la verità e la vita, essa dice che vi sono anche molte altre vie, molte verità e mote altre vite; e se al mondo dispiace che si pongano dei limiti alle passioni disordinate, essa diventa indulgente, permissiva, chiude un occhio e poi tutti e due davanti a ogni forma di lussuria, superbia, avidità, promettendo una misericordia all’ingresso per tutti quanti e addirittura smettendo di adoperare la parola “peccato”, non dare ombra ad alcuno, per apparire sempre e solo accogliente, anche con chi non vuole essere accolto, anche con chi la disprezza, a che con chi la odia e la combatte, da sempre, con tutte le armi a sua disposizione. Ed eccoci arrivati al punto che il papa, o colui che viene chiamato papa, non tace un giorno sul “dovere” di accogliere i migranti, né sulle questioni sociali, ambientali, ecologiche; non smette di baciare i piedi e abbracciare i non cattolici e i non cristiani, di elogiare le loro (false) religioni e le loro (false) filosofie, non si astiene dal fare il panegirico dei personaggi moralmente più indegni per un cristiano, come i radicali e i campioni del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia; e intanto tuona ogni giorno contro quelli che, a suo parere, sono i “cattivi” cristiani, quelli che vogliono restare cattolici, che non capiscono quello che sta facendo, che si rifiutano di gettare a mare duemila anni di Tradizione e di Magistero, che non accettano che la Chiesa venga in tal modo snaturata sotto i loro occhi, con una simile baldanza e sicumera, con una così incredibile arroganza, senza reagire senza proclamare che tutto ciò non è lecito, non è giusto, non è cristiano. Un papa, poi, e questa è la cosa più grave di tutte, che non parla più di Dio, o, se ne parla e quando ne parla, lo fa in modo generico, asettico e fumoso: il suo dio non è il Dio dei cattolici, e del resto questo concetto lo ha detto e se ne è vantato; è un dio qualsiasi, buono per tutte le stagioni e per tette le fedi, per i buddisti, i giudei, gli islamici, gli induisti, nonché per teosofi, antroposofi e spiritisti, ma anche e soprattutto per i massoni, quale Grande Architetto dell’universo; un dio che piacerebbe ai deisti, ma anche agli atei, insomma un dio insulso e annacquato, che non ha alcuno dei veri attributi della divinità; un dio che non richiama nemmeno i suoi figli sulla via del bene, che non dispensa loro la grazia, che non li esorta a evitare il peccato, o se peccatori, non li sprona a pentirsi e a chiedere perdono.
È qui, sopra di noi
di Francesco Lamendola
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