La sinergia tra Bergoglio e Emma Bonino. Non è un paradosso, ma un fatto da spiegare, insieme al denaro pubblico che da decenni viene dato a Radio Radicale, strumento di propaganda del pensiero unico dominante.
di Danilo Quinto
Migranti. “Senza di loro l’Europa si svuota”, dice Bergoglio. “Accettare la forma strutturale dei flussi migratori”, afferma Emma Bonino. I contenuti e, quindi, le posizioni sono identici. E’ un paradosso? No. E’ un fatto e sui fatti bisogna riflettere. Perché le posizioni del papa e della leader radicale collimano?
Si narra che Marco Pannella, sul letto di morte, abbia detto ai suoi compagni: “Tranquilli, abbiamo vinto”. Dubito che abbia detto queste parole con il Crocifisso regalatogli da Bergoglio tra le mani, ma questo potrà confermarlo il suo “assistente spirituale”, mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, che di Pannella ha detto: “Marco ispiratore di una vita più bella non solo per l’Italia, ma per questo nostro mondo, che ha bisogno più che mai di uomini che sappiano parlare come lui… io mi auguro che lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione”.
Pannella, nel corso della sua vita politica, insieme ad Emma Bonino, ha fatto vivere, nelle leggi che la sua ideologia ha prodotto, il “materialismo nichilista-relativista, l’elemento del marxismo che sopravvive nella cultura contemporanea, segnata dall’illusione di considerare il problema di Dio come insolubile o, comunque, irrilevante”, come scriveva Augusto Del Noce ne “Il suicidio della rivoluzione”. Ha costruito quel “partito radicale di massa” – espressione sempre di Del Noce, che equivale ad una profezia avverata – che è penetrato nell’intera società umana.
Della società umana fa parte anche la Chiesa, che è istituzione di origine divina, ma è composta da uomini. Come i discepoli – tutti – abbandonarono Gesù nel momento del Suo calvario e la fede rimase in una sola persona, la Santa Vergine Maria, così gli uomini di Chiesa del post-sessantotto – fagocitati dal desiderio espresso dal Concilio Vaticano II di “riconciliarsi” con il mondo e perfino di “chiedergli perdono”, come dichiarò Paolo VI – hanno abbandonato Dio e non hanno proclamato più, con la forza necessaria, le Sue leggi. Quando Giovanni Paolo II e soprattutto Benedetto XVI si sono accorti che questo avrebbe portato alla dissoluzione, era già troppo tardi.
Bergoglio ha evitato di confrontarsi con il nichilismo-relativista. Un pò perché non gli interessava questo tema – che ha liquidato subito con la frase-bomba “Chi sono io per giudicare” – ma soprattutto perché, per la sua indole e per il suo carattere, vuole essere un vincitore, non un vinto. D’altra parte, per essere applaudito da questo mondo e trovare consenso, quale strumento migliore c’è se non quello di sbarazzarsi dei “retaggi del passato” e inseguire la modernità?
I suoi interlocutori non sono gli uomini e le donne da convertire. Il suo interlocutore principale è il potere, la politica in senso lato. Egli stesso è protagonista della scena politica mondiale. Non fa una piega, da questo punto di vista, che egli invii il suo Segretario di Stato alla riunione del Gruppo Bildeberg per discutere del fenomeno migratorio.
Diranno mai i partecipanti alle riunioni del Gruppo Bildeberg che l’Europa non si svuoterebbe se non ci fosse un aborto ogni secondo? Lo direbbe Emma Bonino, che ha concorso con la sua ideologia allo sterminio di 6 milioni di italiani in 40 anni?
Per questi personaggi è naturale dire che i flussi migratori devono assumere una forma strutturale. Hanno già sferrato un colpo formidabile all’Occidente con l’aborto di massa e selettivo, che ha fatto seguito al divorzio, alla distruzione della famiglia e si è accompagnato allo sdoganamento dell’omosessualismo, dei matrimoni tra le persone dello stesso sesso e perfino dei figli fatti nascere con gli uteri delle donne affittati per destinarle a questo di tipo di unioni, dell’eutanasia, della promozione della droga come panacea per le nuove generazioni.
La forma strutturale nella società occidentale dell’immigrazionismo del terzo millennio, è il punto di caduta di questo processo. E’ la chiave di volta per infliggere il colpo mortale e distruggere le identità nazionali, le Patrie e rendere i popoli servi di una “coscienza collettiva” in mano ai pochi detentori del capitale globalizzato, ai rappresentanti del Nuovo Ordine che si vuole creare. Non è un caso che rappresentanti della finanza internazionale – come George Soros – finanzino quasi tutte le campagne promosse dal pensiero unico dominante.
E’ la logica che profetizzava all’inizio del secolo scorso un grande convertito, Robert Hugh Benson. Uno dei protagonisti del suo insuperabile romanzo, “Il padrone del mondo”, dice: “Dobbiamo liberarci da questa lebbra cattolica; fino a quando non ci saremo liberati, non si potrà erigere, in modo totale e pieno, il mondo nuovo, che dipende dall’uomo, dall’unità degli uomini”.
L’unità degli uomini – senza differenze e senza distinzioni – sono gli uomini a realizzarla, facendo a meno di Dio. E’ quello che Bergoglio ha teorizzato in una delle tante interviste concesse ad Eugenio Scalfari e mai smentite: “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”.
I cattolici sanno che Gesù non è venuto sulla Terra per migliorare il mondo, perché nel mondo – a causa del peccato originale – si confrontano e si confronteranno sempre, fino alla fine dei tempi, mescolate nel tempo, due città, come diceva Sant’Agostino. Gesù è venuto in mezzo a noi per salvarci e per farci abitare la città del bene per l’eternità in base alle leggi che Dio ci ha dato e che Lui ha confermato e integrato. Questo il cattolico deve testimoniare nella sua vita terrena per guadagnarsi il Paradiso. Non può essere tiepido in questa sua testimonianza e consentire, anche con la sola omissione, che il male si propaghi. Per questa ragione il cattolico deve agire e compiere atti di bene e di giustizia, fino in fondo, anche al prezzo della sua vita. Perché sa che esiste l’ultimo giudizio, dove, come scrive Sant’Agostino, le due città saranno separate: «l’una per raggiungere la vita eterna in compagnia con gli angeli buoni sotto il proprio re, l’altra per essere mandata nel fuoco eterno con il suo re in compagnia degli angeli cattivi».
Non è vero che i cattolici – quelli che sono rimasti tali – devono stare nel silenzio, come qualcuno consiglia o vuole far credere. Devono combattere. Hic et nunc.
Facciamo un esempio, che a molti darà fastidio. A maggior ragione, lo facciamo lo stesso. L’ideologia del pensiero unico o del “partito radicale di massa”, penetrato anche nella Chiesa, ha avuto ed ha in Italia uno strumento formidabile per la sua propaganda: Radio Radicale. L’esistenza dei radicali e di Radio Radicale, è stata consentita grazie a quelle decisioni, prese di volta in volta da entrambi gli schieramenti con uno spirito e una volontà bipartisan senza precedenti, attraverso un’enorme elargizione di denaro di provenienza pubblica. Nell’agosto 2008 – Governo Berlusconi – Radio Radicale è stata l’unica emittente esclusa dal ridimensionamento dei fondi pubblici per l’editoria, in quanto impresa radiofonica privata che ha svolto attività di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 23: questa legge sancisce il primo cespite di finanziamento a favore di Radio Radicale, che corrisponde a 4 milioni di euro l’anno. Nel corso di ogni esercizio finanziario, vengono esaminate ed istruite, dal Dipartimento per l’Editoria, le domande per l’ammissione ai contributi e alle agevolazioni relativi all’anno precedente. L’ultima entrata per Radio Radicale è quella del 2016. Quest’anno riceverà quella relativa al 2018. E’ interessante il fatto che Radio Radicale è l’unico ente a ricevere questo introito in quanto impresa radiofonica che abbia svolto attività d’informazione d’interesse generale.
La legge n. 23 del 1990 venne approvata per sancire l’esistenza di emittenti radiofoniche che avessero nei tre anni precedenti trasmesso quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le ore sette e le ore venti e avessero esteso il numero di impianti al 50% delle province e all’85% delle regioni. È anche la legge che elargisce a Radio Radicale (una tantum, allora) i primi dieci miliardi di derivazione pubblica.
Sempre nel 1990 venne approvata la cosiddetta “legge Mammì”, che attribuiva alla Rai-Tv il compito di trasmettere le sedute parlamentari, ma questa disposizione restò misteriosamente lettera morta. Radio Radicale continuò a svolgere il suo servizio e non volle più inseguire finanziamenti una tantum. Preferì perseguire un’altra strategia: quella della convenzione con lo Stato per la trasmissione delle sedute parlamentari. Puntualmente, la ottenne.
Quando il governo Prodi nel 1997 rifiutò di rinnovare la convenzione con Radio Radicale per la trasmissione delle dirette dal Parlamento e la Rai-Tv si accinse a creare la propria rete radiofonica, senatori a vita, presidenti emeriti della Corte Costituzionale e molti parlamentari, tra i quali numerosi furono i cosiddetti cattolici, chiesero al governo di considerare decaduta la disposizione della legge Mammì che imponeva la realizzazione della rete radiofonica Rai per il Parlamento, di prorogare per altri tre anni la convenzione con Radio Radicale e di affidare la convenzione in occasione del rinnovo successivo tramite una gara. Venne così approvata la legge 11 luglio 1998, n. 224, che s’intitolava: “Trasmissione radiofonica dei lavori parlamentari e agevolazioni per l’editoria”. Mentre la legge confermava lo strumento della convenzione da stipulare a seguito di gara e nelle more rinnovava la convenzione con Radio Radicale per un ulteriore triennio, venne mantenuto l’obbligo per la Rai-Tv di trasmettere le sedute parlamentari tramite Gr Parlamento, impedendole però di ampliare la rete radiofonica fino all’entrata in vigore della legge di riforma generale del sistema delle comunicazioni.
Nel 2001, 2004 – governo Berlusconi – e 2006 – governo Prodi – la convenzione con Radio Radicale venne rinnovata ogni volta all’interno delle disposizioni della legge finanziaria! Come avviene ancora oggi: l’importo è di 10 milioni di euro l’anno. L’ultimo è stato erogato, per il 2018, con la legge finanziaria approvata nel dicembre 2017. Uno spreco che definire inutile è poco, nonostante la legge 11 luglio 1998 n. 224 dica che la convenzione è solo provvisoria – provvisoria da vent’anni! Come diceva Giuseppe Prezzolini “In Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio e nulla di più provvisorio del definitivo” – perché il servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari deve essere concesso alla Rai attraverso una rete radiofonica (in aggiunta alle tre esercitate in base all’atto di concessione) riservata esclusivamente a tale scopo. E la Rai, dal canto suo, ha iniziato la trasmissione delle sedute parlamentari attraverso Gr Parlamento, così come le sedute parlamentari vengono trasmesse costantemente sui canali satellitari.
Il 30 dicembre 2009 – governo Berlusconi – con la pubblicazione del decreto legge “Milleproroghe” in Gazzetta Ufficiale, la convenzione venne di nuovo rinnovata: la durata venne ridotta da tre a due anni. Durante la discussione sulla manovra finanziaria dell’estate 2011, fu presentato un ordine del giorno – dichiarato inammissibile dal presidente della Camera per estraneità di materia – che “impegna il governo a provvedere, entro la fine del 2011 alla proroga della convenzione tra il ministero dello Sviluppo economico e la Centro di produzione S.p.A., per gli anni 2012, 2013, 2014, stipulata ai sensi dell’articolo 1, comma 1, della legge 11 luglio 1998, n. 224, individuando, allo scopo, le risorse necessarie quantificate in 10,2 milioni di euro per ciascuno degli anni”. Riferisce il sito di Radio Radicale che “subito dopo la dichiarazione di inammissibilità, i deputati radicali hanno continuato la raccolta delle firme trasformando l’atto istituzionale in atto politico. Ora la raccolta delle sottoscrizioni è aperta anche ai senatori, ai deputati europei e ai consiglieri regionali di tutta Italia che, con la loro firma, intendano sostenere Radio Radicale e il servizio pubblico che svolge”. Quel testo, è stato sottoscritto – riferisce sempre il sito di Radio Radicale – da 568 parlamentari, la maggioranza assoluta di entrambe le Camere. Moltissimi bei nomi di tutti i gruppi parlamentari e tanti cattolici o che si professano tali. Per citarne solo alcuni: da Pierluigi Castagnetti a Giuseppe Fioroni; da Mario Baccini a Laura Bianconi; da Marco Follini a Maria Pia Garavaglia; da Luigi Bobba a Renato Farina; da Gianfranco Rotondi a Savino Pezzotta; da Gero Grassi a Franco Marini, da Enrico Gasbarra a Eugenia Roccella.
Nel 2006, il 28 luglio, la seduta è la numero 28 del Senato della Repubblica, Domenico Gramazio di Alleanza Nazionale rivolse un’interrogazione a risposta scritta – la numero 4-00411 degli atti parlamentari – al Presidente del Consiglio dei Ministri. I radicali, in quella legislatura, erano per la prima volta nella loro storia al Governo, con Emma Bonino ministro del Commercio Internazionale e alle Politiche europee. Il senatore Gramazio scriveva: “Nel mese di ottobre 2006 viene a scadenza la convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri ed il Centro di produzione S.p.a., proprietaria di Radio Radicale; i fondi confluenti in questa società, che percepisce finanziamenti quale organo di stampa della Lista Pannella e compensi per la trasmissione di servizi parlamentari, sembra che vengano trasferiti nelle casse della Lista Pannella, in tal modo finendo per costituire un ulteriore, surrettizio finanziamento pubblico al partito; dai bilanci pubblicati del Partito Radicale nell’anno 2004 risulta che questo ha un debito verso il Centro di produzione, ma un credito nei confronti della Lista Pannella del medesimo importo. Ciò potrebbe costituire, a giudizio dell’interrogante, sostanzialmente una partita di giro, che potrebbe preludere a surrettizi trasferimenti di somme tra Centro di produzione S.p.a. e Lista Pannella, utilizzando quale mezzo il Partito Radicale. Si chiede di sapere: quali controlli vengano esercitati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento dell’editoria, perché i fondi assegnati siano effettivamente destinati alle finalità previste nella convenzione”. La risposta fu il silenzio.
Il 7 aprile 2006 avevo presentato alla Procura della Repubblica di Roma una querela-denuncia che illustrava una serie di fatti. Spiegai come Radio Radicale sembrava fosse un veicolo per far pervenire denaro alla Lista Pannella e di qui ad altre componenti del mondo radicale, aiutate, in caso di difficoltà, proprio dalla Lista Pannella. Tra questi fatti, citai la natura del debito di 2.817.000 euro del Partito Radicale verso il Centro di Produzione S.p.A., proprietario di Radio Radicale: un mero giroconto del credito che, a sua volta, vantava allo stesso titolo nei confronti della Lista Pannella. Questo perché i servizi del Centro di Produzione alla Lista Pannella erano bypassati attraverso il Partito Radicale, che rimase formale debitore, senza aver goduto nulla; mentre il debito del Partito Radicale nei confronti del Centro di Produzione era rappresentato da un atto di transazione da me sottoscritto, del credito del Partito Radicale verso la Lista Pannella vi era traccia solo in copie di bonifici effettuati a favore della Lista Pannella che avevano origine nel 1999. In quell’anno, la Lista Pannella ebbe necessità di risorse economiche per finanziare la campagna elettorale, ma verosimilmente non si volle far apparire un dirottamento di denaro dal Centro di Produzione, che equivale a dire Radio Radicale, bensì di utilizzare il Partito Radicale, che facesse formalmente da tramite, ricevendo le somme da Torre Argentina Società di Servizi ad altro titolo formale. Chiesi nella denuncia se si potesse configurare un’ipotesi di reato (l’uso di denaro pubblico a fini privatistici). La risposta fu l’archiviazione.
Io non ho combattuto queste ed altre battaglie contro l’ideologia del pensiero unico, di cui sono stato militante per una grande parte della mia vita, a titolo personale. Le ho combattute per affermare la verità. Ho subito ogni sorta di persecuzioni ed ostracismi. Non mi hanno scoraggiato, ma mi hanno fortificato nella fede, perché la conversione è anche purificazione per il male compiuto. Ancora oggi, come accadrà il prossimo 20 luglio, sono costretto a frequentare i tribunali, per la denuncia di un radicale che si duole di due parole, “servo sciocco”, scritte in corsivo nel mio primo libro di 6 anni fa, in cui io stesso mi definivo “servo di Pannella”.
Non m’interessa la mia sorte. L’ho dedicata a Cristo e questi anni di battaglie mi hanno insegnato che chi sta con Cristo non può temere nulla. Come ho già scritto, dico solo ai cattolici (il mio amico Mario Palmaro spesso si chiedeva: dove sono?): se non volete difendere me perchè sono antipatico, vi sbatto in faccia la verità e mi odiate, utilizzate almeno la mia storia di persecuzione per chiedere l’eliminazione dei contributi pubblici, pari a 15 milioni di euro, che Radio Radicale riceve ogni anno da oltre vent’anni. Sarà un’opera di giustizia contro l’ideologia del pensiero unico, ovunque questo si annidi. Fatelo ora!
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Sarei un pusillanime se non chiedessi ai miei amici e a coloro che mi stimano di aiutarmi per difendermi nel processo che mi hanno intentato. La prossima udienza si terrà il 20 luglio.
Per chi può e vuole:
CONTO CORRENTE BANCARIO UNICREDIT
INTESTATO PASQUALE QUINTO
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