ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 4 settembre 2018

Lo scandalo è lui

CREDE DI CAVARSELA COSI'?


Crede davvero di cavarsela così? Bergoglio da buon gesuita di fatto "non risponde mai" è stato chiamato apposta per fare ciò che il suo predecessore non voleva fare per alzare bandiera bianca davanti alla lobby gay del Vaticano 
di Francesco Lamendola  

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Finalmente, dopo un settimana di silenzio, il papa ha detto qualcosa in relazione all’enorme scalpore suscitato dalla pubblicazione del memoriale Viganò. Finora, la sola cosa che aveva detto, a botta calda, cioè sull’aereo che lo riportava in Vaticano dal viaggio in Irlanda, era stata: Fatevi voi il vostro giudizio personale; e siccome si rivolgeva ai giornalisti, aveva precisato: Voi avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioniIl papa del relativismo aveva con ciò ribadito il caposaldo del suo pontificato: la verità è relativa, ciascuno deve “farsela da sé”; non solo; esiste una verità giornalistica che viene prima di tutto. Non è pensabile che non si rendesse conto che parlare ai giornalisti significa parlare al mondo; pertanto, dire: “avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni” è la stessa cosa che dire: la verità è quella che dicono i giornali. Perfettamente in linea con tutto il pensiero relativista contemporaneo e quasi un remake dell’imperdibile esclamazione in diretta, quasi un grido di dolore: Dove andremo a finire se i giornalisti non riescono più a influenzare il voto degli elettori?, di una costernata Giovanna Botteri, la sera in cui fu costretta, con il cuore pezzato, ad annunciare la vittoria di Trump negli Stati Uniti e la sconfitta della signora Clinton, per la quale aveva tifato tutto l’universo dei progressisti, Bergoglio ovviamente compreso.


0 pope pensa bubbioso
Crede davvero di cavarsela così? come se lo scandalo fosse quello "di dire le cose" e "non quello di coprirle"?

Il memoriale Viganò è stato pubblicato sul giornale di Maurizio Belpietro, La Verità, domenica 26 agosto 2018; lunedì 3 settembre, durante la santa Messa celebrata nella Casa di Santa Marta, ha smentito la sua precedente affermazione: Io non dirò una parola su questo, per tornare sullo scandalo del memoriale Viganò, peraltro senza nominarlo mai direttamente: perfetto esempio di gesuitismo, che consente di contraddirsi senza esporsi all’accusa di contraddizione. La verità è mite, la verità è silenziosa, ha scandito, con la sua abituale aria meditabonda e lo sguardo penetrante, facendo eco all’elogio della carità di San Paolo: strane parole da uno che finora si è mostrato tutto, fuor che mite, e silenzioso, anzi, che ha fatto della vendicatività verso quanti lo contraddicono, e del baccano mediatico per gonfiare la propria immagine, la sua cifra più caratteristica. Poi, con parole (ben poco) sibilline, sempre come suo solito, ha lanciato i suoi strali contro chi cerca soltanto lo scandalo e le persone che cercano soltanto la divisionecome se lo scandalo fosse quello di dire le cose e non quello di coprirle, e come se il problema fosse la divisione che la verità necessariamente crea fra quanti la amano e quanti la odiano, come disse Colui che ammonì: Non sono venuto a portare la pace, ma una spada; sono venuto a mettere tre contro due e due contro tre, il padre contro il figlio e il figlio contro il padre, la madre contro la figlia e la figlia contro la madreMa lui, come è ben noto, si ritiene ben più di Gesù Cristo: lui è Francesco; e infatti ormai non si parla più di Dio, ma si parla del papa Francesco, e se ne parla come se si parlasse non di un uomo, e neppure di un santo, ma di un dio. Infine, prendendo spunto dalla vicenda evangelica del ritorno a Nazaret di Gesù, il quale viene accolto nel suo paese natale con molto sospetto, ha concluso che la sola strada da percorrere è quella del silenzio e della preghiera. È una delle non molte volte in cui lo abbiamo sentito invitare al silenzio e soprattutto alla preghiera: benissimo; ma pregare per cosa, e tacere riguardo a cosa? Non sempre il silenzio è cosa buona. Il silenzio che vige  attorno alla mafia, per esempio, è un silenzio malvagio: è il silenzio grazie al quale il male trionfa e il bene è costretto a nascondersi. La preghiera, poi, che altro è, se non la confidenza totale in Dio? Ma qui non si tratta di confidare in Dio, bensì di rispondere a una semplice domanda: è vero o non è vero, quel dice il memoriale di monsignor Viganò? Bergoglio sapeva o non sapeva, fin dal giugno del 2013, cioè da più di cinque anni, delle orribili malefatte sodomitiche del cardinale McCarrick, da lui onorato e tenuto alla stregua di speciale consigliere per gli affari della Chiesa statunitense? In altre parole: pare che lui pensi di dover rendere conto solo a Dio; ma le cose stanno altrimenti: lui non è un privato cittadino, è il papa: deve rendere conto anche ai fedeli.

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Bergoglio sapeva o non sapeva, fin dal giugno del 2013, cioè da più di cinque anni, delle orribili malefatte sodomitiche del cardinale McCarrick, (con lui nella foto) da lui onorato e tenuto alla stregua di speciale consigliere per gli affari della Chiesa statunitense?

Le sue parole conclusive sono state quasi minacciose: ha detto che il padre della menzogna, l’accusatore, il diavolo, agisce per distruggere l’unità di una famiglia, di un popolo. Quindi, dopo aver paragonato implicitamente Viganò al diavolo, e aver paragonato implicitamente se stesso a Gesù Cristo, incompreso dai suoi concittadini, si è bellamente scordato di aver sempre accusato i suoi “nemici”, insolentendoli con gli epiteti più offesivi e ingegnosi, tanto che qualcuno (il giornalista Marco Tosatti) già da un paio d’anni ne ha fatto un vero e proprio vocabolario; e che con i Francescani dell’Immacolata, con i quattro cardinali dei Dubia, con i settanta teologi e sacerdoti della Correctio filialis, lui non è che abbia risparmiato gli attacchi, anche se, da buon gesuita, ha sempre avuto la misera astuzia di nascondersi dietro silenzi o parole oblique, lasciando il “lavoro sporco”, quello di accusare, inquisire, criminalizzare, ai suoi accoliti e turiferari. Le sue ultime parole, il Signore ci dia la grazia di discernere quando  dobbiamo parlare e quando dobbiamo tacere(quante volte lo abbiamo udito adoperare in maniera truffaldina il concetto del discernimento!), sono involontariamente ironiche, visto che lui non tace mai, tranne quando deve rispondere a delle precise domande, anche su questioni di fede (come fu nel caso dei dubia relativi all’esortazione Amoris laetitia) e che non si perita di strumentalizzare anche l’omelia della santa Messa per giustificare se stesso, mescolando la liturgia della Parola con le sue beghe private. La qual cosa è di per se stessa peggio che volgare, è una nuova profanazione, che si aggiunge alle altre: perché la Messa è la Messa, il cuore della fede cattolica: giù le mani da essa, non deve esserci nient’altro, nella sua liturgia, che la preparazione al Sacrificio eucaristico. Tirare in ballo, sia pure con oblique, ma trasparenti allusioni, lo scandalo suscitato non tanto dal memoriale Viganò, ma dal suo silenzio e dall’ipotesi della sua piena colpevolezza, questo è veramente intollerabile, è blasfemo. E se risulterà, un domani, che Viganò diceva il vero, e quindi che Bergolio ha mentito, e ha mentito per cinque anni, e per cinque anni ha coperto il male e ha permesso che seguitasse a fare delle vittime, allora apparirà che egli ha anche profanato la santa Messa, perché ha chiamato Gesù Cristo a testimonio della sua purezza ed innocenza, ha assunto le pose della vittima di calunnie e ingiusti sospetti, e tutto questo pochi istanti prima di celebrare il più grande, il più prezioso, il più sacro di tutti i misteri della nostra religione: l’Eucarestia, ossia il rinnovarsi del Sacrificio di Cristo per amore degli uomini e in remissione dei loro peccati. Per cui il peccato della menzogna verrebbe a sovrapporsi alla celebrazione dell’Eucarestia e getterebbe un’ombra vergognosa, d’ipocrisia e di sozzura, sul rito più santo che esista per la Chiesa.

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Perchè Bergoglio sta proteggendo McCarrick? Tirare in ballo, sia pure con oblique, ma trasparenti allusioni, lo scandalo suscitato non tanto dal memoriale Viganò, ma dal suo silenzio e dall’ipotesi della sua piena colpevolezza, questo è veramente intollerabile, è blasfemo.

Ora, la domanda che un miliardo e trecento milioni di fedeli si fanno, o dovrebbero farsi, è la seguente: crede davvero di potersela asciugare così, il signore argentino? Pensa veramente che sia sufficiente dire, a botta calda, Io non dirò niente; e poi, una settimana dopo, La verità è mite e silenziosa, chi parla cerca la divisione, chi parla è figlio del diavolo, io taccio e quindi sono amico della verità? Se lo pensa davvero, ciò significa che ha ben poco rispetto per il prossimo, e ben poca considerazione per l’altrui intelligenza, oltre che per i sentimenti squisitamente religiosi di milioni di persone. Finge di non sapere, di non aver capito, che in questo momento, in questa circostanza, il problema è lui, e non altro; che è lui la pietra d’inciampo sulla via della fede, per milioni e milioni di persone. Perché tra un papa che sbaglia, magari in buona fede, ma dicendo sempre la verità e non coprendo mai le colpe altrui, e un papa che sbaglia, mentendo e coprendo le colpe di chi avrebbe lui il dovere e il potere di fermare, c’è una grossa, decisiva differenza. Con un narcisismo esasperato e una smania demagogica senza precedenti, il signore argentino si è costruito una popolarità quale nessun altro papa aveva mai avuta, ma se l’è costruita sulle macerie fumanti della dottrina, da lui fatta a pezzi, e della pastorale, da lui trasformata in papolatria. Senza pudore e senza vergogna, ha lasciato e permesso che le folle lo adorino come un dio, che si stampino giornaletti a lui dedicati, che si vendano gadget con la sua persona, che si parli di lui come di un santo, il più grande dei papi della storia. E ora vorrebbe cavarsela con la strategia del silenzio, invocando la preghiera e assumendo la parte, che mal gli si addice, del calunniato e del perseguitato: lui che ha demolito tutti i suoi avversari (o quelli che lui, per il fatto di parlargli con sincerità, considera tali) a colpi di calunnie e di accuse, e che ha smantellato il più fiorente e il più ammirevole degli ordini monastici, quello dei Francescani dell’Immacolata, fin dai primi mesi del suo pontificato, trattandoli quei religiosi e quelle religiose quasi come dei delinquenti, mentre per gli atei, gli abortisti, i luterani, gli ebrei e gli islamici è tutto miele, sorrisi e complimenti. Lo scandalo è lui; l’attacco alla verità, è la sua azione pastorale; ciò che allontana tante anime dalla Verità e dalla fede, è la sua sfrenata ambizione, il suo voler essere il protagonista di una rivoluzione religiosa. A questo ha sempre mirato, fin dall’inizio: non solo riformare la Chiesa, non solo “cambiarla”, cosa di per sé eretica e inaccettabile, ma proprio creare una nuova religione, un sincretismo post-cristiano nel quale c’è posto per tutte le fedi, anche le più contraddittorie, e per tutti i codici morali, compreso, anzi, soprattutto quello della cultura atea, materialista e massonica.

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Ora è chiaro è il papa nero ! Il gesuita Bergoglio, (nonostante il divieto dell'ordine) è stato chiamato apposta per fare ciò che il suo predecessore non voleva fare: per alzare bandiera bianca davanti alla lobby gay del Vaticano voluti dai poteri massonici mondialisti e per finire l'opera di sovvertimento della Chiesa Cattolica dei vari Karl Rahner e Carlo Maria Martini .

Crede davvero di cavarsela così?

di Francesco Lamendola
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