ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 3 novembre 2018

Dio solo sa come purificare la sua Chiesa

Azione per tutti

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Sappiate che il Signore esaudirà le vostre preghiere se persevererete con fermezza nei digiuni e nelle orazioni al cospetto del Signore (Gdt 4, 11Vulg.).

Il ciclone provocato dalla denuncia di monsignor Viganò, se da noi è silenziato dall’informazione di regime, negli Stati Uniti ha sollevato un’ondata di indignazione popolare contro i vescovi, se non colpevoli o complici, almeno negligenti nel curare la piaga della sodomia nel clero. Il fenomeno rischia di essere sfruttato dal sistema per distogliere l’attenzione da quello – se possibile ben più grave – della pedofilia praticata nelle alte sfere della politica, della finanza e dello spettacolo, dedite a culti satanici che prevedono, nella massoneria di rito egizio (di cui fu gran maestro Garibaldi), lo stupro, la tortura, l’uccisione e la manducazione di bambini. Per renderli più arrendevoli alle loro pretese, quei signori li fan manipolare, a partire dalla scuola materna, con la cosiddetta educazione sessuale, che altro non è che un incitamento all’impurità e alla perversione, inculcate fin dalla più tenera età a creature del tutto indifese. D’altronde da giovani, nelle comuni degli anni Settanta, quegli stessi signori (fra cui molti dirigenti dell’Unione Europea), in nome di una presunta liberazione sessuale, si davano al sesso di gruppo allo scopo di prendere contatto col corpo e di raggiungere l’unione cosmica con tutti gli esseri viventi…

La Chiesa Cattolica, dal canto suo, avendo appena abbattuto gli argini morali ed eliminato le difese immunitarie dello spirito, aveva smesso di costituire una barriera contro il dilagare dell’immoralità, a cominciare dal suo interno. Buttati a mare due millenni di esperienza e di saggezza, buona parte del clero si era ubriacato della perniciosa illusione che il peccato non esistesse più, che tutto ciò che è umano fosse buono di per sé, che l’accantonamento di vecchi tabù repressivi avrebbe finalmente liberato la carica innovatrice del Vangelo, soffocata per secoli per ragioni di potere, ecc. ecc. Fu allora che i primi gesuiti americani si misero a sfilare nei gay pride; i loro epigoni di oggi, in fin dei conti, non sono affatto originali, ma ripetono idee stantie, con la sola differenza che, ora, sono la voce del capo supremo. Con premesse del genere, ci si poteva forse aspettare risultato diverso nella vita di tanti preti dalla mente inquinata e dall’anima persa?

Detto questo, mi sembra che si debba discernere, nei diversi casi di abusi da parte dei membri del clero, se si tratti di derive patologiche o semplicemente di amoralità estrema. Si va in effetti da chi è stato a sua volta vittima (e riproduce compulsivamente un meccanismo di gestione dell’angoscia) a chi minimizza la gravità di certe condotte sessuali e vi ha fatto l’abitudine come se fossero normali. Di solito, però, le tendenze pederastiche e pedofile sono semplicemente un’estensione dell’omofilia, accettata e praticata da coscienze debolmente formate che finiscono con l’esserne completamente accecate, spesso a partire da un’insufficiente percezione della propria identità maschile dovuta ad una carente presenza paterna durante l’infanzia e l’adolescenza (caso ormai frequentissimo nelle famiglie sfasciate o condizionate dall’ideologia femminista).

La responsabilità personale, in ogni caso, non è mai completamente annullata: chi è in difficoltà, infatti, ha il dovere di chiedere aiuto; ognuno poi, specie se si tratta di un sacerdote, rimane sempre obbligato a rispettare i Comandamenti e ad ascoltare la voce della coscienza, che si fa comunque sentire. Indubbiamente, chi è cresciuto in un ambiente malsano, in cui certi “giochi” passavano per innocenti diversivi, ha ricevuto un imprinting che deforma la percezione delle azioni proprie e altrui, fino a indurirsi in un agghiacciante cinismo; ma è qui che entra in gioco quella cattiva formazione seminaristica che non ha insegnato le esigenze della vita cristiana né quelle, ancor più severe, della vita sacerdotale, che richiede la perfetta continenza e, quindi, un’accurata educazione alla castità, nonché un’attenta vigilanza da parte dei superiori.

Un sacerdote americano, in un’omelia del 19 agosto scorso, ha evocato una duplice infiltrazione nella gerarchia cattolica, iniziata negli anni Venti del secolo scorso. Quella comunista era ben nota, meno quella degli omosessuali. Probabilmente entrambi i fenomeni sono riconducibili al medesimo progetto massonico di distruzione della Chiesa Romana dall’interno. Anche in passato la Chiesa, sia in Oriente che in Occidente, ha spesso dovuto combattere varie forme di immoralità nel clero e nei religiosi, compresa la sodomia e la pederastia, ma si sapeva bene che erano peccati e ce ne si vergognava, anziché cercare di giustificarli a livello teoretico come si fa oggi. La “misoginia” nei seminari, poi, più che un sintomo di omofilia era probabilmente un espediente per inculcare il celibato o forse anche una razionalizzazione della repressione di un desiderio naturale; riconoscerlo e trasferirlo su un piano più alto, trasformandolo in carità, era un cammino ben più esigente che richiedeva la santificazione personale, per cui, molte volte, si son preferite scorciatoie che han creato preti affettivamente immaturi ed esposti a tutte le tentazioni senza sufficiente autonomia.

Dietro un rigido formalismo di facciata si celava spesso un accomodante lassismo di fatto. Non appena, all’inizio degli anni Sessanta, con le nuove idee diffuse da docenti infiltrati dalla massoneria, nell’educazione ecclesiastica si è aperto uno spiraglio, quell’equilibrio apparente è saltato e caratteri fragili, tolte le briglie esterne, sono esplosi in tutte le direzioni. Tenuto conto di ciò, non do quindi tutta la colpa al Concilio, visto che il problema era pregresso; il fatto è che dopo il Vaticano II il precedente sistema disciplinare non è stato sostituito da nulla di valido: la formazione nei seminari è stata lasciata all’improvvisazione, con il totale abbandono di norme ascetiche che plasmassero personalità sacerdotali forti, mature ed equilibrate. L’abbondante produzione di documenti vaticani (peraltro rimasti sostanzialmente lettera morta) rispecchia quel tipico intellettualismo postconciliare che non approda mai a precise regole di condotta e concrete prassi educative. È così che il bubbone, a un certo punto, è inevitabilmente scoppiato e il pus sta schizzando ovunque, imbrattando pure chi non c’entra nulla.

Alla fine vien da pensare che certi membri del clero, ad ogni livello, non abbiano la fede o l’abbiano sostituita con un’ideologia costruita ad uso e consumo di atei gaudenti in clergyman, esenti da ogni obbligo e responsabilità, che recitano una pessima commedia per assicurarsi denaro, vantaggi e privilegi. Il Concilio, sdoganando le cattive teologie, ha indirettamente spazzato via quel poco che ancora rimaneva della fede genuina trasmessa dall’educazione familiare. D’altronde, il fatto che la corruzione sia arrivata ai livelli più alti e che si siano costituite vere e proprie reti di complicità e di ricatti non ci permette di vedere una via d’uscita umana. Perfino la magistratura civile, in certi casi, sembra complice, come nell’accecante scandalo dell’Istituto Provolo di Verona, archiviato con il pretesto della prescrizione in barba a una convenzione internazionale ratificata dall’Italia nel 2012: anche dei giudici fra gli orchi?

La spaventosa storia, protrattasi per decenni, di abusi su sordomuti minorenni, che solo di recente sono stati messi in condizione di denunciare i fatti, ha avuto gravi strascichi in Argentina, dove venivano spediti i religiosi troppo intraprendenti, i quali hanno là continuato come se niente fosse, rimanendo, da parte ecclesiastica, sostanzialmente impuniti. L’allora Arcivescovo di Buenos Aires, come di recente rivelato da un settimanale tedesco, ha completamente ignorato le ripetute missive di denuncia e di supplica, rimaste tutte senza risposta; dopo essersi trasferito a Roma, ha dichiarato con l’abituale sicumera (mentendo spudoratamente, come suo solito) di non averne mai saputo nulla, pur chiedendo perdono ad alcune vittime che lo hanno interpellato a un’udienza generale e si son viste sbrigativamente congedate. Tolleranza zero… per chi ha subìto?

In una situazione del genere, Dio solo sa come purificare la sua Chiesa. La conclusione dell’omelia citata dà molta speranza, anche se è chiaro che il processo di pulizia sarà dolorosissimo, nel senso che potrebbe comportare violente persecuzioni. Nel mistero dei piani divini, il Signore vuole forse riportare a Sé la Chiesa che Lo sta abbandonando, ma a questo scopo ha dovuto prima far emergere la verità del suo stato effettivo, per poi rimuovere il tumore ormai visibile a tutti. Rifugiamoci allora nel Cuore Immacolato di Maria per essere pronti a qualsiasi evenienza e ottenere, per Suo tramite, le grazie di cui abbiamo bisogno per resistere restando fedeli a Cristo. Ci vuole una fede adamantina e una volontà resa inflessibile dalla grazia, ma da parte nostra dobbiamo fare quanto è in nostro potere per chiederla, assecondarla e farla fruttificare. A tal fine, non trascuriamo il necessario lavoro sulla nostra anima, lasciandoci assorbire dalle notizie negative e facendoci da esse trascinare in basso, ma purifichiamo lo sguardo e teniamolo rivolto verso la luce, verso tutto ciò che è vero, buono e bello. Le armi che, sulla parola del Signore, la tradizione cristiana ci offre sono preghiera, digiuno e penitenza, i mezzi raccomandati anche dalla nostra Madre celeste. Se proprio vogliamo agire, questa è una via aperta a tutti e sempre praticabile.

Senza un sacerdozio secondo il cuore di Dio, purificato dalle mode umane, la Chiesa non ha futuro. […] Le crisi nella Chiesa, per quanto gravi possano essere state, hanno sempre la loro origine nella crisi del sacerdozio. […] Gli uomini che hanno ricevuto una responsabilità da Dio stesso attraverso la loro vocazione non devono perdersi, poiché si tratterebbe di un tradimento senza pari (Robert Sarah, Dio o niente, Siena 2015, 147.149).



Pubblicato da Elia 



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