Don Minutella. Un caso che continua a far discutere
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Dopo l’intervento del padre Giovanni Cavalcoli , che a sua volta ha provocato numerose reazioni, propongo oggi una selezione di contributi che mi sono arrivati da lettori.
Ripeto ancora una volta che rendere note alcune tesi non significa che io le faccia mie. Significa dare la misura di quanto la vicenda don Minutella susciti interesse, muova passioni forti e provochi domande che molte persone si stanno ponendo.
Mi scuso se non posso pubblicare tutto e per qualche taglio.
A.M.V.
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Caro Aldo Maria, grazie per l’intervista a don Minutella. Ti dirò, in modo telegrafico, che cosa penso di lui.
1) buona la sostanza, discutibile la forma: condivido quasi per completo le cose che dice, un po’ meno i toni e le modalità;
2) apprezzo la sua cultura teologica e il suo eloquio straripante; un po’ meno alcune punte di narcisismo che emergono qua e là;
3) non condanno i metodi di lotta che ha scelto per sé, ma non li adotterei per me, né li consiglierei ad altri;
4) mi ha dato fastidio la sua iniziativa di invitare pubblicamente Benedetto XVI, da Piazza San Pietro, ad uscire dal suo ritiro per prendere posizione nella polemica attuale, come se l’immolazione silenziosa e orante non avesse più valore; come pure la sua relazione con le Iene, per farsi intervistare;
5) forse dimentica che una vera soluzione al problema non può venire da noi, ma soltanto dal Signore il quale, come ha permesso “il colpo di Stato”, così saprà riappropriarsi del timone della sua Barca. Nel frattempo noi ci teniamo il “Papa sostituto”, in attesa che la sua eresia diventi sempre più evidente e incontrovertibile, così da poterla controbattere più facilmente.
Padre Gabriele Rossi
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Carissimo Aldo, ho letto nel suo blog l’intervista a don Alessandro Minutella. Ero amico di don Alessandro. In passato l’ho sostenuto a parole e con i fatti. A parole perché l’ho spesso incoraggiato a proseguire nella sua battaglia contro i maestri di errore, e mi sono complimentato più volte con lui quando faceva le catechesi su Radio Domina e confutava le eresie. Con i fatti perché l’ho sostenuto partecipando a qualche suo incontro, inoltre perché l’ho difeso privatamente di fronte ad altri, e mi sono offerto di difenderlo – se occorreva – come avocato rotale presso i dicasteri romani, la curia di Palermo e il tribunale ecclesiastico (ma don Alessandro ha creduto opportuno rivolgersi ad altri), e sono andato a consultare in suo favore il segretario della Segnatura apostolica, con il quale ho un rapporto di cordiale amicizia, per sapere come potevo procedere in caso avessi tutelato la sua causa. Però dopo l’incontro di Verona, tenutosi il 9 giugno dell’anno scorso, don Alessandro ha fatto una svolta: ha dichiarato – come ancora va dicendo e come lei stesso, Aldo, ricorda nell’intervista – che la Messa celebrata una cum Francisco, cioè in unione con Papa Francesco, è invalida. Questo è un errore gravissimo, perché in nessun documento del magistero autentico, in nessun padre o dottore della Chiesa, e in nessun manuale di teologia aderente al magistero autentico si sostiene la tesi suddetta. La Messa è sempre valida purché: 1) il ministro sia validamente ordinato (anche se eretico, scomunicato, scismatico, peccatore, massone); 2) sia celebrata con la materia e la forma stabilite dalla Chiesa (vero pane azzimo, vero vino di vite, formula della consacrazione secondo le rubriche del Messale); 3) il celebrante abbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa (questo avviene sempre automaticamente quando il celebrante pronuncia le parole della consacrazione stabilite dalla Chiesa senza alterarle, a meno che il ministro non decida con un atto positivo della volontà di non fare ciò che fa la Chiesa). La presa di posizione di don Alessandro ha causato scompiglio e confusione tra tanti fedeli. Mi è stato chiesto da più parti, data la mia amicizia con don Alessandro, di invitarlo a ritrattare questo gravissimo errore, perché tante persone non ritenevano più necessario frequentare la Messa domenicale, da loro considerata invalida, e così non adempivano il terzo comandamento (“ricordati di santificare le feste”), che come lei sa obbliga sotto peccato mortale. Ho dunque contattato in vari modi don Alessandro domandandogli di correggere le sue affermazioni sbagliate, ma inutilmente. Ho dovuto allora dissociarmi da lui con dolore, perché in pratica don Alessandro Minutella mescola verità sacrosante con falsità altrettanto sacrosante, combatte l’eresia con l’eresia. Gli è stato chiesto di confrontarsi con teologi alla sua pari (per esempio con monsignor Livi), ma si rifiuta. Proclama di avere locuzioni dal Cielo, e si basa su di esse per sostenere le sue tesi, ma evidentemente non sono autentiche, perché Gesù. la Madonna e i santi non daranno mai messaggi celesti contrari alla dottrina della Chiesa. Sono stato esorcista ufficiale in una diocesi italiana, Aldo, e so come il diavolo può ingannare le anime travestendosi da angelo di luce. Con tutto ciò ho voluto dirle la verità. Dato l’errore in cui don Alessandro è caduto, purtroppo sembra che la scomunica inferta sia valida, e le ragioni che lui porta per dichiararla invalida non hanno solide fondamenta (gli atti del pontefice attuale, per quanto egli sia sostanzialmente eretico, ma non formalmente, conservano ancora valore giuridico). Con una benedizione.
Un sacerdote
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Caro dottor Valli, sia Lodato Gesù Cristo!
La ringrazio per la sua intervista a don Alessandro Maria Minutella, che rende evidenza a fatti che esistono e che non è giusto ignorare.
Eppure, leggendo fra alcuni dei commenti all’intervista, e considerati i toni accesi, scandalizzati, persino allarmati, pare che lei abbia compiuto un atto di “lesa maestà” piuttosto che un servizio all’informazione; lei per taluni benpensanti ha osato parlare di questo sacerdote, e non doveva! Ha osato permettere a un prete di periferia di spiegare le motivazioni che ispirano il suo apostolato, ha osato parlare delle scomuniche che ha ricevuto in questa che ci è stata propinata come l’epoca della misericordia: scomuniche per scisma ed eresia. Al riguardo, da battezzata, mi chiedo tante cose, tante! In primis di quale scisma e di quale eresia si possa parlare se don Minutella non rinnega alcun dogma, alcun sacramento, alcun articolo della nostra fede cattolica.
È invece tristemente noto, dalle testimonianze che mi giungono ogni giorno, come in molte chiese, ormai, ci sono pastori che celebrano malamente la Messa, senza alcuna riverenza per la Passione di Cristo, che non indossano gli abiti sacerdotali, che sull’Altare inventano formule consacratorie stravaganti, che non credono più all’esistenza del demonio, non credono alla Confessione, non credono alla presenza reale di Gesù nella Santa Eucaristia, negano la verginità di Maria, non sanno tenere in mano un Rosario perché avversano il culto mariano, approvano i rapporti prematrimoniali, sembrano esponenti di centri sociali piuttosto che Alter Christus, esaltano l’eretico Lutero, praticano riti strani durante le celebrazioni liturgiche.
Sembra un film horror, vero? Eppure è la triste e sconcertante realtà di una parte della Chiesa che sta tradendo Gesù! Abbiamo addirittura il caso di un prete che non recita il Credo perché non ci crede, altri che hanno invitato a non fare il Presepe, e altri preti infine vorrebbero sposarsi!
Ma don Minutella viene scomunicato!
Dottor Valli, io che non mi scandalizzo di questa sua leale opera di giornalismo voglio esprimerle gratitudine per la sua onestà intellettuale, l’onestà di aver dato notizia di fatti ormai noti nel mondo cattolico e dintorni, e che coinvolgono decine e decine di battezzati, ma rispetto ai quali nei salotti mediatici di questo mondo, ed ahimè in certi ambienti ecclesiastici, si è deciso di tacere, oso dire pavidamente, forse per non doversi macchiare di qualcosa di insolito in questo tempo di generale letargo, tiepidezza, accecamento: la “macchia” dello schieramento che fa uscire dall’ambiguità, da una deriva relativista; o peggio per non scomodarsi nel prendere una posizione sulle dichiarazioni rese da don Minutella in modo fervente, per alcuni in modo bizzarro o esagerato. Ma i modi appartengono all’indole o alla chiamata specifica, e oggi invece occorrerebbe non badare ipocritamente solo ai modi, per guardare invece ai contenuti (del resto un Santo fu noto proprio perché fu “voce di uno che grida nel deserto”, e un altro per essere stato “il martello degli eretici”, e una Santa addirittura esortava a gridare con “centomila lingue”).
Oggi si dovrebbe avere cura di andare in fondo alle questioni dottrinarie e profetiche, per una disamina seria del dibattito in essere, anche alla luce delle profezie riconosciute, ad esempio quelle di Akita, La Salette, Fatima, Tre Fontane, della beata Anna Caterina Emmerich, del venerabile monsignor Fulton Sheen.
Proprio le parole di Fulton Sheen messe da parte dalla “falsa Chiesa” (termine coniato da diversi mistici) ci conducono a riflettere sulla terribile prova che la Chiesa deve affrontare così come è descritta nel Catechismo della Chiesa cattolica, in particolare al numero 675: “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il ‘mistero di iniquità’ sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne”.
Infine si dovrebbero riprendere in mano i testi escatologici contenuti nella Bibbia, dal profeta Daniele al Vangelo secondo Matteo, alle lettere Paoline, al libro della Rivelazione, all’Apocalisse, ricordando che quest’ultimo non è un libro di favole ma il testo sacro che rivela eventi che devono accadere e compiersi. Eppure gran parte dei cattolici lo ignora e, se qualcuno osa parlarne, viene accusato di essere un catastrofista esaltato!
Concludendo, non posso non spendere qualche parola per i cattolici che hanno scelto di sostenere l’opera sacerdotale di don Minutella. Costoro sono fratelli e sorelle in Cristo uniti nella comune difesa della Fede dei nostri Padri custodita nella Dottrina bimillenaria; non sono, come molti accusano, pecore di un gregge sbandato, plagiati, sprovveduti o, peggio, ribelli scismatici, e del resto lo scisma è in atto da un pezzo a causa della setta modernista che, già ai tempi di Sua Santità San Pio X, disseminava i velenosi germi dell’eresia. I cattolici che sostengono l’opera sacerdotale di don Minutella accolgono l’invito di Maria Santissima ad opporsi al dragone infernale in questo tempo di battaglia spirituale fra la stirpe di Maria e quella del demonio. È un popolo che palpita di amore per la Santa Chiesa, che soffre e offre per la Chiesa, e non sarà né la persecuzione né l’indifferenza dell’establishment modernista a mettere il bavaglio alla Verità!
A noi constatare che la Chiesa cattolica è nella tempesta. E mentre, nella più totale confusione spirituale, il popolo dei battezzati ha smesso di parlare la stessa lingua e siamo assediati da pastori modernisti ai quali si lascia compiere ogni genere di scempio, fino alla sistematica persecuzione di sacerdoti fedeli al Vangelo che hanno il coraggio di testimoniare con zelo e amore apostolico la propria fedeltà a Cristo, in questo abominio della desolazione noi cattolici siamo consolati dalla promessa della Santa Vergine: “Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà!”.
Simona Marino
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Gentile dottor Valli, in un quadro desolante di silenzio e indifferenza le va riconosciuto, unico tra i commentatori di peso, di aver dato prova di coraggio e professionalità nell’aver portato a conoscenza di un pubblico più ampio l’opera e l’apostolato di don Alessandro Minutella. Alcune cose emergono chiare.
Don Minutella non ha costituito un gregge attorno ad idee proprie e non ha, come alcuni follemente accusano, costituito una setta. Non ha fatto altro che mettersi alla guida di un gregge che si era già formato in ordine sparso come conseguenza del disorientamento e dello sconcerto.
Non si può comprendere l’opera di don Alessandro se non la si situa in questo quadro drammatico che configura un vero e proprio stato di emergenza, di eccezione, in cui versa oggi la Chiesa cattolica. È ben falsa, ancora una volta, l’immagine, costruita ad arte dai mezzi di comunicazione mainstream, vergognosamente e incredibilmente idolatri di Bergoglio, che vuole sminuire l’opposizione alla rivoluzione bergogliana dipingendola come elitaria e numericamente insignificante, circoscritta a circoli definiti con disprezzo “tradizionalisti”. Quello che si riconosce in don Alessandro è invece il popolo autenticamente cattolico che ha sempre riconosciuto e amato la Chiesa cattolica come era Chiesa di Cristo, Madre e Maestra. Ed è un popolo devoto, mariano, eucaristico e non è certamente impazzito d’improvviso. Improvvisato e poco credibile è invece il popolo che segue Bergoglio. I suoi più sfegatati supporter sono tutti coloro che hanno sempre odiato la Chiesa e non hanno mai risparmiato critiche ai papi. Oggi si ritrovano improvvisamente papisti. Basterebbe questo per indurre qualcuno a farsi qualche domanda.
Sebbene minoritario, questo popolo ha trovato in don Alessandro una guida salda, coraggiosa e credibile. Quando aveva tutto da guadagnare a restarsene in silenzio, mantenendo parrocchia e relativi benefici, adeguandosi al nuovo corso, come fanno molti suoi confratelli, è stato disponibile invece a perdere tutto.
Don Alessandro è un vero pastore al servizio della verità, pronto a dare la vita per le sue pecore. Al contrario di molti pastori apostati e idolatri di Bergoglio che hanno invece dato le pecore per la loro vita. Nella sua voce riconosciamo quella del buon pastore, una voce che non riconosciamo invece in chi oggi dice di essere il papa e in tutti i pastori che sciaguratamente ne seguono le orme. Il suo parlare è autenticamente cattolico ed è ben strano che qualcuno possa tacciarlo di eresia e scisma. Ciò diventa addirittura ridicolo se tali dichiarazioni provengono proprio da coloro che stanno infestando la Chiesa con i peggiori errori e che hanno avuto persino l’insolenza di insediare l’eresiarca Lutero in Vaticano. Mentre l’intellighenzia cattolica si mostra a tutt’oggi o ignara o normalista, o si produce in analisi anche corrette e condivisibili ma senza mai giungere ad una conclusione e indicare la causa di tale sfacelo, don Alessandro ha preso il toro per le corna, ha gridato con coraggio che è in atto una manifesta impostura e non si può tacere. A coloro che si lamentano dei toni “eccessivi” diciamo che, se non se ne sono ancora accorti, la nave affonda. Non si è mai sentito lanciare un allarme bisbigliando. Chi solleva il problema dei toni lo fa in modo ipocrita. O perché tenta di interdire le critiche, poiché condivide le posizioni di Bergoglio, o perché, non trovando il coraggio di imitare la scelta di don Alessandro, avanza scuse e pretesti. Viviamo forse i tempi più difficili della storia della Chiesa e non possiamo escludere che siano gli ultimi. Molti segni lo lasciano intendere, molte profezie accreditate, in primis quella di Fatima.
Tutti i fedeli sono chiamati e sempre più lo saranno ad una chiara scelta di campo: restare fedeli al dogma cattolico oppure rimanere invischiati inesorabilmente in una neochiesa, seppure maggioritaria, ma essa sì scismatica ed eretica, guidata da un impostore. Molti fanno un calcolo che si rivelerà drammaticamente errato. Pensano: Bergoglio presto passerà a miglior vita e il prossimo papa metterà le cose a posto. No. Il prossimo “papa” sarà peggiore di Bergoglio e la situazione degenererà ancora di più. Sappiamo che la Chiesa è una realtà divina ed è assistita da una promessa: “Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18). La barca di Pietro è quasi capovolta, ma il Signore non la farà mai affondare. Come tante volte nella storia della Salvezza, quando tutto sembra perduto un intervento divino rovescia quello che sembrava un esito inevitabile. A noi il compito di resistere nella fede. A Dio e alla Sua Santa Madre la Vittoria su tutti i nemici.
Gabriele Amadio
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Caro dottor Valli, mi unisco al coro di gratitudine per aver dato voce, con la sua intervista, al sacerdote don Alessandro Maria Minutella che ho personalmente conosciuto nel marzo 2017 a Ravenna nell’ambito del suo apostolato in giro per l’Italia. Avendo approfondito la conoscenza di don Minutella di persona in più occasioni, poso dire che nell’intervista risalta correttamente la figura di questo prete palermitano con doppia scomunica, il quale ha veramente a cuore la difesa della Fede cattolica e soffre terribilmente per le sorti della Chiesa così bistrattata proprio da quei prelati che invece dovrebbero difenderla. Quello che colpisce di più nella vicenda Minutella è, a mio avviso, il fatto che la doppia scomunica gli è stata comminata dalla Santa Sede senza alcun contraddittorio e senza vere e chiare motivazioni. Oltretutto don Minutella è stato in tal modo considerato più pericoloso addirittura di Martin Lutero che ricevette una sola scomunica a fronte della grande spaccatura creata allora nella Chiesa. Insomma finora don Minutella viene criticato più per la forma (le sue accese invettive contro la falsa Chiesa) che per i contenuti, e ciò depone per una fragilità del pensiero attuale dominante nelle alte sfere vaticane, le quali tuttavia si fanno forti della grande popolarità di Bergoglio nel mondo laico, a dispetto però di una frangia sempre più ampia di cattolici praticanti che sono sempre più smarriti e che infatti disertano e svuotano sempre più le chiese.
Concludo, per non dilungarmi oltre, dicendo che don Minutella ha, a mio avviso, il grande merito di tenere desta la fede in questi tempi bui per la Chiesa cattolica, e lo fa, unica voce sacerdotale in Italia, laddove si preferisce parlare di immigrati e di poveri, meglio se stranieri, piuttosto che proclamare e portare il Vangelo a tutte le genti come ci ha insegnato Gesù Cristo, figlio di Dio e seconda persona della Santissima Trinità.
Giuseppe Poletti
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