La cosa più necessaria: "Santificare la famiglia". La crisi della famiglia moderna? Senza senso di responsabilità e "Spirito di sacrificio" non si costruisce nulla. La ricompensa? Viene anche dalla coscienza del dovere compiuto
di Francesco Lamendola
La crisi morale e materiale che attanaglia la nostra società, e che la sta conducendo alla morte, ha un’origine ben precisa: l’attacco contro la famiglia, che era la chiave di volta sulla quale ogni altra cosa si reggeva. È chiaro pertanto che la prima cosa da fare, la più necessaria e la più urgente, è tornare alla famiglia, restituirle centralità, ridarle speranza e coesione: in poche parole, operare per la sua santificazione quotidiana, esattamente come facevano i nostri nonni, a prezzo di rinunce e sacrifici, ma con l’intima soddisfazione di vederla vivere e crescere nella maniera giusta.
L’attacco alla famiglia si sviluppa su due lati: dall’esterno e dall’interno. Dall’esterno, e ne abbiano già parlato molte volte, è portato da quelli che la odiano e l’hanno sempre odiata, e che ora, con parole falsamente miti, dicono di voler “solo” ampliarne il significato, includendovi altre forme di unioni, diverse da quella stabile, regolare, definitiva, fra un uomo e una donna ed aperta alla nascita dei figli. Il riconoscimento delle unioni di fatto e la loro parificazione alla famiglia naturale, sia quelle eterosessuali che quelle omosessuali, non potevano non portar con sé il corollario dell’introduzione dell’ideologia gender nelle scuole, nei mass-media, nella cultura e nella politica. Non staremo qui a ripetere ciò che abbiamo già detto infinite volte: che considerare l’unione di due persone dello stesso sesso come una vera famiglia è semplicemente assurdo; che concedere a tali coppie l’adozione di bambini, o peggio ancora la possibilità di acquistarli sul mercato o di procurarseli con la fecondazione eterologa, è profondamente sbagliato; e che tale giudizio non ha niente a che vedere con il disprezzo o il rifiuto delle persone omosessuali. Opinare diversamente significa essere stolti o in malafede.
La crisi morale e materiale che attanaglia la nostra società, e che la sta conducendo alla morte, ha un’origine ben precisa: l’attacco contro la famiglia!
Una persona che ha delle inclinazioni omosessuali merita il rispetto dovuto a qualsiasi altro essere umano. Una persona che è omosessuale attiva e che vuole sposarsi, o avere dei bambini, è un’altra cosa: qui entra in ballo da un lato l’autenticità della famiglia, dall’altro i diritti degli stessi bambini. Negare che un cieco possa pilotare un aereo, o che un paralitico possa iscriversi ai campionati si salto in lungo, non significa nutrire disprezzo o rifiuto nei confronti di tali persone. È pur vero che, da alcuni anni, assistiamo a un altro tipo di rifiuto: il rifiuto di riconoscerei limiti della propria situazione, per cui vediamo degli handicappati pretendere di partecipare ai campionati e i ciechi pretendere di conseguire il brevetto di pilota, come chiunque altro. Fuor di metafora, ormai è frequente che ragazzi con gravissimi handicap, in nome di un’integrazione tutta da dimostrare, vengano iscritti al liceo e che giungano al diploma, pur non avendo potuto svolgere, per ovvie ragioni, un corso di studi anche solo lontanamente paragonabile a quello dei loro compagni. È razzismo, è intolleranza, dire queste cose? E stiamo facendo notare che vi è una perdita del senso del limite e un rifiuto ideologico della natura, laddove essa stabilisce un confine che non può essere superato? Di questo atteggiamento complessivo fa parte la pretesa degli omosessuali attivi di celebrare un vero e proprio matrimonio, se possibile anche religioso (cosa stranissima, in un momento storico in cui non si vuole sposare quasi più nessuno), e più ancora la pretesa di essere genitori, sempre sfruttando il ricatto dell’accusa di razzismo o, in questo caso, di omofobia, verso chi non sia d’accordo. Ma è davvero omofobia pensare che un matrimonio fra persone dello stesso sesso sia un non senso, e che un bambino, per crescere bene, abbia bisogno di un papà e di una mamma, ossia di una figura maschile e di una figura femminile? Noi pensiamo di no; e rifiutiamo di farci bollare con epiteti ingiuriosi in nome del Pensiero Unico, edonista e utilitarista. Non solo; respingiamo al mittente l’accusa di essere intolleranti, perché la vera intolleranza è quella di chi vuole imporre, per legge e con la minaccia del codice penale, una situazione innaturale, e pretende che tutti gli altri la trovino naturalissima. Similmente, il vero razzismo non è quello di chi sostiene che l’Italia non può e non deve lasciarsi invadere da una quantità illimitata di africani e che è tempo di pensare anche alle condizioni penose in cui vivono tanti italiani dimenticati da tutti, nella completa indifferenza degli intellettuali politicamente corretti: stretti nella morsa della povertà e abbandonati all’insicurezza nei quartieri degradati ove spadroneggiano delinquenti stranieri. Ma di tutto ciò, basta: in questa sede non vogliamo soffermarci sull’attacco alla famiglia che viene dall’esterno, ma su quello che viene dall’interno, e che è anche il più grave.
La famiglia odierna è fragile perché non è più una vera famiglia, ma un soggiorno temporaneo, ove i clienti si fermano badando soprattutto al loro comodo e preoccupandosi ben poco del bene altrui!
Non esiste quasi una famiglia, oggi, che non sia straziata da problemi interni che causano gravi sofferenze ai suoi membri. Che sta succedendo? Proviamo a guardarci intorno, fra i nostri conoscenti e amici, fra i nostri colleghi di lavoro, e poi guardiamo all’interno della nostra stessa famiglia: quanti possono vantarsi di avere una famiglia serena e felice? Quanti possono dire: noi siamo stati fortunati, da noi va tutto bene, salvo naturalmente i normali fastidi e le normali preoccupazioni che la vita non risparmia ad alcuno? Qui c’è la discordia fra marito e moglie, c’è una separazione in atto e un divorzio in vista: e i figli, checché ne dicano legioni di psicologi da strapazzo, ne risentono, eccome. Qualsiasi maestra d’asilo o di scuola può testimoniare questa semplice verità: quando i genitori si separano, i bambini ne soffrono terribilmente, anche se diverso è il modo di manifestare la loro sofferenza. Là c’è un figlio che si droga: la sua vita e quella dei suoi genitori è un inferno quotidiano. Quando è in crisi d’astinenza diventa violento e mette le mani addosso a suo padre e sua madre per avere i soldi necessari ad acquistare la dose. È un continuo ricorrere al pronto soccorso, ai carabinieri, ai sevizi sociali; quel giovane entra ed esce da cliniche o riformatori, e alla fine torna sempre a bussare alla porta di casa; né i suoi genitori hanno il coraggio di tenerla chiusa. In quell’altra famiglia è entrata la nemica silenziosa, spietata, inafferrabile: la depressione. Uno dei suoi componenti ne è stato afferrato ed essa lo sta stritolando; e con lui sono sprofondati nell’angoscia e nella disperazione i suoi familiari. In quell’altra, c’è un padre che è diventato dipendente dai giochi d’azzardo: ha perso somme enormi di denaro, ha bruciato tutti i risparmi, ha ridotto alla povertà la mogie e i suoi figli; e non riesce a liberarsi dal suo demone. Qualcuno guadagna sul gioco d’azzardo, ma molte famiglie ricevono da esso un colpo mortale; e nessuno pare accorgersene, nessuno fa nulla. In quell’altra ancora vi è un padre tiranno, o una madre vampiro, che rendono la vita insopportabile agli altri: non si controllano, infieriscono da mattina a sera, hanno bisogno di qualcuno da opprimere, da maltrattare, da seviziare, da ricattare, da intimidire, da manipolare.
Oggi tutti hanno diritti: ma ai diritti del bambino ad avere una madre ed un padre: chi ci pensa?
E mai che si chiedano perché le cose vanno così male, perché il clima in casa è tanto brutto: loro non hanno niente che non va, sono gli altri che non si comportano come si deve; sono gli altri che non rispettano le regole, che non fanno il proprio dovere, che tradiscono la loro fiducia. Sottrarsi a questi padri tiranni e a queste madri vampiro è impossibile per i figli: i quali, crescendo, introiettano il veleno e, quando verrà il loro turno di metter su famiglia, senza neppure rendersene conto replicheranno le stesse dinamiche infernali, metteranno in atto le stesse strategie diaboliche per far soffrire i loro familiari e per godere della loro sofferenza. Infine c’è la famiglia che ha conosciuto lo strazio del suicidio di uno dei suoi membri, forse un figlio o una figlia adolescenti, che si son tolti la vita un maniera apparentemente incomprensibile: da quel momento la vita dei suoi genitori non è che un quotidiano martirio, un incessante chiedersi perché, un lancinante senso di colpa, una notte oscura non rischiarata neppure dalla più piccola luce. E via di seguito, potremmo continuare per pagine e pagine a descrivere le infinite varietà del male che si è introdotto nelle nostre famiglie e che le fa sanguinare, senza che si veda una possibile soluzione tranne quella di rompere i legami e di disperdersi uno di qua, l’altro di là, e che ciascuno pensi a se stesso. Ma questa è la peggiore delle soluzioni: è una non soluzione, perché lascia tutti i problemi irrisolti, tutti i nodi da sciogliere; e poi perché tagliare chirurgicamente un arto è la terapia che il buon medico adotta solo in casi disperati, quando il pericolo che il paziente muoia di cancrena è certo e immediato. In tutti gli altri casi, il buon medico non ricorre ai ferri del chirurgo, ma interviene sull’organismo affinché possa trovare in se stesso le risorse per recuperare la salute. Chi rompe il vincolo famigliare per farsi una’altra vita e un’altra famiglia, a cuor leggero e senza farsi alcun problema per gli altri, specialmente i figli, va incontro a una reiterazione delle stesse dinamiche che hanno condotto all’infelicità la sua precedente famiglia: le persone immature non imparano nulla dalla vita, non crescono, non evolvono, non s’interrogano, non cercano mai di perfezionarsi. Cambiano casa e indirizzo, cambiano compagno o campagna, fanno dei nuovi figli e con ciò pensano di aver risolto ogni loro problema; ma è falso.
Non esiste quasi una famiglia, oggi, che non sia straziata da problemi interni che causano gravi sofferenze ai suoi membri. Che sta succedendo?
La cosa più necessaria: santificare la famiglia
di Francesco Lamendola
continua su:
Vedi anche:
Le porno mamme - LE PORNO MAMME
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.