ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 25 aprile 2020

Il buco virus

EFFETTO CORONAVIRUS
No popolo, no soldi. Per le parrocchie conti in profondo rosso

Due mesi di messe senza popolo hanno azzerato per le parrocchie le entrate, che mantengono le spese correnti. Questua domenicale, intenzioni delle messe, funerali, sacramenti, affitto delle aule parrocchiali: non si vede più un euro. E il problema è destinato a durare: la probabile ripresa delle messe con popolo il 10 maggio non sarà comunque il ritorno alla normalità. E il malumore e la delusione di tanti fedeli per l'atteggiamento da Chiesa in ritirata avuto da molti preti e vescovi, nonché la posizione sottomessa della CEI davanti al governo, fanno temere ai vertici dell'episcopato anche per la raccolta dell'8 per Mille.




«È arrivato il tempo di riprendere la celebrazione dell’Eucarestia domenicale e dei funerali in chiesa», ha scritto in questi giorni il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), cardinale Gualtiero Bassetti, in una lettera ai fedeli della sua diocesi, Perugia-Città della Pieve. Si tratta di una considerazione che nasce sia dal fatto che ormai il governo va definendo la fase 2 – e necessariamente un capitolo riguarderà le messe – sia dalla spinta che arriva dal basso, dai fedeli. In realtà anche diversi vescovi e preti hanno accettato obtorto collo l’affrettata sospensione delle messe con popolo, e in queste settimane stanno scalpitando perché si torni in fretta alla normalità, seppure con tutte le misure necessarie per evitare contagi.

C’è in parte una consapevolezza  del “di meno” che le messe in streaming e in tv rappresentano, sottolineata anche dal “ripensamento” del Papa che ha detto chiaramente che così «non è Chiesa»; c’è in parte una genuina preoccupazione pastorale, ovvero il timore che i fedeli si siano abituati all’equivoca idea che “tanto si può pregare anche in casa” e non tornino tutti in chiesa. Ma c’è anche una preoccupazione più terrena, molto concreta: senza messe e attività collegate, le parrocchie rischiano se non la bancarotta, certamente una grossa difficoltà economica le cui reali dimensioni si chiariranno nei prossimi mesi.

Un rapido giro fra i parroci di diverse parti d'Italia permette infatti di capire che, pur con situazioni e dimensioni diverse da regione a regione e tra grandi e piccoli centri, all’azzeramento delle messe con popolo corrisponde il mancato introito di quei soldi che contribuiscono in maniera determinante alle spese correnti di una parrocchia. «In questi due mesi – ci racconta un prete piemontese – in chiesa ho raccolto soltanto quei pochi euro per le candele accese dai rari fedeli che sono venuti in chiesa». Le offerte raccolte nelle messe domenicali coprono una percentuale variabile nel bilancio di una parrocchia, possono andare dal 10 al 30%.

Ma c’è da considerare che lo stop alle messe è caduto anche nel periodo quaresimale, che tradizionalmente è quello più ricco per le offerte: molti sono coloro che versano l’equivalente di quanto risparmiato a motivo dei digiuni, molte offerte arrivano dai rametti d’ulivo distribuiti nella Domenica delle Palme. Senza considerare le benedizioni nelle case, tipiche del periodo pre-pasquale: «Normalmente – dice alla Bussola un parroco del centro di Monza – solo visitando le famiglie raccolgo in totale circa 20mila euro», più o meno l’equivalente di tre mesi di questua domenicale. Un prete della provincia di Reggio Emilia, che regge una parrocchia di medie dimensioni, 9mila abitanti, ci dice che in questi primi quattro mesi dell’anno ha visto dimezzare gli introiti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, 5mila euro contro diecimila, ovviamente tutti persi tra marzo e aprile. Una parrocchia di 5mila abitanti di Brescia invece, perde 10mila euro al mese, tutto compreso (messe, lumini, sacramenti, benedizioni).

A tutto questo poi si devono aggiungere le intenzioni delle messe per i defunti, anche se non ovunque si presentano le stesse situazioni: da quando c’è stata la sospensione delle messe con popolo, c’è chi non ha più ricevuto prenotazioni di messa, altri dicono invece di aver continuato a riceverle per telefono, ma per le offerte «si spera si ricordino quando si tornerà a messa».

Non dobbiamo poi dimenticare che in questi mesi non si sono potuti celebrare i funerali né i battesimi o i matrimoni (se non in qualche caso, ma solo alla presenza dei testimoni), con altri mancati introiti che si fanno sentire. E questo soltanto per quel che concerne la liturgia.

Ma molte parrocchie possono godere anche di altre entrate grazie ai locali parrocchiali messi a disposizione: feste di compleanno, corsi di musica, assemblee condominiali, spettacoli teatrali, aule scolastiche. Tutto azzerato per coronavirus, eppure le spese fisse rimangono e la parrocchia vi deve fare fronte. Due mesi di blocco assoluto stanno creando un buco nei bilanci parrocchiali.

Non è un problema soltanto italiano: basti pensare che proprio la settimana scorsa da Londra un disperato appello alle donazioni è comparso sul sito della cattedrale cattolica di Westminster, per gli «effetti catastrofici» che l’epidemia sta avendo sulle finanze della cattedrale. Il costo della gestione ordinaria della chiesa è di 46mila sterline la settimana (circa 2,5 milioni di sterline l’anno): dalle offerte raccolte a messa arrivano solitamente circa 13mila sterline a cui si devono aggiungere le candele, le vendite della libreria collegata e i biglietti di ingresso per salire sul campanile. Un totale di 20mila sterline a settimana, che in questo periodo è stato azzerato. Un disastro.

Non diverso da quello che si prospetta per le parrocchie italiane. Certamente – e diversi parroci ce lo confermano – ci sono fedeli che fanno offerte straordinarie rendendosi conto delle difficoltà dei loro parroci; bellissime testimonianze, ma certamente coprono una minima parte del fabbisogno. A questo proposito si può anche facilmente intuire, visto quanto accaduto in questo periodo, che la generosità spontanea dei fedeli dipenda anche da come i parroci hanno reagito alla situazione venutasi a creare: molti fedeli infatti si sono sentiti abbandonati da sacerdoti e vescovi talmente impauriti dal virus da scomparire alla vista. Altri preti, invece, hanno mantenuto almeno la presenza in chiesa e la disponibilità per le confessioni, oltre che si sono adoperati per non lasciare sole le persone malate e sole.

La CEI ufficialmente non affronta l'argomento economico, ma la preoccupazione è comunque evidente. Basta guardare al quotidiano dei vescovi, Avvenire, per notare un sospetto moltiplicarsi di interventi tesi a dimostrare che, pur senza messe, la Chiesa è stata sempre presente e al fianco del suo popolo. Del resto si avvicina il periodo della dichiarazione dei redditi e un calo del gettito da 8 x Mille come risposta al cedimento dei vescovi davanti alla ragion di stato è più che un rischio. E non depongono certo a loro favore l'atteggiamento di codardia dei rispettivi vescovi e del presidente della CEI davanti alle clamorose interruzioni delle messe ad opera delle forze dell’ordine. Né l’evidenza che le trattative con il governo vedono la CEI totalmente assoggettata, con il cappello in mano a chiedere qualche concessione.

Ad ogni modo il buco generato da due mesi di messe senza popolo rischia di diventare una voragine nei prossimi mesi: il ritorno della celebrazione pubblica delle Messe – probabilmente già il 10 maggio – sarà comunque condizionato da molte restrizioni, tali che solo una parte dei fedeli vorrà o potrà partecipare. E in ogni caso perdurerà – chissà fino a quando - l’assenza di tutte quelle attività collaterali che consentono alle parrocchie di vivere. Compreso un grosso punto interrogativo sugli oratori estivi che, bene che vada, non potranno comunque svolgersi secondo le modalità passate.

Se non altro la situazione economica spingerà vescovi e preti a pregare di più: almeno con l’intenzione che il virus non riprenda vigore con l’arrivo dell’autunno, perché altrimenti per le parrocchie si prospetterebbe davvero il rischio bancarotta.

Riccardo Cascioli

- PROBLEMA CHIESE ANCHE IN FRANCIA, MA QUI SI REAGISCE, di Luisella Scrosati
- L'IMPRENDITORE BULLA: FATE COME ME, AIUTATE LE FAMIGLIE, di Luca Marcolivio
- STRAGE DI ANZIANI, UN PROBLEMA EUROPEO, di Luca Volontè
- PAESI POVERI, SI PROFILA UNA GRAVE CRISI UMANITARIA, di Anna Bono

https://lanuovabq.it/it/no-popolo-no-soldi-per-le-parrocchie-conti-in-profondo-rosso
DIEGO FUSARO ► "Reprimere una messa è una scena vergognosa. Stanno violando diritti e Costituzione"


Radio Radio TV

https://www.youtube.com/watch?v=7gsUNiALqxM

LA SITUAZIONE ATTUALE E IL PROBLEMA DELLA VERITÀ 


di Enrico Galoppini
Adesso, dopo un po’ di battute e prese in giro su tutta questa situazione, vi voglio fare un discorso molto serio.
Vi voglio dire perché le cose non vanno per niente bene e siamo finiti conciati così. Conciati ad un punto tale che per la paura di morire non si vive più.
Ognuno ha la sua spiegazione: politica, economica, finanziaria, culturale eccetera. Anche religiosa: per alcuni siamo messi in questo modo perché “non c’è più religione”.
In quest’affermazione c’è del vero, ma bisogna intendersi bene.
Come chiunque può notare, in mezzo a questa frana non è che i religiosi, e tutti quelli che seguono una religione, ci stiano facendo una gran figura. La gerarchia cattolica, per esempio, ha trovato normalissimo il divieto di officiare i riti. Addirittura, più realista del re, ha dato un’interpretazione univoca, in senso restrittivo, a quel che, leggi e concordati alla mano, non era poi così scontato. Le altre religioni minoritarie in Italia non si sono distinte per scostamenti dalla linea ufficiale dello “stare a casa”: non disturbare il Manovratore!
Ma non è di religione che intendo parlare qui. Il problema, dicevo, ha a che fare in un certo senso con la religione, ma, a ben considerare, con l’uomo in quanto tale, per il quale anche le religioni sono state concepite, e non il contrario.
Il problema è quello della verità. Quello dell’uomo che cerca di stare nella verità. Perché tu puoi essere religioso quanto vuoi, seguire anche i più minuziosi precetti, ma la verità può sfuggirti del tutto perché sei troppo innamorato della forma e del piacere, nonché della rassicurazione, che ti dà il seguire una religione. Insisto sulla religione perché sono i seguaci delle religioni che dovrebbero essersi posti più degli altri il problema della verità. Tale problema, tuttavia, si pone a tutti gli uomini, indistintamente, perché anche chi non segue alcuna religione non può negare che esista un anelito dell’uomo al vero.
Ma cosa vuol dire stare nella verità?
Per come l’ho capito io (o forse sarebbe meglio dire: per come ho potuto concepirlo o esperirlo), il problema della verità sta in questo: che ciascuno di noi è chiamato a vivere come al fondo della sua coscienza sente che è corrispondente al vero. Perché la verità è dentro di noi. Ma noi non siamo nella verità ogni volta che mentiamo a noi stessi. Mentiamo a noi stessi in mille modi nel corso d’una singola giornata: pensateci bene. Compromessi, fughe, finzioni. Maschere su maschere. Che diventano il film delle nostre vite.
In tal modo, quasi che tutto ciò diventasse un’abitudine comoda ed edificante, la nostra coscienza s’intorbidisce, e questo provoca dei disastri in ogni dominio del vivere comune. Si tratta quindi di un teatro di maschere. Ed è così che si vengono a creare situazioni come quella attuale.
Al di là del potere di questo o quell’altro personaggio. Perché forse non realizzate una cosa: che tutti questi “onnipotenti” non possono nulla contro la verità, in quanto essi sono i primi adoratori del falso, e per riscuotere una comoda rendita di posizione hanno abituato tutti quanti a servire la falsità, a non essere mai se stessi, facendo sì che ciò sia da considerarsi conveniente e rispettabile.
Dunque, l’abitudine a non stare nella verità, cioè ad esser falsi con se stessi raccontandosi delle storie per abdicare, è alla base di ogni altra sciagura.
Questi media falsi (ma anche questa politica, quest’ordinamento giuridico ecc.) non possono esser creduti che da individui adusi al falso. Tutti i sistemi iniqui e disumani si reggono sul consenso di persone fasulle che prendono in giro in primis se stesse. Tutto il resto va in automatico.
Ma se solo, rinunciando certo a parecchie certezze e rispetto in società, ci si armasse di coraggio e ci si guardasse finalmente dentro ponendosi la fatidica domanda “chi sono?”, emergerebbe l’inconsistenza di tutto questo castello di carte fatto di ottemperanze, obblighi e divieti. Di paure che alimentano un’obbedienza.
Verrebbe meno la sudditanza nei confronti di chi, in questa vera e propria fattoria degli animali, riscuote rispetto ed ammirazione a prescindere solo perché è “qualcuno“. Un qualcuno di completamente posticcio ed inautentico, però.
Dunque, questa situazione che stiamo vivendo (ma sarebbe più corretto dire “subendo”), altro non è che il risultato, inesorabile e rigorosamente consequenziale, del fatto che abbiamo scelto, per pigrizia e codardia, di consegnare tutto nelle mani di gente che se la canta e se la suona, di personaggi falsi che servono costantemente il falso e per i quali la verità, foss’anche solo ribadita con veemenza, è ciò che, sola, può sancire la totale e definitiva scomparsa.
“Nel nostro paese la menzogna è diventata non solo una categoria morale, ma un pilastro dello Stato.”
Aleksandr  Solzhenitsyn

SGARBI SCATENATO ► "STATE MENTENDO SUL NUMERO DEI MORTI PER IMPORRE UNA DITTATURA DEL CONSENSO!"
Radio Radio TV


Come ci vedono dall’estero. Da Orwell alla Grecia (Zerohedge)

In Italia sta circolando un video con un poliziotto armato che interferisce bruscamente nella celebrazione della Messa in un piccolo paese del nord Italia, Lombardia, ordinando al sacerdote di interrompere immediatamente la celebrazione e di allontanare i praticanti. Il sacerdote rifiuta e prosegue la Messa, dicendo al carabiniere che ha solo 13 partecipanti ben distanziati tra loro e che ognuno di loro indossa una mascherina. Il sacerdote sarà poi multato di 680 euro, e ogni partecipante di 280 euro, tutti per aver violato le misure governative in vigore contro gli assembramenti pubblici dovuti a Covid-19.


E pazienza se il poliziotto non conosce il Codice penale italiano che stabilisce (art.405) che chiunque interrompe i riti religiosi all’interno di un’area pubblica o di un edificio pubblico (in questo caso una chiesa) può essere punito con la reclusione fino a 2 anni
. Per non parlare dell’art. 19 della Costituzione che tutela specificamente la libertà di culto e di religione. L’attuale governo italiano, probabilmente il peggiore mai avuto nella storia recente e remota italiana, ha abbandonato qualsiasi apparenza di decenza e di rispetto delle leggi fondamentali come la Costituzione italiana che – teoricamente – dovrebbe essere al di sopra di ogni altra legge del Paese.
Questo episodio è solo un’altra delle tante scene orwelliane che chiunque avrebbe definito impossibile solo poco tempo fa. Gli italiani si stanno rapidamente abituando a scene da incubo che potrebbero benissimo essere la trama di un film horror trash, come convogli dell’Esercito che trasportano cadaveri dalle zone più colpite per essere cremati altrove e senza onoranze funebri (e soprattutto senza autopsia), droni ed elicotteri che volano sopra un passeggiatore solitario lungo una spiaggia o in un parco pubblico, poliziotti che minacciano e multano chiunque venga sorpreso all’aperto “senza motivo”. [Pensiamo alle multe date a genitori in macchina che trasportavano la figlia all’ospedale o medicinali alla suocera, NdTr]
Ragionevolezza, logica, decenza e buon senso sono tutti andati a quel paese e in un lasso di tempo che nessuno mai avrebbe potuto immaginare solo pochi mesi fa. La principale autorità morale da cui ci si sarebbe aspettato che almeno mettesse in discussione l’attuazione di queste misure folli ha rapidamente abdicato al suo ruolo. La chiesa cattolica, infatti, ha rapidamente adottato misure che nella maggior parte dei casi sono andate ben al di là di quanto richiesto dalle autorità pubbliche, chiudendo chiese, messe e funerali, senza se e senza ma. E, come nel caso del sacerdote che ha insistito per celebrare la messa, liquidandolo rapidamente come un emarginato ribelle e inopportuno.
A tutto questo si aggiunge l’attuale governo italiano, alias La Junta, che ci ricorda una giunta militare sudamericana che ha dirottato il potere con un colpo di Stato. Chiamate questo colpo di stato come volete, Pandemia, Covid-19, Corona Virus, come volete. Le libertà civili sono state sospese anche ben oltre le necessità mediche e la ragionevolezza, molto peggio che in qualsiasi altro Paese europeo. I governi italiani di oggi sembrano la replica di un governo fantoccio creato da potenze straniere, proprio come nel 1943, dopo che l’Italia fu divisa in due governi, uno a sud nella zona occupata dagli Alleati e uno a nord nella zona occupata dai tedeschi. Nessuno ha eletto questo governo, i suoi ministri, il primo ministro, i vice ministri. Appartengono a una strana coalizione di vecchi nemici giurati diventati dall’oggi all’indomani come vecchi amici d’infanzia uniti dall’interesse di spartirsi il potere.
Il M5S (Movimento 5 stelle) e il PD (Partito Democratico) si prendevano a pugni prima di formare questo nuovo governo nel 2019, in quello che era evidentemente una tipica commedia all’italiana. Ora vanno d’amore e d’accordo, non solo politicamente, ma anche, che coincidenza!, geograficamente. Oltre ad alcuni ministri e viceministri, la maggior parte dei membri di questo governo sono del Sud Italia, compreso il Premier Conte. La stragrande maggioranza di loro non vanta la sia pur minima  esperienza lavorativa, se non quella di politico fin dalla tenera età.
Dopo una serie innumerevole di nuove misure e restrizioni, il più delle volte contraddittorie, e in aperta violazione delle leggi costituzionali, il governo ha finalmente imposto un lockdonw nazionale a partire da metà marzo, quando era davvero troppo tardi, quando migliaia di persone provenienti da tutta Italia avevano avuto il tempo di tornare nelle loro città e nei loro paesi d’origine provenendo dalla zona più colpita, la Lombardia. Il fatto che la pandemia non si sia effettivamente diffusa – se non in pochi casi isolati – nel Sud Italia è stata una benedizione, in quanto sarebbe potuto rivelarsi un disastro di proporzioni bibliche, dato che il sistema sanitario pubblico del Sud è notoriamente al di sotto di standard decenti, almeno al di sotto della capacità di affrontare una tale emergenza.
Sfortunato, o meglio senza speranza, l’attuale ministro della Sanità pubblica italiano, Roberto Speranza  (sic Speranza!) è un esempio calzante di come funziona questo governo. Laureato in scienze politiche e senza alcuna esperienza in campo medico, ha nominato un team di (cosiddetti) esperti guidati da un altro esperto che ha dichiarato di essere membro dell’OMS, tra gli altri riconoscimenti e successi medici.
Ma solo pochi giorni fa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è sentita in dovere di rilasciare una dichiarazione ufficiale in cui si licenzia formalmente il dottor Walter Ricciardi, l’ultra-esperto voluto dal ministro senza speranza, come non facente parte dell’OMS, avvertendo che le sue opinioni “non sono da associare” a quelle dell’OMS. In realtà il tizio è un ex attore di serie B in film italiani poco noti, ma una laurea in igiene medica e le giuste conoscenze politiche gli erano valse un posto al sole come direttore dell’ISS (Istituto Nazionale Italiano di Sanità) fino al 2018, quando si dimise dopo che un’inchiesta rivelò le sue collaborazioni (mentre era direttore dell’ISS) con aziende farmaceutiche, e per i suoi sforzi di rendere obbligatorio un vaccino contro il meningococco B che si rivelò del tutto inutile.
Non ci vuole una Laurea in scienze politiche per accorgersi che si tratta di un governo fatto di patetiche marionette, la cui unica preoccupazione è quella di mantenere il più a lungo possibile i loro (redditizi) posti di lavoro seguendo gli ordini che gli vengono impartiti quotidianamente da Bruxelles, o da Berlino. Quando Paesi esteri hanno offerto il loro aiuto, come la Russia, nonostante le dichiarazioni di calorosa gratitudine della maggior parte delle autorità locali più colpite dal virus, sono praticamente scomparsi da MSM gli aggiornamenti sull’operato delle squadre russe nel nord Italia. Questo è accaduto dopo che La Stampa, notoriamente uno dei maggiori esponenti dell’establishment europeo a Torino, ha espresso dubbi sulle “vere motivazioni” della generosità della Russia con l’Italia.
Tutti concordano sul fatto che le restrizioni imposte agli italiani e alle loro libertà civili non sono solo draconiane: sono insensate anche da un punto di vista di medicina di base, ufficialmente attuate per ridurre la diffusione del virus, ma in realtà per distruggere il morale e la volontà delle persone. Perché è così? Perché il peggio deve ancora venire. La volontà e la risoluzione degli italiani devono essere spezzate per inaugurare tagli e “riforme” alla greca che metteranno in ginocchio l’Italia, costretta quindi ad accettare qualsiasi misura imposta dall’Ue.
L’acronimo onnipresente in questi giorni in Italia non è Covid. È MES, che sta per Meccanismo europeo di stabilità. Saltando tutti i non necessari tecnicismi, passiamo a ciò che significherà per l’Italia in termini semplici. Questo governo burattino, avendo ostinatamente rifiutato di adottare misure economiche che tutti gli altri Paesi europei hanno attuato, sta semplicemente esponendo l’economia a gravi rischi di default. Quando ciò diventerà inevitabile, allora il MES interverrà e costringerà l’Italia, per “salvarsi” dal collasso totale, ad accettare una macabra varietà di misure di “ripresa”, proprio come è successo alla Grecia negli anni precedenti.
E’ un déjà-vu, sempre lo stesso. Come nel 2011 quando le improvvise – forzate – dimissioni dell’ex premier Berlusconi fecero formare all’allora Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano un nuovo esecutivo non eletto incaricato delle “riforme economiche” guidate dall’euro-tecnocrate Mario Monti,  così si ripete il calvario nel 2020, per gentile concessione del nemico invisibile (cfr. Covid-19), e l’inevitabile improvviso arresto dell’economia italiana, è stata nominata dal Presidente italiano Mattarella una “task force” di esperti che sovrintendono alle politiche economiche del governo.
Entra  in scena Vittorio Colao, il cui curriculum è praticamente un cliché che non vale neanche la pena di citare. L’ex CEO di Vodafone, MBA ad Harvard, esperienze in Morgan Stanley, McKinsey, Unilever e la lista potrebbe continuare all’infinito. Per non parlare del suo rapporto personale con Bill Gates, George Soros e affini.
Subito dopo la nomina, Colao ha chiesto per sé e per i suoi colleghi “esperti” l’immunità civile e penale completa. Pensate che una richiesta così – come dire – particolare abbia fatto notizia? Non proprio. E se in qualche modo è uscita la notizia, lo dobbiamo a qualche rappresentante  dei partiti dell’opposizione che ha fatto la soffiata su una richiesta così singolare [Borghi]. Completo silenzio su MSM. Cosa dobbiamo pensare? Che questo gruppo di esperti ha evidentemente intenzione di infrangere le leggi esistenti, a dir poco. Sarà interessante vedere cosa succederà nelle prossime settimane. Nel frattempo, gli italiani sono sempre più stanchi di questo brutale e inutile isolamento e molto probabilmente non aspetteranno per poter uscire fino al 4 maggio.
posted by 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.