San Pio X

 di Pierluigi Pavone

1.

Un tempo, il cattolico fedele alla dottrina bimillenaria della Chiesa era considerato papista e retrogrado. C’era da esserne orgogliosi dell’odio del mondo, perché era uniformarsi a Cristo, rifiutato e crocifisso. Così invitata a fare San Pio X – il Papa che intuì più di tutti, e addirittura, vista la situazione attuale, con ancora più ragione di ciò che comprendeva, che il pericolo anti-cristico non era nella persecuzione manifesta ma nel subdolo modernismo. Il cattolico un secolo fa non dialogava col Nemico, nelle sue forme evidenti e persecutorie, ambigue e apostate, ma gli si opponeva nella fede, nella cultura, nella politica e nella società. Cercava di conservare un ordine cristiano contro gli elementi rivoluzionari, prima propri di una élite di fratelli di loggia (diciamo tra 1700 e 1800), poi diventati sempre più di senso comune e di massa, nell’arco di un secolo di strutturata pedagogia di Stato.

Tuttavia, questo è venuto meno. Il socialismo ha svelato la sua vera natura, ancor più totalitaria del comunismo sovietico (che imponeva una economia ingiusta e inefficiente e un ateismo di stato) perché realizza – democraticamente – una ingegneria sociale e un bio-potere capace di stravolgere intimamente ogni assetto culturale e identitario, dei popoli quanto del singolo rispetto a se stesso. Il socialismo ha raggiunto la fine della sua storia, l’apice teorico e pratico del progetto che coltivava: la possibilità di sostituirsi a Dio per forgiare dal nulla più assoluto l’uomo nuovo, un oltre-uomo fluido e globalista senza essenza, senza identità, senza radici, senza famiglia. Che proviene dal nulla, vive per il nulla e muore nel nulla (congedandosi dalla società, come si dice nei paesi più progrediti nel suicidio assistito).

2.

Al cattolico resta l’opzione di adeguarsi alla mentalità del principe di questo mondo, oppure, se vuole restare fedele al Credo perenne e immodificabile della Chiesa, di essere – anche se può sembrare paradossale – rivoluzionario, non uniformato. Rispetto al sistema attuale e attuato. Un po’come in una recente trilogia filmica: un divergent. Nel film – tratto dai libri di Veronica Roth – i divergenti erano coloro non biologicamente adeguati a una delle cinque fazioni previste in uno Stato organico. “Cellule sociali” non perfettamente allineate e specializzate in una delle classi, ingegneristicamente create e plagiate, per la pace e la fratellanza comunitaria. Oggi, per il cattolico essere divergent è un fatto di verità, di perseveranza, di fedeltà. Contro l’apostasia e contro il socialismo reale. Non tanto quello economico, quanto culturale o onnicomprensivo.

Agli occhi del mondo e spesso tra le fila anche autorevoli della stessa Chiesa è percepito come un pericolo incomprensibile. Una minaccia sovversiva per il sistema democraticamente indotto. Per il cattolico è una ragione di opporsi all’avvento dell’Anticristo, vivendo il tempo della Passione della Chiesa e in un mondo globale, votato ad collettivismo biologico, familiare e culturale. Ed è percepito allora – lui – come diverso, assurdamente alternativo, elemento destabilizzatore del Nuovo Mondo.

3.

C’è stata, evidentemente, una metamorfosi strutturale all’interno della Chiesa e nella società: spesso ci si è uniformati in uno stesso linguaggio e in una stessa prospettiva, sulla base della identificazione tra lo Spirito Santo e lo spirito (satanico) del mondo: ovvero, l’essenza stessa del modernismo denunciato da Pio X. Un linguaggio che ora, numerosi cattolici comuni e atei, diversi ecclesiastici e massoni, svariati credenti e comunisti parlano all’unisono, in armonia e fratellanza, in una comune religiosità cosmica: ecologia e sincretismo; teorie sul matrimonio e nuove ipotesi sul sacerdozio; annullamento della colpa e il misconoscimento dell’inferno; revisione della missione stessa della Chiesa come azione di esorcismo, battesimo e evangelizzazione, secondo l’unica verità che è Cristo Dio.

Questa metamorfosi ha preso avvio negli anni sessanta del Novecento. Ma non per caso, né per esagerazione, né per qualche abuso di troppo o travisamento eccessivo di qualche dichiarazione ecclesiale. La vera metamorfosi fu prima dottrinale in sé, studiata e forgiata nei tavolini e nei libri della nuova teologia (nella prima metà del XX secolo); quindi proposta e imposta secondo opportune e strumentali autorità o eventi globali. Solo così, poi, comportò degli effetti che stravolsero la coscienza del cattolico fedele alla dottrina di sempre e la percezione nel mondo contemporaneo.

Il connubio che divenne maggioritario tra anni settanta e ottanta, tra nuovo cattolicesimo e comunismo, faceva ancora conservare al cattolico tradizionale il ruolo di reazionario. Il comunismo era pur sempre ancora rivoluzionario e il cattolicesimo stava accettando il ruolo di propulsore del cambiamento sociale e socialista: bisognava aprirsi e cambiare. In nome dell’ammodernamento.

4.

Ora che l’ammodernamento è compiuto in tutte le sue forme, il ruolo del cattolico fedele al Credo è diventato il ruolo dell’anomalo. Un divergent, appunto, di fronte ad una compiuta teologia della liberazione globale e della emancipazione dalla dottrina cattolica ribadita con forza e fedeltà dal Concilio di Trento: emancipazione liturgica, dove si nega il Santo Sacrificio di espiazione dei peccati; emancipazione antropologica dove si nega il peccato e il Giudizio; emancipazione teologica, dove si nega la divinità di Gesù e la Trinità.

Sarà osteggiato, anche all’interno della stessa Chiesa, in modo diverso: non è più il nemico del progresso, ora che il progresso si è compiuto; non più il papista conservatore dell’ordine, ora che il vecchio ordine è distrutto e si è imposto intimamente il nuovo. È colui che mette in discussione radicalmente il nuovo ordine.

Vi chiameranno divergenti e anomali, sovversivi e ciechi di fronte alla bellezza del bio-potere e della non-identità. Siatene fieri. È solo un altro modo per continuare a gridare “Viva Cristo Re”!

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