ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 4 dicembre 2020

Maràn athà

Se Gesù tornasse oggi…

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Vidi iniquitatem et contradictionem in civitate
 (Sal 54, 10).

«Ho visto nella città iniquità e contraddizione». Quando il Creatore decise di visitare di persona, assumendo la natura umana, il mondo uscito dalle Sue stesse mani, pronunciò queste parole nella Sua preghiera filiale. Il peccato e l’opposizione al Padre non eran diffusi soltanto nella società pagana, ma anche e soprattutto – seppur mascherati dalla prosopopea del culto e dell’insegnamento ufficiali – nella Città santa, quella in cui Egli aveva posto la propria dimora terrena. La ribellione a Dio, sul piano pratico e speculativo, aveva raggiunto un tale grado di abilità dialettica che rabbini e sacerdoti potevano manipolare a piacimento la Legge divina, ormai sedotti da lungo tempo dall’esoterismo babilonese e persiano, dalla gnosi alessandrina e dall’immoralità ellenistica. L’immane coacervo di trattati che costituisce il Talmud non è altro che la monumentale testimonianza di quell’ipocrita e blasfema contraffazione della vera religione, rivelata dall’Altissimo.

Se il Signore tornasse oggi, dovrebbe ripetere quelle stesse parole nell’osservare la società visibile della Chiesa, nella quale non solo dilaga la generale trasgressione dei Suoi precetti, ma si è pure imposta una sistematica negazione della verità, finanche nelle sue più familiari evidenze. Come stupirsi se questo processo, a cascata, si è riprodotto nella società civile, privata di ogni barriera spirituale, intellettuale e morale di fronte ai formidabili assalti di propaganda menzognera del pensiero unico? I cabalisti si sono infiltrati nella Città santa e, con la scusa del rinnovamento e dell’apertura al mondo, vi han diffuso la loro concezione demoniaca di una “divinità” abbracciante in sé il bene e il male; dato però che la contraddizione, nella realtà, non può sussistere, il loro pensare e agire è totalmente orientato all’iniquità e votato a colui che ne è l’origine, Lucifero. Infatti, poiché due poli opposti si annullano a vicenda, il bene vero non può esser perseguito se non escludendo ciò che è intrinsecamente cattivo, mentre chi ammette il male, in qualunque forma, non può compiere il bene se non in apparenza, cioè con atti materialmente, ma non moralmente buoni.

La spaventosa confusione che impera attualmente nel popolo cristiano, clero e laici, deriva proprio dall’abbandono di queste elementari cognizioni metafisiche ed etiche, le quali, pur appartenendo al patrimonio comune dell’umanità, vanno oggi faticosamente riconquistate, a livello sia cognitivo che comportamentale. Non è facile disintossicarsi dai miasmi del “pensiero” e della “fede” liquidi che hanno impregnato le menti mediante una “cultura” e una “teologia” semplicemente inconsistenti; ciò è nondimeno possibile, sotto la guida spirituale di Maria santissima e quella intellettuale di san Tommaso d’Aquino e san Bonaventura. Tale sforzo è assolutamente indispensabile per la costruzione della Chiesa del futuro, che non potrà reggersi sulla base del velleitarismo e del sentimentalismo, così diffusi anche in certi ambienti della resistenza cattolica. Chi per decenni ha respirato soltanto un’aria malsana deve rendersi conto di aver bisogno di cure speciali. Nell’ultimo secolo l’anima dell’uomo occidentale, a sua insaputa, ha subìto una mutazione, analoga a quella che intendono realizzare anche nei corpi facendoci assimilare polveri di metalli vari, nanoparticelle e filamenti di biologia sintetica.

Ripromettendomi di ritornare su quest’ultimo punto dopo averlo meglio approfondito, mi soffermo per ora sulle ricadute ecclesiali del cattivo funzionamento di menti “geneticamente modificate”, non per indurvi alla sfiducia o alla rivolta, bensì per comprendere meglio con voi la situazione paradossale in cui ci troviamo. La liquefazione del pensiero e delle coscienze ha fatto sì che opinioni e condotte non siano più valutabili in modo oggettivo, in rapporto alla retta razionalità e alla legge morale, ma vengano giudicate – per giunta in modo insindacabile – in riferimento a categorie non pertinenti, come l’analisi sociologica o quella psicanalitica. L’uso della ragione e della volontà è inalienabile prerogativa dell’individuo, che per ciò stesso ne è direttamente responsabile e non può esserne esonerato con pretesti speciosi. Invece l’assimilazione della gnosi hegeliana, specie nella versione marxiana, ha abituato i vertici della Chiesa ad agire in modo del tutto arbitrario, conculcando, da un lato, i legittimi diritti dei loro sottoposti (o ammettendoli al massimo come un favore) e avallando, dall’altro, i peggiori abusi dottrinali, liturgici e morali.

Tale processo ha ingenerato, ad ogni livello, tutta una mentalità e una prassi che autorizzano senza scrupolo alcuno clamorose omissioni, accecanti ingiustizie, scandalose nefandezze. Ai colpevoli di gravissimi crimini sessuali l’occupante del Soglio petrino non ha saputo comminare altro – già da arcivescovo – che una blanda psicoterapia, mentre rimuove brutalmente, con metodi da dittatore, chiunque non si allinei… Viste le premesse, tuttavia, è questo l’esito obbligato: anche l’aberrazione, a modo suo, ha la sua coerenza e la sua logica, a fondamento di una pretesa “normalità” dell’assurdo. Chiunque tenti di opporvisi, facendo appello a principi inderogabili e a diritti inalienabili, si scontra con un muro di gomma che assorbe ogni colpo o lo rimanda indietro. Oltretutto il moltiplicarsi delle istanze di governo permette di prendere decisioni inique di cui è arduo attribuire la paternità ad un soggetto particolare, mentre chi vuol ricorrere deve inoltrarsi in un arcipelago di entità giurisdizionali in cui non è affatto facile orientarsi.

Le decisioni della somma autorità di minor gradimento mediatico sono di solito delegate a membri della Curia Romana, i quali agiscono spesso al di fuori della cornice canonica, unicamente in virtù del potere che detengono e della copertura di cui godono. Il chierico che faccia ricorso a loro per ottenere giustizia corre il rischio che il torto subìto si trasformi in situazione definitivamente bloccata, a meno che non tenti di adire direttamente il Sommo Pontefice, che ha peraltro assegnato il supremo tribunale della Segnatura Apostolica ad un personaggio più ossequente del predecessore. Dato che l’attuale composizione del collegio cardinalizio, grazie alle numerose nomine conferite nella raffica di concistori annuali, sembra blindare anche il prossimo conclave, dal punto di vista umano non si vedono spiragli di sviluppi positivi: ci sono infatti tutte le premesse perché il pontificato successivo risulti peggiore dell’attuale, si fieri potest

È così che paghiamo lo scotto di una crescita ipertrofica del ruolo del Papato, nel quale pare ormai esaurirsi la Chiesa Cattolica, a dispetto degli ossessivi quanto ipocriti mantra sulla “collegialità”. Alimentata da un culto della personalità che preferisce l’individuo alla funzione, il favore delle masse alla volontà di Dio, il successo mondano ai doveri istituzionali, tale visione diminuisce l’autorità spirituale del Vicario di Cristo nel momento stesso in cui ne esalta la popolarità. Ancorare la prima alla seconda, infatti, significa privarla della base immutabile e incontestabile, lasciandola in balìa dell’umore di folle manipolate dai mass media. Questo non è però fenomeno esclusivo degli ultimi anni, ma si protrae da decenni, senza che inizialmente se ne avvertisse il pericolo. Possiamo forse dimenticare l’ingiustificabile incoerenza con cui, fino a quindici anni fa, si acclamava il Papa in oceanici raduni e al contempo gli si disobbediva platealmente in ogni ambito, soprattutto in quello morale? Iniquità e contraddizione, cioè la violazione pratica e l’opposizione intellettuale alla divina Parola, eran già allora la regola, molto prima che “Francesco” le sancisse ufficialmente.

Che farà dunque il Signore per punire tale farisaica ipocrisia? Non caccerà forse a nerbate quegli usurpatori che pretendono di appropriarsi della Sua eredità, cioè del Suo popolo, di noi Suoi fedeli, così come, nel 67, tolse di mezzo quelli di allora per mano degli zeloti e degli idumei? Non affiderà forse la Sua vigna ad altri agricoltori, che Gli consegnino i frutti a tempo debito (cf. Mt 21, 38-41; 22, 7) e rendano a Lui la gloria che Gli è dovuta? Egli riceve comunque, incessantemente, onore e lode dagli abitanti del Paradiso e, qui sulla terra, dagli innumerevoli martiri del nostro tempo, nonché da tutti i cristiani fedeli che perseverano, soffrendo e pregando, nella verità e nella grazia; ma è anche giusto che sia glorificato mediante la condanna di quei collaborazionisti che, anziché servirlo, usano la propria autorità spirituale per sottomettere la Sua Sposa alle pretese abusive del potere civile e al perverso progetto di un unico governo mondiale perseguito dalla mafia finanziaria cazara. Non so perché, ma ho il presentimento che non manchi molto al grande repulisti… e ringrazio Dio di non essere fra quelli.

Obsecro, Domine, mitte quem missurus es: vide afflictionem populi tui: sicut locutus es, veni et libera nos (Ti supplico, Signore, manda colui che stai per mandare; guarda l’afflizione del tuo popolo. Come hai detto, vieni e liberaci; dall’Ufficio Divino; cf. Es 4, 13; 3, 7). Quia non relinquet Dominus virgam peccatorum super sortem iustorum, ut non extendant iusti ad iniquitatem manus suas (Poiché il Signore non lascerà lo scettro dei peccatori sopra l’eredità dei giusti, perché i giusti non stendano le mani verso l’iniquità; Sal 124, 3).


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