ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 15 maggio 2021

La mietitura è vicina?

“La teologia del resto d’Israele: un ritorno alla dimensione dell’attesa e del nascondimento” 

Indizio n.57 Riflessione:  di INVESTIGATORE BIBLICO


Questa riflessione non è semplicemente un contributo “teologico” che voglio dare ai miei lettori. Vuole essere un modo nuovo di leggere i fatti della storia della Chiesa contemporanea, dando la possibilità a tutti di potersi collocare in tutta la confusione che stiamo riscontrando. L’errore di molti è proprio non trovare un giusto collocamento in questi tempi sentendosi smarriti e messi l’uno contro l’altro. Un altro punto essenziale riguarda le etichette e le fazioni che si sono create all’interno della Chiesa. Si usano termini come “tradizionalista” o “progressista”, si parla di “falsa Chiesa” o “vera Chiesa”, si addita il Concilio Vaticano II oppure si parla di un Vaticano III, o ancora si prende posizione sostenendo che, per una sana visione, si debba tornare al Concilio di Trento.


La mia è una pura riflessione di chi si sente perso in mille teoremi, che ultimamente trovo fuorvianti. Mi è venuto addirittura da pensare che questi stessi teoremi vengano acutizzati e provocati dalla stessa gerarchia ecclesiastica, portando confusione e disorientamento.

Non ho la pretesa di proporre una facile Verità, come se l’avessi pronta in tasca. Mi sento confuso, lo riconosco. Grazie al cielo ho fede in Gesù Cristo.

Desidero condividere con voi una mia personale nuova visione o nuova lettura, che dir si voglia, dei tempi attuali, basata sulla Parola di Dio.

Le domande che ci poniamo ogni giorno sono le seguenti. In tutto questo caos, chi devo seguire? Chi è il vero Papa? Dov’è la Presenza del Signore in questa Chiesa? Cosa sta succedendo alla Chiesa di Cristo?

Vi confido che mi è stato illuminante rileggere con attenzione un passo della Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani capitolo 11. Vi invito a meditarla profondamente.

Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio. O non sapete forse ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele?

3Signore, hanno ucciso i tuoi profeti,

hanno rovesciato i tuoi altari

e io sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita.

4Cosa gli risponde però la voce divina?

Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal.

5Così anche al presente c’è un resto, conforme a un’elezione per grazia. 6E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia.

7Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti, 8come sta scritto:

Dio ha dato loro uno spirito di torpore,

occhi per non vedere e orecchi per non sentire,

fino al giorno d’oggi.

9E Davide dice:

Diventi la lor mensa un laccio, un tranello

e un inciampo e serva loro di giusto castigo!

10Siano oscurati i loro occhi sì da non vedere,

e fà loro curvare la schiena per sempre!”.

In questa Parola è presente la chiave di lettura di questi tempi per comportarci come Dio vuole.

La domanda che mi perseguita è sempre la stessa: la Presenza di Dio può stare in un Vaticano corrotto? Può stare in una Diocesi dove si benedicono le coppie gay? Può stare dove non si segue la Sua Parola? Nel mio cuore la risposta è un categorico NO. Dio non può stare in un luogo dove si rifiuta la Sua Parola. Come coniugare la Parola di Gesù: “Le porte degli inferi non prevarranno”con quello che ci circonda?

La Parola di Romani 11 parla di un “resto” d’Israele. Coloro che “non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal”.

Il luogo-dove dimora la gerarchia ecclesiastica, simbolo della Santità, ha piegato il ginocchio a Baal?

Il Papa e le statuette: una situazione surreale

Pachamama

Risuona nel mio cuore la parola di Daniele 3,38:

Ora non abbiamo più né principe,

né capo, né profeta, né olocausto,

né sacrificio, né oblazione, né incenso,

né luogo per presentarti le primizie

e trovar misericordia”.

Dove è finita nella Chiesa ufficiale la profezia?

Chi ha il dovere di “governare” e “guidare” pare aver abbandonato il gregge.

Le Messe vengono “profanate” da gesti e parole non ripetibili. Chi è chiamato ad essere pastore lascia il posto al lupo, che pian piano sbrana le pecore.

Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il Signore, nella Storia della Salvezza, si conserva sempre un “resto”. Coloro che non si sono piegati davanti all’idolo Baal.

Non credo assolutamente che questo “resto” abbia il compito di creare uno “scisma” o di farsi “scomunicare”, come è capitato ormai a molti. No, ripeto la mia posizione come in articoli precedenti.

Il “resto” di Israele sono coloro che mantengono la fede costante nel Signore Gesù Cristo, nel silenzio, e attendono la Sua venuta con la lampada accesa, in preghiera, come le vergini sagge.

Dunque, concretamente, cosa dobbiamo fare, per essere il resto d’Israele? Cristiani “perseguitati” dalla “lupara bianca” della gerarchia ecclesiastica corrotta, che sta servendo Baal?

Abbiamo detto che lo scisma o farsi scomunicare non è la scelta giusta. Non è ciò che vuole il Signore. Per un motivo molto semplice. Gesù ha detto: “Voi siete la luce del mondo…voi siete il sale della terra, ma se il sale perdesse il suo sapore con che cosa lo si potrà render salato?” (Mt 5).

Il sale è un ingrediente importante nei cibi. Ne basta poco per dare condimento e sapore alle pietanze. Se in una pentola di minestra mettiamo un pacco intero di sale, diventa un cibo indigesto e immangiabile. Basta un po’ di sale per rendere saporita una minestra. Poniamo il caso che la pentola sia la Chiesa. Il “resto” è questo pizzico di sale che rende la minestra mangiabile e gradevole al palato. Ma deve stare all’interno della pentola, se vuole dare sapore.

Il Signore chiede al piccolo resto di fedeli in Gesù di stare “dentro” la Chiesa, non fuori, affinché le porte degli inferi non prevalgano. Provocare uno scisma sarebbe come rovesciare il sale fuori dalla pentola.

Significa che dobbiamo obbedire a tutti i pastori e a qualsiasi imperativo? Assolutamente no.

Riconosciamo Papa Francesco restando nella Santa Obbedienza fino a quando si atterrà al Vangelo. Non lo seguiremo, al contrario, tutte le volte che deciderà di condurci nel baratro. Stessa formula per Cardinali, Vescovi o Sacerdoti.

Non siamo tenuti all’obbedienza di cose che ci discostano dalla Parola di Dio e dall’insegnamento bimillenario della Chiesa. Questo non significa dover “scismare” dalla Chiesa. Dobbiamo essere sale, con la nostra preghiera continua, e la nostra fedeltà a Gesù Cristo.

Beato colui che potrà comprendere queste mie povere parole, mi permetto di dire. Il Signore ha detto: “un resto..conforme ad un’elezione per grazia”! E’ una grazia del Cielo appartenere a questo resto e non piegarsi a Baal.

Tutti coloro che saranno fedeli a Gesù fino alla fine appartengono a questo “resto”.

I tempi sono sempre più difficili.

Come ho detto nel mio articolo precedente, un atto di aperta disobbedienza a un Decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede, prenderà luogo il 10 Maggio: 2500 ecclesiastici tedeschi attueranno un rito di benedizione alle coppie “innamorate” di ogni genere, per porsi in aperta opposizione alle disposizioni dottrinali di sempre.

Se le voci che ho udito sono vere, da Roma non arriverà alcun richiamo all’obbedienza. Allora la confusione sarà davvero enorme. La prassi si propagherà in ogni parrocchia del mondo. Chi oserà alzare protesta, per difendere il Decreto, si vedrà emarginato, se non addirittura denunciato. Questo è il tempo in cui sono i saltimbanchi a porre imperativi sulla morale.

La misura sarà colma e forse giungerà il momento in cui molti sacerdoti emarginati torneranno alla luce per guidare il gregge, ma in una forma simile alle prime comunità cristiane: celebrando l’Eucaristia e confessando i fedeli non più nelle Parrocchie, bensì nelle case, con le lampade accese, in attesa che il Signore ritorni.

Mi viene davvero da pensare che questa sarà la “teologia” del resto di Israele.

Investigatore Biblico

https://investigatorebiblico.wordpress.com/2021/05/02/indizio-n-57-commento-la-teologia-del-resto-disraele-un-ritorno-alla-dimensione-dellattesa-e-del-nascondimento-di-investigatore-biblico/

Indizio n.59 Riflessione: “La teologia del resto d’Israele: un ritorno alla dimensione dell’attesa e del nascondimento – parte II” 



Veri cristiani e falsi cristiani
La teologia del “resto di Israele” e la realtà dell’esistenza della “Chiesa Spirituale”


Per chi si domandasse cosa significhi “La teologia del resto d’Israele”, può consultare l’articolo precedente sull’argomento.

Come anticipato, la teologia del Resto di Israele o della Chiesa Spirituale affonda le sue radici nella Sacra Scrittura. Sono numerosi i passi biblici che sostengono questo insegnamento, offrendo spesso sfumature differenti e complementari. Diventa opportuno, dunque, analizzare qualcuno di questi brani, per acquisire una maggiore consapevolezza sul tema. 

Possiamo evidenziare da una parte nelle epistole le esortazioni apostoliche che richiamano all’attenzione i fedeli verso i falsi fratelli/apostoli/profeti/dottori, dall’altra gli insegnamenti di Gesù nei Vangeli in relazione al Regno di Dio (Mt 13, Mc 4, Lc 8) e al giudizio (Mt 7).

Però ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata. Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della verità sarà diffamata. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna già da tempo è all’opera e la loro rovina non si farà aspettare. 
2 Pietro 2,1-3 

Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. 
1 Giovanni 2,19 

Le lettere degli Apostoli sono molto chiare nel sottolineare che all’interno delle prime comunità – questo vale anche per la Chiesa dei nostri tempi – ci siano persone che, pur sembrando parte spirituale di essa, in realtà non lo sono per nulla. La loro falsità si manifesterà a tempo debito. 
Cristo stesso mette in guardia dai falsi profeti, esortando a riconoscere la genuinità della propria fede dai frutti che ne derivano.

Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti. «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?” Allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!”  
Matteo 7,15-23 

In questo passo si fa riferimento al potere di liberare dai demoni ed altre opere miracolose, eclatanti manifestazioni spirituali, che però non garantiscono di per sé un’automatica o preferenziale appartenenza a Cristo a chi le mette in pratica. Risulta curiosamente sottolineato in queste parole che queste espressioni di potenza non sono considerate come i veri “frutti buoni” menzionati dal Signore. I frutti buoni sono altra cosa, e nascono innanzitutto dall’essere conosciuti da Gesù, e dal dimorare in Lui.

Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano.
Giovanni 15,6 

veri cristiani sono conosciuti da Cristo e dimorano in Lui. I falsi cristiani non sono conosciuti da Cristo seppure vicini a Lui. Il paragone è semplice: costoro sono come come un tralcio che, seppure attaccato alla vite, non porta frutto e non ne riceve la linfa. 

Proseguendo con le citazioni dei passi, ve ne sono alcuni che ispirarono particolarmente S.Agostino: le parabole sul Regno, tra cui la parabola del grano e della zizzania e la parabola della rete che cattura molti pesci.

Il regno dei cieli è anche simile a una rete che, gettata in mare, ha raccolto ogni genere di pesci; quando è piena, i pescatori la traggono a riva, poi si mettono a sedere e raccolgono il buono in vasi, e buttano via quello che non vale nulla. Così avverrà alla fine dell’età presente. Verranno gli angeli, e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti.
Matteo 13,47

La rete e la separazione dei pesci raccolti non vengono paragonati al mondo o alle nazioni (che potrebbero invece essere il mare), ma al Regno dei cieli. Cristo si riferisce alla chiesa e al giudizio che alla fine dell’età presente separerà i malvagi dai giusti, nonostante fino a quel momento sembrassero parte integrante del medesimo Regno spirituale. 

Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo; il campo è il mondo; il buon seme sono i figli del regno; le zizzanie sono i figli del maligno; il nemico che le ha seminate, è il diavolo; la mietitura è la fine dell’età presente; i mietitori sono angeli. Come dunque si raccolgono le zizzanie e si bruciano con il fuoco, così avverrà alla fine dell’età presente. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono l’iniquità, e li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti. Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi oda.
Matteo 13,37-43 

Alla luce di questi passi qui riportati, possiamo apertamente affermare che nella Chiesa esiste una natura mista, una convivenza tra bene e male, che verrà purificata solamente alla fine dell’età presente, quando il Signore giudicherà ogni cosa secondo un giusto giudizio.

Questi elementi tratti dai brani citati, quindi, fungono da fondamento per la Teologia del Resto o della Chiesa Spirituale

Il concetto teologico della Chiesa Spirituale prevede l’esistenza di una Chiesa visibile, nella quale sono presenti tanto gli effettivi eletti di Dio (il Resto), quanto gli impostori con la loro apparente e superficiale appartenenza. 

L’insegnamento che ho esposto è presente in modo molto chiaro nella Bibbia, e fu oggetto di particolare riflessione per S.Agostino d’Ippona, il quale trovò un riscontro dottrinale per giustificare la coesistenza di una Chiesa Cattolica gravemente corrotta e una Chiesa Cattolica Spirituale, davvero fedele al Signore Gesù Cristo nonostante la convivenza con una corruzione “esterna”.

In questo preciso momento storico è possibile vedere quanto questa grave condizione sia più che mai pronunciata.
Ognuno di noi è chiamato a perseverare nella vera fede in Gesù e negli insegnamenti che non possono cambiare a seconda delle mode.

La mietitura è vicina?

Investigatore Biblico

https://investigatorebiblico.wordpress.com/2021/05/13/indizio-n-59-commento-la-teologia-del-resto-disraele-un-ritorno-alla-dimensione-dellattesa-e-del-nascondimento-parte-ii-di-investigatore-biblico/

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