ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 14 maggio 2021

Una parata di stelle e stelline

ALLARME DEMOGRAFIA

Gli Stati generali delle banalità

Il Forum delle Famiglie ha convocato gli "Stati generali della natalità" per affrontare il grave problema della denatalità in Italia, ma è una inutile parata di politici che rappresentano forze politiche e culturali responsabili del crollo delle nascite. E i temi veri che stanno alla radice del problema - crisi della famiglia, cultura della contraccezione, aborto - non sono neanche presi in considerazione. 

È stata chiamata molto pomposamente “Stati generali della natalità”, ma quella che si svolge oggi a Roma, organizzata dal Forum delle Famiglie, appare più che altro una parata di stelle e stelline che – a parte il presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo – sul gravissimo problema della denatalità in Italia hanno ben poco da dire. Né il saluto iniziale di papa Francesco può avere la forza di cambiare il senso di una manifestazione che sembra costruita apposta per la promozione di chi l’ha organizzata. A parte la presenza di imprenditori e personaggi dello sport e dello spettacolo, che sono lì a spiegare quanto sia bello avere i figli e quanto sia importante per far funzionare l’economia, spicca la presenza di politici che rappresentano le forze politiche e culturali che hanno gravi responsabilità per il crollo demografico italiano.

Se le nascite in Italia in 50 anni sono passate dalle 900mila di inizio anni ’70 alle 404mila del 2020 e subiranno un ulteriore calo nei prossimi anni, non lo si deve certamente al caso. C’è stato anzitutto un forte processo di secolarizzazione che intanto si traduce automaticamente in una perdita del senso del futuro e in una minore apertura alla vita. E qui anzitutto la Chiesa è chiamata a interrogarsi, ed è grave che un Forum di associazioni familiari che fa direttamente capo alla Conferenza Episcopale Italiana neanche si ponga il problema.

Ma di pari passo è cresciuta una mentalità individualista, la cultura della contraccezione, l’aborto, la disgregazione e la penalizzazione della famiglia, che sono i principali motivi della denatalità. Tutti temi che rimangono accuratamente fuori dalla kermesse odierna. Non solo, sono chiamati a pontificare sul tema personaggi politici – da Nicola Zingaretti ai ministri Patrizio Bianchi ed Elena Bonetti - che non solo su contraccezione e aborto non hanno nulla da obiettare (anzi, guai neanche a metterli in discussione) ma addirittura sono pronti a votare una legge che renderà reato soltanto invocare la famiglia naturale. Non più tardi di due settimane fa, il rapporto dell’Istat sui dati del 2020, analizzando l’ulteriore, forte, contrazione di nascite prevista per il 2021 faceva notare che c’è «uno stretto legame tra matrimonio e le intenzioni riproduttive nel breve periodo». E quindi il drastico calo di matrimoni nel 2020 a causa del lockdown (97mila, il 48% in meno rispetto al 2019) avrà effetti drammatici sulla natalità.

Eppure a fare un bel discorsetto sul tema arriva il presidente del Consiglio Mario Draghi che non più tardi di due giorni fa ha riconfermato la politica del lockdown ad oltranza e si è rivolto in modo paternalistico alle giovani coppie che intendono sposarsi invitandole ad attendere (a meno che siano disposte a celebrare il matrimonio in forma privata).

Del resto, malgrado sia il Forum delle Famiglie a organizzare l’evento, in tutti i documenti di lancio dell’iniziativa neanche si accenna alla famiglia e al matrimonio, come se la decisione di mettere al mondo dei figli sia una scelta individuale o sia indifferente la situazione in cui le coppie si trovano. In questo calderone tutto teoricamente potrebbe trovare posto, perfino la fecondazione artificiale e l’utero in affitto, tutti modi per far nascere i bambini. E se qualcuno pensa che siano esagerazioni, si riguardi la lista dei politici chiamati a parlare e le posizioni dei rispettivi partiti su questi argomenti. Né, siamo certi, questi politici – incluso il presidente del Consiglio – saranno chiamati a dare spiegazioni sul flop dell’assegno unico per i figli, su cui il Forum delle Famiglie aveva tanto puntato ma per il quale al momento decisivo mancano sempre i fondi (e comunque non sono certo poche centinaia di euro a convincere le coppie a cambiare idea se hanno deciso di non avere figli).

Se davvero si volesse mettere seriamente a tema il problema della denatalità, fatto salvo che all’origine c’è quanto abbiamo detto a proposito del compito della Chiesa, ci sono poche semplici richieste da fare ai politici. Anzitutto: rimettere la famiglia naturale al centro delle politiche economiche e sociali. Difenderla e rafforzarla. Quindi, via la legge Cirinnà sulle unioni civili, via tutte quelle leggi e disposizioni che parificano nei fatti la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna a qualsiasi tipo di unione. Ovviamente non si dovrebbe nemmeno discutere sul fatto che il ddl Zan va ritirato immediatamente. Nessuna violenza o ingiusta discriminazione può essere giustificata contro le persone con tendenza omosessuale (e su questo ci sono già le leggi), ma neanche si deve promuovere la cultura dell’omosessualità, che è funzionale al controllo delle nascite.

Certamente va abrogata la legge 40 sulla procreazione assistita: oltre a provocare migliaia di aborti ed essere rischiosa per la salute della donna, la fecondazione artificiale è figlia e promotrice di una cultura che separa il sesso dalla procreazione e, tra l’altro, ha azzerato gli studi sull’infertilità.

Poi, ingranare la retromarcia sul divorzio, cominciando a cancellare divorzio breve e divorzio express, fino a tornare a rimettere in discussione la legge Fortuna-Baslini che nel 1970 ha introdotto il divorzio in Italia. Al proposito si guardino le statistiche sulla fecondità in Italia e si scoprirà che è proprio all’inizio degli anni ’70 che il tasso di fecondità subisce un vero e proprio crollo e inizia il declino demografico dell’Italia, la cui curva è sovrapponibile a quella dell’aumento dei divorzi.

Prima ancora però va abrogata la legge 194 che in Italia ha legalizzato l’aborto. E qui l’effetto sulla natalità sarebbe quasi immediato: basti pensare che ufficialmente gli aborti in Italia sono circa 80mila l’anno, vale a dire il 20% delle nascite. Ma con la Ru486 e le varie pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo sono certamente molti di più, sebbene incalcolabili. Vale a dire che parliamo della mostruosa cifra di almeno il 25% di aborti sui nati vivi.

È chiaro che nessuno ha intenzione di mettere sul tavolo questi argomenti. E allora meglio lasciar perdere. Se non si affrontano le cose seriamente queste iniziative sono controproducenti o semplicemente inutili, è un parlare vano. Stati generali sì, ma delle banalità.

Riccardo Cascioli

https://lanuovabq.it/it/gli-stati-generali-delle-banalita

Il Papa ringrazia Draghi per l’assegno unico per i figli. Che però ancora non si è visto. Doveva arrivare a luglio ma è già certo che slitterà al 2022


Papa Francesco ha ringraziato oggi, intervenendo agli Stati Generali della Natalità, il premier Mario Draghi per l’assegno unico universale per i figli, un provvedimento inserito nel Family Act, fortemente voluto dal M5S e dal precedente esecutivo, che a fine marzo ha ricevuto il via libera definitivo del Senato, ma che arriverà alle famiglie, salvo imprevisti, a partire da luglio e per ora sotto forma di “misura ponte”.

L’approvazione della legge delega, che prevedeva, per l’appunto, l’introduzione dell’assegno per i figli under 21, è arrivata tardi e dunque c’è poco tempo a disposizione per rispettare la data del 1° luglio, inizialmente annunciata dal Governo. La conferma è arrivata dalla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, spiegando che l’assegno unico è “in fase di costruzione” e che per non deludere le aspettative delle famiglie “l’idea è di partire comunque da luglio” ma con “una misura ponte”. Dunque le famiglie potrebbero ricevere un assegno unico semplificato, rispetto a quello che verrà introdotto a partire dal 2022 e probabilmente anche con importi minori rispetto ai 250 euro massimi annunciati.

L’intervento di Draghi agli Stati Generali della Natalità.

“Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. In Italia, purtroppo, siamo molto indietro su tutti questi fronti”. E’ quanto ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo agli Stati Generali della Natalità (qui il video). “I giovani – ha aggiunto il premier – fanno fatica a trovare lavoro. Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà. Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa. La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia e il Regno Unito. Già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità. Nell’anno della pandemia si è ulteriormente accentuato”.

“Nel 2020 – ha sottolineato Draghi – sono nati solo 404.000 bambini. È il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa. Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno. Oggi metà degli italiani ha almeno 47 anni – l’età mediana più alta d’Europa. Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. È un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire”.

“Il Governo – ha detto ancora Draghi – si sta impegnando su molti fronti per aiutare le coppie e le giovani donne. Al sostegno economico diretto delle famiglie con figli è dedicato l’assegno unico universale. Dal luglio di quest’anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti. Le risorse complessivamente a bilancio ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie”.

L’intervento di Papa Francesco.

“Il tema della natalità è basilare per invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita” ha detto Papa Francesco, intervenendo agli Stati Generali della Natalità. “I dati dicono che la maggior parte dei giovani desidera avere dei figli – ha  aggiunto il Santo Padre -, ma i loro sogni di vita si scontrano con un inverno demografico ancora freddo e buio. Solo la metà dei giovani crede di riuscire ad avere due figli nel corso della vita. Finalmente in Italia si è deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico ed universale, per ogni figlio che nasce. Esprimo apprezzamento alle autorità e auspico che questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie”.

“Se le famiglie non sono al centro del presente – ha poi aggiunto Papa Francesco – non ci sarà futuro. Se le famiglie ripartono, tutto riparte. Occorrono politiche familiari di ampio respiro, lungimiranti: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine. Qui sta la differenza tra il gestire la cosa pubblica e l’essere buoni politici. Urge offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa, attrattive per non lasciare il Paese”.

https://www.lanotiziagiornale.it/papa-draghi-assegno-unico-figli/

Papa Francesco alla apertura della prima SGdN: “la vita è il primo dono che ciascuno ha ricevuto…”


Se per una volta si riuscisse a non fermarsi ai Media ma ad entrare nel vivo dei testi ufficiali, forse qualcosa di buono si riuscirebbe a comprendere. Papa Francesco ha partecipato oggi al primo incontro ufficiale degli Stati Generali della Natività (SGdN), una Associazione non propriamente giovane ma, da oggi, ufficialmente, socialmente collocata che ha dato vita ad una serie di iniziative per le Famiglie avendo, quale scopo, di invertire la rotta contro la denatalità in Italia…

Condividiamo l’iniziativa e ne siamo contenti, tuttavia ci si consenta una sottolineatura importante. Ci spiace non aver sentito nessuno degli intervenuti, e neppure il Papa, parlare di ABORTO quale causa principale di questa denunciata denatalità… si è parlato solo di figli sognati e voluti e che molti non vengono concepiti perchè mancano le risorse, il lavoro, la casa… la stabilità… ma di quelli concepiti ed UCCISI, che sono a milioni… nessun cenno… Questo silenzio e questa voluta assenza fanno comprendere come ancora, la legge sull’aborto, si crede essere un diritto… mentre non è altro che quella falla che si finge di non vedere, mentre si tenta di togliere l’acqua che vi entra…. Chiarito questo aspetto non indifferente, consigliamo ora di ascoltare i tre discorsi che sono stati fatti e, a seguire, il testo scritto ed ufficiale che il Papa ha pronunciato e che, naturalmente, condividiamo…


DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Auditorium di Via della Conciliazione
Venerdì, 14 maggio 2021

[Multimedia]


Cari fratelli e sorelle,



DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Auditorium di Via della Conciliazione
Venerdì, 14 maggio 2021

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Cari fratelli e sorelle,

vi saluto cordialmente e sono grato al Presidente del Forum delle associazioni familiari Gianluigi De Palo per l’invito e per le sue parole di introduzione. Ringrazio il Dottor Mario Draghi, Presidente del Governo, per le sue parole chiare e speranzose. Ringrazio tutti voi, che oggi riflettete sul tema urgente della natalità, basilare per invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dall’essere umano. Ed è bello che lo facciate insieme, coinvolgendo le imprese, le banche, la cultura, i media, lo sport e lo spettacolo. In realtà ci sono molte altre persone qui con voi: ci sono soprattutto i giovani che sognano. I dati dicono che la maggior parte dei giovani desidera avere figli. Ma i loro sogni di vita, germogli di rinascita del Paese, si scontrano con un inverno demografico ancora freddo e buio: solo la metà dei giovani crede di riuscire ad avere due figli nel corso della vita.

L’Italia si trova così da anni con il numero più basso di nascite in Europa, in quello che sta diventando il vecchio Continente non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata. Questo nostro Paese, dove ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti, nel 2020 ha toccato il numero più basso di nascite dall’unità nazionale: non solo per il Covid, ma per una continua, progressiva tendenza al ribasso, un inverno sempre più rigido.

Eppure tutto ciò non sembra aver ancora attirato l’attenzione generale, focalizzata sul presente e sull’immediato. Il Presidente della Repubblica ha ribadito l’importanza della natalità, che ha definito «il punto di riferimento più critico di questa stagione», dicendo che «le famiglie non sono il tessuto connettivo dell’Italia, le famiglie sono l’Italia» (Udienza al Forum delle associazioni familiari, 11 febbraio 2020). Quante famiglie in questi mesi hanno dovuto fare gli straordinari, dividendo la casa tra lavoro e scuola, con i genitori che hanno fatto da insegnanti, tecnici informatici, operai, psicologi! E quanti sacrifici sono richiesti ai nonni, vere scialuppe di salvataggio delle famiglie! Ma non solo: sono loro la memoria che ci apre al futuro.

Perché il futuro sia buono, occorre dunque prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita. Penso allo smarrimento per l’incertezza del lavoro, penso ai timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli: sono paure che possono inghiottire il futuro, sono sabbie mobili che possono far sprofondare una società. Penso anche, con tristezza, alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere. I figli sono la speranza che fa rinascere un popolo! Finalmente in Italia si è deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico e universale, per ogni figlio che nasce. Esprimo apprezzamento alle autorità e auspico che questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie. Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte.

Vorrei ora guardare proprio alla ripartenza e offrirvi tre pensieri che spero utili in vista di un’auspicata primavera, che ci risollevi dall’inverno demografico. Il primo pensiero verte attorno alla parola dono. Ogni dono si riceve, e la vita è il primo dono che ciascuno ha ricevuto. Nessuno può darselo da solo. Prima di tutto c’è stato un dono. È un prima che nel corso della vita scordiamo, sempre intenti a guardare al dopo, a quello che possiamo fare e avere. Ma anzitutto abbiamo ricevuto un dono e siamo chiamati a tramandarlo. E un figlio è il dono più grande per tutti e viene prima di tutto. A un figlio, a ogni figlio si lega questa parola: prima. Come un figlio viene atteso e viene amato prima che venga alla luce, così dobbiamo mettere prima i figli se vogliamo rivedere la luce dopo il lungo inverno. Invece «la mancanza di figli, che provoca un invecchiamento della popolazione, afferma implicitamente che tutto finisce con noi, che contano solo i nostri interessi individuali» (Lett enc. Fratelli tutti, 19). Abbiamo dimenticato il primato del dono – il primato del dono! –, codice sorgente del vivere comune. È avvenuto soprattutto nelle società più agiate, più consumiste. Vediamo infatti che dove ci sono più cose, spesso c’è più indifferenza e meno solidarietà, più chiusura e meno generosità. Aiutiamoci a non perderci nelle cose della vita, per ritrovare la vita come senso di tutte le cose.

Aiutiamoci, cari amici, a ritrovare il coraggio di donare, il coraggio di scegliere la vita. C’è una frase del Vangelo che può aiutare chiunque, anche chi non crede, a orientare le proprie scelte. Gesù dice: «Dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21). Dov’è il nostro tesoro, il tesoro della nostra società? Nei figli o nelle finanze? Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato? Ci dev’essere il coraggio di scegliere che cosa viene prima, perché lì si legherà il cuore. Il coraggio di scegliere la vita è creativo, perché non accumula o moltiplica quello che già esiste, ma si apre alla novità, alle sorprese: ogni vita umana è la vera novità, che non conosce un prima e un dopo nella storia. Noi tutti abbiamo ricevuto questo dono irripetibile e i talenti che abbiamo servono a tramandare, di generazione in generazione, il primo dono di Dio, il dono della vita.

A questo tramandare si collega il secondo pensiero che vorrei offrirvi. Ruota attorno alla parola sostenibilità, parola-chiave per costruire un mondo migliore. Si parla spesso di sostenibilità economica, tecnologica e ambientale e così via. Ma occorre parlare anche di sostenibilità generazionale. Non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli. La crescita sostenibile passa da qui. La storia lo insegna. Durante le fasi di ricostruzione seguite alle guerre, che nei secoli scorsi hanno devastato l’Europa e il mondo, non c’è stata ripartenza senza un’esplosione di nascite, senza la capacità di infondere fiducia e speranza alle giovani generazioni. Anche oggi ci troviamo in una situazione di ripartenza, tanto difficile quanto gravida di attese: non possiamo seguire modelli miopi di crescita, come se per preparare il domani servisse solo qualche frettoloso aggiustamento. No, le cifre drammatiche delle nascite e quelle spaventose della pandemia chiedono cambiamento e responsabilità.

Sostenibilità fa rima con responsabilità: è il tempo della responsabilità per far fiorire la società. Qui, oltre al ruolo primario della famiglia, è fondamentale la scuola. Non può essere una fabbrica di nozioni da riversare sugli individui; dev’essere il tempo privilegiato per l’incontro e la crescita umana. A scuola non si matura solo attraverso i voti, ma attraverso i volti che si incontrano. E per i giovani è essenziale venire a contatto con modelli alti, che formino i cuori oltre che le menti. Nell’educazione l’esempio fa molto, penso anche agli ambiti dello spettacolo e dello sport. È triste vedere modelli a cui importa solo apparire, sempre belli, giovani e in forma. I giovani non crescono grazie ai fuochi d’artificio dell’apparenza, maturano se attratti da chi ha il coraggio di inseguire sogni grandi, di sacrificarsi per gli altri, di fare del bene al mondo in cui viviamo. E mantenersi giovani non viene dal farsi selfie e ritocchi, ma dal potersi specchiare un giorno negli occhi dei propri figli. A volte, invece, passa il messaggio che realizzarsi significhi fare soldi e successo, mentre i figli sembrano quasi un diversivo, che non deve ostacolare le proprie aspirazioni personali. Questa mentalità è una cancrena per la società e rende insostenibile il futuro.

La sostenibilità ha bisogno di un’anima e quest’anima – la terza parola che vi propongo – è la solidarietà. Anche ad essa associo un aggettivo: come c’è bisogno di una sostenibilità generazionale, così occorre una solidarietà strutturale. La solidarietà spontanea e generosa di molti ha permesso a tante famiglie, in questo periodo duro, di andare avanti e di far fronte alla crescente povertà. Tuttavia non si può restare nell’ambito dell’emergenza e del provvisorio, è necessario dare stabilità alle strutture di sostegno alle famiglie e di aiuto alle nascite. Sono indispensabili una politica, un’economia, un’informazione e una cultura che promuovano coraggiosamente la natalità.

In primo luogo occorrono politiche familiari di ampio respiro, lungimiranti: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine. Qui sta la differenza tra il gestire la cosa pubblica e l’essere buoni politici. Urge offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa, attrattive per non lasciare il Paese. È un compito che riguarda da vicino anche il mondo dell’economia: come sarebbe bello veder crescere il numero di imprenditori e aziende che, oltre a produrre utili, promuovano vite, che siano attenti a non sfruttare mai le persone con condizioni e orari insostenibili, che giungano a distribuire parte dei ricavi ai lavoratori, nell’ottica di contribuire a uno sviluppo impagabile, quello delle famiglie! È una sfida non solo per l’Italia, ma per tanti Paesi, spesso ricchi di risorse, ma poveri di speranza.

La solidarietà va declinata anche nell’ambito del prezioso servizio dell’informazione, che tanto incide sulla vita e su come la si racconta. Vanno di moda colpi di scena e parole forti, ma il criterio per formare informando non è l’audience, non è la polemica, è la crescita umana. Serve “un’informazione formato-famiglia”, dove si parli degli altri con rispetto e delicatezza, come se fossero propri parenti. E che al tempo stesso porti alla luce gli interessi e le trame che danneggiano il bene comune, le manovre che girano attorno al denaro, sacrificando le famiglie e le persone. La solidarietà convoca poi i mondi della cultura, dello sport e dello spettacolo a promuovere e valorizzare la natalità. La cultura del futuro non può basarsi sull’individuo e sul mero soddisfacimento dei suoi diritti e bisogni. Urge una cultura che coltivi la chimica dell’insieme, la bellezza del dono, il valore del sacrificio.

Cari amici, vorrei infine dirvi la parola più semplice e sincera: grazie. Grazie per gli Stati Generali della natalità, grazie a ciascuno di voi e a quanti credono nella vita umana e nell’avvenire. A volte vi sembrerà di gridare nel deserto, di lottare contro i mulini a vento. Ma andate avanti, non arrendetevi, perché è bello sognare, sognare il bene e costruire il futuro. E senza natalità non c’è futuro. Grazie.

https://cronicasdepapafrancisco.com/2021/05/14/papa-francesco-alla-apertura-della-prima-sgdn-la-vita-e-il-primo-dono-che-ciascuno-ha-ricevuto/


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