Gli anni seguenti il Concilio Vaticano II furono tutt'altro che spensierati per il mondo cattolico.
Come è noto, non tutti accettarono a cuor leggero le innovazioni e le forzature, soprattutto in campo liturgico. La sostituzione del latino secolare e universale con i volgari locali lasciò perplessi non solo molti semplici credenti ma anche un buon numero di intellettuali, non sospetti di simpatie per il vescovo Lefebvre, anzi nemmeno necessariamente cattolici. Nel 1971 la petizione indirizzata alla Santa Sede per la sopravvivenza del rito tridentino in Gran Bretagna venne firmata da molti esponenti del mondo della cultura tra cui Cristina Campo, Agatha Christie, Giorgio Bassani, Augusto Del Noce, Eugenio Montale, Guido Piovene, Jorge Luis Borges, Henri de Montherlant, Graham Greene. L'anno dopo Paolo VI si vide costretto a dichiarare: «Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza». Peggio ancora, «il fumo di Satana» era entrato da qualche fessura «nel tempio di Dio». Certo, la tragicità di quel discorso non può essere confinata nel caos postconciliare, però ci dice molto sul clima di quegli anni.