ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 9 agosto 2017

I “filantropi”


ONG e flussi di immigrati: filantropia o ideologia?

ONG e flussi di immigrati: filantropia o ideologia?
(di Lupo Glori) Dalle infinite polemiche per l’introduzione dello Ius Soli al nuovo codice di condotta per le Organizzazioni Non Governative (Ong) che effettuano operazioni di soccorso in mare, il tema immigrazione continua ad essere al centro del dibattito politico italiano ed europeo e promette di essere l’ago della bilancia attorno al quale si giocheranno le prossime elezioni politiche.
Tutto nasce a fine aprile, quando il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, viene travolto dalle polemiche per aver avanzato, dai microfoni di Agorà su Raitre, alcune legittime perplessità riguardo presunte collusioni tra operatori umanitari e trafficanti libici: «A mio avviso alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti e so di contatti. Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga. Forse la cosa potrebbe essere ancora più inquietante. Si perseguono da parte di alcune Ong finalità diverse: destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi. Moltiplicate 8.500 per 600 euro circa che è il costo di ogni viaggio: sono cifre significative in tre, quattro giorni».

Non capisco dove siano gli ostacoli..?

Il cardinale Gerhard Müller: “il magistero del papa non ha l’autorità di correggere Gesù Cristo”




Eminenza, si è fatto un’idea del perché il Papa abbia deciso di rimuoverla dalla guida della congregazione per la Dottrina della fede? “No, non lo so, perché il Santo Padre non me l’ha detto. Mi ha solo informato che il mandato non sarebbe stato rinnovato. Ci sono state molte speculazioni sui mass media negli ultimi tempi, e direi che la nomina del nuovo segretario della congregazione (mons. Giacomo Morandi, ndr) resa nota martedì scorso è un po’ la chiave per comprendere queste manovre”. E’ sereno il cardinale Gerhard Ludwig Müller, teologo tedesco e per cinque anni prefetto di quello che fu il Sant’Uffizio, nominato da Benedetto XVI,confermato da Francesco che però lo scorso 30 giugno gli ha comunicato la decisione di fare a meno di lui.
Con il Foglio ripercorre le tappe che hanno portato al suo allontanamento, alle controversie sull’interpretazione dell’esortazione post sinodale Amoris laetitia e, più in generale riflette sullo stato (pessimo) della religione in Europa. Eppure di un suo congedo si parlava da tempo, tant’è che erano perfino state ipotizzate dai media eventuali destinazioni diocesane per il curatore dell’opera omnia di Joseph Ratzinger. “Io sono sempre stato tranquillo”, risponde però Müller: “Ritengo di aver adempiuto a tutti i miei compiti, e anche più del necessario. Della mia competenza teologica nessuno nutriva dubbi. Io sono sempre stato leale con il Papa, come richiede la nostra fede cattolica, la nostra ecclesiologia. Questa lealtà è sempre stata accompagnata dalla competenza teologica, per cui non si è mai trattato di lealtà ridotta a pura adulazione”. E questo perché “il magistero ha bisogno di competenti consigli teologici, come del resto è ben descritto in Lumen gentium n. 25 e come prevede in modo chiaro il carisma dello Spirito santo attraverso il quale agiscono i vescovi e il Papa stesso come capo del collegio episcopale. Ma tutti noi siamo uomini e abbiamo bisogno di consigli e il contenuto della fede non si può spiegare senza un chiaro fondamento di studi biblici. La stessa cosa – prosegue – vale per lo sviluppo del dogma. Nessuno può elaborare un documento magisteriale senza conoscere i Padri della Chiesa, le grandi decisioni dogmatiche sulla teologia morale dei vari concili. Per questo esiste la congregazione per la Dottrina della fede, che è la più importante congregazione della curia romana. Conta due commissioni teologiche oltre ai consultori. Insomma, ha un compito chiaro e una grande responsabilità riguardo all’ortodossia della Chiesa”. Ma è vero che come s’è letto da qualche parte, il suo ultimo colloquio con Francesco è stato teso e gelido? “Sono ricostruzioni totalmente false. Il Papa mi ha semplicemente informato della sua decisione di non rinnovarmi il mandato. Nulla di più. E’ stata un’udienza di lavoro, normale, alla fine della quale il Santo Padre mi ha comunicato la scelta. Il giorno dopo, sono stato congedato”.



Qualche ipotesi però è stata fatta sulle ragioni della rottura e oltre alla presunta lentezza nel perseguire i casi d’abuso nel clero diversi organi di informazione hanno scritto di un’eccessiva esposizione mediatica, spesso a fare da contraltare al Papa. Un modus operandi diverso rispetto a quello dei suoi predecessori più immediati. Il cardinale Müller sorride: “Mi sembra di poter dire che la presenza mediatica del cardinale Ratzinger fosse molto evidente, anche solo con i suoi grandi libri-intervista. E questo fa parte dell’incarico di prefetto, che non è un puro e semplice lavoro burocratico. Io, poi, ero conosciuto anche prima come teologo, contando numerose pubblicazioni. E comunque, me lo si consenta, anche il Papa usa il mezzo delle interviste. Il fatto è che oggi dobbiamo usare gli strumenti della comunicazione moderna, i giovani non sempre leggono i libri e i giornali. Utilizzano i social network, internet. E se vogliamo promuovere la fede – che è, ricordo, il compito principale della congregazione – dobbiamo entrare in dialogo con loro su queste piattaforme. Io non ho mai parlato del mio pensiero, della mia persona, in queste interviste. Ma della fede! E poi, ricordo, io sono vescovo e un vescovo ha l’obbligo di diffondere il Vangelo e non solo nelle sue omelie, bensì anche attraverso le discussioni scientifiche con i contemporanei”. Noi, aggiunge, “non siamo una religione ristretta, un club. Siamo una Chiesa dialogante, la religione della Parola di Dio, che Cristo stesso ha consegnato ai suoi apostoli, esortando a insegnarla e predicarla in tutto il mondo”.
Va bene, però qualche tensione intra ecclesiam c’è, lo si può constatare facilmente. Si prenda ad esempio Amoris laetitia, il documento prodotto dal doppio Sinodo sulla morale famigliare. L’eminentissimo Christoph Schönborn, teologo pure lui e ispiratore della soluzione aperturista, ha di recente ribadito quanto la sua posizione sia opposta rispetto a quella di Müller. Dunque? “Può darsi che il cardinale Schönborn abbia una visione opposta alla mia, ma forse ne ha una opposta anche a quella che aveva lui prima, visto che ha cambiato posizione. Io penso che le parole di Gesù Cristo debbano essere sempre il fondamento della dottrina della Chiesa. E nessuno, fino a ieri, poteva dire che questo non era vero. E’ chiaro: abbiamo la rivelazione irreversibile di Cristo. E alla Chiesa è affidato il depositum fidei, cioè tutto il contenuto della verità rivelata. Il magistero non ha l’autorità di correggere Gesù Cristo. E’ Lui, semmai, che corregge noi. E noi siamo obbligati a obbedirgli; noi dobbiamo essere fedeli alla dottrina degli apostoli, chiaramente sviluppata nello spirito della Chiesa”.



Scusi, ma allora perché anche lei ha votato la relazione del circolo minore in lingua tedesca, scritta dallo stesso Schönborn e approvata da Walter Kasper? “Il Sinodo ha chiaramente detto che i singoli vescovi sono responsabili di questo cammino, per portare le persone alla piena grazia sacramentale”, risponde il cardinale Gerhard Ludwig Müller al Foglio. “Questa interpretazione c’è, senza dubbio, ma io la mia posizione – privata e soggettiva – non l’ho mai cambiata. Ma come vescovo e cardinale lì rappresentavo la dottrina della Chiesa, che conosco anche nei suoi sviluppi fondamentali, dal Concilio di Trento alla Gaudium et spes, che rappresentano le due linee guida. Questo è cattolico, il resto appartiene ad altre credenze. Io – spiega – non capisco come si possano concordare diverse posizioni d’interpretazione teologica e dogmatica con le chiare parole di Gesù e di san Paolo. Entrambi hanno chiarito che non ci si può sposare una seconda volta se il legittimo partner è vivente”.
Comprende le ragioni che hanno portato i cardinali Burke, Brandmüller, Caffarra e il defunto Meisner a presentare al Papa cinque dubia sull’esortazione?
Non capisco perché non si avvii sui dubia un dialogo sereno. Finora ho sentito solo invettive e offese contro questi cardinali
Io non comprendo il motivo per cui non si avvii un dialogo con calma e serenità. Non capisco dove siano gli ostacoli. Perché fare emergere solo tensioni, anche pubbliche? Perché non organizzare una riunione e parlare apertamente su questi temi, che sono essenziali? Fino a oggi ho ascoltato solo invettive e offese contro questi cardinali. Ma questo non è né il modo né il tono per andare avanti. Noi siamo tutti fratelli nella fede e io non posso accettare discorsi sulle categorie ‘amico del Papa’ o ‘nemico del Papa’. Per un cardinale è assolutamente impossibile essere contro il Papa. Cionostante – prosegue l’ex prefetto del Sant’Uffizio – noi vescovi abbiamo il diritto direi divino di discutere liberamente. Vorrei ricordare che nel primo concilio tutti i discepoli hanno parlato in modo franco, favorendo anche controversie. Alla fine, Pietro ha dato la sua spiegazione dogmatica, che vale per tutta la Chiesa. Ma solo dopo, al termine di una lunga discussione animata. I concili non sono mai stati raduni armoniosi”.

Il punto è se Amoris laetitia rappresenti o meno una forma di discontinuità rispetto al magistero precedente. E’ così o no? “Il Papa – dice Müller – tante volte ha dichiarato che non c’è un cambiamento nella dottrina dogmatica della Chiesa, e questo è evidente, anche perché non sarebbe possibile. Francesco voleva attrarre di nuovo queste persone che si trovano in situazioni irregolari rispetto al matrimonio, cioè come farli avvicinare alle fonti della grazia sacramentale. Ci sono i mezzi, anche canonici. A ogni modo, chi vuole ricevere la comunione e si trova in stato di peccato mortale deve ricevere sempre prima il sacramento della riconciliazione, che consiste nella contrizione del cuore, nel proposito di non peccare più, nella confessione dei peccati e nella convinzione di agire secondo la volontà di Dio. E nessuno può modificare questo ordine sacramentale, che è stato fissato da Gesù Cristo. Possiamo semmai cambiare i riti esterni, ma non questo nucleo sostanziale. Ambiguità in Amoris laetitia? Può darsi e non so se siano volute. Se ci sono, le ambiguità hanno a che vedere con la complessità della materia e della situazione in cui si trovano gli uomini di oggi, nella cultura in cui sono immersi. Quasi tutti i fondamenti e gli elementi essenziali, oggigiorno, per popolazioni che superficialmente si definiscono cristiane, non sono più comprensibili. Da qui – aggiunge il cardinale – nascono i problemi. Noi abbiamo avanti due sfide, prima di tutto: chiarire qual è la volontà salvifica di Dio e interrogarci sul modo di aiutare pastoralmente questi nostri fratelli a camminare lungo la via indicata da Gesù”.

Il riaccostamento alla comunione dei divorziati risposati era una vecchia richiesta di parte dell’episcopato tedesco. “E’ vero, furono tre vescovi tedeschi, Kasper, Lehmann e Saier, che all’inizio degli anni Novanta lanciarono la proposta. Ma la congregazione per la Dottrina della fede la respinse definitivamente. Tutti hanno convenuto che bisognava discuterne ancora e finora nessuno ha abrogato quel documento”.
“Si parla di responsabilità della Chiesa nella cultura e nell’ambiente, ma ci sono tanti laici competenti in questo campo”
A proposito di Chiesa tedesca: da lì, negli ultimi tre anni, sono giunti i venti più forti del cambiamento, con il cardinale Marx che diceva davanti ai microfoni che “Roma non potrà mai dirci cosa fare o non fare in Germania”. Ma com’è la situazione, oggi, in quella terra? “Drammatica”, dice subito Müller, che per dieci anni è stato vescovo di Ratisbona, prima di essere chiamato a Roma da Benedetto XVI. “La partecipazione activa e actuosa è molto diminuita, anche la trasmissione della fede non come teoria ma come incontro con Gesù Cristo vivo è calata. E così le vocazioni religiose. Questi sono segni, fattori da cui si vede la situazione della Chiesa. ma è tutta l’Europa che vive ormai un processo di decristianizzazione forzata, che va ben oltre la semplice secolarizzazione. E’ – dice il nostro interlocutore – la decristianizzazione di tutta la base antropologica, con l’uomo definito strettamente senza Dio e senza la trascendenza. La religione è vissuta come un sentimento, ma non come adorazione di Dio creatore e salvatore. In questo grande quadro, tali fattori non sono buoni per la trasmissione della fede cristiana vissuta e per questo è necessario non perdere le nostre energie in lotte interne, in scontri l’uno contro l’altro, con i cosiddetti progressisti che cercano la vittoria cacciando tutti i cosiddetti conservatori. Se si ragiona così – dice Müller – si dà un’idea della Chiesa come di qualcosa di fortemente politicizzato. Il nostro a priori non è l’essere conservatore o progressista. Il nostro a priori è Gesù. Credere nella resurrezione, nell’ascensione o nel ritorno di Cristo nell’ultimo giorno è fede tradizionalista o progressita? No, questa è semplicemente la Verità. Le nostre categorie devono essere la verità e la giustizia, non le categorie che vanno secondo lo spirito del tempo”. Il cardinale definisce “grave” la situazione corrente, perché “si è ridotta la prassi sacramentale, l’orazione, la preghiera. Tutti gli elementi della fede vissuta, della fede popolare, sono crollati. E il dramma è che non si sente più il bisogno di Dio, della parola sacra e visibile di Gesù. Si vive come se Dio non esistesse. Rispondere a tutto ciò è la nostra grande sfida. Noi non siamo agenti propagandisti delle nostre proprie verità, bensì testimoni della verità salvifica. Non di un’idea della fede, ma della realtà vissuta della presenza di Cristo nel mondo”…
Il Foglio, 21/7/2017
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/07/21/news/chiesa-non-puo-essere-solo-applausi-intervista-al-card-gerhard-muller-145614/


Libertà e Persona9 agosto 2017

Il papa a Zagarolo?

http://www.lanuovabq.it/fileCondivisi/img-_innerArt-_psichedelia.jpg?t=&timg=1000

Una fede allucinante e una Roma senza papa

    «Per due anni un gruppo di personalità religiose di ogni credo (preti cattolici, pastori protestanti, rabbini ebrei e bonzi buddisti) ha accettato di assumere sostanze stupefacenti per permettere ai ricercatori americani di stare a vedere quel che succede nel loro cervello».
Si apre così l’articolo di Rino Camilleri «Fede allucinante: LSD testato su personalità religiose» pubblicato qualche giorno fa da «La Nuova Bussola Quotidiana».
La notizia arriva, com’era prevedibile, dagli Stati Uniti e parla di una ricerca condotta da due atenei: la John Hopkins University e la New York University.
«L’autore di cotanta trovata – annota Camilleri – è lo psicologo William Richards e le “cavie” sono una trentina». A loro viene somministrata soprattutto psilocibina, sostanza psichedelica, presente in alcuni funghi, che può essere usata per curare disturbi della personalità ma può anche provocare allucinazioni.
Non so niente di psilocibina e affini, ma, mi chiedo, perché somministrarla a esponenti religiosi?

L'apostasia interna


IL PADRONE DEL MONDO. PROFETICO: MA BENSON NON AVEVA PREVISTO UN’IPOTESI CHE È QUI, PROPRIO ORA.


Cari stilumcuriali, ho passato questi pochi giorni di riposo lontano dal computer e in compagnia di un libro che non avevo ancora letto, e che certamente molti di voi già conoscono, “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson. Un’opera che secondo alcuni è servita – anche – di ispirazione a George Orwell per “1984”. Chi non lo avesse ancora letto, accolga il mio umile consiglio e lo legga. È stato scritto nel 1907, ed è un romanzo “distopico”, cioè che descrive una società immaginaria dai contorni opposti a quelli dell’utopia: cioè brutti.
L’ha scritto un sacerdote anglicano, figlio dell’arcivescovo di Westminster, e successivamente entrato nella Chiesa cattolica.

Da quel momento, i fedeli hanno disertato le chiese

Papa Francesco: «L’avvenire della Chiesa è più intorno alla parola di Dio che intorno all’eucarestia».




Quest’anno che ha visto celebrare il triste 500° anniversario della nascita della Riforma protestante, vedrà anche la definitiva consumazione della vittoria del protestantesimo, dello spirito protestante, sullo spirito cattolico, in seno alla Roma attuale che Mons. Lefebvre qualificava già a suo tempo come «neo-modernista e neo-protestante»?

Infiltrare la Chiesa cattolica è stato il principale obiettivo del protestantesimo fin dalla sua creazione nel XVI secolo. Se la Santa Sede ha saputo neutralizzare la sua influenza fino alla metà del XX secolo, il concilio Vaticano II ha spalancato le porte della Chiesa romana. Si sarebbe potuto sperare, come nella parabola del Vangelo, nel ritorno del figliuol prodigo pentito, ed invece fin troppi padri conciliari hanno finito col piegarsi alle rivendicazioni di questo figliastro emancipato e liberale; con le terribili conseguenze di un aggiornamento alla moda protestante e di una riforma liturgica post-conciliare che fecero dire trionfalmente al noto teologo protestante Roger Mehl:

«Se si tiene conto della decisa evoluzione della liturgia eucaristica cattolica, (…) non c’è più ragione per le Chiese della Riforma di interdire ai loro fedeli di prendere parte all’Eucarestia nella Chiesa romana».

Il Quarto Grande Risveglio?


TRUMP E LA DESTRA RELIGIOSA

La rivincita dei cattolici il risveglio religioso degli Stati Uniti. L'elezione di Donald Trump alla presidenza ha riaperto in grande stile la questione confessionale nel voto. Il tycoon è stato sostenuto dalla destra religiosa 
di Francesco Filipazzi  



L'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha riaperto in grande stile la questione confessionale nel voto americano. Il tycoon è stato infatti sostenuto apertamente dalla cosiddetta destra religiosa, una variegata e frammentata area culturale che, ispirandosi ai valori cristiani, pone come primo metro di consenso la posizione dei candidati sui principi etici su temi come aborto, eutanasia, matrimoni gay e simili.
I gruppi che fanno parte di questa area sono tipicamente evangelici, mormoni e battisti, discendenti per varie strade di quei puritani che andarono nel Nuovo Mondo dall’Inghilterra. Il primo che provò a metterli insieme organicamente sotto la bandiera repubblicana, con una strategia vincente, fu Ronald Reagan. Con i Bush ci furono contrasti e la candidatura di Mc Cain li portò poi al disimpegno. Con Donald Trump sono ritornati in auge, ma con elementi nuovi.

Superpope?


Dalla "Street Art" alla "Street Theology". Le due facce del papa supereroe

Da qualche settimana nei negozi di souvenir di piazza San Pietro e dintorni sono in vendita delle magliette con Francesco in veste di "Superpope".
L'effigie non è nuova. Comparve nel 2014 su un muro di via Plauto, a due passi dal Vaticano, e poche ore dopo fu cancellata. Ma ha reso celebre il suo autore, Mauro Pallotta, 45 anni, romano, nome d'arte Maupal. E da allora spopola sul web:
Maupal3

Scelto da Dio

S. Giovanni Maria Vianney, il curato d'Ars - Omelia sul giudizio particolare

Giovanni Maria Battista Vianney (Jean-Marie Baptiste Vianney) è il fiore all'occhiello della minuscola cittadina francese di Ars-sur-Formans, nel Rodano-Alpi, nella quale egli predicò e morì, lasciandosi dietro un'aura di santità che rese il paese una meta di pellegrinaggio molto popolare.

Quarto figlio di Mathieu Vianney e di Marie Béluse, contadini, nasce l'8 maggio 1786 a Dardilly (vicino a Lione); la sua infanzia è serena e dedita al lavoro e già alla devozione, almeno fino all'arrivo della Rivoluzione Francese che spazza via il clero refrattario (fedele al papato) per sostituirvi quello costituzionale (fedele allo stato e alla rivoluzione), in modo tale da distruggere l'opprimente influenza papale dell'Ancien Régime. In casa Vianney i preti perseguitati trovavano spesso rifugio e celebravano clandestinamente la messa nel fienile di famiglia, segnando così la visione religiosa del piccolo Giovanni che inculcherà ai suoi amici e fratelli la preghiera, l'amore per Dio e i concetti della fede. È la sorella Marguerite a descriverlo come “di carattere tenace ed amichevole”, “ma rigoroso”.

A diciassette anni esprime una forte vocazione, stroncata però dal padre, che vedendo i suoi figli morire uno dopo l'altro e i soldi finire non vuole perdere un altro aiuto nei campi e soprattutto non può pagargli gli studi: Giovanni dovrà aspettare i vent'anni per la notizia dell'apertura del piccolo seminario di don Charles Balley, curato di Ecully, che offre vitto e alloggio ai giovani di bassa estrazione. Balley inizialmente respinge la richiesta di Vianney di entrare nel suo collegio, ma, in seguito ad un loro colloquio, gli si affezionerà e vedrà in lui una passione e un fervore religioso sorprendente per un semplice converso. Gli anni di studio sono lunghi e complessi e Giovanni apprende a fatica, mostrando difficoltà specialmente nel latino; aiutato da Balley e riprese le speranze con un pellegrinaggio a Lalouvesc, riesce alla fine a diventare prete nel 1815 a ventinove anni, dopo aver disertato a Noës per sfuggire alla chiamata alle armi. S. Giovanni Maria Vianney è pertanto considerato uno dei migliori esempi di uomo scelto da Dio, nonostante davanti agli uomini egli fosse apparso inadatto: lapidem quem reprobaverunt aedificantes hic factus est in caput anguli (Ps. CXVII)

martedì 8 agosto 2017

Dieci strade per cinque dubia?


Le dieci strade del cardinale Burke per superare la confusione e le divisioni nella Chiesa


Parlando al "Church Teaches Forum", un incontro che si è tenuto a Louisville (Kentucky) lo scorso 22 luglio, il cardinale patrono del Sovrano Ordine Militare di Malta, SER Raymond Leo Burke ha cercato di spiegare l'essenza della profonda crisi spirituale che Affronta la Chiesa e il mondo e ha offerto in particolare 10 suggerimenti pastorali per incoraggiare i fedeli ad affrontare le confusioni e le divisioni all'interno della Chiesa.

La loro fortuna

Per fortuna che i cristiani sono pigri e formalisti

Se fossimo invece fervorosi, attivi, attenti alla sostanza del messaggio cristiano, certi preti dovrebbero cominciare a preoccuparsi

Papa Francesco (foto LaPresse)
I preti che nelle prediche sempre ci accusano di essere cristiani abitudinari, pigri, formalisti, ringrazino il fatto che noi cattolici praticanti siamo davvero abitudinari, pigri e formalisti. Se non fossimo così, se fossimo invece fervorosi, attivi, attenti alla sostanza del messaggio cristiano, dovrebbero cominciare a preoccuparsi. Domenica scorsa nel santuario mariano della Steccata, a Parma, il celebrante, un prete di passaggio siccome di stanza in Brasile, dopo averci informato che nel paese sudamericano ci sono milioni di disoccupati per colpa dei ricchi al governo, ha detto che laggiù Papa Francesco risulta simpatico a tutti, sia ai cattolici sia ai protestanti sia agli spiritisti (ripeto: agli spiritisti), e che questo è buono perché la salvezza non si trova soltanto nella Chiesa, anzi, si può benissimo trovare nel protestantesimo e nello spiritismo (ripeto: nello spiritismo). 

Una valenza profetica


ATTUALITA' DI MONS. LEFEBVRE

La straordinaria attualità di un’omelia di oltre quarant’anni fa. La storica S. Messa celebrata a Lille il 29 Agosto 1976. Chissà cosa direbbe oggi Mons. Marcel Lefebvre di fronte ai Bergoglio e ai Galantino che impazzano a più non posso !  



Omelia di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre, fondatore della Fraternità San Pio X, nella S. Messa celebrata a Lille, in Francia, il 29 agosto 1976

Pubblichiamo l’omelia pronunciata da Monsignore nel corso della storica S. Messa celebrata a Lille, in Francia, alla presenza di seimila fedeli. Questa omelia, con i suoi quarant’anni, oltre al valore simbolico e storico che riveste, mantiene una straordinaria attualità, se non addirittura una valenza profetica, poiché, nonostante il diffuso riduzionismo imperante negli attuali ambienti tradizionali preoccupati di collocare “temporalmente” le parole di Mons. Lefebvre, essa presenta uno spaccato della situazione di allora nella Chiesa che riesce a descrivere la situazione di ora, seppure lo faccia, senza volerlo, in maniera parziale, visto che la situazione di oggi è di gran lunga più grave di quella di allora. Chissà cosa direbbe oggi Mons. Lefebvre di fronte ai Bergoglio e ai Galantino che impazzano a più non posso!


Pubblicata sul sito francese della Fraternità San Pio X: La Porte Latine
Adveniat regnum tuum, venga il tuo regno!

“Gruess Gott”?

Chiuso un quarto delle parrocchie. Il seminarista a Monaco
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Oberammergau, Bavaria

Roma
. “E’ tutta l’Europa che vive ormai un processo di decristianizzazione forzata, che va ben oltre la semplice secolarizzazione”, aveva detto a Matteo Matzuzzi del Foglio il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione della dottrina della Fede, nominato da Benedetto XVI, e “dimissionato” da Papa Francesco lo scorso 30 giugno. Non c’era bisogno di volgere lo sguardo su tutta l’Europa. Müller ha nella sua Germania un laboratorio privilegiato di quella scristianizzazione. Anzi, di quella che Jan Fleischhauer, firma del settimanale Spiegel, a metà giugno ha definito “selbstsäkularisierung”, ovvero autosecolarizzazione.


Il buonismo è anche un’industria

Immigrati e Ong, le bugie dell'accoglienza indiscriminata



L'ennesimo intervento Cei che difende a spada tratta le attività delle Ong nel Mediterraneo, si appoggia su una confusione di concetti e su dati errati riguardo il fenomeno dell'immigrazione. Ma soprattutto non ci comprende come si concilia la condanna del traffico di esseri umani con atteggiamenti che aiutano oggettivamente i criminali che gestiscono il traffico di migranti. 

Le Organizzazioni non governative (Ong) che operano nel Mediterraneo «non solo vanno difese, vanno anche lodate» perché oggi la prima priorità è salvare vite nel Mediterraneo e loro lo fanno. È poi «sbagliato mettere in relazione le Ong all’azione degli scafisti». Questa è la posizione espressa in una intervista pubblicata ieri da Repubblica (clicca qui) da monsignor Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara ed ex direttore della Fondazione Migrantes (Cei). Il quale Perego ritiene anche giusta la ribellione delle Ong alla presenza di militari a bordo delle loro navi richiesta dal governo italiano.

Doveri di resistenza all'«eresia al potere».

Quando nella Chiesa l'eresia dilaga
ogni cattolico ha il dovere della resistenza



Di fronte alla confusione e al disorientamento provocati nei cattolici dal moltiplicarsi di interventi di pastori che svuotano di senso la fede che la Chiesa ha professato per venti secoli, cresce la domanda sul compito di quanti vogliono mantenersi fedeli alla Tradizione. Per questo ospitiamo volentieri la lettera inviataci da monsignor Antonio Livi, che indica una strada e un compito per i cattolici e avvia un dibattito..

lunedì 7 agosto 2017

“Per amore di Dio”

Per un pugno di monete: la dottrina cattolica sull’elemosina 

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Un’altra prova del vissuto dottrinalmente e pastoralmente vago, imbrogliato: l’amnesia, forse l’ignoranza, sul corretto esercizio, significato e valore dell’elemosina. Suscita scalpore la suora che, per strada, non versa un obolo al mendicante. Davvero? A me, francamente, ha indignato di più il racconto schietto di una monaca padovana. Uscita a piedi, una mattina, per recarsi non so dove, aveva la tasca dell’abito bianco pesante di monete. Vicino alla stazione ferroviaria ha incontrato una zingarella. Mossa a compassione, le ha dato un euro. Davanti alla basilica del Carmine stava seduta una signora sporca, vestita di stracci, con il piattino e la corona del Rosario in mano: altro euro. In piazza del Duomo passeggiava un africano che si lamentava: “Ho fame”. Terzo euro. In via Roma ne ha incrociati altri due. Giunta al Prato della Valle, è stata fermata da una giovane coppia dell’Est con un bimbetto nato da poco. “Suora! Suora! Aiuto! Lavoro!”. E dove andava a trovargliela a quelli, lei, un’occupazione? Tre euro per non averli più intorno. Poi, verso Santa Giustina, un barbone in bicicletta. In via Belludi altri due rom e una zingara. In piazza del Santo… A mezzogiorno, povera sorella, nel suo modesto portafogli c’erano quasi venti euro in meno. Nel suo cuore, sotto il crocifisso metallico appeso al collo, la triste consapevolezza di non aver risolto alcun problema, né di povertà né di sopravvivenza.


Aetas accà

LE PREDICHE DELLA CEI

Monsignor Nunzio Galantino e nostri migranti: la Cei predica accoglienza (ma la fa a spese dello Stato). Oltre 23mila migranti ospitati dalla Chiesa ma solo 4 mila sono pagati con fondi ecclesiastici. Il 79% lo paga il governo 
di Giuseppe De Lorenzo  



Oltre 23mila migranti ospitati dalla Chiesa. Ma solo 4mila sono pagati con fondi ecclesiastici. Il 79% lo paga il governo



 Il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, lo ha detto in tutte le salse: bisogna accogliere i migranti. Posizione legittima, per carità. Ma a spese di chi? Già, perché a conti fatti lo slancio caritatevole della Chiesa non lo sostengono le casse del Vaticano.
Ma gli italiani.
A documentarlo sono i dati dell’ultimo rapporto della Caritas sulla "Protezione internazionale in Italia": a giugno 2016, il 17% degli stranieri accolti nel Belpaese erano presi in carico dalla Cei. Mica male. Anche perché di questi 23.201 immigrati che risultano nelle strutture religiose, solo 4.929 mangiano grazie a fondi ecclesiastici o donazioni. I restanti 18.272 (il 79%) la Chiesa li accoglie sì, ma usando i soldi dello Stato.

Eorum aetas

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Crisi della Chiesa: l'art. 1 della Dichiar. Conc. Nostra Aetate sulle religioni non-cristiane


Crisi della Chiesa:  Commento all’art. 1 della Dichiar. Conc. Nostra Aetate , sulle religioni non-cristiane

Sommario: 1. La considerazione ora “più attenta” delle religioni non-cristiane: una nozione ambigua.  2. La supposta “unificazione del genere umano”, artificiosa giustificazione della nuova considerazione per le religioni non-cristiane.  3. Un nuovo “dovere” della Chiesa:  promuovere l’unità tra i popoli ed “esaminare” ciò che essi hanno in comune e li spinge a “vivere insieme il loro comune destino”.  4. Il genere umano inteso arbitrariamente come “una sola comunità”, gratificato di un’unità vista nella prospettiva di una salvezza che non distingue più tra Eletti e Reprobi.  5. Non chiara la posizione del Cattolicesimo rispetto alle “varie religioni”. 


L’art. 1 di questa Dichiarazione, etichettato Introduzione, sembra riproporre l’insegnamento tradizionale della Chiesa, consistente nella conversione dei popoli e quindi del genere umano a Cristo, nell’opera missionaria per la salvezza delle anime.  Ma lo ripropone, sin dal primo capoverso, con una sfumatura nuova, che, ad un’attenta analisi, appare ambigua e gravida di possibili errori dottrinali.

I parenti sono come gli stivali


God Save the Queen


Una scelta tragicomica nella riforma liturgica ambrosiana


Ho letto con molto gusto in questi giorni di calura estiva tante “cose”, ma un paio di articoli mi si sono appiccicati addosso come i vestiti al corpo sudato per l’afa. Il primo è di Samuele Pinna, apparso proprio su questo sito il 24 luglio ( Ci salverà una reale spiritualità cattolica! L’Isola di San Giulio, madre Cànopi e le domande ineludibili ), dove ho potuto riprendere, mediante un ampio respiro, la bellezza e la necessità della spiritualità cristiana o, meglio – come afferma l’autore –, cattolica. Poi ho letto con gusto anche un pezzo di Aldo Maria Valli del 7 luglio (www.aldomariavalli.it).

In quelle righe si trattava del “caso” del “cattolico errante” costretto a spostarsi di chiesa in chiesa fino a trovarne una in cui la liturgia possa dirsi “decente” e, divenendo ormai stanziale per la partecipazione del rito (benché distante da casa), proporre ad altri la sua “scoperta”. Verso la fine si legge che «il cattolico errante ha tutto il diritto di mettersi alla ricerca di liturgie pulite, sobrie, essenziali, belle, efficaci». Come non essere d’accordo? Tuttavia, in questi giorni, mi ronzava intorno un pensiero fastidioso come le zanzare che non danno pace nelle caldi notti estive, nonostante fornellini e zampironi. Siccome è un pensiero “vero” e “verificato” ho dovuto indagare anche sulla sua bontà. Se, infatti, il battezzato “laico” (come si dice con orrido termine) può girovagare alla ricerca di luoghi di culto atti a permettere celebrazioni liturgiche se non ineccepibili almeno “sopportabili”, per alcuni sventurati preti questa possibilità è esclusa. Certo la famiglia del presbitero diocesano sono i propri parrocchiani, ma si sa, a volte, i parenti sono come gli stivali: più sono stretti e più ti fanno male… E magari c’è qualche povero sacerdote che non può celebrare bene a motivo non solo della scarsità d’aiuto nel fare un rito decoroso o perché il suo parroco (se non è parroco) è attento a tutto tranne che a “quello” (benché decida anche su “quello”), ma proprio a causa del rito stesso.

Una pietra scartata nella costruzione della Chiesa?


IL PERFIDO "ERRORE"
L’errore si diffonde con la perfidia. La commemorazione congiunta cattolica e protestante della sciagurata Riforma di Lutero. In questa babele di confusione dottrinale chi parla chiaro passa per reazionario oscurantista 
di Francesco Lamendola  






 Una volta si chiamava Apostolato della Preghiera e fu lo strumento con cui i gesuiti diffusero fra i cattolici la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Poi questa creatura è venuta loro a noia e hanno fatto del loro meglio per depotenziarla, minimizzarla, emarginarla. Hanno cominciato col cambiarle il nome: Rete Mondiale di Preghiera del Papa. È  perché proprio del Papa? Per sfruttare la popolarità mediatica di questo papa, Francesco: così la gente pensa subito a lui e non a cose del passato come il Sacro Cuore di Gesù, devozioni per vecchie zitelle ammuffite. Inoltre l’aggettivo “mondiale” fa subito pensare all’ecumenismo, al dialogo inter-religioso e a padre Sosa Abascal, il generale dei gesuiti, che si fa buddista fra i buddisti, e così via. Inoltre, come segnalato recentemente dal blog Chiesa e post concilio, ormai non si parla quasi più di consacrazione al Sacro Cuore, per la buona ragione che gli stessi responsabili del movimento invitano i suoi aderenti a servirsi di un altro linguaggio e, possibilmente, ad entrare in un altro “spirito”: più moderno, evidentemente, più aperto, più dialogante e bla, bla, bla. E ciò nonostante l’esplicita richiesta fatta da Gesù a santa Margherita Maria Alacoque.

Calunnia..calunnia..qualcosa resterà?

LE OSTINATE CALUNNIE DEL GENERALE
Foto: Arhivski snimak
Siamo veramente spiacenti di dover nuovamente inserire nel titolo di un'altra dichiarazione la parola “calunnia” e davvero ce ne scusiamo con gli stimati lettori. Ma come altrimenti potremmo definire questo ripetuto attacco nefando contro i Vescovi di Mostar, il precedente vescovo Pavao Žanić e l'attuale vescovo Ratko Perić? Ma, dopo la nostra - non solo secondo noi, ma secondo molti che hanno letto le nostre risposte – argomentata confutazione di tutte le calunniose menzogne, i protagonisti e i loro creatori non cedono. In questi giorni, senza i famosi 4,99 dollari, attraverso i social media e alcuni siti web locali e "nazionali", è stata offerta al pubblico un'altra insinuazione diffamatoria che calunnia i Pastori della Chiesa di Mostar. A differenza del primo "film", di cui gli autori sono un certo Drozd e un certo Bezael,  dietro ai quali c’è la casa di produzioni Nazareth, in quest’ultimo video appaiono solo il protagonista del film "Da Fatima a Medjugorje", il generale Maksimov, e un "giornalista" senza nome. Senza nemmeno un documento di prova, in una mezz'ora di conversazione, si ripropone tutto il fango del precedente "film". E senza la firma degli autori e delle menti, è evidente "da dove soffia il vento" e qual è l’obiettivo: mancando gli argomenti per contestare lo Spirito da cui i Pastori spirituali di Mostar sono stati guidati nella difesa della verità di Dio, della dignità della Madonna e dell'onore della Chiesa, i protagonisti ricorrono ad un malefico attacco  ad hominem che non ha alcun legame con la verità e la giustizia.

Ognuno ha i suoi Mosé..

I vescovi assolvono padre Zerai, ma dimenticano i favori agli scafisti

"Avvenire" blinda il prete eritreo coinvolto nelle chat segrete delle Ong. Eppure avrebbe fornito le coordinate dei barconi ai soccorritori

Guai a toccare le icone «buoniste» dell'immigrazione ad oltranza, che non fanno distinzioni fra veri profughi e clandestini.

Padre Mussie Zerai viene difeso a spada tratta dal quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, a tal punto che lo chiama don Mosè per avere aperto le porte del Mediterraneo ad un flusso di migranti giudicato insostenibile da gran parte degli italiani e dallo stesso governo.