ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 29 marzo 2018

L’ultima cena



 Il cenacolo
Vidi un grande edificio in una zona alberata sul versante meridionale del monte Sion, non lontano dalle rovine del palazzo di Davide. Nel cortile spazioso di questa soli da costruzione vidi altre case,tra le quali quella del maestro di mensa e un’altra dove si radunavano la santa Vergine e le pie donne dopo la morte di Gesù. L’edificio si trovava in pessime condizioni, quando di venne proprietà di due buoni membri del sinedrio, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea. Essi provvidero a ristrutturare la sala principale allestendola come cenacolo per i banchetti pasquali degli stranieri. In questo locale vi avevano abitato i prodi capitani di Davide.Nel cenacolo non ho visto finestre: la luce scende dai fori praticati nelle alte volte; dal soffitto pendono molte lucerne. Durante le feste le pareti vengono coperte fino a metà altezza da meravigliose stuoie e tappeti e un velo blu viene steso al di sopra di un’apertura nel tetto. Una tenda simile separa la sala principale dei banchetti dal vestibolo, al quale si accede da tre ingressi. Dietro la sala principale si trova un locale interno, ai cui lati vengono deposti gli arredi e gli oggetti del culto, e al centro c’è un focolare che serve per cuocere i pani azzimi e arrostire l’agnello pasquale, ma viene usato anche per bruciare gli incensi e gli avanzi del pasto. La divisione del cenacolo in tre parti — vestibolo, sala centrale e sala interna — è simile alla struttura del tempio: atrio, santuario e santo dei santi. I locali situati nell’altra ala dell’edificio servivano da deposito per le grandi pietre tombali ed edilizie e come officina degli scalpellini, poiché Giuseppe d’Arimatea possedeva al suo paese cave di pietre della miglior qualità; egli commerciava in lapidi, ornamenti architettonici e colonne, e tutto veniva lavorato sotto la sua guida. Nicodemo collaborava con Giuseppe nell’attività commerciale, inoltre si occupava di sculture e lavori d’intaglio. Eccetto i giorni di festa, lo si vedeva spesso in questa sa la intento a scolpire disegni e ornamenti sulla pietra. 

In qua nocte tradebatur

Meditazione per il giovedì santo di S. Alfonso Maria De’ Liguori

Risultati immagini per giudizio universale
I) Considera, come appena l’anima uscirà dal corpo, che sarà condotta innanzi al tribunale di Dio, per essere giudicata. Il giudice è un Dio onnipotente, da te maltrattato, adirato al sommo. Gli accusatori sono i demonii nemici: i processi i tuoi peccati: la sentenza è inappellabile: la pena un inferno. Non vi sono più compagni, non parenti, non amici; fra te e Dio te l’hai da vedere. Allora scorgerai la bruttezza de’ tuoi peccati, né potrai scusarli come ora fai. Sarai esaminato sopra i peccati di pensieri, di parole, di compiacenze, d’opere, d’omissione e di scandalo. Tutto si ha a pesare in quella gran bilancia della divina giustizia, ed in una cosa, in cui ti troverai mancante, sarai perduto.
Gesù mio e giudice mio, perdonami, prima che m’hai da giudicare.

Ommmm

FRANCESCO “Il segreto della creazione è l’energia” 

Notte fonda. Ascoltiamo “Tra poco in edicola”, una delle belle trasmissioni della Radio Rai, che è una anticipazione dei principali quotidiani. Da anni Corriere, Repubblica e La Stampa non inviano le loro prime pagine. Tuttavia il “nuovo corso” di Repubblica ha infranto questa regola. E così sul “Giornalone”  è possibile visualizzare la prima pagina.
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Come certamente avrete notato, pur nella orribile nuova grafica del quotidiano di De Benedetti, c’è un articolo-intervista al Santo Padre. L’ha curata il Fondatore di Repubblica ossia Eugenio Scalfari. Se sia realmente una intervista è arduo dirlo: fior di vaticanisti hanno cercato di capire come (e se) si svolgono questi colloqui fra il novantenne Scalfari ed il Papa. Scalfari va a Santa Marta? In bus come Fico? Oppure si sentono a telefono? Oppure i due anziani hanno scoperto Skype o piu semplicemente “chattano” su facebook? Chissà.

Hic..hic..chi beve di più?

Il Vaticano: Eugenio Scalfari si è inventato l'intervista con il Papa

Per la Sala stampa "quanto riferito dall'autore nell'articolo odierno è frutto della sua ricostruzione". Secondo il fondatore di Repubblica, Bergoglio avrebbe negato l'esistenza dell'Inferno e teorizzato la "scomparsa delle anime non pentite"

Eugenio Scalfari (LaPresse)
Roma. Eugenio Scalfari si è inventato l'intervista con il Papa. Almeno così fa sapere la Sala Stampa vaticana, che con un comunicato diffuso poco dopo le 15 ha smentito il contenuto di quanto riportato questa mattina su Repubblica. Il fondatore, 94 anni tra pochi giorni, aveva attribuito a Francesco frasi che – a quanto par di capire – il Papa mai ha pronunciato.

Criticarlo senza motivo?


Antonio Socci: ORA È UFFICIALE: BERGOGLIO SOSTIENE TESI ERETICHE. SI PONE UNA DOMANDA DRAMMATICA: COME PUÒ RESTARE IN QUEL POSTO?


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PIù volte Eugenio Scalfari aveva riferito che secondo Bergoglio l'Inferno non esiste. Più volte avevamo chiesto che Bergoglio smentisse quelle gravissime parole.
Non lo ha mai fatto e oggi, in una nuova intervista con Scalfari, pubblicata da "Repubblica" è lui stesso che esplicitamente lo afferma: "(le anime di chi non è degno del Paradiso) NON VENGONO PUNITE... NON ESISTE UN INFERNO, ESISTE LA SCOMPARSA DELLE ANIME PECCATRICI".
COSI' DICENDO NEGA ADDIRITTURA DUE DOGMI: QUELLO DELL'ESISTENZA DELL'INFERNO E QUELLO DELL'IMMORTALITÀ DELL'ANIMA.

Lo smottamento verso l’apostasia

VIGANO' E PAPOLATRIA DI REGIME


Un clima plumbeo, da "regime totalitario". La "blindatura" di monsignor Viganò esempio dell’adulazione e servilismo verso papa Francesco: la "sua" neochiesa verso l’attuazione piena e definitiva della "rivoluzione modernista" 
di Francesco Lamendola  

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Un giorno, fra molto tempo, quando qualcuno scriverà la storia di questi nostri anni, e specialmente di questa nostra Chiesa, apparirà in bella evidenza quanto sia stata importante la vicenda Viganò, che più di qualcuno, ora, ha forse sottovalutato e considerato alla stregua di uno dei tanti casi di cattiva informazione, di confusione mediatica da parte di una chiesa che ha fatto dei media la propria strategia vincente, insomma di semplice pasticcioneria e dilettantismo. Invece non si è trattato di nulla del genere, ma di una dichiarazione di guerra. Il caso Viganò dimostra che la chiesa del signor Bergoglio, la neochiesa di questi nostri tempi, tutta sorrisi, accoglienza e solidarietà ai migranti, è lo strumento costruito appositamente per distruggere il cattolicesimo e per demolire, pezzo dopo pezzo, con zelo, con assiduità, con metodo, quel che resta della vera Chiesa cattolica, millenaria custode della Verità annunciata e testimoniata da Gesù Cristo. Uno strumento che, spinte le cose fino a un certo punto, ha deciso di lasciar cadere la maschera, forse per noncuranza, forse per vedere se era arrivato il momento di mostrarsi apertamente per ciò che è, senza che la massa dei fedeli sia stata capace di riconoscerlo e di capire, finalmente, cosa sta succedendo sotto i suoi occhi, nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle Conferenze Episcopali e nella Curia romana, e cioè l’attuazione piena e definitiva della rivoluzione modernista.

Molti non vogliono ammetterlo

Monsignor Livi: “Nella Chiesa l’eresia è al potere e l’ignoranza è stata canonizzata”


Per il quinto anniversario del pontificato di Papa Francesco, Monsignor Dario Eodardo Viganò, responsabile della comunicazione vaticana  e di Vatican News, ha reso nota una lettera del Papa Emerito Benedetto XVI indirizzata a Papa Francesco. Su questo tema abbiamo intervistato Monsignor Antonio Livi.
Professor Livi, la sorprende questo endorsment del Papa Emerito?
” No. In fin dei conti,  la sua lettera, anche se non tocca la questione dottrinale, dà ragione a me, che ho sempre sostenuto esserci una inquietante continuità tra Ratzinger e Bergoglio nel modo di esercitare il magistero ecclesiastico. Molti (e tra essi un amico che molto stimo, Antonio Socci) non vogliono ammetterlo. Ma da un punto di vista teologico è un fatto innegabile, anche se il rilevarlo non implica una critica a Benedetto XVI dal punto di vista della santità personale”.

“Di solo pane vive l’uomo”

SUPEREX: MA IL PAPA PENSA CHE “DI SOLO PANE VIVE L’UOMO”? IL SOSPETTO C’È…

SuperEx – ex Movimento per la Vita, ex Avvenire ecc. ecc. ma per grazia di Dio non ex cattolico, anzi, – ci ha mandato a sorpresa un pensiero – triste – per la Quaresima che sta per concludersi, con la Cena del giovedì Santo. E poiché di digiuno e di cena si tratta, non è sbagliato che la riflessione di SuperEx sia centrata sul pane, quello reale, e sull’altro Pane, quello spirituale. Un commento che ci ha colpito, e non possiamo dire che ci abbia arrecato molta gioia. Ma, purtroppo, appare convincente.

Quod scripserunt, scripsit.

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Ma chi l’ha scritto il documento dei giovani?

    Ho letto il documento che i giovani hanno consegnato al papa in vista del sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Ne ho ricavato l’impressione di un testo vecchio nel linguaggio e nei contenuti, come se fosse stato prodotto non da giovani d’oggi, ma da qualcuno che è stato giovane mezzo secolo fa e non è ancora uscito da certi schemi e da certi complessi.
In apertura si dice che il documento “rispecchia le specifiche realtà, personalità, credenze ed esperienze dei giovani del mondo” ed è “volto a fornire ai vescovi una bussola che miri ad una maggiore comprensione dei giovani”. Ma pagina dopo pagina si nota che le riflessioni, “scaturite dall’incontro di più di trecento giovani rappresentanti da tutto il mondo” e con “la partecipazione di 15 mila giovani collegati online attraverso gruppi Facebook”, trasmettono l’idea di una Chiesa ridotta a organizzazione sociale, preoccupata più che altro di scusarsi per non essere sufficientemente al passo con i tempi. E dal punto di vista linguistico certe espressioni sembrano prese di peso dal repertorio di papa Francesco.

mercoledì 28 marzo 2018

Doppio capolavoro del demonio

L'UOMO NON E' MAI SOLO


Il Signore lo tiene per mano. I versi della Bibbia in cui è sintetizzata la visione cristiana della vita che poi con san Tommaso d’Aquino si fonde meravigliosamente al ceppo della filosofia greca e forma la concezione cattolica 
di Francesco Lamendola   

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 Il Signore fa sicuri i passi dell’uomo, / segue con amore il suo cammino. / Se cade, non rimane a terra, / perché il Signore lo tiene per mano (Salmo37, 23). In questi pochi versi della Bibbia è sintetizzata la visione religiosa e cristiana della vita: la visione che poi, per merito di san Tommaso d’Aquino, si fonde meravigliosamente con il ceppo della filosofia greca e forma la concezione cattolica, anima e sostegno della civiltà europea per quasi duemila anni. L’uomo non è solo; non è frutto del caso; non va verso il nulla; non è in balia di forze incontrollabili e incomprensibili; ha un destino, un fine, una meta, perché il Signore lo tiene per mano. Se si volesse concentrare in una formula telegrafica il senso della civiltà cristiana ed europea, il valore del cristianesimo nella storia e la funzione da esso svolta nella psicologia individuale e in quella collettiva, lo si potrebbe fare con queste poche parole: il Signore tiene l’uomo per mano; se cade, non rimane a terra. In queste parole c’è il segreto della forza spirituale che ha animato un’ottantina di generazioni, fino quando la civiltà moderna ha definitivamente soppiantato quella cristiana e l'ha in gran parte spazzata via.

Le prove non sono finite, la mia Sposa sarà spogliata,

Profezie e moniti di Santa Ildegarda Dottore della Chiesa



Comincia sempre così, tra noi nello Staff, uno scambio di idee, un chiarimento, una condivisione tra vecchi amici, poi ci si concentra sui lavori da fare: “vedi che devi scrivere qualcosa”. E l’altro risponde: “mah veramente io non scrivo, però a domanda rispondo”.
E così, tra noi, prende vita un argomento specifico: un bell’articolo di approfondimento su Ildegarda da Bingen? E giù una valanga di domande! Parlare di Santa Ildegarda e Dottore della Chiesa non è cosa semplice, la sua storia ci appassionò con la scelta di Benedetto XVI nel confermarla santa e nel dichiararla sì grande maestra per la Chiesa intera, con il titolo di Dottore. Sono quattro le Donne dichiarate Dottore della Chiesa: santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila, santa Teresina del Bambin Gesù e santa Ildegarda..  Con domande e risposte, vi offriamo un modo diverso e, per certi versi inedito, di scoprire e capire questa grande Donna: la vita e le profezie, veri moniti alla coscienza.

1) Com’è possibile che una donna di quell’epoca abbia raggiunto una tale pienezza di scienza, iniziata com’era a ogni scienza e sapere?
Senza dubbio ciò non è possibile ad una persona “normale”, ma per Ildegarda la sua vita straordinaria era proprio la normalità, era questa “chiamata, vera elezione” personale e diretta di Dio che ella sentì fin da bambina e alla quale si affidò subito senza tentennamenti, ricevendo in cambio la Divina Sapienza. Donna di “un’altro mondo” se pensiamo che nasce nel 1098 in Renania, in un paese vicino a Magonza e che fin da bambina, come era allora l’usanza, venne affidata alle cure di una comunità religiosa benedettina retta da tale Jutta di Spanheim. Uno dei momenti travagliati della Chiesa e per l’Occidente che andava delineandosi geograficamente e politicamente: contrasti forti tra papato e Impero, l’Europa divisa, le città italiane si ribellavano al re germanico, in Inghilterra i contrasti portarono all’uccisione di Tommaso Becket, per non parlare dei papi che dovevano combattere contro la presenza di antipapi e al tempo stesso tenere freno alle eresie e alle ribellioni.

Non conosce vecchiaia

Come vivere la Settimana Santa


(di Cristina Siccardi) Se i Santi sono i testimoni del Vangelo vissuto, ognuno con la propria inconfondibile impronta, i Santi Padri della Chiesa sono coloro che hanno anche donato insegnamenti la cui profondità dottrinale e spirituale è inesauribile. I Padri della Chiesa, a differenza di tanti teologi del Novecento e del Duemila, non volevano essere originali e/o alternativi, loro obiettivo era esclusivamente di porsi al servizio di Cristo, della Chiesa e, dunque, della Verità rivelata, ed è per questo che il loro dire rimane autorevole e non conosce vecchiaia.
È per tale ragione che desideriamo riprendere alcuni loro pensieri e proporli per la Settimana Santa, la Settimana del Crocifisso, dove al centro sta appunto Cristo prima (Passione), durante (Crocifissione), dopo (Deposizione e Santo Sepolcro) la Santa Croce, della quale nessun credente può vergognarsene, perché segno di amore indefettibile, di vittoria contro il peccato e la morte, e segno della più grande libertà. «Nessuno, dunque, si vergogni dei segni sacri e venerabili della nostra salvezza, della croce che è la somma e il vertice dei nostri beni, per la quale noi viviamo e siamo ciò che siamo. Portiamo ovunque la croce di Cristo, come una corona. Tutto ciò che ci riguarda si compie e si consuma attraverso di essa. Quando noi dobbiamo essere rigenerati dal battesimo, la croce è presente; se ci alimentiamo di quel mistico cibo che è il corpo di Cristo, se ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e qualsiasi altra cosa facciamo, sempre e ovunque ci sta accanto e ci assiste questo simbolo di vittoria. Di qui il fervore con cui noi lo conserviamo nelle nostre case, lo dipingiamo sulle nostre pareti, lo incidiamo sulle porte, lo imprimiamo sulla nostra fronte e nella nostra mente, lo portiamo sempre nel cuore. La croce è infatti il segno della nostra salvezza e della comune libertà del genere umano, è il segno della misericordia del Signore che per amor nostro si è lasciato condurre come pecora al macello (Is. 53,7; cf. Atti, 8, 32)» (San Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di san Matteo, 54, 4-5).
Il Crocifisso è degno di adorazione. Gesù stesso, istruì in tal modo i suoi discepoli: «Apparirà allora nel cielo il segno del Figlio dell’uomo» (Mt 24, 30), ovvero la Croce; anche l’angelo che annunciò alle donne la risurrezione di Cristo disse: «Voi cercate Gesù di Nazaret, il crocifisso» (Mc 16, 6) e San Paolo da parte sua afferma: «Noi predichiamo il Cristo crocifisso» (1 Cor 1, 23). Ogni atto compiuto da Cristo è una gloria di Santa Romana Chiesa, ma la gloria delle glorie è proprio la Croce.
Infatti, ancora san Paolo dichiara: «A me non avvenga mai di menar vanto, se non nella croce di Cristo» (Gal 6,14). San Leone Magno esorta: «Non ci si deve mostrare sciocchi tra le vanità, né timorosi tra le avversità. Ivi ci allettano le lusinghe, qui ci aggravano le fatiche Ma poiché la terra è piena della misericordia del Signore (Sal. 32, 5), ovunque ci sostiene la vittoria di Cristo, affinché si adempia la sua parola: Non temete, perché io ho vinto il mondo (Gv. 16, 33). Quando dunque combattiamo, sia contro l’ambizione del mondo, sia contro le brame della carne, sia contro gli strali degli eretici, siamo armati sempre della croce del Signore. E mai ci allontaneremo da questa festa pasquale, se – nella verità sincera – ci asterremo dal fermento dell’antica malizia. Tra tutti i trambusti di questa vita, oppressa da molte passioni, dobbiamo ricordare sempre l’esortazione dell’Apostolo che ci istruisce dicendoci: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Sermoni, 74,4-5).
Mentre sant’Atanasio, colui che pagò di persona e salvò, con pochi altri, la Chiesa dall’eresia ariana che attanagliò il mondo cattolico per lungo e doloroso tempo, esalta così la Croce di Cristo: «I pagani ci calunniano e ci scherniscono, ridendo sguaiatamente di noi, senza aver nient’altro da rimproverarci che la croce del Cristo. Ed è soprattutto questa loro incoscienza che suscita pietà: essi calunniano la croce, senza rendersi conto che la sua potenza ha riempito la terra intera e che, grazie ad essa, si son resi manifesti a chiunque i frutti della conoscenza di Dio» (Contro i pagani, 1).
Il Salvatore si è lasciato crocifiggere, allo stesso modo siamo chiamati noi a crocifiggere i nostri peccati, causa delle prigioni che costruiamo con le nostre mani. Meno vizi e più virtù per vergognarsi delle proprie mancanze e per gloriarsi della Crux cordis. Provare a vivere la Settimana Santa sentendo addosso lo sguardo del Crocifisso dovrebbe liberarci un po’ dalle zavorre terrene, migliorare qualcosa nel nostro essere… altrimenti avremmo vissuto invano una nuova Santa Pasqua. (Cristina Siccardi)

“Diverse abilità” liturgiche

LITURGIA. ABATE FARIA: ‘RIVOLUZIONE CULTURALE’ CHE NON SEMBRA AVERE FINE.


Abbiamo visto tutti il video pubblicato ieri su Stilum Curiae. E proprio mentre il post stava uscendo, l’abate Faria, senza aver preso visione del video stesso, ha inviato un suo commento che sembra appropriato alla circostanza. Ma non solo. Eccolo. 

“Omofobia” e discorsi d’odio

PAVIA

Guai al vescovo che dice la verità sull'omosessualità

Invitato in una scuola, il vescovo di Pavia, monsignor Corrado Sanguineti, ha risposto anche a domande sull'omosessualità riproponendo l'antropologia cristiana. E puntuali sono arrivati i fulmini dell'Arcigay con il solito sistema: intimidire per far tacere.


Il vescovo di Pavia, monsignor Corrado Sanguineti, ha incontrato lo scorso 7 marzo gli studenti di una scuola pubblica, l’Ipsia “Cremona”, ed ha parlato anche di omosessualità. «La tendenza omosessuale non è peccato – ha precisato il presule - ma qualcosa di disordinato rispetto all’ordine della natura. Non sarà quella la strada che ti farà felice. Ci sono anche degli omosessuali cristiani che con fatica accettano di dire ‘sono in questa condizione, non la voglio, accetto di non assecondare questo orientamento, di viverlo come un affetto, un’amicizia, di non dargli una stabilità sessuale’. Questa è una fatica, certo, la vita è fatta anche di fatica, ma c’è una situazione di omosessuali cristiani che fanno delle scelte che alla fine li rendono contenti».

martedì 27 marzo 2018

Risus abundat..

E INTANTO RIDONO. MA DI COSA?


La Chiesa cattolica sta andando a pezzi ma essi ridono e Bergoglio ride più di tutti: "dice che Gesù fa lo scemo che Gesù si è fatto diavolo e poi ride". Perciò ci domandiamo:"che cos'è che fa ridere tanto il signor Bergoglio?" 
di Francesco Lamendola   

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A un osservatore anche distratto non sarà sfuggito che la  cifra della neochiesa, e particolarmente del pontificato attuale, è la risata. Bergolio ride, ride continuamente; ride Sosa Abascal, quello che afferma di non credere all’esistenza del diavolo; ridono Paglia e Galantino, tutte le volte che parlano in pubblico, e specialmente quando s’incontrano fra di loro; ride James Martin, facendo le corna e le boccacce in televisione; ride il cardinale Marx, ride il cardinale Schönborn, quello che invita il transessuale Conchita Wurst nella cattedrale di Santo Stefano; ridono Antonio Spadaro, Antonio Rizzolo, Hans Küng, Walter Kasper. La Chiesa cattolica sta andando a pezzi, ma essi ridono; la fede si sta squagliando come nebbia al sole, ma loro ridono; il popolo cattolico è gettato dai suoi stessi pastori nella più grande confusione, nel turbamento, nell’amarezza, ma il riso non manca mai sulle loro labbra. Bergoglio ride più di tutti: si mette il naso da pagliaccio; si pone in capo il sombrero; va a trovare le suore di clausura e ride a gola spiegata, raccontando barzellette; parla a raffica, rilascia interviste, improvvisa dovunque e ride, ride sempre, con gli occhi lustri dalla soddisfazione, mentre i fotografi gli scattano un flash dietro l’altro, e la sua immagine ridanciana compare sulle copertine di tutti i giornali. 

Più che la benedizione serve il miracolo?


DAL VANGELO SECONDO MATTEO (SALVINI) – ANCHE IL CAPO DEI VESCOVI, GUALTIERO BASSETTI BENEDICE L'EVENTUALE INTESA LEGA-M5S: “NULLA DA TEMERE” – BELPIETRO: LA CHIESA, DOPO I DURI ATTACCHI PRE ELETTORALI A SALVINI, SI STA RISINTONIZZANDO SULLE SCELTE DEGLI ITALIANI. MOLTE DELLE PAURE AGITATE NELLE SCORSE SETTIMANE NON HANNO FONDAMENTO. LA SOLA COSA CHE CONTA È…”

Qualche scocciatura di troppo?

Teologi contro Benedetto XVI
La società europea di teologia critica Ratzinger e difende Hünermann, autore del volumetto incriminato

Benedetto XVI e Papa Francesco insieme a Castel Gandolfo (foto LaPresse)
Roma. Se Benedetto XVI avesse deciso di scrivere, pur a malincuore, la “breve e densa pagina teologica” che mons. Dario Edoardo Viganò gli aveva domandato per presentare gli undici volumetti sulla sapienza teologica di Papa Francesco, si sarebbe evitato qualche scocciatura di troppo.

"La stagione dei corvi sembra non avere mai fine"

INTRIGHI VATICANI

Bisignani: chi c’è dietro le dimissioni di Viganò, pr del Papa 






Chi c’è dietro le dimissioni del pr del Papa. Lo rivela Luigi Bisignani sul Tempo, in un pezzo che porta alla luce gli intrighi che hanno portato al passo indietro di monsignor don Dario Viganò dal vertice della comunicazione vaticana.
Pochi giorni fa Viganò è stato rimosso dal suo incarico di Prefetto ma lasciato negli stessi uffici, nonostante l' irritazione di due figure importanti come Benedetto XVI e il segretario di Stato Pietro Paro lin.
Bisignani fa un lungo passo indietro: "La scintilla imprenditoriale, che fa nascere l' idea magistrale di un Bergoglio superstar mediatico, prende l' avvio quando Paolo Sorrentino decide di girare The young Pope". Nascono nuove alleanze. Per prima la Sony fornisce il costoso materiale per un sistema televisivo  in alta definizione a 4K, trasmissioni 3D e tutto l' arsenale mediatico più avanzato. Poi è stata la volta di Sky, certa di diventare il provider mondiale delle immagini del Papa e di eventi megagalattici. "E infatti, per due anni, Sky Uno ha trasmesso h24 ogni viaggio papale", spiega Bisignani.

Il frutto della debolezza della nostra fede

A CHI SI DEVE CREDERE ?


Il Diavolo figura simbolica? Questo cattolicesimo mutilato è il frutto della debolezza della nostra fede: Padre Sosa è la quintessenza di questa umanità post-cristiana e di un clero post-cattolico impregnato di spirito moderno 
di Francesco Lamendola  


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Gesù Cristo dice a un gruppo di giudei (Gv., 8, 44):  voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro.
Gesù dice anche, parlando del giorno del Giudizio (Mt., 25, 41): Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
E san Pietro, in un passo del Nuovo Testamento (1 Pt., 5-8): Il diavolo, come leone ruggente, si aggira in cerca di anime da divorare. 
Ma il preposito generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa Abascal, in una intervista al supplemento del giornale El Mundo, alla fine di maggio del 2017, ha dichiarato: Abbiamo creato figure simboliche, come il diavolo, per esprimere il male. Anche i condizionamento sociali rappresentano questa figura, ci sono persone che si comportano così perché c’è un ambiente dove è molto difficile fare il contrario.

Troppa luce fa male all’uomo frustrato e binario…

FRUSTRAZIONE "UOMO BINARIO"


l mistero e "percezione del sacro": concetto non acquistabile con carta di credito. Vittorino Andreoli e l’uomo postmoderno che vive a imitazione della macchina e il cui ragionamento si fa binario "stimolo e risposta immediata" 
di Roberto Pecchioli   

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Leggere Vittorino Andreoli è sempre una stimolante avventura intellettuale. Lo psichiatra veronese, con quella sua aria da scienziato pazzo, i radi capelli lunghi, spettinati, simili a fili elettrici senza direzione, è un testimone importante del nostro tempo. La sua lunga esperienza clinica, unita a una sorprendente umanità e all’acuta sensibilità di studioso fanno riflettere. Un suo recente intervento si è focalizzato sull’uomo contemporaneo che non ragiona più ed è schiavo della frustrazione. Due condizioni che Andreoli considera complementari, legate da una trama invisibile quanto persistente.
L’uomo postmoderno vive a imitazione della macchina, il suo ragionamento si fa binario, stimolo e risposta immediata, sì o no, giusto o sbagliato. Tutto è cotto e mangiato immediatamente, evapora il tempo dell’attesa, che è anche quello della speranza, del sogno, del progetto. Inadeguato per natura a sostenere il paragone con l’apparato tecnico, vive di scosse, clicca continuamente su se stesso, perde la gioia dell’obiettivo raggiunto, la soddisfazione di chi si attarda a contemplare l’esito, assaporare gli effetti dell’agire dopo averli immaginati e costruiti. Perde anche la capacità di accettare le sconfitte o le semplici inadeguatezze, frutto dell’accettazione di sé, della condizione di creatura imperfetta, fino ad attribuirle ad una sorta di malfunzionamento della macchina personale.

Cosa accade? Nulla..


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LETTERA DI UNA MAESTRA. “VEDO LA DISSOLUZIONE NEI BAMBINI”


Posto qui, nel posto d’onore, la lettera che  ho ricevuto. Senza commenti.
Gentile direttore,
sono un’insegnante e più il tempo passa e più tutto nella scuola impazzisce.
Come spesso Lei ha scritto, l’apocalisse che si consuma è in gran parte umana, relativa alla nostra stessa umanità e, se giovani e adulti la riflettono, è nei bambini che appare nel modo più devastante.
Per usare un’immagine molto in voga al momento, la scuola sta diventando l’ospedale da campo della famiglia e come tutti gli ospedali simili è piena di morenti o pazienti terminali, in alcune strutture ci si spende per i ” pazienti”, in altre li si lascia al proprio destino.
Fino a pochi anni fa il disagio montante veniva coperto dagli stessi insegnanti: dichiarare disagio o addirittura disfatta era un segno di debolezza, scarso sintomo di professionalità, per cui gli insegnanti più anziani compativano i più giovani per le loro difficoltà nelle classi … ora docenti con trenta o più anni di servizio si dichiarano impotenti di fronte ad una prima elementare. Ho reincontrato una ex collega che stimo molto, ora prossima alla pensione e abbiamo parlato di una classe “tragica” di anni addietro che ospitava quasi tutti i casi difficili del paesino e siamo state concordi che rispetto agli alunni che abbiamo adesso erano per molti aspetti dei “fiori”.
Cosa accade? Nulla: bambini di sei anni che picchiano e insultano le maestre facendo ciò che più gli aggrada perchè così sono stati “educati”, altri di sette che buttano le insegnanti dalle scale … quelli più grandi non hanno ragione di rispettarti (e perché dovrebbero?), anche perché non vedono per quali motivi gli adulti meritino rispetto. Ricordo una mia collega allucinata (erano altri tempi): un bambino in classe sua saltava sopra ai banchi, lei aveva detto alla madre: “A casa sua non si metterà certo a saltare dal tavolo al divano!”. L’altra le aveva risposto semplicemente “Sì”. Un’altra maestra ha mostrato ad una madre un disegno del figlio che rappresentava il genitore con la testa scoppiata, il bambino dall’altro lato imbracciava un grande fucile. Lei si è messa a ridere. Tutto realmente accaduto nella mia scuola e ci tengo a precisare che non è una cosidetta scuola “di frontiera”, ha un’ utenza socialmente eterogenea e la presenza di bambini stranieri al trenta per cento circa. Paese dei dintorni di Milano.

Una battaglia fuori e dentro la Chiesa

PAPA EMERITO
Attacco a Benedetto XVI

Se c’è qualcosa di positivo nella vicenda che ha avuto per protagonista monsignor Dario Viganò è che ha fatto emergere con chiarezza che i più accesi sostenitori di papa Francesco perseguono una discontinuità con i pontificati precedenti e con la Tradizione.


Se c’è qualcosa di positivo nella vicenda che ha avuto per protagonista monsignor Dario Edoardo Viganò è che ha fatto emergere con chiarezza ciò che si è sempre voluto nascondere dietro dichiarazioni formali. Gli esegeti e i sostenitori più accesi di questo pontificato si pongono in chiara discontinuità non solo con i Papi precedenti, ma con tutta la Tradizione. Per questo l’obiettivo è diventato cancellare Benedetto XVI. Per quanto viva ritirato, la sua è una presenza ingombrante; fallito il tentativo meschino di arruolarlo tra gli ammiratori della teologia di Francesco (vedi al proposito la ricostruzione di Sandro Magister), è cominciato il tiro al bersaglio nei suoi confronti per quel giudizio negativo riguardo al teologo tedesco Peter Hünermann, uno degli autori degli undici volumetti in questione.

lunedì 26 marzo 2018

La vera pietà alle Anime del Purgatorio

Storia edificante su Maria Simma e il Purgatorio



Eravamo entrati nell’Annus Fidei, e fra di noi ci sollecitammo per offrire al nostro pubblico non già dei “santini“, ma vere e profonde testimonianze di vita cattolica che, vissute nel nostro tempo, sono state capaci di dare all’uomo ancora quella reale edificazione che spesso raccontiamo e raccogliamo dai Santi del passato….
Vi confessiamo che è davvero edificante ed un bene parlare fra noi di queste storie, andarle a cercare, per scoprire come il Signore, la Provvidenza Divina, opera e agisce in queste Anime delle quali spesso, purtroppo, ci si accontenta solo del “sentito dire“, costringendoci invece a leggere sui libri (pro e contro) per far andare insieme la Fede e la ragione. Ed eccoci così, dopo aver esaminato il caso di Natuzza Evolo, vedi qui, e donato a voi il Dossier sulla beata Emmerick con lo specifico delle Visioni, entrate qui, alla storia di Maria Simma di cui oggi vogliamo parlare. Non opinioni personali, ma vi riporteremo i fatti e le curiosità e, naturalmente, un confronto onesto con la Dottrina e la Tradizione Cattolica che ci hanno convinti della credibilità di questa Anima prediletta del Signore.

Diversamente uguali


Restaurazione contro Rivoluzione?  Tradizione contro Innovazione? Antico contro Nuovo? Regresso contro Progresso? L’idea peregrina di salvare Benedetto XVI per dannare Francesco I, o viceversa salvare Francesco I per dannare Benedetto XVI, trova molteplici teorici e interpreti, oltre lo sventurato comunicatore vaticano. Fioriscono anche gazzettieri e romanzieri della discontinuità, dell’interruzione, della sospensione, della frattura, della “rottura” tra i due pontificati. Ma è tutto il contrario, in realtà. E risulta impresa agevole constatare, tra Ratzinger e Bergoglio, una continuità, una coerenza, uno spirito comune, un’identica esperienza e coltura ecclesiale, un medesimo afflato, un’uguale navigazione (sia pure con diverse sensibilità e interpretazioni) sulla stessa rotta. Sono, Benedetto e Francesco, “gemelli diversi”: due lieviti nella stessa pasta, due facce della stessa medaglia, una coppia di pattinatori sul ghiaccio, i cuochi della stessa minestra riscaldata, un duo strumentale sul Titanic. 

In Vaticano non funziona niente

Nelle università cattoliche si dice che “Dio è almeno bisessuale”                                                   
Trans divino. In Vaticano non funziona niente


Dio è almeno bisessuale o transessuale, Dio è Padre-Madre-Donna-Nero”. Qualcuno penserà che si tratta di vaneggiamenti senili o di bestemmie pronunziate in modo e tono elegante, ma non è così. E’ il contenuto, purissimo, della lectio magistralis che padre Benedito Ferraro ha letto in occasione dell’apertura dell’anno accademico della Pontificia università cattolica di San Paolo del Brasile.