ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 6 febbraio 2021

Il tunnel e la luce

Un anno col mostro


Un anno è passato sotto la tirannia planetaria del virus e non accenna a cambiare la vita sul pianeta terra; non torna alla normalità, alla vita aperta a viso aperto, ai viaggi e ai lavori, agli incontri e agli abbracci. Alla libertà.

Viviamo di passato e di futuro, il presente è sospeso, ci limitiamo a sopravvivere. Ci ha tolto il respiro, il covid, viviamo in apnea. La clausura, l’inattività, la stasi non ci hanno spinto alla meditazione, alla preghiera e alla lettura. Anzi pensiamo, preghiamo, leggiamo meno di prima. Non ha migliorato l’umanità il confronto drammatico con il limite, la malattia e la paura.

Tutto ciò che era considerato fino a ieri positivo si è fatto nocivo con la pandemia: la libera circolazione, l’interdipendenza, lo sconfinamento globale, la socialità. Contaminarsi è tornato ad essere un male.

Un vecchio, nefasto motto diceva: colpirne uno per educarne cento. Il virus ha colpito uno e ne ha atterrato, e atterrito, cento. Neanche l’uno per cento dell’umanità ha patito la malattia con vere sofferenze; uno su mille è morto a causa del virus (da noi un po’ di più), concause a parte. Ma è bastato per immobilizzare il mondo e spaventare l’umanità. Un trauma globale.

Una sparuta minoranza ne ha rifiutato integralmente la psicosi, la diagnosi e i dispositivi di sicurezza: i “negazionisti” in piena pandemia somigliano ai pacifisti in piena guerra. Negano ma non fermano la tragedia, si sottraggono solo alla coscrizione obbligatoria. Per loro il male non è il nemico o il virus ma la mobilitazione armata per combatterlo.

Secondo la versione ufficiale il virus è nato per caso, da un fatto accidentale. Lasciate che io persista nel dubbio che sia invece un mostro nato in laboratorio dalla volontà di potenza, nell’incrocio tra scienza faustiana, apparato militare e dominazione politico-economica. E lasciate che aggiunga: ci sono i profittatori della pandemia, come ci sono i profittatori in tempo di guerra. Ossia chi lucra sulla pandemia, conservando o rafforzando il suo potere e fatturato.

A un anno dalla sua apparizione, tentiamo una lettura non sanitaria, non politica né giornalistica del contagio. Alessandro Baricco propone una narrazione del virus oltre la cronaca e le polemiche in un libretto, Quel che stavamo cercando, uscito da Feltrinelli. Riprende un antico tema: il mito. Vede la pandemia come una “creatura mitica”, una costruzione collettiva in cui confluiscono “diversi saperi e svariate ignoranze”. Le creature mitiche, spiega, sono prodotti artificiali, figure in cui la comunità racconta i propri timori e le proprie convinzioni. Ma artificiale non vuol dire irreale. La pandemia non è immaginaria, dice Baricco; e reali, benché oscure – aggiungiamo noi – sono le origini del virus.

Non a torto Baricco nota la deriva scientista della nostra società che ci ha resi incapaci di leggere il mito, riducendolo a magia o ignoranza superstiziosa. È col mito che gli umani spiegano il mondo, ma oggi preferiscono perdersi nel caso e nel caos; l’irrazionalità che segue ai razionalismi presuntuosi ma incapaci di spiegare la realtà e il mistero. “Il destino degli umani è tessuto con il filo del mito”. Esistono tuttavia, e Baricco non lo dice, miti di fondazione e miti di distruzione, miti cosmogonici e miti catastrofici che narrano la fine di un mondo. La pandemia appartiene a questi ultimi. E nel mito (a cui dedicai un libro) c’è qualcosa che va oltre l’umano. Non conoscendo il mito o forse rifiutando di addentrarsi nel suo mondo, non volendosi avvalere dei suoi studiosi e delle sue tradizioni, Baricco ripiega nell’inconscio, aggrappandosi a Jung. Non c’è traccia, per esempio, di Mircea Eliade.

Baricco evidenzia il nesso tra pandemia ed era digitale, fondati entrambi sul contagio e la trasmissione. Ma poi è debole la prosecuzione dell’analisi e la conclusione; e suona un po’ come un fervorino finale, quasi un happy end moralistico, seppur rattenuto, il suo richiamo all’amore, creatura mitica come la pandemia, però benefica. Ma l’amore non salverà il mondo, non può salvare. Nella sua pienezza l’amore è un dio che trascende l’umano, la vita terrena, la storia. Ecco la parola impronunciata, Dio. “Ormai solo un dio ci può salvare” fu titolato il libro-intervista dell’ultimo Martin Heidegger, uscito alla sua morte, il 1976.

Baricco evoca il mito ma lo lascia a metà, non vi si addentra, preferisce lasciarlo nell’inconscio o nel racconto, non lo affronta sul piano metafisico che è il suo terreno. Evoca una parola potente al suo fianco, il destino, ma non la adopera; forse teme di risvegliare energie e visioni. Ma se la pandemia è creatura mitica, solo nel mito, solo nell’amor fati che accetta il destino, si può oltrepassare la paura di vivere e di morire e trovare il suo senso.

A questo punto, molti chiederanno di tornare a terra; il virus si affronta con i mezzi empirici antichi (il distanziamento, la maschera, l’igiene) e nuovi (le terapie, i farmaci). Molti diranno che non un dio, non l’amore, non il mito ma il vaccino potrà salvarci. Il mito non è una cura per sopravvivere, dà senso alla vita e alla morte; è un rimedio spirituale, non sanitario. E’ su un altro piano, impone un salto. Non evochiamolo per poi abbandonarlo per strada.

I miti non sono vaccini; danno una chiave di lettura, ci fanno vedere il mondo con altri occhi, sotto altra luce, ci aiutano a capire e affrontare gli eventi, ma non risolvono le situazioni, non riparano dal male. La condizione umana resta invariata, cioè mortale, precaria, esposta al pericolo, immersa nel mistero.

Se la pandemia è un tunnel, il mito è una luce. Non un farmaco.

MV, Panorama n.5 (2021)

http://www.marcelloveneziani.com/articoli/un-anno-col-mostro/

De Mari: una Norimberga per Speranza. Linee Guida sul Covid Criminali.

6 Febbraio 2021 Pubblicato da  31 Commenti

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, vi invito a vedere queste brevi interviste – ma sarebbe forse più esatto chiamarle invettive, provocate da giusta ira e indignazione – della dott.ssa Silvana De Mari, che ho sbobinato in parte, e di cui trovate brani di testo qui sotto. Mi sembrano particolarmente interessanti mentre circolano notizie sul fatto che il Presidente della Repubblica, Mattarella, avrebbe imposto al presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi la conferma di Roberto Speranza alla Sanità (oltre a quella di Lamorgese agli Interni: ma quella si capisce di più, c’è il business del traffico di umani da tutelare, che diamine!). A parte la scorrettezza e l’irritualità del gesto, se vero, confermare un ministero responsabile della morte di decine se non centinaia di malati grazie al “consiglio” di non fare autopsie sembra ancora più assurdo. Ma tanto in questa non-democrazia totalitaria possono fare quello che vogliono. Buona lettura.

§§§

 

Uno studio francese ha appena affermato che è sbagliatissimo dare la Tachipirina per il Covid.

Lo sappiamo da quarant’anni, da quando esiste.

Era scritto su tutti i miei libri che mai devi dare la Tachipirina in un’infezione virale. Perché non solo non blocca l’infezione ma addirittura la favorisce.

Quindi è quello che ho sempre detto è affermato anche dalla letteratura medica, anche se la letteratura medica segue delle linee non sempre limpidissime; ma quello che abbiamo sempre detto adesso è anche dimostrato.

Abbiamo dimostrato che dare un farmaco che è antipiretico e non antiinfiammatorio in una malattia che uccide con l’infiammazione è un crimine.

Quindi vorrei dire questo: Mi chiamo Silvana De Mari, sono un medico e mi assumo la responsabilità di quello che dico.

Che un enorme numero di morti che ci sono stati sono morti di malasanità.

Sono stati fatti morire come cani perché Il ministro Speranza e i suoi vassalli hanno scritto delle linee guida criminali.

L’affermazione scritta sulle linee guida che bisogna dare come primo farmaco la Tachipirina…lo sapete cosa potete fare con la vostra Tachipirina!

Fino a quando non ci sono altri sintomi è il miglior sistema per ammazzare la gente.

La Tachipirina fa stare benissimo. Fa passare la febbre e il dolore. Ho avuto persone con 39 di febbre che mi supplicavano: mi dia la Tachipirina. Rispondevo di no, stringa i denti e resista, e sono tutti guariti.

Dare la Tachipirina a un malato Covid è come dare la morfina a un malato di peritonite. Sta benissimo, mentre semplicemente crepa.

È stato scritto da studi che la vitamina D diminuisce dell’80 per cento i morti…

Lo sappiamo da quarant’anni!

Chi ha scritto quelle linee guida? Vogliamo il nome e il cognome e anche la fotografia! Vogliamo la faccia di chi ha scritto quelle linee guida!

Ci sarà una Norimberga! Vi vedrò in Tribunale!

Perché voi italiani siete ancora vivi?

Perché dei medici valorosi, del Gruppo Terapie Domiciliari, del Gruppo Ippocrate.org, e degli altri gruppi che non nomino e me ne scuso, hanno violato le regole idiote date da Speranza.

Non si eseguono gli ordini idioti.

Hanno visitato i malati a casa. Tutta la mia disistima assoluta verso i medici che hanno dato la Tachipirina, e che non sono andati a visitare i malati. Non siete degni di essere medici. Ma chi vi ha impedito di telefonare dieci volte al giorno al paziente, per chiedergli come stava, per farlo sentire assistito, chi ti ha impedito di dargli i medicinali giusti? Esprimo la mia disistima verso i presidenti degli Ordini dei Medici, tutti, da Bolzano a Catanzaro da Torino ad Agrigento.

Tutti voi, che avete permesso queste linee guida ignobili senza intervenire.

Tutta la mia assoluta disistima. Non siete degni di essere medici.

E adesso italiani vi hanno raccontato un sacco di balle.

Da domani sul mio sito troverete tutti i lavori, inglesi e americani…portare la mascherina favorisce il Covid!

Perché quest’estate non vi siete ammalati?

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Per chi fosse interessato a questi argomenti, questo è il link alla silvanademaricommunity.

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