ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 18 dicembre 2011

IN DIFESA DELLA VERITÀ


“ Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi” (Gv.14, 16-17)
(1parte)
Il “dialogo” con una cultura morta e mortifera
L’ultima proposizione condannata dal Sillabo, la n°80, sostiene che il Romano Pontefice può e anzi deve riconciliarsi con il liberalismo, il progresso e la civiltà moderna. Il Beato Pio IX, papa di fermissima fede, infatti, non scorgeva affatto questa necessità di riconciliazione con il mondo, così viva nei  moderni, dimostrando una rara perspicacia e dando prova che lo Spirito di verità (Giovanni 14,16-17) dimora solo nella Chiesa Cattolica. Già, perché la convinzione che la fede possa e anzi debba conciliarsi con la cultura del secolo e dialogare con essa è un errore. E l’errore è quello di credere che la cultura sia, in ogni caso, un valore. Ma la cultura è innanzi tutto un modo di pensare e il modo di pensare del secolo presente, non già nelle sue conseguenze o derivazioni ultime e secondarie, ma nei suoi stessi princìpi, è inaccettabile.
Senza star lì a girarci intorno, bisogna dire che, da almeno un secolo la nostra cultura, la cultura dell’Occidente civilizzato, disgiunge allegramente la gnoseologia dall’ ontologia, per annunziare che il nulla è genitore dell’essere.
Vale la pena ricordare che, per la cultura moderna, le condizioni del nostro sapere cadono sempre dalla parte del soggetto, come osservava Kant  e che, perciò, esse non possono mettere mai capo ad un sapere indipendente dalla coscienza che lo pone. In soldoni, abbiamo un sapere, ma esso esiste solo per noi, cioè solo per (e nella) nostra coscienza e mai fuori di essa, giacché fuori di essa non esiste nulla. Quindi, se anche si danno condizioni che rendono possibile la nostra conoscenza – per esempio, il Principio di Non-Contraddizione (d’ora in poi PdNC) – esse non sono in sé sussistenti. In breve: non esistono, perché se il PdNC, per esempio, dovesse esistere, sarebbe costretto a risiedere in una regione che va oltre la coscienza, e una regione che vada oltre la coscienza, per la cultura attuale, non c’è. E, allora, cosa sono? Sono funzioni da usare perché e finché funzionano. Ma cosa ciò voglia dire lo capisca chi può.
Ora, partendo da questa posizione scettica, diffusa dalla cultura moderna e che coinvolge tutti (credenti e non), viene da chiedersi se sia ancora possibile credere in Dio nel modo che c’è stato tramandato. C’è forse qualche persona cosiddetta colta ancora capace di credere al racconto della creazione così come si trova nella Genesi? O non è forse vero che tutti pensano che sia una metafora letteraria, valida finché non contraddice le sedicenti scoperte della scienza (evoluzione e big bang)? Oppure c’è forse qualcuno che capisca che l’evoluzione e il big bang sono miti e leggende ancora meno credibili, perché partono dall’ assunto che l’intelligenza non sia mai stata creata, ma provenga dritto dalla materia, e ciò senza mai darsi pena di spiegare una sola volta in che modo gli organismi monocellulari o l’acqua abbiano potuto dar vita al PdNC, che governa in modo ferreo la totalità dell’essere?

I frutti dell'apostasia

Perché secolarizzazione fa rima con depressione?

All’aumentare della secolarizzazione degli ultimi due secoli, è aumentato anche il disagio dell’uomo. E’ un dato di fatto ormai: cresce l’uso di alcool, di antidepressivi e di droghe, cresce l’autolesionismo sopratutto nei giovani, aumentano le malattie mentali, più di un terzo degli europei soffre di disturbi psicologici, aumentano le vittime della depressione,aumentano le forme di dipendenza in particolare quelle sessuali e terribili forme di perversione come la zoorostia, cresce l’analfabetismo. ecc.. Il Censis in un suo recente rapporto ha letto così la società italiana e moderna: «sempre meno valori e ideali comuni a cui appartenere. I legami e le relazioni sociali sono sempre più fragili e inconsistenti».

Orlandi:"Verità su mia sorella"


VATICANISTA DE LA STAMPA
Una folla di un centinaio di persone ha assistito all'Angelus domenicale a piazza San Pietro per chiedere al Papa "verità e giustizia" su Emanuela Orlandi. In mano la foto della ragazza- quella con la fascetta sulla fronte che tutta l'Italia ricorda - un folto gruppo di persone si è radunato oggi in Piazza San Pietro, sotto la finestra da cui il Papa ha recitato l'Angelus, per ricordare che la scomparsa di Emanuela Orlandi attende ancora una risposta. A guidare la piccola folla, Pietro Orlandi, il fratello della cittadina vaticana svanita nel nulla il 22 giugno 1983. Pietro Orlando ha recentemente lanciato una petizione nella quale chiede al Pontefice di "porre in essere tutto ciò che è umanamente possibile per accertare la verità sulla sorte della Sua connazionale Emanuela Orlandi". "Un gesto così cristiano - si legge ancora nella lettera - non farebbe che dare luce al suo altissimo magistero, liberando la famiglia di Emanuela e i tanti che le hanno voluto bene dalla straziante condanna a un'attesa perenne". Tutte le persone hanno tenuto in mano una foto di Emanuela e una copia della petizione ed hanno assistito in silenzio alla preghiera mariana di Benedetto XVI. Solo a conclusione hanno inneggiato a "Emanuela, Emanuela", rispettosamente guardati a vista dai gendarmi vaticani."Hanno perso una grande occasione per riscattare 28 anni di silenzio", ha commentato il fratello Pietro ai giornalisti che lo hanno interpellato a conclusione dell'Angelus. "Oggi chi
speravo...". Il fratello di Emanuela Orlandi è convinto che al Papa "non hanno permesso di parlare. Spero che trovi il coraggio per abbattere il muro di silenzio e omertà che c'è sia in Vaticano che nello Stato italiano. Evidentemente la verità dà fastidio a qualcuno. Io mi sono rivolto al Papa perché sono cittadino vaticano, ma le stesse domande andrebbero poste allo Stato. Tra Stato e Vaticano ci vorrebbe più collaborazione. Spero che prima o poi si mettano la mano sulla coscienza. Io ho pazienza". A metà ottobre Pietro ha rivolto al Papa un appello-petizione per chiedere «verità e giustizia» sulla vicenda di sua sorella, invitando chi volesse aderirvi a scrivere a emanuela libero.it. A quell'indirizzo sono arrivate
oltre 45 mila mail. Il 9 dicembre Pietro ha consegnato quell'appello nelle mani del segretario particolare di Benedetto XVI, mons. Georg Gaenswein, con il quale ha avuto un colloquio. E questa mattina chi insieme lui è andato in piazza S.Pietro, aveva con sè oltre alla foto di Emanuela, anche il testo
dell'appello e un foglio con 10 domande sui misteri del caso Orlandi. Domande che chiamano in causa il Vaticano, lo Stato italiano, la banda della Magliana, la Procura di Roma, i Servizi, tutti i soggetti che le corso degli anni sono entrati in questa storia. Una storia rimasta bene impressa nella memoria degli italiani. L'incipit di molte delle mail arrivate a Pietro in questi mesi lo prova chiaramente: «Avevo 13 anni quando sua sorella è scomparsa...». «Avevo 32 anni quando sentii la notizia...». Tra chi ha aderito ci sono anche personaggi noti, come Dario Fo e Franca Rame, e diversi sacerdoti. «Sostengo con
fermezza la richiesta di trasparenza all'interno della Chiesa per la Sua credibilità stessa», scrive un missionario. Pietro spera che il Papa prossimamente possa dire qualcosa che aiuti a «rompere il muro di omertà che c'è nello Stato italiano e in quello Vaticano. La verità evidentemente dà ancora fastidio a qualcuno». Tra Italia e Vaticano, aggiunge, «ci vuole collaborazione. Invece la collaborazione c'è stata
per insabbiare». Oggi però un piccolo appello per Emanuela tra le mura vaticane c'è stato. Nella chiesa di S.Anna, che la ragazza frequentava, alla messa delle 10, durante la preghiera dei fedeli una donna, che era un'amica di Emanuela, ha espresso una sua personale intenzione: «Ogni tanto - ha detto - mi sembra di vederti seduta qui in Chiesa al secondo banco con i lunghi capelli neri. Invece non ci sei. Ti hanno tolto la felicità e la possibilità di diventare una donna».
18/12/2011

Ferocia contro il Papa

                             Marco Tosatti
Dalla Radio Vaticana pubblichiamo questo brano di dialogo fra un detenuto e il Papa, che ci sembra molto bello.

"Santità, sono Federico, parlo a nome delle persone detenute del G14, che è il reparto infermeria. Cosa possono chiedere degli uomini detenuti, malati e sieropositivi al papa? Al nostro papa, già gravato dal peso di tutte le sofferenze del mondo, chiedono che preghi per loro? Che li perdoni? Che li tenga presente nel suo grande cuore? Sì, noi questo vorremmo chiedere, ma soprattutto che portasse la nostra voce dove non viene sentita. Siamo assenti dalle nostre famiglie, ma non nella vita, siamo caduti e nelle nostre cadute abbiamo fatto del male ad altri, ma ci stiamo rialzando. Troppo poco si parla di noi, spesso in modo così feroce come a volerci eliminare dalla società. Questo ci fa sentire sub-umani. Lei è il papa di tutti e noi la preghiamo di fare in modo che non ci venga strappata la dignità, insieme alla libertà. Perché non sia più dato per scontato che recluso voglia dire escluso per sempre. La sua presenza è per noi un onore grandissimo! I nostri più cari auguri per il Santo Natale, a tutti.

sabato 17 dicembre 2011

Finché Chiesa non vi separi

Finché Chiesa non vi separi

Aprire ai divorziati risposati? I fedeli premono e Ratzinger riflette. Così su un tema tabù si è aperto il dibattito. Le idee di teologi e vescovi, conservatori e no

Sono tanti i segnali che dicono che Joseph Ratzinger si è scrollato di dosso l’immagine di “panzerkardinal” che gli affibiarono quando era prefetto dell’ex Sant’Uffizio, per la vulgata un uomo di curia conservatore e tanto potente da essere in grado di frenare le spinte di riforma messe in campo da Karol Wojtyla. Le cose non sono mai state esattamente così. L’ultimo segnale in ordine di tempo è un articolo uscito il 30 novembre scorso sull’Osservatore Romano. Evidentemente non senza il suo consenso, il giornale vaticano ha rilanciato un testo dell’attuale Pontefice datato 1998, arricchito da una nota che riporta le parole da lui dette al clero della diocesi di Aosta nel luglio 2005. In quel testo, pur ribadendo la giustezza del divieto di concedere l’eucaristia ai divorziati risposati, apre un varco nuovo in merito, anche perché – sono parole di quel discorso – il problema, pur “difficile”, “deve essere approfondito”. Il varco che Benedetto XVI intravede si possa aprire è declinato in due punti, che il vaticanista Sandro Magister sintetizza così: “Il possibile ampliamento dei riconoscimenti di nullità di quei matrimoni che sono stati celebrati ‘senza fede’ da almeno uno dei coniugi; il possibile ricorso a una decisione ‘in foro interno’ di accedere alla comunione, da parte di un cattolico divorziato e risposato, qualora il mancato riconoscimento di nullità del suo precedente matrimonio contrasti con la sua ferma convinzione di coscienza che quel matrimonio era oggettivamente nullo”. Un’apertura, quest’ultima, che sembra contraddire il testo firmato da Ratzinger il 14 settembre 1994 nel quale si dice esplicitamente che senza la nullità del primo matrimonio contratto, l’eucaristia non può essere data: la chiesa “afferma di non poter riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla comunione eucaristica”.

Olanda pansessualista e scristianizzata

La campagna antipedofila nell’Olanda pansessualista e scristianizzata

( di Paolo Rodari su Il Foglio del 17/12/2011) Roma. Tra i vescovi olandesi è stato l’ex arcivescovo di Rotterdam, Adrianus Herman van Luyn, a spingere un anno fa perché la Conferenza episcopale del suo paese chiedesse ufficialmente che una Commissione d’inchiesta indipendente lavorasse sui presunti abusi commessi all’interno delle parrocchie e degli istituti religiosi del paese.
Presieduta dall’ex ministro di fede protestante Wim Deetman, la Commissione (sei persone in tutto) ha lavorato su archivi ufficiali della chiesa che coprono un arco di tempo molto ampio, dal 1945 a oggi. La conclusione è che circa 800 persone, non soltanto preti ma anche religiosi, suore e dipendenti laici di scuole, istituti religiosi e parrocchie, hanno commesso abusi sessuali su minori.
Sulla base di 1.795 segnalazioni, il numero di abusi si stima – il report parla di stime e non di dati certi – possa oscillare tra i diecimila e i ventimila casi. “Sono soltanto stime” dicono dalla Conferenza episcopale olandese, che però domani ha intenzione di inviare nelle chiese delle sette diocesi del paese i vescovi personalmente, per leggere una lettera “sostanzialmente di scuse”.

TRA ERMENEUTICHE IN CONFLITTO

P. Serafino Lanzetta e l'Anno della Fede a 50 anni dal Concilio. Tra ermeneutiche in conflitto.

L'ultimo Editoriale di «Fides Catholica» 2 (2011), in uscita, riporta un nuovo articolo di Padre Serafino Lanzetta FI, dal titolo Un Anno della Fede a 50 anni dal Concilio. Tra ermeneutiche in conflitto

Il documento, acquisito anche tra quelli basilari nella colonna di sinistra del Blog, è consultabile attraverso il link. Ritengo sia interessante e utile illustrarne ed estrarne alcuni punti fondamentali, perché oltre ad essere molto centrato sulla problematica dei conflitti di interpretazione dei testi conciliari, ormai non più ignorabili, costituisce un'evoluzione della riflessione sulla vexata questio, consentendone l'ulteriore dipanarsi proprio in vista dell'Anno della Fede indetto da Benedetto XVI per il 2012, collegato - tra l'altro - idealmente con le celebrazioni per il 50 anniversario di apertura della 21ma Assise conciliare.

Schermaglie?

Magistero e Concilio Vaticano II

Il 2 dicembre scorso sull’osservatore Romano appariva un articolo di Fernando Ocariz sull’ adesione al concilio Vaticano II.
Mons. Ocariz ha fatto parte della commissione incaricata dalla Congregazione per la dottrina della fede per i colloqui che si sono svolti durante circa un anno e mezzo con i rappresentanti della Fraternità San Pio X.
Il fatto che l’Osservatore Romano dedichi questo spazio all’argomento, mostra quanto sia attuale il dibattito sul concilio, riaperto dalle recenti pubblicazioni di Mons. Gherardini[1], Roberto de Mattei, Gnocchi e Palmaro e, ultimamente padre Serafino Lanzetta,. Si è toccato un mito e le critiche non vengono più soltanto dalla Fraternità San Pio X ma anche da personalità riconosciute ufficialmente nella Chiesa.

“Basta canzonette in Chiesa!”

“Basta canzonette in Chiesa!”

Autore: Piraino, Simone  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it
venerdì 16 dicembre 2011

“Basta canzonette in Chiesa!”. Sono passati più di sei mesi dall’appello di Riccardo Muti, eppure il monito del grande direttore d’orchestra napoletano risuona ancora nelle nostre orecchie e scatena dibattiti. Dalla stampa ai conservatori; dai vecchi ai giovani, fin dentro le parrocchie.
La questione della musica in chiesa è di fondamentale importanza. Perché la musica è espressione della cultura umana, è espressione di chi siamo noi. Di più: è espressione della nostra fede!
Musicofili e artisti della musica spingono nella direzione indicata dal maestro; molti altri, invece, contestano questa concezione e continuano a suonar “canzonette” liturgiche. Ognuno ha la “sua” verità, il “suo” gusto: evviva il relativismo! Forse, però, trattandosi di materia ecclesiastica, ci si dovrebbe comportare meno da “cattolici adulti” e lasciarsi guidare. Non dimentichiamo (qualcuno l’ha fatto) che la Chiesa Cattolica è guidata dal successore di Pietro. Che dice il Papa in tal senso? Ebbene, innumerevoli sono state le circostanze in cui Benedetto XVI ha espresso il suo “parere” (nel 2009 è stato pubblicato un libro con i suoi interventi sulla musica). E ogni volta che il Papa parla della musica, un altro termine, come fosse inscindibilmente legato, emerge: cuore! “La musica del cuore”“L’orecchio del cuore”“La musica che fa vibrare le corde del cuore”. In questo breve pensiero ad alta voce, chi vuole capire e seguire questo Papa, è arrivato ad un bivio: o pensa che Benedetto XVI ci stia parlando del “cuore romantico” e allora giudica a seconda del numero di stelline che appare nei suoi occhi ogni volta che ascolta qualcosa, oppure che il Papa si riferisca al “cuore biblico”: in questo caso, più che stelline, lacrime e sorrisi, ci aiuta molto San Paolo quando, nella Lettera ai Romani (2, 14-15), scrive:
“Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori”. Attenzione alla trappola relativistica: la legge del cuore è universale. È uguale per ogni uomo!
Ecco: dovremmo dare un giudizio solo partendo da questo criterio.
Adesso propongo un raffronto partendo proprio dalle parole di Muti, perché come è vero che il cuore è universale e anche vero che esso va educato!

‘‘La storia della musica deve molto alla Chiesa e non mi riferisco solo al periodo gregoriano che è strepitoso, ma anche ai giorni nostri. Ora io non capisco le chiese, tra l’altro quasi tutte fornite di organi strepitosi, dove invece si suonano le canzonette. Probabilmente questo è stato apprezzato all’inizio come un modo di avvicinare i giovani, ma è un modo semplicistico e senza rispetto del livello di intelligenza delle persone. Perché allora mettere quattro o cinque ragazzi di buona volontà a strimpellare delle chitarre o degli strumenti a plettro con testi che non commento? E poi - continua Muti riferendosi proprio al “cuore” - se si sente l’Ave Verum di Mozart in chiesa, sicuramente anche la persona più semplice, più lontana dalla musica può essere trasportata in una dimensione spirituale. Ma se sente invece canzonette è come stare in un altro posto’’.

ESEMPIO 1

La svista (?) di Famiglia Cristiana

La svista di Famiglia Cristiana

Autore: Amato, Gianfranco  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it
venerdì 16 dicembre 2011

Il settimanale cattolico Famiglia Cristiana ha assegnato il riconoscimento speciale di “Italiano dell'anno” al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Con il massimo rispetto dovuto alla più alta carica dello Stato, absit injuria verbis, mi permetto di nutrire serie perplessità su tale scelta.
Che Napolitano venga incoronato King George dal New York Times, o eletto uomo dell’anno dalla versione italiana della rivista mensile Wired, nota come la “Bibbia di Internet”, appare questione pacifica e indiscutibile. Che lo faccia un settimanale che ama definirsi cattolico, appare invece assolutamente discutibile. Diciamo che si è trattato di una colossale topica. Così la percepiscono, almeno, tutti quegli italiani, e non sono pochi, che non hanno dimenticato l’ombra che grava sull’attuale Presidenza a causa della tristissima vicenda umana di Eluana Englaro.
Mi duole interpretare il ruolo antipatico del rabat-joie e guastare la festa, ma la coscienza impone che la verità non possa essere sottaciuta.

venerdì 16 dicembre 2011

Accendiamo?

Un cero per Ravasi







E’ furbo, bisogna ammetterlo. Non perché smussi la collaborazione al Sole con la fotina vintage che propone il collettino ammodo, ma soprattutto perché sceglie bene la frase di apertura:
È molto più importante accendere una piccola candela che maledire l’oscurità
(Confucio)
E così, proprio mentre sceglie che il motto rappresentativo di un cardinale non debba esser tratto, non dico dagli ipsissima verba di Cristo, ma almeno da “La Parola”; con la medesima frasettina à la Battiato si schermisce. Sembra mi dica: “guai a te che sai solo brontolare, io invece… accendo piccole candele”.
Bravo, ma non si preoccupi, gliela accendo anche io la candela: a padre Pio, che ha sofferto plausibilmente anche per lei (padre Pio, francamente meglio di Confucio, come anima vittima in espiazione della tenebrosa e maledetta crisi ecclesiale novecentesca).
Vabbè, tempo perso. Qui di anime vittime rimaniamo solo noi, vittime della cardinalite. Già che ci siamo, un auspicio: a quando il duetto Ravasi – Kristeva versione hyper-ecumenica?
http://satiricus.wordpress.com/2011/12/16/un-cero-per-ravasi/

E ora non manca che Martini Papa!





 La cura di Monti: salassi alle famiglie, devozione al Vaticano

I mercati esultano per la manovra ammazza-popolo varata dal governo non-eletto. Trenta miliardi di euro lordi – di cui 12-13 miliardi di tagli alla spesa ed il resto spremuto, nel triennio 2012-14, dalle tasche dei contribuenti – per salvare la moneta unica europea. Altrimenti “l’Italia rischia di macchiarsi della responsabilità di contribuire a far andare in senso negativo l’economia europea” ha detto il premier – che rinuncerà allo stipendio da presidente del Consiglio e ministro dell’Economia (tanto ha quello da neo-senatore a vita: 25mila euro al mese, in aggiunta ad altri redditi). Banche entusiaste della norma relativa alle garanzie di Stato su passività e bond. Lo spread crolla sotto ai quattrocento punti.

A piangere – lacrime da coccodrillo del ministro Elsa Fornero a parte – sono invece pensionati e lavoratori del Belpaese, sulle cui spalle gravano tutti i sacrifici.

L’ex consulente di Goldman Sachs, ex presidente europeo della Commissione Trilaterale – una delle massime organizzazioni neoliberiste mondiali – nonché ex membro dell’oscuro gruppo Bilderberg, ha precisato che l’esecutivo i disagi ha “avuto grande cura nel distribuirli nel modo che ci è parso equo”. 

brutte notizie per i devoti di san Simonino



Ai giudici del processo per la morte di Simonino, interessati a conoscere i motivi per cui essi portavano nel fodero, appeso al fianco, due coltelli, sia Samuele sia Mosè «il Vecchio» spiegavano, senza dare segni d'insofferenza, quello che ai loro occhi era di lapalissiana evidenza. Un coltello serviva a tagliare la carne commestibile, mentre l'altro era riservato ai latticini. Proprio nelle acque della forra, che attraversava la canova di Samuele, il 23 marzo, vigilia della Pasqua del 1475, anno del giubileo, veniva trovato il corpo martoriato di Simonino, un bambino di due anni, figlio del conciapelli Andrea Lomferdorm. Dal tragico ritrovamento partiva l'inchiesta, che avrebbe portato all'incriminazione degli ebrei di Trento come sospetti del rapimento e dell'uccisione del bambino, al loro interrogatorio nel Castello del Buonconsiglio e alla loro condanna, dopo che avevano confessato sotto tortura di essere stati i responsabili del triste maleficio.

(citato da: Ariel Toaff, Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidi rituali, edizioni Il Mulino, 2007).


La cappella in cui fu martirizzato san Simonino da Trento (festa liturgica il 24 marzo) è stata recentemente venduta ai diretti interessati; la sua prossima inaugurazione sarà un "evento di portata internazionale":

http://www.associazionelatorre.com/2011/11/sacrilegio-a-trento-la-chiesa-di-s-simonino-diverra-sinagoga/

giovedì 15 dicembre 2011

Demente o dèmone?

“Gesù Cristo” ti chiede il contatto facebook. Poi scopri che è un demente


 una specie di riflessione sulle vane parole

e sul secondo comandamento: Non nominare il nome di Dio invano

Su facebook capita che “Gesù Cristo” ti chieda il contatto. Poi scopri che è solo un demente. Il dovere di essere cattolici “adulti”, cioè seri. Ciò che è buono per Maria de Filippi non lo è sempre per Maria di Nazareth. Quando Gesù disse “siate come bambini”, non intendeva dire deficienti. Se le ossessioni para-religiose sono solo para-noia. Un devozionista spinto mi fa l’esorcismo maggiore di Leone XIII: online. Pregando, chiudetevi nella vostra stanza, invece di esibirvi 

Piccoli neoDC spingono..

Lo scoop del “Corriere”: il nuovo partito “federato” dal ministro Riccardi
Nonostante tutto, l’elettorato italiano continua a essere saldamente bipolare. Lo confermano le indagini dell’IPSOS di Nando Pagnoncelli, condotte su un amplissimo campione di cittadini e presentate due giorni fa a Roma alla Fondazione Achille Grandi.
La prova è che è aumentato grandemente negli ultimi tempi lo scontento nei confronti dei partiti. Ma tale scontento non premia affatto il cosiddetto terzo polo, centrista, che nelle intenzioni di voto resta inchiodato sotto il 10 per cento. Semplicemente fa crescere il numero di chi si estrania dal voto.
Eppure, a dispetto di questo incrollabile sentimento bipolare dell’elettorato, le manovre per creare al centro dello schieramento una nuova terza forza cattolica “aperta ai laici” proseguono febbrili. E sono uscite in questi stessi giorni platealmente allo scoperto.
Come già a Todi, nella cabina di comando di questa manovra ci sono il neoministro Andrea Riccardi e il “Corriere della Sera”.

La croce misteriosa

Ecco la croce: in Duomo viene esposta per un giorno, poi nascosta
Fatta togliere dal vescovo

di Andrea Zambrano


REGGIO EMILIA (15 dicembre 2011) -
Se fossimo in un romanzo di Dan Brown saremmo al capitolo della croce misteriosa nei sotterranei della Cattedrale. Gli ingredienti ci sono tutti: il mistero sulla sua esistenza, il dubbio sulla sua esposizione, il dilemma sul suo significato simbolico. Dopo le polemiche emerse a seguito della pubblicazione del bozzetto della croce di Nagasawa, il vescovo Adriano Caprioli  aveva deciso che non fosse opportuno esporre la croce dell’artista giapponese. Anche perché completamente avversa alle prescrizioni del Messale. Ma evidentemente qualche “disubbidiente” monsignore di curia aveva la smania di esporla a tutti i costi e così l’opera, una barca da cui si innalza un alberello di palma, il tutto riflesso specularmente per rendere la forma di croce latina, ha fatto la sua comparsa il 19 di novembre in Cattedrale, quando il tempio era rimasto chiuso per le prove generali dell’inaugurazione del giorno dopo. Ne è nato un tira e molla abbastanza sconveniente. “La mettiamo”. “No, non la mettiamo”. Al che, il vescovo, come Alessandro Magno ha tagliato il nodo di Gordio sedando la lite da sagrestia: “Basta, la croce non si esporrà”. Così è stata smontata, tra i mugugni di qualcuno e ora è nascosta, appunto, e qui entra in scena Dan Brown, da qualche parte nel palazzo vescovile.

In attesa del 13/5/2017

DEC
15

L'8 dicembre, Fatima e i segni della Storia



articolo di Vittorio Messori
tratto da Il Corriere della Sera

Anche il Corriere ha ricordato, con una pagina intera, i vent'anni da quanto successe in una dacia a Viskuli, nella foresta di Pushcha, in Bielorussia. I primi presidenti eletti democraticamente dalle tre repubbliche slave dell'Urss - Russia, Ucraina, Bielorussia - firmarono il documento che sanciva «la cessazione dell'Unione Sovietica in quanto entità statale» e lo smembramento del primo Stato comunista della storia. Una decisione imprevista, non soltanto dai soliti «esperti», ma anche dagli stessi protagonisti dell'incontro. Ciò che si voleva non era la fine dell'Urss ma un patto federale rinnovato. E invece, pochi giorni dopo, la notte di Natale, la bandiera rossa con la falce e martello era ammainata per sempre dalla cupola più alta del Cremlino e al suo posto risaliva il tricolore dell'impero di Pietro il Grande. La firma del russo Eltsin, dell'ucraino Kravchuk e del bielorusso Shushkevic sul documento in cui la seconda potenza mondiale decideva di suicidarsi fu apposta l'8 dicembre del 1991. Era il giorno della ricorrenza liturgica dell'Immacolata Concezione.

Come impedire ai credenti di pensare alle parole della Signora di Fatima, parole pronunciate nel 1917, in perfetta coincidenza con la presa del potere da parte di Lenin? «La Russia spanderà i suoi errori nel mondo, provocando guerre e persecuzioni contro la Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, intere nazioni saranno annientate». Ma, aveva concluso l'Apparizione davanti ai tre bambini che ignoravano persino la parola Russia, «ma alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà». La fine annunciata nel 1917 dall'Immacolata giungeva, non solo nel «suo» giorno, ma alla vigilia dei 70 anni dalla fondazione ufficiale dell'Urss. Qui i credenti potevano pensare al Salmo 90: «Settanta sono gli anni dell'uomo...». E settanta pure la massima durata delle opere dell'uomo, se fondate sulla persecuzione di ogni religione. E che dire del simbolismo, sin troppo esplicito, di quella bandiera del primo Stato ufficialmente ateo della storia ammainata dal Cremlino, davanti alle televisioni del mondo, nel giorno in cui il calendario gregoriano, seguito dalla maggioranza dei cristiani, celebra la nascita di Cristo?

La bandiera dell’Unione europea, dodici stelle d’oro su sfondo azzurro, fu disegnata dal belga Arsène Heitz e venne adottata l’8 dicembre 1955
Come è giusto - nella prospettiva del Dio biblico che si rivela e al contempo si cela, lasciando alla libertà dell'uomo la scelta tra l'accoglienza e il rifiuto - com'è giusto, dunque, se i credenti vedono qui dei «segni», per gli increduli ci sono solo coincidenze. Coincidenze che, però, sembrano attirate da quell'enigmatico 8 di dicembre. Si veda quell'altra storia davvero singolare della bandiera europea. Il Consiglio d'Europa indisse nel 1950 un concorso internazionale per un vessillo del Continente. Parteciparono centinaia di artisti e di grafici ma i bozzetti, i più numerosi, che contenevano una croce furono bocciati dai socialisti e dai laicisti in genere. Soltanto nel 1955 la commissione, presieduta da Paul Lévy, un ebreo, si decise per una bandiera azzurra con al centro 12 stelle d'oro disposte in cerchio. L'idea piacque, tanto che nel 1986 lo stendardo fu adottato come ufficiale anche dallaComunità Europea, cambiando solo in argento l'oro delle stelle. Ci fu sconcerto, però, e rammarico, in molti, quando si conobbe il retroscena: l'autore era Arsène Heitz, un grafico belga poco noto, devoto mariano fervente. L'azzurro è il colore della Vergine e le stelle sono quelle che circondano il capo della Donna dell'Apocalisse in cui la Tradizione riconosce Maria. Quanto al dodici, è quello delle dodici tribù di Israele, dei dodici apostoli e delle dodici stelle che stanno sulla Medaglia Miracolosa voluta nel 1830 dalla Vergine stessa e che Heitz portava sempre al collo, da buon devoto. Ma c'è di più, visto che per la firma solenne del documento che adottava la bandiera, nel 1955, si cercò una data che convenisse a tutti i politici che venivano a Strasburgo dall'Europa intera. Nessuno, al Consiglio, si accorse che il giorno prescelto non era come gli altri, per i credenti: era, infatti, pure qui, l'8 dicembre. E la Medaglia che era servita da modello al grafico porta incisa una invocazione proprio all'Immacolata Concezione.

I sovietici lasciarono Vienna dopo 10 anni di occupazione il 13 maggio 1955 riconoscendo l’indipendenza dell’Austria
Vediamo un altro caso, tra i molti possibili, di coincidenza per alcuni, di segno per altri. Un caso in cui la storia dell'Urss si intreccia ancora una volta con Fatima. Nel 1945 Mosca aveva ottenuto la zona più importante, quella di Vienna, delle quattro in cui era stata divisa l'Austria dagli alleati. Il ministro degli Esteri sovietico, Molotov, disse e ripetè che Mosca mai si sarebbe ritirata da ciò che aveva occupato e tutti si aspettavano che, come a Praga, i comunisti organizzassero un colpo di Stato per andare da soli al potere nell'intera Austria. Le stesse cancellerie occidentali sembravano rassegnate. Ma non si rassegnò un francescano, padre Petrus che, tornato dalla prigionia proprio in Urss, andò in pellegrinaggio nel santuario nazionale austriaco, a Mariazell. Lì fu sorpreso da una voce interiore che gli disse: «Pregate tutti il Rosario e la vostra Patria sarà salva». Buon organizzatore, padre Petrus promosse una «Crociata nazionale del Rosario», nello spirito esplicito di Fatima, che in breve tempo raccolse milioni di austriaci, compreso lo stesso Cancelliere, Leopold Figl. Giorno e notte, grandi masse si riunivano nelle città e nelle campagne, recitando la corona e Vienna era percorsa da imponenti processioni, sorvegliate con ostilità, nel suo settore, dall'Armata Rossa. Gli anni passarono senza che l'occupazione cessasse, per l'ostinazione russa, ma il popolo non si stancava di pregare.

Il 25 dicembre 1991 la bandiera rossa con la falce e martello fu ammainata per sempre dalla cupola più alta del Cremlino
Ed ecco che, nel 1955, l'Urss comunicò di essere disposta a ridare all'Austria l'indipendenza, in cambio della neutralità. I governi occidentali furono colti di sorpresa da una decisione inaspettata e unica, sia prima che dopo: mai, come aveva ricordato Molotov, mai, l'Urss accettò di ritirarsi spontaneamente da un Paese occupato. Ma non si sorpresero coloro che da anni pregavano per la «Crociata del Rosario»: in effetti la Conferenza internazionale che portò in due giorni al Trattato sulla fine dell'occupazione fu inaugurata, con la dovuta solennità, nell'ex palazzo imperiale di Vienna il 13 maggio. L'anniversario, cioè, della prima apparizione di Fatima.

Fratelli maggiormente distratti


Che distratto il N.Y.Times...
Qualche giorno fa abbiamo riportato la notizia, data dal New York Post, di uno scandalo di abusi sessuali su minori che ha sconvolto la comunità ebraica ortodossa di New York. Oggi traduciamo e riportiamo quello che scrive sull'argomento un sito americano, “TheMediaReport.com” che osserva il comportamento dei media di oltreoceano.
                                                                                Marco Tosatti

Qualche giorno fa abbiamo riportato la notizia, data dal New York Post, di uno scandalo di abusi sessuali su minori che ha sconvolto la comunità ebraica ortodossa di New York. Oggi traduciamo e riportiamo quello che scrive sull’argomento un sito americano, “TheMediaReport.com” che osserva il comportamento dei media di oltreoceano.

mercoledì 14 dicembre 2011

Il Papa ci pensa su

Il Papa ci pensa su

Comunione ai divorziati? C’è un documento segreto

E’ stato il teologo Paul Zulehner, docente di Teologia pastorale all’Università di Vienna e amico del cardinale Christoph Schönborn, a tornare all’interno della prestigiosa rivista cattolica nordamericana U.S. Catholic sulla questione del divieto per i divorziati risposati di accedere alla comunione. “A porte chiuse” dice, “i vescovi austriaci hanno lavorato su un nuovo documento pastorale sul divorzio”. Il testo “non è stato reso pubblico ma sembra sia stato spedito a Roma per approvazione. Quale sarà il risultato finale?”. Zulehner non sa rispondere, ma dice: “La chiesa cattolica universale dovrebbe imparare dalle chiese ortodosse” che hanno la potestà di togliere l’impedimento di legame, “come raccomandava il cardinale Franz König – arcivescovo di Vienna dal 1965 al 1985, ndr – quasi 50 anni fa”.