E poi dice che uno tifa Vlad! No, non l’Impalatore vampiresco, ma lui, Vladimir Putin. Che ha annunciato l’erezione di una colossale statua in Mosca a San Vladimiro, Vladimir I il Santo, Gran Principe di Kiev e cristianizzatore della Rus’. Cadono i mille anni dalla sua morte e Putin ha indetto in suo onore un grandioso galà al Cremlino con centinaia di ospiti. Dopo, naturalmente, aver preso parte alla solenne cerimonia religiosa in cattedrale col patriarca Kirill. Putin ha ridato grande lustro alla tradizione religiosa della Santa Russia, premia le famiglie numerose, non vuol sentir parlare di gender e ideologia Lgbt, finanzia e ricostruisce chiese e monasteri, ha perfino richiamato il Papa in mondovisione per essersi distratto dal bacio alla Vladimirskaya, l’icona della Madre di Dio protettrice di tutte le Russie.
Il Papa comunista è concetto ambiguo, impreciso, rovesciato. Ma non insignificante. Il Papa, questo, è gesuita. Il comunismo è una variante del gesuitismo. Lo stampo ebraico, profetico, è analisi della società civile in Marx, declamazione di valori intesi come fatti e di speranza messianica. Ma il comunismo è Lenin, i Soviet, l’elettrificazione, più Stalin che consolida la funzione papale, vicaria, del partito. Un gesuita non è comunista più di quanto i comunisti non siano gesuiti.