ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 26 febbraio 2017

Ticket per Guam?

In Ecclesia, cum Ecclesia e sub Ecclesia


Nel numero 160 della nota rivista mensile di apologetica “il Timone” di Febbraio 2017, è stata pubblicata in esclusiva una stupenda intervista al Cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, sulla permanente ed irrinunciabile importanza della Dottrina nella vita della Chiesa, sul suo primato assoluto che va al di sopra e al di là sia dei membri che dei ministri di essa, sul dovere che tutti abbiamo di conoscerla, viverla, difenderla e diffonderla e su come la fedeltà al “depositum fidei" costituisca una delle ragioni di essere della Santa Chiesa di Cristo, nonché il contenuto fondamentale della sua missione nel mondo. Riporto alcuni ampi stralci dell’intervista - realizzata dal Direttore de “Il Timone” dott. Riccardo Cascioli - che mi limiterò a commentare brevemente in un secondo momento (il testo integrale si può leggere nella fonte citata). Le evidenziazioni in neretto di alcuni punti sono mie.


E’ un consiglio che ti diam, se non vuoi finire a Guam.


La Riforma secondo Lutero    
                                      

Non si voleva un aggiornamento ecclesiale. Il fine era un sovvertimento radicale. Demolizione e nuova costruzione: questo è avvenuto. Note per il futuro della Chiesa

“Quel che Lutero intende con liberazione non è altro che il rifiuto del concetto cattolico di sacramento” (nella foto, la statua di Martin Lutero a Worms, in Germania)
Per intraprendere un inquadramento storico delle gesta di Lutero bisogna innanzitutto chiedere cosa si voglia intendere con riforma. Difatti nel tardo medioevo si parlava spesso di riforma della chiesa, addirittura della cristianità, nel capo e nelle membra – un appello che a partire dal famoso trattato del vescovo Durandus von Mende, redatto in vista del concilio di Vienne del 1311, non si era più interrotto. Ma che cosa si intendeva comunemente con “riforma”? In primo luogo si trattava di questioni di diritto canonico, di delimitazioni di responsabilità, procure, spesso e soprattutto di distribuzione equa degli introiti ecclesiastici, cioè di questioni relative al sistema feudale. A causa dei cambiamenti delle forme dell’economia era sorto in questo campo un urgente bisogno di riforma. Le vecchie strutture si conciliavano poco con la nuova realtà economica. Poi si trattava dell’eliminazione degli abusi nella liturgia e nella disciplina. Specialmente in quest’ ultimo campo avvenivano nel tardo medioevo numerosi e seri tentativi di riforma. Una cosa però risulta chiara: quando si parlava di riforma la si intendeva come lo sforzo per un adempimento più scrupoloso dei precetti ecclesiastici ovvero un adeguamento di quest’ultimi a delle mutate circostanze, e una ricerca più seria delle virtù e della pietà.

Rara avis


C’È UN VESCOVO AD ALESSANDRIA. “DIRE NO AL REATO DI OPINIONE…RICONOSCERE SUL NASCERE OGNI DITTATURA”.


Ogni tanto ci si imbatte in qualche (rara) buona notizia. Una di queste viene da Alessandria. Ho sotto gli occhi un intervento del vescovo della città, mons. Guido Gallese. Ve ne offro qualche brano significativo, lasciandovi il piacere di leggere integralmente su questo sito, Ontologismi tutto l’intervento integrale.
“Difendere la libertà di opinione dei cattolici è difendere la libertà di tutti”, è il titolo dell’intervento; e Dio sa quanto siano vere queste parole, nel momento in cui i Poteri cercano di imporre bavagli con leggi e iniziative di ogni genere per fare sì che si senta una sola voce: la loro, omologata e allineata.
“Come vescovo, – scrive mons. Gallese – ho il compito di guardare lontano, e a volte vedo delle cose che non riguardano soltanto noi cattolici, ma tutta la comunità civile. Scrivo per dare un segnale d’allarme finché siamo in tempo, finché l’astio delle parti non prende il sopravvento sul buon senso. Scrivo a tutti gli uomini di buona volontà e di intelligenza di qualsiasi parte politica o religiosa. Scrivo perché vedo nubi oscure profilarsi all’orizzonte”.

Vieni vicinio Vinicio!

DON VINICIO ALBANESI INSULTA
E IL PAPA APPROVA




Don Vinicio Albanesi

Ho sentito al telegiornale la notizia (è stato il TG2 che l’ha data come notizia di apertura) che Papa Francesco ha invitato i parroci a mostrare tenerezza verso le giovani coppie che decidono di non sposarsi, ma di convivere.
Avrei molto da ridire a riguardo, ma non è su questo argomento che voglio intervenire. Può essere che lo faccia in seguito.

Quello che invece mi preme rilevare, perché la cosa mi ha lasciato esterrefatto, mi ha avvilito e mi ha fatto anche arrabbiare, è l'inaudito discorso di Don Vinicio Albanesi davanti al Papa.
Lasciamo stare la foggia con la quale quel sacerdote si è presentato davanti al Papa: ci sono Regine che davanti al Papa si presentano, come prescritto dal protocollo, vestite di nero e velate, e poi si permette che un sacerdote (pur vigendo un protocollo anche per i sacerdoti) si presenti a parlare davanti al Papa con nemmeno il clergyman?
Ma non è ancora questo il punto su cui voglio intervenire.

Mi riferisco alle cose gravissime che Don Vinicio ha detto davanti al Papa: si è permesso di bollare come farisei i quattro Cardinali, che hanno soltanto, come è nel loro diritto, sollevato rispettosamente dei dubbi su alcuni punti di Amoris Laetitia, chiedendo dei chiarimenti.

Pretendono di rifare l’opera di Dio meglio di Lui

GENERALI SENZA ESERCITO

    Il papa più "democratico" e la sua riforma della Chiesa e della dottrina. Generali disfatti e senza esercito pretendono di rifare l’opera di Dio meglio di Lui. Uno di questi è il cardinale Reinhard Marx arcivescovo di Monaco 
di Francesco Lamendola  



Un tempi i generali che subivano una disfatta venivano prontamente silurati e sostituiti, prima che potessero provocare all’esercito e alla patria ulteriori disastri. Una prova a contrario: il principale responsabile del disastro militare di Caporetto del 1917, Pietro Badoglio, non solo non venne silurato, ma promosso: il risultato fu – ventisei anni dopo: i nodi arrivano al pettine magari tardi, ma ci arrivano sempre - la nuova, e questa volta irreparabile disfatta, dell’8 settembre 1943; disfatta, questa volta, non solo di un esercito, ma di un’intera nazione, e non solo materiale, ma altresì spirituale  e morale. Conclusione: i generali sconfitti vanno cacciati sempre, con una pedata nel sedere, anche se (come fece il tristo Luigi Cadorna, dopo Caporetto, appunto) hanno la suprema improntitudine di voler scaricare ogni colpa sulla “viltà” delle truppe loro affidate, e che essi non hanno saputo comandare.
Tuttavia, nella Chiesa cattolica dei nostri giorni, quella di papa Francesco, non sembra essere questa la strategia in corso: i generali sconfitti, anzi, disfatti, nella maniera più clamorosa e inescusabile, non solo non vengono rimossi, ma messi alla guida del sedicente “rinnovamento” ecclesiale e perfino del nuovo magistero, riveduto e corretto secondo le linee-guida della neochiesa, o meglio contro-chiesa, modernista e progressista.

Papolarità

Un uomo solo al comando, tra gli applausi della folla   
                    
RomaTre
Popolarità e solitudine sono le due facce dell'attuale pontificato, solo in apparenza contraddittorie.
Un'ennesima prova della popolarità di papa Francesco è stata il 17 febbraio la sua visita all'università di Roma Tre, nel tripudio di insegnanti e studenti (vedi foto), spettacolare rivincita sulla messa al bando che nel 2008 impedì a Benedetto XVI di entrare e parlare nell'altra università di Roma, la più nobile e antica, quella della Sapienza, perché colpevole di voler introdurre Dio e la fede nel tempio inviolabile della dea ragione.
A Roma Tre Francesco ha parlato eccome, a braccio, interrotto da decine di applausi. Ha parlato di dialogo e di multiculture, di migrazioni e di disoccupazione giovanile, con quello che secondo lui ne deriva: "Dicono che le vere statistiche dei suicidi giovanili non sono pubblicate; si pubblica qualcosa, ma le vere statistiche no".
Ma in 45 minuti di discorso neppure una volta ha pronunciato le parole Dio, Gesù, Chiesa, fede, cristianesimo.

Meglio perdere tutto

Da Hong Kong al Kazakistan, adesione ai "Dubia"

Il cardinale Zen giudica quella dei Dubia una scelta molto rispettosa e ritiene che i quattro cardinali abbiano diritto a una risposta. E il vescovo di Astana Schneider evoca l'obiezione di coscienza sulla comunione ai divorziati risposati: «Nessun vescovo può obbligare un prete al peccato».

Il disagio di molti cattolici – cardinali, vescovi, preti e fedeli – per la confusione seguita alla pubblicazione dell’Amoris Laetitia, e alle “noticine” sulle norme per l’eucarestia ai divorziati risposati non accenna a placarsi. Ne sono testimonianza nuovi interventi su questo tema, e tutti riportano in realtà al silenzio del Pontefice, alla sua non risposta ai “Dubia” formalmente presentati da quattro cardinali, e più o meno silenziosamente appoggiati da parecchi altri. Negli ultimi giorni ci sono state diverse prese di posizione; e un’intervista al vescovo Schneider, registrata in video dai siti “Rorate Coeli” e Adelante la Fè”, in cui il presule afferma che nessun vescovo può obbligare un suo sacerdote a compiere quelle che è un peccato. Ma prima di vedere in dettaglio che cosa ha detto mons. Schneider, diamo conto di due altri interventi.

La vacuità

Francesco eretico?



1. Trattare il proprio avversario da “eretico” poteva essere accettabile in un certo contesto ecclesiale ormai superato. Più precisamente, gli uomini di Chiesa, fossero o no teologi, hanno conosciuto anch’essi il loro repertorio di ingiurie. L’invettiva è di tutti tempi e di tutte le professioni. Se ne trovano buone tracce già nel Vangelo, fin sulla bocca del Verbo Incarnato. Se ne può rimpiangere la rarefazione, a partire dall’ultimo concilio, e deplorare il tono confortevole e mielato che regna ormai nei dialoghi interconfessionali.
L’uso dell’ingiuria dovrebbe rimanere legittima, ma a condizione che non se ne fraintenda la portata, che sarà sempre limitata. Molto spesso, essa perde infatti il suo valore originario e rappresenta solo l’estrema risorsa di coloro che non hanno più argomenti e vogliono solo evitare di perdere la faccia. E non parliamo della demonizzazione, che è una forma di manipolazione in grande scala. In breve, saremmo in piena retorica e, se si vuole, al di fuori del terreno propriamente teologico. La retorica può eventualmente servire di sostegno alla teologia, ed è proprio su questo che si fonda la sua legittimità, ma non può rimpiazzarla e ancor meno mascherarne la vacuità.

Vieni avanti, Vinicio

http://movimento5stellepescara.it/vieni-avanti-cretino/

Il Papa ai parroci: accoglietei giovani che convivono



I parroci «con lo stile proprio del Vangelo» devono «farsi prossimi, con lo stile proprio del Vangelo, nell’incontro e nell’accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi. Essi, sul piano spirituale e morale, sono tra i poveri e i piccoli, verso i quali la Chiesa, sulle orme del suo Maestro e Signore, vuole essere madre che non abbandona ma che si avvicina e si prende cura»: così Papa Francesco durante l’udienza per i partecipanti al Corso di formazione per i parroci sul nuovo processo matrimoniale, promosso dal Tribunale della Rota Romana nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano. «
«NO AGLI ATTI BUROCRATICI»
«Anche queste persone sono amate dal cuore di Cristo. Abbiate verso di loro uno sguardo di tenerezza e di compassione. Questa cura degli ultimi, proprio perché emana dal Vangelo, è parte essenziale della vostra opera di promozione e difesa del Sacramento del matrimonio» ha aggiunto il pontefice, «i parroci devono sostenere quanti si sono resi conto del fatto che la loro unione non è un vero matrimonio sacramentale e vogliono uscire da questa situazione. In questa delicata e necessaria opera fate in modo che i vostri fedeli vi riconoscano non tanto come esperti di atti burocratici o di norme giuridiche, ma come fratelli che si pongono in un atteggiamento di ascolto e di comprensione».
CAPODARCO E IL DIACONATO ALLE DONNE



Sempre nella mattinata di sabato, Papa Francesco ha ricevuto 2800 fra volontari e ospiti della Comunità Capodarco. Il presidente della Comunità, don Vinicio Albanesi, nell’occasione ha chiesto al pontefice una decisione a favore dell’ammissione delle donne al diaconato. «Non ci sono ragioni teologiche, non è in questione il sacramento del sacerdozio, il diaconato è un ministero» ha spiegato don Vinicio, ex giudice ecclesiastico che ha lasciato la toga e gli ermellini per dedicarsi agli ultimi, «spero che si possa concedere il diaconato alle donne, ci sono tante catechiste che svolgerebbero benissimo questo ministero. Santo Padre non dia peso ai `dubia´ che le vengono proposti da persone che sono farisei e nemmeno scribi».

sabato 25 febbraio 2017

Non una verità qualsiasi, ma la Verità.


IL GIOGO DEGLI INFEDELI

    «Non ritornate sotto il giogo degli infedeli»: come si è regolato Gesù Cristo il divino Maestro nei confronti delle altre religioni? Ecumenismo, dialogo-interreligioso: quanta confusione si svolgono intorno a queste espressioni
di Francesco Lamendola  

Ecumenismo, dialogo-interreligioso: quanta confusione, quanta ambiguità, quante aberrazioni, talvolta in buona fede, talaltra volute, si svolgono intorno a queste espressioni; e, diciamolo pure, quanto pericolo per le anime, almeno se si prendono sul serio le cose di Dio e non le si riduce a una chiacchierata al bar fra quattro amici, dove ognuno è libero di dire e di fare tutto quel che gli passa per la testa, senza remore e senza particolari responsabilità. Per i cristiani nati, o cresciuti, dopo il Concilio Vaticano II, quelle espressioni hanno un suono familiare e un significato perfino scontato: perciò appaiono come perfettamente canoniche, perfettamente cristiane, perfettamente ragionevoli, giuste e condivisibili. Ma è proprio così?

Una apostasia di massa

BRUXELLES. “CHI UCCIDE LA CHIESA? LA CHIESA TALVOLTA, MA TALMENTE BENE…”. GERUSALEMME.

A Bruxelles, una delle capitali più scristianizzate d’Europa, l’arcidiocesi, guidata dal neo-cardinale Jozef De Kesel, protetto del discusso cardinale Danneels è riuscita a far sì che le Fraternità di Gerusalemme decidessero di lasciare la città. Dal 2001 le Fraternità, gruppi di vita monastica (a Roma è affidata loro Trinità de’Monti) sono nella parrocchia di Saint-Gilles e hanno intessuto legami profondi con la popolazione, cattolica e non, del quartiere. Dopo la sostituzione dell’arcivescovo Léonard, inviso a Danneels e di conseguenza al Pontefice regnante, è partito un piano di ristrutturazione delle parrocchie, che ha creato e continua a creare perplessità e opposizioni fra i laici cattolici. Che, fra l’altro, sono rimasti molto colpiti – e non positivamente – dalla decisione di De Kesel di non ospitare più un’altra comunità fiorente di vocazioni e di frutti spirituali, la Fraternità dei Santi Apostoli, a Sainte-Catherine, voluta e sostenuta da mons. Lèonard. Una decisione che nel contesto della vita cattolica di Bruxelles è apparsa sin dall’inizio incomprensibile.

Manca solo un timbro postconciliare?

Lefebvriani a casa

All’Esquilino sorgerà il Centro studi della San Pio X. Accordo vicino. Decisivo il ruolo del Papa


Lefebvriani a casa
Papa Francesco (foto LaPresse)



Roma. La frattura tra la Fraternità sacerdotale San Pio X (i lefebvriani) e la Santa Sede sta per essere ricomposta. L’accordo per l’istituzione della prelatura personale – garanzia di ampia autonomia gestionale e pastorale – è ormai vicino. A confermare che il lento e complesso negoziato sia ormai avviato verso una soluzione positiva è la trattativa in essere per l’acquisto da parte di Ecône del complesso di Santa Maria Immacolata all’Esquilino, a poca distanza dal Laterano.

La Misericordia 2.0

“Pillole di Misericordia 2.0: la ricetta è la carità senza la verità” 


In questo articolo sono riportate alcune frasi essenziali che Bergoglio ha rivolto ai Parroci:
“Fatevi prossimi, con lo stile proprio del Vangelo, nell’incontro e nell’accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi”

Il Papa invita i sacerdoti ad abbracciare ogni genere di unione. “Unioni celebrate in Cristo, unioni di fatto, unioni civili, unioni fallite, famiglie e giovani felici e infelici. Di ogni persona e di ogni situazione voi siete chiamati a essere compagni di viaggio per testimoniare e sostenere”. 

I parroci, è l’esortazione del Papa, siano visti da chi vuole uscire dal matrimonio non come “esperti di atti burocratici”, ma come “fratelli” “in ascolto e comprensione”.

La spia che venne dal sud del mondo

Il doppio gioco



(Antonio Socci su www.antoniosocci.comQuesto articolo di Sandro Magister (vedi QUI ) spiega benissimo l’atteggiamento dell’allora cardinale Bergoglio (nel 2004) che – ovviamente – non avrebbe mai potuto aspirare al papato, verso cui era lanciato, se, da cardinale, avesse pubblicamente contestato la “Veritatis splendor”.
Una volta diventato papa sappiamo invece cosa è successo e Magister, ancora una volta, lo spiega benissimo.
Del resto si può vedere questo stesso atteggiamento anche oggi nell’abitudine di papa Bergoglio di mandare avanti qualcuno (per esempio il card. Kasper) per lanciare la sua “rivoluzione”, senza esporsi direttamente.

Bella domanda..

Il Superiore Generale dei Gesuiti è ancora cattolico?




Padre Arturo Sosa Abascal



I moderni uomini di Chiesa hanno voluto tanto che il Vangelo diventasse condivisibile dall’uomo moderno, che hanno finito col testimoniare che loro stessi si sono convertiti al mondo moderno. Non capiscono più il Vangelo, la Chiesa e Dio. Quando parlano di Dio Padre, del Suo Figlio Gesù e dello Spirito Santo, vediamo come le loro passioni, vizi e peccati finiscono col proiettare un’immagine idolatrica di Dio.
Anche riguardo alla Chiesa: questa non avrebbe passato, e non si rendono conto che non avendo passato essa sarebbe come invisibile.


L’affliggente profanazione della misericordia

http://www.toscanaoggi.it/Vita-Chiesa/Giubileo-mons.-Fisichella-apertura-Porta-Santa-cerimonia-molto-semplice
La misericordia profanata



Dalla Lettera dei Domenicani del Santo Rosario – Pentecoste 2017


Oggi è di moda, soprattutto negli ambienti ecclesiastici, invocare la misericordia. Nel suo nome bisognerebbe tollerare ogni comportamento, ignorare gli insulti più lampanti contro l’onore di Dio, lasciare gli uomini nella loro vita di peccato, tacere i diritti della Verità e della Sua Chiesa.

La misericordia è profanata.

Ora, la vera misericordia è tutto l’opposto di questo relativismo.

Secondo l’etimologia, la misericordia è un cuore che si occupa di una miseria per portale sollievo, per farla sparire, per quanto possibile. E’ la carità che si occupa dei mali del suo tempo.
Per saperne di più, basta aprire il Vangelo di San Luca. A tre riprese, esso presenta le tappe della misericordia: essa vede il male, è presa da compassione, passa ai fatti (1).


Credette un giorno di aver trovato la via d’uscita.

 
Dittatura protestante
Terzo peccato contro lo Spirito Santo: impugnare la verità conosciuta (dal catechismo).
Vien da pensare che tutte le diocesi cattoliche e le facoltà teologiche abbiano ricevuto da Roma un ordine tassativo e ineludibile, secondo il più tradizionale stile centralistico della Curia, ma in senso esattamente opposto: quest’anno sembra obbligatorio celebrare il cinquecentesimo anniversario della “riforma” luterana. Ovunque un pullulare di convegni, settimane intensive, incontri ecumenici con pastori e pastore… tutto, ovviamente, con un unico intento celebrativo e apologetico (al contrario), quasi si trattasse di una sorta di nemesi storica che dovesse riparare le esecrabili condanne del Concilio di Trento (le quali – sia detto per inciso – sono dogmi di fede e non si possono contestare, sotto pena di scomunica). Si direbbe che, senza i cosiddetti “riformatori” protestanti, la Chiesa non avrebbe mai ritrovato la verità del Vangelo, smarrita per strada, né la sua vera identità, deformata fin dall’epoca costantiniana.

venerdì 24 febbraio 2017

Fino al nostro ultimo respiro

Qual è il secondo passaggio più incompreso della Scrittura? (Il primo è: “Non giudicate, per non essere giudicati” in Matteo 7:1, citato dagli analfabeti (o indifferenti) scritturali come una sorta di pseudo-benedizione al relativismo morale). Direi che il secondo posto va a Matteo 5:39, “se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra“.
Non comprendere questo passaggio ha portato a pregare pubblicamente per i “nostri cosiddetti ‘nemici’”, come se Cristo e la Sua Chiesa non abbiano nemici, sia umani che spirituali. Non comprendere questo passaggio ha portato ad auspicare un pacifismo letteralmente inerte, che avrebbe lasciato perplesso papa Pio V (che ha convocato la Lega Santa per resistere all’invasione dell’Europa da parte dell’Impero Ottomano, nella battaglia di Lepanto).

Keep calm and go to Guam!

Rivisitazioni. Dodici anni fa Bergoglio non aveva i dubbi di oggi  
           
Libro
Dei cinque "dubia" sottoposti a papa Francesco e resi pubblici da quattro cardinali riguardanti la retta interpretazione di "Amoris laetitia", tre fanno riferimento a un precedente documento papale, l'enciclica di Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" del 1993. E chiedono se continuano a valere tre verità di fede riaffermate con forza da quell'enciclica.
Nel dubbio numero due è questa la verità di cui i cardinali chiedono conferma:
- l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi (Veritatis splendor, 79).
Nel dubbio numero quattro è quest'altra la verità su cui chiedono lumi:
- l'impossibilità che "le circostanze o le intenzioni" trasformino "un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta" (Veritatis splendor, 81).
E infine, nel dubbio numero cinque è quest'altra ancora la verità su cui attendono un chiarimento:
- la certezza che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto (Veritatis splendor, 56).
A nessuno di questi "dubia" Jorge Mario Bergoglio ha finora dato risposta. Ma se tornasse indietro nel tempo, a quando era arcivescovo di Buenos Aires, le risposte le darebbe. Sicure e rassicuranti.

Dobbiamo dunque rivedere anche la nostra idea di Dio?

CREDO UT INTELLIGAM

    "Credo ut intelligam intelligo ut credam". Io credo Signore aiuta la mia poca fede! Poi, illuminati dall’alto, si arrivano a capire le ragioni razionali della fede, ma si deve partire da un atto d’umiltà, ragione inclusa 
di Francesco Lamendola  


Credere in Dio, credere in Gesù Cristo, nella società moderna è cosa ardua; almeno così si dice. Non sappiamo fino a che punto fosse facile, o, comunque, assai più facile, in altri temi, per esempio nei secoli dell’Impero Romano, quando, oltretutto, la fede cristiana poteva essere bersaglio di persecuzioni sanguinose in qualsiasi momento, a seconda della politica di un sovrano o del capriccio di un procuratore. Non lo sappiamo, e quindi non siamo in grado di dire se credere fosse cosa più facile nei secoli dell’alto Medioevo, fra una scorreria barbarica e una prepotenza del signore feudale più vicino, per non parlare del cattivo esempio che davamo, così spesso, sul piano morale, il clero e gli stessi vicari di Cristo sulla terra. Oppure se fosse più facile credere durante il Rinascimento, o sotto i rigori della santa Inquisizione, o al tempo della Rivoluzione scientifica, o sotto la ghigliottina egualitaria dei giacobini, o nei quartieri operai, squallidi e disperati, della prima Rivoluzione industriale. Non lo sappiamo, perché non possediamo la macchina del tempo: per cui qualunque affermazione troppo precisa, a questo proposito, rischia di essere poco più che una mera esercitazione retorica.

Si vede che il loro dio non è il nostro

VOLETE STANCARE DIO ?

    In teologia si chiamava e forse si chiama ancora “santa ira di Dio” ma per i biblisti e teologi progressisti è una contraddizione in termini, il loro dio non si arrabbia mai: si vede che il loro dio non è il nostro 
di Francesco Lamendola  




Davanti alla resistenza che il re Acaz gli oppone, mentre sta cercando convincerlo a fidarsi di Dio e a non contare su degli alleati puramente umani, il profeta Isaia, esasperato, a un certo punto esclama: Vuoi stancare Dio, vuoi fargli perdere la pazienza?
Ci par già di vedere insorgere i biblisti e i teologi modernisti e progressisti, e udire le loro indignate proteste: Ma via, questo linguaggio non va preso alla lettera! Si tratta di espressioni pesantemente antropomorfiche, che attribuiscono a Dio dei sentimenti tipicamente umani, come lo stancarsi e il perdere la pazienza. Invece Dio, che è misericordioso, non perde mai le staffe, non si arrabbia come farebbe una pescivendola al mercato. Strano; avevamo sentito parlare di una cosa che, in teologia, si chiamava, e forse si chiama ancora, “ira di Dio”, anzi, la “santa ira di Dio”, perché tutto ciò che è di Dio, è santo, e dunque è santa anche la sua ira. E ci era parso di leggere diversi passi della Bibbia in cui tale ira si manifesta, in occasione di alcuni peccati umani particolarmente odiosi e meritevoli di una punizione immediata ed esemplare. Ma si vede che questi biblisti e teologi modernisti e progressisti ne sanno una più del diavolopardon, volevamo dire che ne sanno una più di Dio in persona, dato che, per loro, l’ira di Dio è una contraddizione in termini, il loro dio non si arrabbia mai, non si sdegna contro i peccatori impenitenti, per quanto orrende siano le loro colpe, mantiene sempre un perfetto autocontrollo, un perfetto aplomb; si vede che il loro dio è un perfetto gentleman, un signore che beve molto Cynar per tenere lontano il nervosismo e il logorio della vita moderna. 

PAM,spam

Pontificia Accademia della Morte
Pochi giorni fa è andata in scena una sorta di beatificazione di Marco Pannella da parte del presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia. Un video-scandalo, ma più ancora che le parole di elogio per il defunto leader dei radicali, a inquietare è la prospettiva evocata da Paglia....

Sapere che un uomo che nella sua vita e fino alla fine ha fatto tanto male, come Marco Pannella, abbia però goduto dell’amicizia di un sacerdote, è in qualche modo consolante. Si può sperare che quel filo con Dio che non si è mai spezzato possa aver provocato almeno alla fine un ravvedimento, un pentimento, per salvare la sua anima. Ma la speranza si fa amarezza sapendo che quel sacerdote è monsignor Vincenzo Paglia, ex vescovo di Terni (diocesi da lui ridotta sull’orlo della bancarotta), disastroso ex presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, da pochi mesi presidente della Pontificia Accademia per la Vita nonché cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II per la Famiglia, istituti dove ha iniziato una sistematica opera di demolizione di quanto voluto da san Giovanni Paolo II.

Vaticani's Karma

Grazie a un sapiente (ed esilarante) montaggio ad hoc, sembra proprio che il Pontefice non sia rimasto immune al tormentone sanremese...