ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 8 dicembre 2017

Il capolavoro della Redenzione di Cristo

QUANDO DUNS SCOTO VINSE LA DISPUTA SULL'IMMACOLATA E RISOLSE PER LA CHIESA UN MISTERO TEOLOGICO

Quando Duns Scoto vinse la disputa sull'Immacolata e risolse per la Chiesa un mistero teologico

Uno straordinario chiarore soprannaturale illuminò il volto del Papa, il Beato Pio IX, commosso al punto da interrompersi più volte per il singhiozzo e le lacrime, quando la mattina dell’8 dicembre 1854, alla presenza di duecento cardinali e vescovi, proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Un colpo di cannone fu sparato da Castel Sant’Angelo: era il segnale affinché le campane di Roma suonassero a festa dalle undici alle dodici. L’esultanza dei romani fu condivisa dai cattolici di tutto il mondo. Anche a Torino, nell’Oratorio di Valdocco, immensa fu la gioia di Don Bosco e di Domenico Savio, il fondatore della “Compagnia dell’Immacolata”.

Due maniere di fare una rivoluzione


CATTOLICO O RIVOLUZIONARIO?


Scusi, lei è cattolico o rivoluzionario? la dichiarazione del papa Francesco: "Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non erano sbagliate era un riformatore". L'enorme differenza tra il concetto di riforma e di rivoluzione 
di Francesco Lamendola  



Sono in parecchi a pensare e a dire, o ad aver detto e scritto, che Gesù Cristo è stato un grande rivoluzionario: che, nella storia umana, non c’è stata rivoluzione più grande di quella cristiana; e che un vero cristiano è anche, perciò stesso, un genuino rivoluzionario. Poiché in queste frasi vi è qualche cosa di vero, ma anche molto di falso, e soprattutto di ambiguo, sarà bene chiarire, una volta per tutte, che cosa sia e che cosa non sia “rivoluzionario”. Abbiamo capito, infatti, a chi piace la rivoluzione e crediamo di avere anche capito perché le sue lodi richiedono un lavorio preparatorio, che passa attraverso la rivalutazione del concetto di “riforma”. Si celebra la riforma oggi per poter celebrare la rivoluzione domani; o meglio, per creare quella particolare atmosfera psicologica e culturale che dà per scontato il valore positivo della rivoluzione, qualunque essa sia.

Cattolico di questi tempi, è un vero miracolo

SUPEREX RICORDA UNA PROFEZIA DELLA MADONNA, AD AKITA, SUL DRAMMA DELLA CHIESA. E CITA UN TESTE BERGOGLIANO D.O.C.

Mi ha riscritto. Quell’amico di cui Stilum Curiae ha ospitato uno sfogo dritto dal cuore qualche giorno fa, quello che si definisce Ex Movimento per la Vita, ex Scienza & Vita, ex giornalista di Avvenire, ex docente di scuola cattolica…
Insomma un SuperEx, un ex come ce ne sono pochi, e sarà così che si è deciso di battezzarlo. Fortunatamente per lui la lista degli “ex” si ferma qui, ed è ancora – più che mai – cattolico; il che, se ci pensate, di questi tempi, è un vero miracolo, la testimonianza che papi vescovi prelati e chierici vari in fondo in fondo possono risultare davvero servi inutili. Nel bene, ma, per fortuna, anche nel male…Comunque bando alle ciance e vediamo che cosa ci dice oggi SuperEx.

Nefas

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Crisi della Chiesa: Un intervento del teologo Brian Harrison O.S. sulla recente scandalosa pubblicazione negli AAS

Un intervento del teologo  Brian Harrison O.S.,
sulla recente pubblicazione negli AAS dell’interpretazione eterodossa dei passi ambigui di Amoris Laetitia  (a cura di Paolo  Pasqualucci)

Nota previa del traduttore.
Ho tradotto dall’inglese e pubblicato, unitamente  all’originale, questo  breve ma prezioso contributo del teologo, prof. Brian W. Harrison O.S., intitolato: Il peso specifico dei diversi tipi di interventi pontifici, perché mi sembra mettere perfettamente in luce il carattere fortemente magisteriale che Papa Francesco ha voluto imprimere all’interpretazione eterodossa di certi passi ambigui della sua Esortazione Apostolica Amoris Laetitia
Le spiegazioni di Padre Harrison sul valore di atto di magistero dello strumento rappresentato dalle “Epistole Apostoliche”, corroborate da significativi estratti degli indici degli AAS, sono estremamente chiare e spero possano contribuire in maniera decisiva a fugare ogni interpretazione minimalista del nefas perpetrato da Papa Francesco, con il suo Rescritto del 5 giugno scorso:  atto di una gravità inaudita, che rappresenta, a mio modesto avviso, un punto di non ritorno per l’attuale Pontificato.  Grazie a quest’atto, ora è come se il Papa in persona autorizzasse ufficialmente i cattolici, trovantisi in certe situazioni matrimonialmente irregolari, a compiere il terribile peccato di una Santa Comunione sacrilega!
Ho strutturato l’intervento nel seguente modo:
Nota previa del traduttore – Testo tradotto – Testo originale – Allegato, come nell’originale, con estratti dagli Indici generali degli AAS, voll. 80, 86, 76.  Le tre note di riferimento a pie’ di pagina le ho aggiunte io.  Le parole in corsivo sono nell’originale.
Paolo  Pasqualucci     
8 dicembre 2017

Queste cose ci erano state predette

MANDA LA TUA VERITA' E LUCE


 La rivoluzione della neochiesa è "l’assoluto di questo mondo" ma il rischio grave è che quando una rivoluzione entra in una istituzione crea una situazione di "non-ritorno": perciò la rivoluzione vince sempre, anche se fallisce
di Francesco Lamendola  


L’animo oppresso dai fatti e misfatti di questa neochiesa, che non teme di trascinare nel fango le cose più sacre e di trasformare la casa di Dio in una sinagoga del demonio, con orribili bestemmie e profanazioni spacciate per preghiere e sovrapposte oscenamente alla vera liturgia, prendiamo in mano il Libro dei Salmi e soffermiamoci a rileggerlo e meditarlo (42, 6; 43, 2-5; traduzione dalla Bibbia di Gerusalemme):

Perché ti rattristi, anima mia, / perché su di me gemi? / Spera in Dio; ancora potrò lodarlo, / lui, salvezza del mio volto e mio Dio. // Tu sei il Dio della mia difesa; / perché mi respingi, / perché triste me ne vado, / oppresso dal nemico? / Manda la tua verità e la tua luce; / siamo esse a guidarmi, / mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore. / Verrò all’altare di Dio, / al Dio della mia gioia, del mio giubilo. / A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio. / Perché ti rattristi, anima mia, / perché su di me gemi? / Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, / lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Una serie di "Francesco"?

"Così la Chiesa finì", ecco le conseguenze di Bergoglio

La Chiesa finisce abbracciando il modernismo. Questo è l'ammonimento contenuto nel nuovo libro di Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1
"Così la Chiesa finì" è il titolo del nuovo libro di Aldo Maria Valli. Il vaticanista di punta del Tg1 immagina - mediante un racconto distopico - la dissoluzione del cattolicesimo.
Un processo lungo, che avviene tramite il succedersi di una serie di "Francesco", pontefici accomunati dalla necessità dottrinale di adeguare la forma, la sostanza e le istanze della religione cattolica allo "spirito del tempo". Il Vaticano - nell'opera di Valli - abbandona progressivamente i dogmi di fede, sino a promulgare l'esistenza del "Superdogma dell'accoglienza": l'unica verità dottrinale riconosciuta come tale. La Chiesa immaginata dal giornalista rinuncia - insomma - a se stessa: sposa la postmodernità, adotta il "bispensiero", stralcia ogni tradizione e usanza, pubblica "Il Vocabolario della Chiesa Accogliente", aderisce ad una neolingua di orwelliana memoria, introduce il sacerdozio femminile, concede l'eucarestia a tutti, termina di essere una monarchia assoluta, riduce la liturgia ad un fenomeno di "aggregazione sociale", approva la poliandria, riabilita Marcione, abolisce le tipiche forme d'espressione pastorale e così via. Nasce - infine - la "Nuova Chiesa antidogmatica", che proclama il "Superdogma dell'accoglienza". Nell'immaginario Concilio Ecumenico Vaticano V - inoltre - i cristiani si riuniscono in un'unica fede: un avvenimento che, nonostante l'intenzione bonaria di base e la valenza sempieterna del dialogo, finisce per divenire uno degli elementi determinanti per la dissoluzione finale.

Sull’importanza dell’Immacolata

8 dicembre – Ascolta questa bella omelia sull’importanza dell’Immacolata

http://itresentieri.it/8-dicembre-ascolta-questa-bella-omelia-sullimportanza-dellimmacolata/


8 dicembre – Leggi questa novella sull’Immacolata

La necessità della tenerezza
di Dino Focenti
Solo il Cattolicesimo (nessun’altra religione lo fa) offre all’uomo la possibilità di rimettere il proprio destino tra le tenere braccia di una Madre. Da sempre la ricerca della tenerezza accompagna il rammarico per le proprie mancanze, così come accompagna l’ansia per ciò che accadrà e per la propria inadeguatezza dinanzi a ciò che riserverà il tempo. Quante volte ci chiediamo“Ce la farò” e “Chi mi aiuterà?” Si tratta di quella tenerezza che dona la vera “compagnia” al proprio esistere, che colma lo sguardo del bambino che può trovare solo in quello della mamma la risposta alle proprie paure. Il bambino invoca lo sguardo della mamma e la mamma guarda il bambino e gli dona…la tenerezzaLa tenerezza è una delle perenni ricerche dell’uomo…non per giustificarsi e farsi perdonare i propri sbagli, ma per avvertire il “calore” in una vita che chiede, che invoca, che pretende una Rispostauna Risposta che sia anche un tenero abbraccio, come quello della madre che fa appoggiare il capo del bimbo al suo seno e lo culla, accarezzandolo. Ogni uomo (indipendentemente dalla sua cultura, dal ruolo che riveste nella società e dal suo stato economico) ricerca la tenerezza; e il Cattolicesimo –che è la vera religione- è la religione della tenerezza per eccellenza, perché è l’unica religione che ha posto una Mamma come via privilegiata per la salvezza di ognuno.
Novella
Giorgio anche questa volta ce l’aveva fatta. La rapina era andata bene…e aveva deciso di cambiare definitivamente aria. “Se questo colpo riuscirà –aveva pensato prima della rapina- me ne vado. Sì, me ne vado all’estero. Cambierò definitivamente aria…e non rischierò più la vita.” Ecco perché adesso Giorgio correva.
I suoi pensieri, però, non riuscivano a correre. Ormai da tempo, da troppo tempo, erano sempre lì su quella stessa immagine, tanto remota ma tanto presente.
Davvero Giorgio voleva smettere di rapinare per non rischiare più la vita, o era qualcos’altro da cui voleva fuggire?
Erano già passati due anni da quel fattaccio, ma per Giorgio era come se fossero passati solo pochi minuti. Non riusciva a dimenticare quel gioielliere poco più che trentenne che tremava tutto e che non avrebbe mai reagito. Giorgio ancora non riusciva a capire se lo aveva voluto veramente fare o il colpo era partito per caso. Resta il fatto che quel giovane uomo era morto sul colpo…lasciando moglie e tre bambini.
A Giorgio questo fatto dei bambini gli martellava la testa. Perché così piccoli e già così soli? Lui sì che lo sapeva cosa significava rimanere solo, senza padre, ad appena dieci anni. Sapeva anche che quella brutta vita l’aveva iniziata proprio perché non aveva avuto nessuno che lo guidasse.
Aveva appena dieci anni. Fu terribile quel giorno in cui seppe della morte del papà…e sapeva già che sulla mamma non poteva contare; non perché non ci fosse, ma perché era sempre stata una poco di buono. Il marito non l’aveva mai amato e faceva una vita tutt’altro che onesta. Al piccolo Giorgio quel giorno cascò il mondo addosso.
Il giorno dopo, ai funerali, c’erano pochissime persone: gli amici del bar con cui il papà giocava a briscola e tracannava birra. Gente che in Chiesa non entrava nemmeno a Natale e a Pasqua. La mamma, poi, fingeva tristezza, ma forse era addirittura contenta per quello ch’era successo.
Don Pino, il parroco, che conosceva di che pasta fosse fatta la mamma, fu l’unico ad aver compassione del piccolo Giorgio. Dopo i funerali, lo prese, lo abbracciò forte (poche volte era stato abbracciato fino ad allora), lo portò dinanzi alla statua della Madonna e gli disse: “Giorgio, vedi quanto è bella la Mamma di Gesù. Lo sai che la Madonna è la Mamma di Gesù, ma anche la Mamma di tutti noi?…E’ anche la Mamma tua, Giorgio.”
Giorgio aveva capito che quelle parole di don Pino significavano che lui una vera mamma non l’aveva, non l’aveva mai avuta…e adesso non aveva neanche il papà.
Questi erano da sempre i pensieri di Giorgio. Anche adesso che correva per andare fuori, fuori dell’Italia, per cambiare aria.
Pensava a quel povero papà che aveva ucciso; e pensava a quell’antico dolore che lo aveva fatto rimanere solo.
Oggi poi era l’otto dicembre, il “Giorno dell’Immacolata”, come dicevano al suo paese. Quel giorno il papà andava nella baracca sotto casa e prendeva i “tavoloni”, cioè grossi assi di legno per fare il presepe. Quel giorno lui si sentiva il bambino più felice del mondo. Ad un tratto un pensiero si affacciò alla sua mente: “Quei tre bambini che la sua pistola aveva reso orfani come stavano vivendo il ‘Giorno dell’Immacolata’? Che forse anche quell’uomo faceva come suo padre?”
Le sue gambe correvano ancora, ma la sua mente ormai si era impantanata. A che pro continuare a scappare? Cambiando aria, avrebbe potuto cambiare anche i suoi pensieri?
Correva, correva…ad un tratto (la strada era affollatissima di gente che faceva le compere per l’occasione) si scontrò con una bimba e le fece cadere una grossa busta. Tutto finì a terra: pastori, muschio, carta roccia e si ruppe una bella fontana di terracotta. La bimba iniziò a piangere e a gridare ad un uomo che le era accanto: “Papà, si è rotto, si è rotto tutto ciò che mi hai regalato!”
Giorgio avrebbe voluto fermarsi per aiutare quella bimba, per chiederle scusa…ma perché? Lui, che rapinava, poteva forse intenerirsi dinanzi ad una bimba che piangeva?
E intanto continuava a correre…quando improvvisamente si sentì una sirena di polizia. Che lo stessero cercando? Giorgio pensò che conveniva non rischiare. Si trovò dinanzi ad una Chiesa ed entrò. Il sacerdote era sull’altare. La Messa era quella del giorno di festa. “Ma perché?” si chiese Giorgio. “Ah già! –capì subito- oggi è il “Giorno dell’Immacolata!” Non sapeva che fare, ma adesso non poteva uscire. Doveva attendere. Se cercavano lui, la polizia non sarebbe mai venuto a cercarlo in una chiesa. Si sedette. Poi si alzò. Non riusciva a seguire la Messa perché non si ricordava nemmeno come fosse fatta. Mentre camminava nervosamente, si avvicinò ad una cappella laterale. Vi entrò. Era tutta illuminata e piena di fiori. Era la cappella dell’Immacolata. “Guarda, guarda –pensò- la statua è proprio uguale a quella di don Pino!” Strano. Don Pino gli aveva detto che la Madonna Immacolata era anche la sua mamma…e proprio il Giorno dell’Immacolata lui era solito sentirsi il bambino più felice del mondo. Il giorno dei “tavoloni” e dell’inizio del presepe.
C’era un uomo anziano inginocchiato. Una bambina arrivava adesso e depositava un bel fiore ai piedi della statua. Giorgio si commosse, s’inginocchiò anche lui…e capì che la sua corsa adesso era finita.

Quell’aria nuova che tanto cercava, l’aveva trovata lì, ai piedi di quella statua. La sua vita si era rovinata dopo ch’era stato ai piedi di quella statua, ora poteva ricominciare tutto, sempre lì …ai piedi della stessa statua.
http://itresentieri.it/8-dicembre-leggi-novella-sullimmacolata/
L'Immacolata dei miracoli
Ivrea




Ripreso da Italia Catholica



L'8 dicembre 1859, festa della Immacolata Concezione, i coniugi Pizio di Torino si facevano protestanti dietro promessa di aiuti finanziari, essendo essi nell'indigenza.
Lo stesso giorno, il padre, Alberto Pizio, cercava di vendere alcuni vecchi mobili e, tra questi, un bel quadro della Vergine dipinto su legno.
Ma i compratori, vedendo l'immagine dell'Immacolata, proruppero in orrende bestemmie e uno di essi tentò ripetutamente di farlo a pezzi con una scure. Se non che la scure si ruppe, ma l'immagine rimase illesa. Infuriati i tre malviventi gettarono il quadro sul fuoco, ma il miracolo si ripeté: le fiamme carbonizzarono tutto il legno intorno alla immagine, rispettando prodigiosamente la figura della Vergine.
I profanatori fuggirono allora spaventati e il Pizio nascose il quadro.

Un mese dopo, sua moglie, saputa la cosa, incredula e ostianata nelle sue idee, volle a sua volta tentare di distruggere il quadro. Lo asperse con alcool e gli diede fuoco. Nuovamente si ripeté il miracolo.

Tormentati dai rimorsi i due conigui si consigliarono con un Sacerdote, che suggerì loro di consegnare il quadro a qualche persona pia che pregasse per loro. Essi decisero di consegnarlo alle prime persone religiose che avrebbero incontrato la sera del mercoledì santo 1860.
La Provvidenza dispose che tali persone fossero precisamente due religiose della Congregazione dell'Immacolata Concezione d'Ivrea recentemente fondata.

Da allora il quadro venne gelosamente conservato dalle suddette Suore, le quali lo hanno ora esposto alla pubblica venerazione in un grandioso Tempio che sorge ad Ivrea presso la loro Casa Madre.

I fatti prodigiosi riguardanti la taumaturga Effigie vennero esaminati in un regolare processo canonico indetto nel 1910 dal Cardinale Agostino Richelmy di Torino; di esso si conserva copia autenticata nell'Archivio della Casa Generalizia di Roma.

NOVENA O TRIDUO ALL'IMMACOLATA DEI MIRACOLI

O Immacolata dei Miracoli, io confido pienamente in Te per questo mi prostro dinanzi alla Tua immagine e T'invoco. Liberami dalla tribolazione in cui verso come salvasti la Tua Effigie dai colpi della sacrilega scure e concedimi la grazia che Ti chiedo. Ave Maria.
O Vergine dei Miracoli, salvami dalle fiamme del peccato e dalla morte eterna come salvasti la Tua Immagine dal fuoco sacrilego e concedimi la grazia di cui ho tanto bisogno. Ave Maria.
Benedicimi, o Madonna dei Miracoli, ed accogli la mia preghiera. Fa che io ami ardentemente il Tuo Figlio Divino e salga ogni giorno verso di Lui rendendomi degna della grazia per la quale ora t'imploro. Ave Maria.

O Immacolata dei Miracoli - prega per noi.


http://www.unavox.it/Documenti/Doc1107_Immagine_miracolosa_Immacolata_Ivrea.html

La consacrazione a Maria

Inquadramento generale della consacrazione a Maria e linee storiche di sviluppo.


L’atteggiamento di dono fiducioso di sé alla Madre di Dio, che in varie forme percorre la storia cristiana a cominciare dal Sub tuum præsidium, è sempre stato percepito e sentito dal popolo cristiano come un atteggiamento fondamentale della vita di Fede del battezzato, anche se all’inizio non ci si poneva il problema della formalizzazione, della formulazione, ma era un atteggiamento che investiva la vita pratica dei discepoli del Signore che comprendevano bene la necessità, il potere e la vitalità della devozione e donazione di sé alla Madre di Dio.

giovedì 7 dicembre 2017

Mens de-mentis

Tutti i maestri di Bergoglio, che però fa di testa sua

Dopo le tante biografie narrative di papa Francesco, ecco la prima che giustamente si fregia del titolo di "biografia intellettuale". Il suo autore, Massimo Borghesi, è professore di filosofia morale all'Università di Perugia ed è vicinissimo a Jorge Mario Bergoglio da molto prima che fosse eletto papa, al pari di quella cerchia di amici il cui nome più noto è quello del vaticanista Andrea Tornielli, tutti appartenenti al ramo romano di Comunione e liberazione che faceva capo al sacerdote Giacomo Tantardini.
Ma oltre che della penna di Borghesi, questo libro è anche figlio della viva voce dello stesso papa Francesco, che in quattro occasioni – le ultime due in data 13 marzo 2017, quarto compleanno del suo pontificato – ha consegnato all'autore altrettante sue registrazioni audio, più volte citate nel testo e tutte mirate a indicare le fonti della sua formazione.
È una biografia, dunque, che in parte è anche autobiografia. E muove proprio da una rivelazione fatta qui per la prima volta da Bergoglio in persona, a detta del quale all'origine del suo pensiero ci sarebbe il teologo gesuita francese Gaston Fessard – geniale studioso di Hegel senza essere hegeliano – con quel suo libro del 1956  sulla "dialettica" degli "Esercizi spirituali" di Sant'Ignazio.

De mente

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Risposta ai “dubia” o eresia conclamata? Il problema della pubblicazione sugli “Acta Apostolicae Sedis” della lettera ai vescovi di Buenos Aires

Qualche mese fa, in occasione della pubblicazione sul sito del Vaticano della lettera di compiacimento del Vescovo di Roma ai vescovi della regione ecclesiastica di Buenos Aires per i Criterios básicos para la aplicación del capitulo VIII de Amoris laetitia – lettera del Vescovo di Roma, a quanto ci risulta, probabilmente richiesta da persone vicine all’attuale establishment vaticano, prima che giungesse un parere avanzato dai vescovi predetti ad un gruppo di teologi moralisti, e che “blindava” i criteri elaborati in quel momento - un insigne canonista, il prof. Edward Peters, docente di diritto canonico a Detroit, affermava che quella lettera e quei Criteri non potessero assumere valore legislativo in ambito canonico né vincolante, in quanto la pubblicazione online non costituiva una modalità prevista dal can. 8 § 1 C.I.C. (cfr. E. PetersOn the appearance of the pope’s ‘Buenos Aires’ letter on the Vatican website, in In the Light of the Law – A Canon Lawyer’s BlogAug. 24, 2017) Concludeva, quindi, mostrando una certa rassicurante tranquillità:

E' chiaro il disegno

Pater Noster: non un problema di traduzione ma di  comprensione



Lo spiega bene anche san Paolo: «Dio infatti è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di uscirne per poterla sostenere» (1Cor.10,12-13). Inoltre, il messaggio che si è fatto passare è che la Chiesa Cattolica “ha sbagliato” per duemila anni sulla traduzione. La conseguenza di questa scelta è apocalittica! Se la Chiesa e la Tradizione ha sbagliato su questa traduzione, chi ci dice che non abbia sbagliato nel resto?
Risuonano come una eco assordante i tentativi, antichi e nuovi, di voler cambiare le parole finali del Padre Nostro e diverse sono state le reazioni in difesa della frase scelta dalla Tradizione della Chiesa, vedi qui il domenicano Padre Riccardo Barile, e vedi qui per una comprensione più tecnica della traduzione.

Nodi da sciogliere?


Chi si opporrà alla riabilitazione di Teilhard de Chardin?


L’iniziativa è ufficiale. Il 18 novembre l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della cultura ha approvato la richiesta a Papa Francesco di rimuovere il Monitum della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio sulle opere di padre Pierre Teilhard de Chardin, S.J. Pochi giorni dopo è stata inoltrata al Papa la proposta di «considerare la possibilità di revocare il Monitum che dal 1962 è stato imposto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (già Sant’Uffizio) sugli scritti del P. Pierre Teilhard de Chardin SJ».
Nel comunicato del Pontificio Consiglio della Cultura, presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi, si legge: «Riteniamo che un tale atto non solo riabiliterebbe lo sforzo genuino del pio gesuita nel tentativo di riconciliare la visione scientifica dell’universo con l’escatologia cristiana, ma rappresenterebbe anche un formidabile stimolo per tutti i teologi e scienziati di buona volontà a collaborare nella costruzione di un modello antropologico cristiano che, seguendo le indicazioni dell’Enciclica Laudato Si’, si collochi naturalmente nella meravigliosa trama del cosmo».

Che cosa dirà, quando verrà la sua ora?


CRISTO SI E' FERMATO A VIENNA?


Il video. Fino a quando, Signore? Siamo al rovesciamento e profanazione dei valori cristiani. Il silenzio gesuitico della neochiesa sullo scandalo di Vienna dove il gay-friendly card. Schönborn "tras-forma"la storica cattedrale 
di Francesco Lamendola   


 

La sera di venerdì, 1° dicembre 2017, la cattedrale di Santo Stefano a Vienna è stata teatro di un evento di cui si è parlato poco sui mass media, compresi quelli cattolici ultraprogressisti, forse perché perfino i neopreti e la loro neochiesa trovano che sia prudente non richiamare troppo l’attenzione dell’opinione pubblica sulla scandalosa deriva modernista, islamista e omosessualista in atto: favorirla, incoraggiarla, anche condurla in prima persona, ma, nello stesso tempo, adoperando quel tanto di abilità e destrezza che servono per nascondere la mano che ha scagliato il sasso, tutte le volte che sia opportuno e che sia possibile. Tanto, l’importante è infrangere la vetrata; e se la mano che l’ha infranta non si vede, meglio ancora. Ancora un po’ di pazienza, e quei signori si mostreranno al cento per cento per quel che sono, e mostreranno apertamente quel che stanno facendo, e fin dove vogliono arrivare: non ci manca molto. Bisogna che i tempi siano del tutto maturi; bisogna alzare un altro poco la temperatura dell’acqua, per far bollire la rana senza che se ne accorga. Fuori di metafora: bisogna aspettare solo quel che tanto che non crei una inutile forzatura dei tempi; perché tutto lascia pensare che i cattolici, o le masse che ancora si considerano tali, siano già cotti quasi al punto giusto: ormai manderebbero giù qualsiasi cosa, non si scandalizzano più di niente, sono più che disposti a trovare “normale” qualsiasi blasfemia, bestemmia e sacrilegio: è sufficiente che a metterci la faccia vi sia un sacerdote, meglio se un vescovo o un cardinale, e meglio di tutto se c’è il papa.

L'HIV della fede: si contrae per contatto

La mia risposta a fra' Cristoforo sulla nuova formula del Pater noster e sull'eresia di Bergoglio


Rispondo volentieri all'appello di fra' Cristoforo (qui), e mi permetto due commenti. 


I. La Preghiera del Signore


Il primo commento riguarda l'intenzione - sinora paventata, ma che presumibilmente troverà realizzazione a breve - di modificare le parole della Preghiera del Signore (il Padre Nostro) in italiano. Non entro nel merito della validità della traduzione, perché ritengo che il testo attuale sia conforme alla versione della Vulgata, e che questa sia coperta dal carisma dell'inerranza, così come definito dai Sacri Canoni. Rimando al commento di San Tommaso, Expositio in orationem dominicam, art. VI. Non c'è nessuna necessità di modificare adesso il Padre Nostro, quando peraltro il livello di istruzione religiosa dei fedeli è ai mini termini: sarebbe come occuparsi dei fiori ai balconi o del colore della tappezzeria delle poltrone in un edificio distrutto da un terremoto. 

Ciò che considero cosa gravissima è la smania di novità che anima - sin dal Vaticano II - questa presunta ricerca di maggior fedeltà nei testi liturgici e della preghiera, che insinua un'idea di provvisorietà inquietante. Pare che la Chiesa abbia insegnato per secoli una preghiera che solo ora, grazie alle ben note competenze di fine esegeta e di altissimo filologo di Bergoglio, è restituita alla sua genuina traduzione. Abbiamo pregato male per secoli, abbiamo ingannato il popolo con una traduzione che falsificherebbe le parole di Cristo, abbiamo insegnato ai nostri figli a credere che il Signore ci tenta, e che la Chiesa ha sbagliato. E se ha sbagliato sul Padre Nostro, probabilmente si troveranno altre mille occasioni per rettificare presunti errori di traduzione. Era lo stesso alibi col quale ci è stata gabellata la riforma liturgica, che in materia di traduzioni postconciliari ad usum modernistarum ha raggiunto i risultati ben noti.

«Ho imparato da Giuda»

Papa Francesco «corregge» il Padre nostro: «Dio non ci induce in tentazione, la traduzione è sbagliata»

Nel libro del Pontefice (Rizzoli-LEV) riflessioni inedite sul Padre Nostro
«Ho imparato da Giuda che la vergogna è una grazia» di Francesco

Páter hemōn. Simone Weil lo recitava ogni mattina nell’originale greco, «questa preghiera contiene tutte le domande possibili, non se ne può concepire una sola che non via sia racchiusa». Eppure, spiega Francesco, «ci vuole coraggio per pregare il Padre nostro». In un mondo «malato di orfanezza», le parole trasmesse da Gesù ai discepoli («Signore, insegnaci a pregare») mostrano un Dio che si fa dare del tu, e chiamare «papà». Il pontefice ne parla con don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere di Padova, un dialogo versetto per versetto che TV2000 ha cominciato a trasmettere ogni settimana ed ora esce per intero nel libro Quando pregate dite Padre nostro, con le riflessioni inedite di Francesco alternate a quelle di Angelus e udienze. Ci vuole coraggio, ripete il Papa. «Dico: mettetevi a dire “papà” e a credere veramente che Dio è il Padre che mi accompagna, mi perdona, mi dà il pane, è attento a tutto ciò che chiedo, mi veste ancora meglio dei fiori di campo. Credere è anche un grande rischio: e se non fosse vero?».

mercoledì 6 dicembre 2017

E voi, chi dite che io sia?


E NON C'INDURRE IN TENTAZIONE


Il Padre nostro è l’unica preghiera che è stata insegnata ai suoi discepoli direttamente da Gesù mettere in dubbio l’esattezza di quelle parole equivale a mettere in dubbio che noi sappiamo quali siano state le Parole di Gesù 
di Francesco Lamendola   


 

Tutti noi, nati nell’Europa cristiana, generazione dopo generazione, da secoli e secoli ripetiamo, con le parole del Padre nostro, quali ci sono state riportate dai Vangeli, la formula finale: … e non c’indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen, che viene dal greco:kai mē eisenenkēs hēmas eis peirasmon, alla rhusai hēmas apo tou ponērou, e che in latino viene reso con: et ne nos inducas in tentationem; sed libera nos a malo. Ci eravamo già occupati, meno di un mese fa, di questa traduzione, e del supposto problema che essa solleva in certe persone ipersensibili (cfr. l’articolo Non c’indurre in tentazione, pubblicato l’11/10/2017 sul sito Nuova Italia. Accademia Adriatica di Filosofia); ma ora siamo costretti a tornarvi sopra, visto che il papa in persona ha deciso di scendere in campo, oggi, mercoledì 6 dicembre 2017, con tutta la sua forza mediatica, parlando dai microfoni di una rete televisiva.

La sede nella Gerusalemme terrestre


“GERUSALEMME CAPITALE “



San Gregorio Magno (Comm. In I reg., II): “Coloro che ricusarono di credere al Redentore si  daranno poi, alla fine del mondo, all’Anticristo”.
“Costui – ha scritto Sant’Efrem Siro (Sermo de Antichristo)    – colmerà certo di favori in modo speciale la nazione giudaica, ma bisogna convenire che onori più  straordinari gli prodigherà questa nazione deicida, la cui capitale sarà quella del suo regno”.
Sant’Ireneo (Adversus Haereses, Libr. V c. XXV) : “L’Anticristo,giunto all’impero universale, trasferirà la  sede nella  Gerusalemme terrestre”.

Ora non si può lasciare spazio a dubbi?

RIVOLTA INAUDITA

Il Papa e lo scisma, mai accaduto prima. Il cardinale Burke: "No allo Ius soli, cosa succederà all'Italia"


Il cardinale americano Raymond Leo Burke guida la rivolta contro Papa Francesco su ius soli, immigrati e accoglienza. Mai, in epoca moderna, i vertici della Chiesa si sono schierati tanto numerosi in aperta critica con la dottrina e la linea socio-politica del Pontefice. Burke è uno dei firmatari dei dubiasull'esortazione Amoris Laetitia del Papa. Sotto accusa il terzomondismo e le troppe aperture al laicismo promosse da Bergoglio. Il Cardinale Gerhard Mueller è arrivato addirittura a minacciare uno scisma nella Chiesa cattolica. "Il pericolo c'è sempre quando aumenta la confusione ed è evitabile proprio attraverso la presentazione della fede in modo chiaro - spiega monsignor Burke al Giornale -. A un anno di distanza, dato che il Papa non ha ancora risposto, credo si possa interpretare il silenzio, e anche il non riscontro del ricevimento delle nostre comunicazioni, come un segno che il Papa in qualche modo non riconosce questi interventi come meritevoli e legittimi".