ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 13 febbraio 2018

Lex benedicendi

Benedizione delle coppie gay? Vescovi Usa contro la chiesa tedesca

Il vicepresidente della Conferenza episcopale di Germania, mons. Josef Bode,  si domanda se non sia venuto il momento di “essere più giusti, visto che c’è molto di positivo, buono e corretto” in questo tipo di relazioni
Un'immagine del Gay Pride di Glasgow del 2017

Roma. “Una condizione generale di base è questa: parlare chiaro. Nessuno dica ‘questo non si può dire’. Bisogna dire tutto ciò che si sente con parresia e ascoltare con umilità”. Erano le parole d’ordine del Papa in apertura del Sinodo straordinario sulla famiglia celebrato in Vaticano nel 2014, che avrebbe in un biennio reso manifesta la spaccatura profonda – è sufficiente consultare le tabelle con i voti dei singoli paragrafi della Relazione finale – della chiesa su questioni quali la morale sessuale e familiare. Chi oggi discute con franchezza è la chiesa tedesca, già capofila delle aperture poi confluite nell’esortazione Amoris laetitia. Il tema è diverso, solo lambito dalla doppia assise sinodale, ma che ciclicamente torna a farsi spazio nel dibattito non solo a porte chiuse: la benedizione delle coppie omosessuali.

Fino a prova contraria..

Zen: "Non sono ancora riuscito a capire per che cosa dialogano con la Cina"



Il cardinale Giuseppe Zen Zekiun, arcivescovo emerito di Hong Kong, ha pubblicato stamane sul suo blog, in cinese e in italiano – lingua che padroneggia molto bene –,  il seguente intervento. Le sottolineature sono sue.
Una traduzione in inglese è disponibile su Asia News, l'agenzia on line del Pontificio Istituto Missioni Estere:
*
NON SONO ANCORA RIUSCITO A CAPIRE PER CHE COSA DIALOGANO CON LA CINA
Risposta a “Ecco perché dialoghiamo con la Cina”, l’intervista che Sua Eminenza il Cardinal Parolin ha concesso a Gianni Valente (cioè l’intervista cucinata insieme tra i due).
Ho letto più volte l’intervista, ora la leggo di nuovo (anche se la lettura mi ripugna) per poter onestamente fare i miei commenti.
Sono grato a Sua Eminenza perché ha riconosciuto che “è legittimo avere opinioni diverse”.
(1)

Ecumenismo ritualista?

Papa Francesco fa campagna elettorale pro-immigrati: "Guardate i dati sugli stupri..."

Papa Francesco entra a gamba tesissima nella campagna elettorale, dove quello dell'immigrazione è uno dei temi più scottanti. "Tante volte i migranti sono sporcati dai commenti", "c'è un modo di presentare le cose che ti cambiano la verità". Così il Pontefice, in un lungo discorso a braccio ai partecipanti della Giornata mondiale di riflessione contro la Tratta di Persone. "Alcuni mesi fa - ha aggiunto - ho visto su un giornale un titolo...Una piccola città dell'Italia, si diceva: Questa è la città dove ci sono stati più stupri quest'anno e il 40% di stupratori erano migranti. È un modo di sporcare i migranti - ha sottolineato -. Io mi domando e l'altro 60% chi erano? Italiani...". 


Una pessima campagna elettorale



Se  è vero che la politica è la prosecuzione della guerra con altri mezzi (von Clausewitz), questa campagna elettorale  è stata finora  combattuta con mezzi sporchi: quelli di negare l'agibilità politica a forze parlamentari che dispongono di un loro elettorato, un bacino di utenza che li ha legittimamente e democraticamente eletti. Parlo della Lega di Salvini e di FdI di Giorgia Meloni. Ogni occasione è buona per i cespugli che fanno capo alla sinistra, per provocare e gettare tutto in  caciara. Lo scopo è sempre quello: trascinare nelle risse e nelle pesti per poi avere il pretesto di creare una reazione retributiva al danno, fare le vittime e poter dire: "Visto che sono fascisti? La nostra violenza è giusta, la loro no".
Lancio di pietre e molotov a Rovereto contro il comizio di Salvini

Magna et digere..!

"Magna cum laetitia" ..... per sorridere un po' ....

Finalmente un motu proprio sull’uso conviviale delle chiese ….!
Un nostro amico ed affezionato lettore, preso dallo spirito carnacialesco del martedì grasso, ultimo giorno di Carnevale, ha ludicamente immaginato che l’odierno vescovo di Roma, .. anche lui in vena di far scherzi ai fedeli (e si sa che … a Carnevale, ogni scherzo vale), si fosse deciso finalmente (?) a pubblicare un documento col quale regolamentare l’uso, secolare e mondano, dei pranzi/cene nelle chiese, cattedrali e basiliche.
Per il momento, lo ribadiamo, si tratta di uno scherzo, di un gioco, di una burla, cioè di un componimento in tono scherzoso e faceto, a metà strada tra il latino ed il maccheronico. Lo stesso titolo «Magna cum laetitia» evoca nel gergo romanesco l'azione del “mangiare”.
Un componimento, dunque, scherzoso, ma che, nelle intenzioni dell’autore, dovrebbe far riflettere sulla presunta serietà delle motivazioni addotte dai sostenitori di quest’uso mondano dei luoghi sacri.
Poi, magari, chissà, il vescovo di Roma potrebbe trovare lo scritto così ben congegnato da trasfonderlo in un vero motu proprio. In quel caso, non ci sarà molto da ridere.
Per ora: buon divertimento … E, ovviamente, buon pranzo!


Cantano già vittoria..

MA HANNO FATTO MALE I CONTI



La buona battaglia: "Vogliamo restare europei e vogliamo restar cattolici". I signori del Nuovo Ordine Mondiale e della neochiesa del "falso papa" si fregano le mani e già cominciano a brindare? Ma hanno fatto male i loro conti 
di Francesco Lamendola  

  

Credono di avere ormai vinto; e cantano già vittoria. Le voci che si oppongono al Nuovo Ordine Mondiale sono sempre più rare e sempre più fievoli: si stanno spegnendo, una dopo l’altra. La maggior parte di esse è stata ridotta al silenzio semplicemente spegnendo i  microfoni: e senza microfono nessuna voce può arrivare oltre le dieci, venti persone. Oggi, per fare opinione, bisogna raggiungere i milioni, non le decine di persone: un Aristotele che ha venti studenti, pur se ha capito tutto, non influisce sulle vicende pubbliche quanto l’ultimo cialtrone che disponga di una rete televisiva o di un giornale a grande tiratura; i suoi raffinati ragionamenti, precisi e consequenziali come un teorema geometrico, non servono a nulla, in confronto al rozzo e demagogico strepitare del cialtrone, al quale i mezzi d’informazione fanno da cassa di risonanza. E siccome credono di aver già vinto, stanno abbandonando ogni prudenza e stanno lasciando cadere la maschera. 

E' proprio nei dettagli che il diavolo nasconde la coda

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Sulla balaustra e altri dettagli. Alla ricerca della liturgia perduta

      «Uno degli abbagli più estesi del post-concilio è stata l’eliminazione della balaustra. Un errore considerevole sul piano storico, liturgico, dottrinale, artistico e pastorale».
Don Enrico Finotti (Rovereto, 1953) scrive così a pagina 19 del libro Il suo e il vostro sacrificio. Il liturgista risponde (Chora Books), un’opera preziosa, da raccomandare a tutti coloro che hanno a cuore il retto modo di intendere e attuare il culto da rendere a Dio.
Vi sembrerà strano partire da un dettaglio come quello della balaustra, ma la liturgia è fatta di dettagli e ogni volta che se ne stravolge uno (com’è noto, è proprio nei dettagli che il diavolo nasconde la coda) è l’insieme a patirne le conseguenze. Inoltre la risposta di don Finotti fa capire di che pasta è questo prete che non gira attorno alle parole e va dritto al punto.

Nel Martedì di Quinquagesima

Volto Santo, contemplazione in vista della ricompensa

Pochi lo sanno ma oggi, nel martedì "grasso" di Carnevale che precede l’inizio della Quaresima, cade la festa del Volto Santo di Gesù, secondo la volontà divina che Nostro Signore rivelò ottant’anni fa alla beata Maria Pierina de Micheli (1890-1945). La festa è al momento celebrata solo in alcune parrocchie o congregazioni nate per diffondere il culto del Volto Santo, ma non è ancora estesa alla Chiesa universale, ragione per la quale possiamo invitare ogni fedele a impegnarsi, ciascuno secondo i propri doni, a propagare questa devozione tanto cara a Dio e che ci aiuta a comprendere meglio i ricchissimi significati dei tanti passi delle Sacre Scritture che si riferiscono al volto divino, come per esempio il Salmo 79: “Rialzaci, Signore, nostro Dio, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi”.

Di Loggia in Loggia..


CINA-SANTA SEDE. UN APPELLO DI CATTOLICI AI VESCOVI DI TUTTO IL MONDO. CHE LO SPIRITO DI CASAROLI ISPIRI LA TERZA LOGGIA…

 Asianews, il quotidiano online guidato da padre Bernardo Cervellera, del glorioso PIME, il Pontificio Istitutu Missioni Estere, ieri ha pubblicato una lettera aperta-appello ai vescovi di tutto il mondo affinché si adoperino per fermare un possibile accordo fra Santa Sede e Cina che sembra imminente e di cui si è parlato tanto nei giorni scorsi.
Questo è il link, in inglese e cinese, della lettera, per leggerla ed eventualmente aderire.
I primi firmatari sono professori, avvocati, attivisti per i diritti umani. Come scrive Asianews, l’accordo, nei termini attuali, di cui evidentemente i firmatari conoscono gli elementi, sarebbe “Un errore deplorevole e irreversibile”. Nella lettera si chiede perciò di fermare la firma dell’accordo, e di reimpostarlo con precise garanzie sulla libertà del pontefice di nominare i vescovi e con garanzie di una vera libertà religiosa per i cristiani e la società.
Stilum Curiae non ha seguito da vicino lo sviluppo delle trattative; ma c’è il timore, condiviso in non poche personalità di Chiesa, che giochino in questa vicenda vari elementi. Il primo sarebbe il desiderio di alcuni dei responsabili di ottenere un successo personale. Il secondo: il desiderio del Pontefice, così come è accaduto per l’incontro con il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, di far vedere che la sua politica ottiene risultati laddove per i suoi predecessori non era possibile; e naturalmente il desiderio, presente in ogni diplomatico, in talare o in borghese che sia, di legare il suo nome a un accordo. Quando molti anni fa cominciai a occuparmi di Vaticano, un amico della Segreteria di Stato, purtroppo scomparso, mi disse, parlando della Cina e della Santa Sede: “Se la pazienza dei cinesi è infinita, quella di Casaroli è eterna”. Casaroli era ovviamente il cardinale Segretario di Stato di Giovanni Paolo II. L’uomo della ost-politik, certamente non sospetto di simpatie reazionarie, o di non aperture verso i regimi comunisti. Eppure, sulla Cina e sulla libertà della Chiesa fu adamantino. Con buona pace di mons. Sorondo e degli altri cheerleaders osannanti, le nuove regole appena entrate in vigore su religioni e libertà non sembrano offrire molte speranze in quello che è il Paese più grande al mondo governato da una dittatura. Che lo spirito di Agostino cardinale Casaroli aleggi sulla Terza Loggia in questi giorni….

E i cocci sono suoi!

ERESIA RELATIVISTA
Il vescovo: "Il matrimonio non è infrangibile"


Domenica scorsa è appara su la Vita Diocesana Pinerolese (Anno 9, N.3) un’interessante intervista del neo-vescovo, Derio Olivero, a commento del documento della Conferenza Episcopale Piemontese che fornisce linee guida per l’applicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Del vescovo di Pinerolo la Bussola Quotidiana si era già occupata in un’occasione precedente, quando prima di assumere l’incarico si era fatto benedire dai fedeli.

Dell’intervista ci hanno colpito alcune frasi, che ci sembrano indicative. Una di queste la troviamo veramente geniale: “Il matrimonio continua così ad essere indissolubile ma non infrangibile”. Non abbiamo capito, e ce ne scusiamo; ma ci sembra, quella della frangibilità o infrangibilità una nuova categoria di cui finora non siamo stati messi al corrente. Vale a dire che se sono sposati con qualcuno lo sono in maniera indissolubile, ma ci possiamo rompere? (In tutti i sensi). E allora che succede? La frase successiva è illuminante: “Per coloro che sono giunti ad una nuova unione ci può essere un cammino che arrivi anche ad essere pienamente integrato”.

lunedì 12 febbraio 2018

Il tradimento del Vangelo

I NODI VENGONO AL PETTINE



Stato e Chiesa, "i nodi vengono al pettine". L’appello alle coscienze del "falso papa" Bergoglio, affinché tutti i migranti siano accolti e le chiese si trasformino in dormitori, sale mensa e gabinetti per "migranti islamici" 
di Francesco Lamendola  

  

La svolta migrazionista della neochiesa di Bergoglio è qualcosa  d’intollerabile, qualcosa che indigna, non solo per ciò che rappresenta in se stessa, ma anche per l’invasione di campo nelle faccende di pertinenza della politica, cioè dello Stato; non è, tuttavia, se vogliamo essere lucidi e se vogliamo essere onesti, qualcosa di totalmente, di radicalmente imprevisto e imprevedibile; era, anzi, prevedibilissima, e non da ieri, non dall’elezione di Bergoglio, e neppure dal Vaticano II: era ed è inscritta nella logica intrinseca delle cose.

L'abito di Arlecchino

Basta raccogliere per unire?







Come tutti gli anni, la Chiesa ha dedicato la settimana dal 18 al 25 gennaio alla «preghiera per l’unità». In effetti, la data d’inizio corrisponde alla festa della Cattedra di San Pietro, e quella di fine alla festa della Conversione di San Paolo: questi due simboli si prestano facilmente alla volontà di vedere la fede propagarsi per salvare delle nuove anime.

Questo periodo è ormai dedicato al proliferare di scandali e di apostasie pubbliche da parte sia di parroci sia di vescovi. Al punto che Dio deve trattenere la Sua collera davanti a tante blasfemie che gridano verso il Cielo.

Questa settimana, non fu autorizzata dal Papa San Pio X?

Vigliacchetto, oltre che ingenuo

L'ERA DEL "CATTO-BERGOGLISMO"



Arde l’amore incestuoso fra neochiesa e marxismo. Ora finalmente l’ultimo velo è caduto e la neochiesa del falso papa Bergoglio si è pronunciata ai massimi livelli lo Stato perfetto è la Cina la società perfetta è quella cinese 
di Francesco Lamendola  


Ora, finalmente, l’ultimo velo è caduto e la neochiesa del falso papa Bergoglio si è pronunciata, ai massimi livelli: lo Stato perfetto è la Cina, la società perfetta è quella cinese, l’economia migliore al mondo è, ancora, quella cinese; di più: la Cina incarna pienamente la dottrina sociale della Chiesa, ergo, la Cina è, fra tutti gli Stati possibili, passati e presenti (e forse anche futuri), quello che più di ogni altro si avvicina all’ideale del Vangelo di Gesù Cristo.
A dire queste cose, ed altre ancora, se possibile ancor più mirabolanti, ancora più sperticatamente elogiative nei confronti del regime ateo e marxista di Pechino, quello con il record mondiale della repressione politica e con il record mondiale delle condanne a morte, il solo che può permettersi estese pulizie etniche e trasferimenti di popolazioni, come nel Tibet, senza che una sola voce al mondi si levi a protestare, o anche soltanto a far delle domande scomode, è un pezzo grosso della corte del falso papa, uno dei porporati di più sperimentata fede bergogliana: il vescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo, il quale ha sentito il bisogno prorompente e incontenibile di esternare questa dichiarazione d’amore per il totalitarismo cinese, all’indomani della decisione del suo capo di riconoscere ben sette vescovi graditi al regime di Pechino, mostrando apertamente di aver scaricato la vera Chiesa cattolica cinese, quella che Pechino non ha mai voluto riconoscere e che, soffrendo persecuzioni d’ogni tipo, è sempre rimasta fedele a Roma e al papa, evidentemente assai più di quanto il (falso) papa sia rimasto fedele a lei. 

Io le sembro un tipo strano?

I PANDA DI "SAVONAROLA"



Scusi, lei è strano? e della Chiesa parla come Savonarola. E' certo, che fra trent’anni gli italiani saranno ridotti in minoranza nel loro stesso Paese, saremo un popolo in via d’estinzione, come oggi lo sono i panda della Cina 
di Francesco Lamendola  

  

Mi scusi, sta cercando qualcuno o… qualcosa?
Sì: sto cercando qualcosa, ma non la trovo.
Posso aiutarla? Lei è di queste parti?
Sì, sono nato qui vicino, ma poi sono stato via… Ritorno adesso e trovo tutto cambiato.
È da molto che non tornava più qui?
Un po’ di anni… ma mi sembra che siano passati dei secoli.
Eppure la città non è cambiata molto. Hanno buttato giù un po’ di vecchi edifici, costruito un nuovo teatro e un nuovo stadio; ma, nel complesso, il volto della città è rimasto sempre lo stesso.
Lo crede perché lei è rimasto qui, e il cambiamento lo ha vissuto dall’interno, a poco a poco.
Certo, è possibile. Quando si rimane sempre nello stesso posto si notano poco le differenze...
La parlata, per esempio. Quando vivevo qui mi pareva un italiano perfetto. Ma è bastato star via poco tempo, per accorgermi quanto sia forte la cadenza locale… inconfondibile. La sentivo su un treno, nella folla, e la riconoscevo all’istanteinsieme al morso della nostalgia.
Che cosa cercava, esattamente? Forse la posso aiutare…

Per “una nuova fioritura della nostra fede”.

Un aforisma di José Sánchez del Rio
Il 10 febbraio 1928 subiva il martirio per Cristo Re José Sánchez del Rio, Cristero di quattordici anni
http://www.scuolaecclesiamater.org/2018/02/un-aforisma-di-jose-sanchez-del-rio.html

ROSARIO SULLE COSTE. DOPO POLONIA E IRLANDA, SI PREGHERÀ ANCHE IN REGNO UNITO. IL 29 APRILE, DOPO 40 GIORNI DI PREPARAZIONE.


Dopo la Polonia e l’Irlanda, anche nel Regno Unito si sta preparando un grande “Rosario sulle Coste”, che dovrebbe avere luogo il 29 aprile, domenica; cinquanta anni fa il 27 aprile entrò in vigore in UK l’Abortion Act, la legge che legalizzava la soppressione dei nascituri.
Gli organizzatori sostengono che quella preghiera collettiva servirà a combattere “Le minacce attuali alla fede, alla dignità della persona umana e alla pace”, e sarà utile a incoraggiare “una nuova fioritura della nostra fede”.

“Non permettere che nella prova io cada”

  • LITURGIA E LETTERATURA

Il Papa, Tolkien e il Padre nostro

Il 6 dicembre 2017, Papa Francesco, nel corso di una puntata di un programma dedicato alla spiegazione della Preghiera del Signore trasmessa dalla televisione italiana (1), ha criticato la frase tradotta come «[...] non ci indurre in tentazione», generando un po’ di subbuglio nei media.
Il Santo Padre ha semplicemente ribadito la vecchia preoccupazione per le implicazioni non volute di quella frase, frase che parrebbe asserire che Dio possa positivamente volere il nostro peccato. «Sono io a cadere», ha detto Papa Francesco. «Ma non è [Dio] che mi butta alla tentazione per... per poi... vedere... come sono caduto. No, un padre non fa questo; un padre aiuta a alzarsi subito».
Ascoltando le parole del Papa, ho avvertito familiarità con quella discussione di natura linguistica, ma non sono riuscito a collegarla mnemonicamente ad alcuno studio biblico né ad alcuna lezione di Sacra Scrittura. Poi mi sono ricordato: l’avevo sentita da J.R.R. Tolkien, cattolico devoto, scrittore e creatore del legendarium della Terra di Mezzo.

Ci siamo sbagliati tutti?

Ritiro per gay, la toppa di Avvenire peggio del buco

Ci siamo sbagliati tutti. Il ritiro spirituale per coppie dello stesso sesso organizzato da Don Gianluca Carrega – responsabile della pastorale per le persone omosessuali della diocesi di Torino – non era centrato sulla fedeltà affettiva nelle coppie omosessuali, bensì sulla fedeltà  di Dio verso tutti noi, omosessuali o eterosessuali.
A rivelare questo collettivo “fraintendimento preventivo” è stato Avvenire che così scrive giusto due giorni fa: “L’argomento del ritiro era sì la fedeltà, ma non tanto quella ‘tra coppie omosessuali’, innanzi tutto quella che Dio esprime con il suo amore verso tutte le creature, specialmente quelle più fragili e bisognose di aiuto”. Poi il quotidiano dei vescovi fa parlare Padre Pino Piva, che doveva tenere le meditazioni in occasione del ritiro spirituale poi sospeso dal vescovo per le plurime critiche provenienti da clero e laici: «Sarebbe stato un ritiro quaresimale sull’amore per convertirci all’amore, oggi è quanto mai necessario. E non solo per persone omosessuali e per i loro familiari, anche per persone e coppie eterosessuali. Obiettivo del ritiro? Aiutare le persone a fare una esperienza profonda e personale dell’amore di Dio; un amore sempre fedele e inesauribile». Ma le cose non stanno così, bensì la due giorni torinese riguardava la fedeltà “affettiva” che lega solo due persone omosessuali e non eterosessuali. Le prove per sostenerlo sono più di una.

La liberazione che Cristo predicava agli uomini..?

SORONDO, “FRANCESCO” E IL CRISTIANESIMO REALIZZATO IN CINA…

“La Cina è quella che realizza meglio la dottrina sociale della Chiesa”: parole di mons. Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze.  “Il principio centrale cinese è il lavoro, lavoro, lavoro. Non c’è altro”, il che lo induce, gran teologo, a concludere: “ E’ come diceva san Paolo: chi non lavora, non mangia. Non ci sono baraccopoli, non hanno droga, hanno una coscienza nazionale positiva”. Sorondo, argentino. È ovviamente elemento della Junta Suramericana che ha preso il potere in Vaticano. Ovviamente è mosso dalla fregola di adulare El  Cacique  che sta devastando la chiesa cinese perseguitata per andar d’accordo col regime. Infatti aggiunge, lecchevolmente: “Pechino   sta seguendo più di altri Paesi l’enciclica di papa Francesco “Laudato sì”  (quella ecologica), difendendo gli accordi di Parigi sul clima”. E’ riuscito persino a non vedere la coltre di fumi  pestilenziali che grava in permanenza sulle megalopoli; figurarsi se ha preso atto dei Laogai, il GuLag  cinese, dalle fucilazioni  pubbliche, la repressione delle minoranze  e la miseria delle campagne.

Entgoetterung


Gesù e Maria testimonial del mercato: ce lo chiede l'Europa

L'Ue si dimostra un comitato d’affari dell’aristocrazia finanziaria che punta alla “sdivinizzazione”. Non è guerra di religione: è guerra alla religione. Qualcuno ancora ha fiducia nei “valori” di Bruxelles?

«Gesù e Maria testimonial del dio mercato? È cosa buona e giusta. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani». Così, in questi giorni, su la Repubblica. Scopriamo ora che tra i sacri “diritti umani” v’è anche quello di violare l’inviolabile, di offendere il sacro, di vituperare la nostra civiltà e i suoi fondamenti.

domenica 11 febbraio 2018

Il peggior nemico

IL NEMICO E' GIUNTO



Neovangelo gnostico-massonico "buonista"? Il nemico è giunto e noi stessi lo facciamo entrare. Noi abbiamo tutto il diritto di restare quello che siamo: italiani di "tradizione cattolica" e non c’è niente di sbagliato in questo 
di Francesco Lamendola  

  

Il nemico è arrivato: sapevamo che sarebbe arrivato, prima o poi; o, almeno, lo sapevano tutte le generazioni che ci hanno preceduti: solo la nostra pare essersi scordata di una semplicissima verità: che chi non ama se stesso e non è disposto a battersi per difendere ciò che è e ciò che possiede, o almeno ciò che ha ricevuto in eredità dai suoi padri, evoca le forze che lo spazzeranno via: e così si è lasciata sorprendere completamente. Le guardie dormivano; alcune hanno aperto le porte all’invasore: in parte perché lo hanno scambiato per amico, in parte perché avevano già deciso di tradire la città e abbandonarla nelle mani del primo venuto, tale è l’odio che hanno lasciato crescere nei loro cuori verso colei che è stata madre di tutti, e che, nel bene e nel male, ha fatto di noi quello che ora siamo, mentre senza di lei ora saremmo nulla, numeri, bestiame. Costoro, codesti traditori, non amano veramente il nemico, quanto detestano i propri concittadini e tutto ciò che la loro civiltà rappresenta: pur di veder distrutti gli uni e rasa al suolo l’altra, si sarebbero affrettati a spalancare le porte a chiunque, anche al più barbaro e crudele occupante.

Mentre tutto sembra crollare

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«Chi prega non spreca il suo tempo»

    Per qualche giorno non ho scritto per il blog perché ho fatto compagnia al mio papà novantacinquenne cercando, per quanto possibile, di prendermi cura di lui. Proprio mentre lo accudivo mi sono tornate alla mente le parole del Vangelo di Giovanni («In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi»), ma soprattutto mi ha colpito la verità di questo brano, perché ho visto davvero il mio papà tendere le mani e sorreggersi a fatica al mio braccio, e davvero gli ho cinto la veste, e davvero ho dovuto dirgli «no, papà, andiamo di qua, ti porto io, di là non ci puoi andare, non puoi fare di testa tua».
Rientrato a casa, ho riacceso il computer e ho trovato il salmo che l’amico Fra Cristoforo ci ha regalato per questa domenica dedicata alla Vergine di Lourdes: «Dio è per noi rifugio e forza, / aiuto sempre vicino nelle angosce. / Perciò non temiamo se trema la terra, / se crollano i monti nel fondo del mare» (Salmo 46). Come spesso succede, Fra Cristoforo sembra scrivere proprio per me. In effetti i terremoti non sono soltanto quelli causati dai sommovimenti del sottosuolo. Si può essere terremotati nell’anima, in preda all’angoscia, mentre tutto sembra crollare. E allora l’unico vero rifugio è il buon Dio e la preghiera è la grande risorsa di cui disponiamo per abbandonarci nelle sue braccia.

Tout se tient..

Sparisce l'Italia dei campanili: una parrocchia in meno al mese

Le chiese sono in difficoltà perché ormai solo un cattolico su tre va a messa Anche le vocazioni sono in calo, mentre aumentano i seminaristi dall'Africa

Un lento, inesorabile rinsecchimento. Meno parrocchie: meno sacerdoti, meno Messe e meno pellegrini. Un Paese che scivola silenziosamente nell'indifferenza religiosa.
Le prove? Partiamo dai dati della Direzione centrale degli affari dei culti del Ministero dell'Interno, incaricato di concedere personalità giuridica agli enti religiosi, parrocchie comprese. Tra il 2012 e il 2016 è stata concessa personalità giuridica a 46 nuove parrocchie ed è stata tolta a 101. Risultato: in 5 anni in Italia sono sparite 55 parrocchie, quasi una al mese e quasi tutte concentrate nell'ultimo anno, il 2016, quando sono state soppresse ben 40 parrocchie. Sempre nel 2016 sono stati riconosciuti, però, 4 nuovi monasteri cattolici e ne è stato soppresso 1; sono state riconosciute 8 confraternite e soppresse 7.

Un Bestiario triste..


UN BESTIARIO CLERICALE. IL PAPA PUÒ DIRE LE BUGIE? E IL CARDINALE BLAISE CUPICH? GALANTINO, LA CHIESA E LA POLITICA.
Questo è un Bestiario Clericale triste. Più triste di quanto possiate immaginare. Facciamocene una ragione: il romano Pontefice forse dice le bugie. E questo, permettetemi di dirlo, è almeno per me un grande motivo di tristezza.
Il Papa può dire bugie?
L’ultimo episodio – ma non il solo, ahimè – è quello degli abusi sessuali commessi in Cile da padre Fernando Karadima, e a cui avrebbe assistito anche quello che adesso è – nominato dal Pontefice – il vescovo di Osorno, Barros. Le vittime avrebbero voluto incontrare il papa, nella sua visita di gennaio 2018. Non è stato permesso. Nel volo di ritorno, come scrive Catholic World News il papa ha chiesto evidenze delle accuse, dicendo di non averne avute. Così scriveva la collega Franca Giansoldati sul Messaggero: “Io non ho sentito alcuna vittima di Barros. Non sono venuti, non ho potuto parlare con loro, non si sono presentati. Su una cosa dobbiamo essere chiari che chi accusa senza evidenza e con pervicacia è calunnia. Se viene una persona con una evidenza sono il primo ad ascoltarlo”. Ora, le vittime di Barros avevano chiesto, durante il viaggio in Cile, di essere ricevute dal Pontefice. Che però ha ricevuto altre vittime di abusi, con molta discrezione, ma non loro. E successivamente la collega Nicole Winfield, dell’Associated Press, ha pubblicato una lettera scritta al papa nel 2015 dalle vittime di Barros. Come scrive Catholic World News, “Il cardinale Sean O’Malley, che presiede la commissione papale speciale sugli abusi, ha informato i membri della Commissione di aver consegnato a mano la lettera della vittima al Pontefice. Juan Carlos Cruz, l’autore della lettera ha detto all’Associated Press di aver ricevuto assicurazioni dal card. O’Malley sul fatto che il papa ha ricevuto la sua lettera nel 2015”.

Non è più tempo d’indugiare...

PARLARE OGGI DELLA VIRTU' ?



Dobbiamo tornare a parlare della virtù. La Chiesa dovrebbe essere la più interessata a custodirla, come un bene prezioso da tramandare alle giovani generazioni, ma anche agli adulti: perchè oggi ha praticamente smesso di farlo? 
di Francesco Lamendola   



La virtù: questa parente povera, un tempo così onorata e corteggiata, e oggi, come direbbe Dante, così dispetta e scura. Che cosa è successo? Perché la famiglia, la scuola, la società, hanno smesso di parlarne? Perché abbiamo smesso di considerarla un valore? Perché, soprattutto, abbiamo smesso di praticarla? Le parole tendono a scomparire quando scompaiono i concetti che esse designano: se non si parla più della virtù, è perché la nostra società ha smesso di crederci. Si tratta perciò di vedere se essa sia qualcosa di cui la società può prendersi il lusso di fare a meno, oppure se, al contrario, è una cosa essenziale, indispensabile per il buon funzionamento della vita sociale e anche per il bene delle singole persone. 
La cosa che suscita maggiore perplessità è il fatto che la Chiesa, che dovrebbe essere la più interessata a custodire la virtù come un bene prezioso, da tramandare ed insegnare alle giovani generazioni, ma anche agli adulti, ha praticamente smesso di farlo. Non ne parla più. Parla degli stranieri e dei migranti, in primissimo luogo; poi delle persone “ferite”; paragona se stessa a un ospedale da campo, invita i sacerdoti ad "accompagnare" le persone nel loro percorso di vita, senza guardar tanto per il sottile alla meta verso cui tale percorso è diretto; ma della virtù, basta, non si dice più nulla.

I dispetti di quelli “del piano di sotto”

  • AMORIS LAETITIA

L'inaccettabile adulterio sdoganato dai vescovi

Caro Direttore,
il 23 gennaio i Vescovi dell’Emilia Romagna hanno pubblicato le indicazioni per l’applicazione del cap. VIII di Amoris Laetitia, come è stato prontamente segnalato da La Nuova BQ. Il 23 gennaio è anche tradizionalmente il giorno della celebrazione liturgica dello Sposalizio di Maria Santissima e di san Giuseppe, il matrimonio più fedele, casto e soprannaturale che sia mai esistito e mai esisterà sulla faccia della Terra. Eppure, per un certo gusto di fare dispetti di quelli “del piano di sotto”, proprio quel giorno ha inaugurato ufficialmente, qui in Emilia Romagna, dove vivo, la benedizione dell’adulterio da parte dei nostri Vescovi.
Vorrei solamente dire due parole, che rompano un po’ l’incredibile silenzio che ha accompagnato la pubblicazione del documento. A parte un parroco “guerriero” della diocesi di Bologna, che ha apertamente definito inaccettabili le indicazioni della CEER, non ci sono state altre prese di posizione pubbliche, ma solamente un grande mormorio di dissenso sotterraneo. Il motivo è ovvio: qualcuno la chiama prudenza, io la chiamo paura; comprensibile, ma pur sempre paura. E la paura è sempre cattiva consigliera.
Fatto sta che a qualsiasi persona che ha un incarico ecclesiale, i nostri bravi Vescovi e i loro immancabili vicari sventoleranno davanti al naso la professione di fede proclamata al momento dell’accettazione dell’incarico, che consiste nel credere firma fede in tutti gli articoli del Credo, in tutto ciò che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelato, sia nel suo Magistero solenne che ordinario. Ma consiste anche nel ritenere tutto ciò che è proposto in modo definitivo circa doctrinam de fide vel moribus ed anche nell’aderire «con religioso ossequio della volontà e dell’intelletto agli insegnamenti che il Romano Pontefice o il Collegio dei Vescovi propongono quando esercitano il loro magistero autentico, sebbene non intendano proclamarli con atto definitivo». E sarà sulla base di quest’ultimo punto che si estorceranno silenzi, sottomissioni, rinunce a qualsiasi tipo di opposizione.
Non riesco a trattenermi dal domandare: ma per chi ci hanno preso? Voglio dire: fino a qualche mese fa, eravamo vincolati dal comandamento divino a ritenere firma fede che atti sessuali compiuti tra un uomo ed una donna non sposati fossero adulterio; adesso dovremmo “resettare” il nostro cervello e chiamarli “atti coniugali”, come espressamente scritto dai Vescovi dell’Emilia Romagna, giudicandoli positivi per la vita della nuova coppia ed il bene dei loro figli. Fino a qualche mese fa, avevamo accolto con la mente e con il cuore, l’insegnamento della Chiesa «che ribadisce la prassi costante e universale, “fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati risposati”, indicandone i motivi» e che «tale prassi, presentata come vincolante, non può essere modificata in base alle differenti situazioni» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati).
Adesso invece sarebbe vincolante il fatto che tale prassi può essere modificata in base alle differenti situazioni. Ecco perché chiedo: ma per chi ci hanno preso? Per delle “canne sbattute dal vento” (cf. Mt. 11, 7)? Per dei voltagabbana abituati a mettere a tacere la propria coscienza per opportunismo o per timore? Come si può pretendere un’adesione ad un tale pronunciamento, che rovescia apertamente il precedente?
Per un cattolico è semplicemente impossibile accettare le Indicazioni della CEER, anche se ci si viene a dire che è il papa a volerlo, anche se si viene minacciati di sanzioni. Impossibile. «Se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!» (Gal. 1, 8-9)
Aggiungo, caro direttore, un’altra considerazione, non meno dolorosa. Le Indicazioni pubblicate sono un’esortazione palese alla diserzione, e proprio da parte dei generali dell’esercito. La vita è una battaglia e noi cristiani sappiamo di essere in guerra fino all’ultimo respiro contro la grande alleanza del mondo, del diavolo e della carne. Anche se non ci crediamo, questi nemici esistono e ci fanno guerra e se non ci crediamo più, ci hanno già vinti. Cosa fanno dei buoni comandanti quando la guerra diventa più dura, quando si è in trincea da anni, sapendo che l’esercito che abbiamo di fronte ha una sola intenzione, quella di annientarci? Aumentano le esortazioni, mettono in campo tutte le abilità, incitano all’amore alla patria, alla famiglia, alla vita… Fanno di tutto, tranne che invitare alla diserzione.
Che cosa hanno fatto i Vescovi dell’Emilia Romagna? Esattamente il contrario. Fanno cessare la dura guerra attraverso una resa al nemico, illudendo ed illudendosi che questa sia la via della pace. A due persone che vivono more uxorio, dicono: è difficile? La vostra unione è a rischio? La stabilità della vostra famiglia è in pericolo? Bene, smettete di combattere e datevi al peccato, perché in certi casi il peccato è la via del bene. Gesù nel Vangelo ha detto: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama» (Gv. 14, 21); ed anche: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà» (Mt. 10, 37-39).
I nostri Vescovi sovvertono l’ordo amoris, e dicono che in alcuni casi si può amare di più il figlio o la famiglia, la moglie o la compagna, che portare la croce non è la via della salvezza e che bisogna cercare di salvare la propria vita quaggiù. A me sembra che più sovvertimento di così del Vangelo non sia possibile. Allora, non solo non si deve accettare un documento del genere (ed altri affini, da qualsiasi parte essi vengano), ma bisogna anche fare di tutto per opporvisi, senza lasciarsi intimidire da minacce, lusingare da promesse, farsi intorpidire dall’accidia, grande male del nostro tempo.
Sa che cosa temo ora, direttore? Temo la mediocrità, che finge di non vedere che l’accettazione di una posizione come quella dei Vescovi dell’Emilia Romagna è il sovvertimento completo del cristianesimo; si dirà che in fondo si tratta di un dettaglio, dimenticando che è una pia illusione quella di essere fedeli nel molto, senza essere fedeli nel poco (cf. Lc. 16, 10). Temo la falsa prudenza di chi dirà: in fondo un sacerdote, nel segreto del confessionale, è libero di non assolvere. E così si dimentica che si tratta sempre di più della libertà del topo nella gabbia, che non ha nulla a che fare con la libertà di seguire pienamente Gesù Cristo; è una libertà fittizia, che fa il paio con quella che “gentilmente” ci concede lo stato laicista: nella vostra coscienza, adorate pure chi volete, ma in pubblico le regole le mettiamo noi.
Ma Gesù insegna che «chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt. 10, 32-33). Temo, infine, questo clericalismo sempre più arrogante, che minaccia di sanzioni umane quanti trasgrediscono «le tradizioni degli uomini», ed invece elogiano come spiriti liberi e menti eccelse, dandogli ormai riconoscimenti, incarichi, cattedre e persino l’episcopato, quanti «eludono il comandamento di Dio» (Mc. 7, 8-9).
Penso che soprattutto i sacerdoti debbano ritrovare il coraggio per dire: noi non accettiamo questo documento, che uccide le anime, inquinando le loro coscienze in una pacificazione mortifera con il peccato; noi non possiamo accettare delle indicazioni che rompono con il Magistero della Chiesa, nonostante facciano mostra di esserne custodi. La continuità non si enuncia: si dimostra. Noi non possiamo accettare un insegnamento che spazza via in un attimo il primato dell’amore di Dio a qualunque costo, abbassando la nostra santa religione dall’essere la fede dei martiri, che hanno rinunciato a tutto per restare fedeli a Cristo, ad una fede imborghesita, che cerca di rappacificare le coscienze, lasciandole nella loro miseria.
Non basta dire: nel confessionale o nella mia coscienza continuerò ad essere fedele. Tacere la verità, quando essa è messa in discussione, tradita, offuscata, significa vergognarsi di Gesù Cristo. «San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue Omelie dice così: “San Giovanni Battista per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità” (cf. Om. 23: CCL 122, 354). E non taceva la verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio» (Benedetto XVI, Udienza generale, mercoledì 29 agosto 2012)
Caro Direttore,

il 23 gennaio i Vescovi dell’Emilia Romagna hanno pubblicato le indicazioni per l’applicazione del cap. VIII di Amoris Laetitia, come è stato prontamente segnalato da La Nuova BQ. Il 23 gennaio è anche tradizionalmente il giorno della celebrazione liturgica dello Sposalizio di Maria Santissima e di san Giuseppe, il matrimonio più fedele, casto e soprannaturale che sia mai esistito e mai esisterà sulla faccia della Terra. Eppure, per un certo gusto di fare dispetti di quelli “del piano di sotto”, proprio quel giorno ha inaugurato ufficialmente, qui in Emilia Romagna, dove vivo, la benedizione dell’adulterio da parte dei nostri Vescovi.

Vorrei solamente dire due parole, che rompano un po’ l’incredibile silenzio che ha accompagnato la pubblicazione del documento. A parte un parroco “guerriero” della diocesi di Bologna, che ha apertamente definito inaccettabili le indicazioni della CEER, non ci sono state altre prese di posizione pubbliche, ma solamente un grande mormorio di dissenso sotterraneo. Il motivo è ovvio: qualcuno la chiama prudenza, io la chiamo paura; comprensibile, ma pur sempre paura. E la paura è sempre cattiva consigliera.

Fatto sta che a qualsiasi persona che ha un incarico ecclesiale, i nostri bravi Vescovi e i loro immancabili vicari sventoleranno davanti al naso la professione di fede proclamata al momento dell’accettazione dell’incarico, che consiste nel credere firma fede in tutti gli articoli del Credo, in tutto ciò che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelato, sia nel suo Magistero solenne che ordinario. Ma consiste anche nel ritenere tutto ciò che è proposto in modo definitivo circa doctrinam de fide vel moribus ed anche nell’aderire «con religioso ossequio della volontà e dell’intelletto agli insegnamenti che il Romano Pontefice o il Collegio dei Vescovi propongono quando esercitano il loro magistero autentico, sebbene non intendano proclamarli con atto definitivo». E sarà sulla base di quest’ultimo punto che si estorceranno silenzi, sottomissioni, rinunce a qualsiasi tipo di opposizione.

Non riesco a trattenermi dal domandare: ma per chi ci hanno preso? Voglio dire: fino a qualche mese fa, eravamo vincolati dal comandamento divino a ritenere firma fede che atti sessuali compiuti tra un uomo ed una donna non sposati fossero adulterio; adesso dovremmo “resettare” il nostro cervello e chiamarli “atti coniugali”, come espressamente scritto dai Vescovi dell’Emilia Romagna, giudicandoli positivi per la vita della nuova coppia ed il bene dei loro figli. Fino a qualche mese fa, avevamo accolto con la mente e con il cuore, l’insegnamento della Chiesa «che ribadisce la prassi costante e universale, “fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati risposati”, indicandone i motivi» e che «tale prassi, presentata come vincolante, non può essere modificata in base alle differenti situazioni» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati).

Adesso invece sarebbe vincolante il fatto che tale prassi può essere modificata in base alle differenti situazioni. Ecco perché chiedo: ma per chi ci hanno preso? Per delle “canne sbattute dal vento” (cf. Mt. 11, 7)? Per dei voltagabbana abituati a mettere a tacere la propria coscienza per opportunismo o per timore? Come si può pretendere un’adesione ad un tale pronunciamento, che rovescia apertamente il precedente?

Per un cattolico è semplicemente impossibile accettare le Indicazioni della CEER, anche se ci si viene a dire che è il papa a volerlo, anche se si viene minacciati di sanzioni. Impossibile. «Se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!» (Gal. 1, 8-9)

Aggiungo, caro direttore, un’altra considerazione, non meno dolorosa. Le Indicazioni pubblicate sono un’esortazione palese alla diserzione, e proprio da parte dei generali dell’esercito. La vita è una battaglia e noi cristiani sappiamo di essere in guerra fino all’ultimo respiro contro la grande alleanza del mondo, del diavolo e della carne. Anche se non ci crediamo, questi nemici esistono e ci fanno guerra e se non ci crediamo più, ci hanno già vinti. Cosa fanno dei buoni comandanti quando la guerra diventa più dura, quando si è in trincea da anni, sapendo che l’esercito che abbiamo di fronte ha una sola intenzione, quella di annientarci? Aumentano le esortazioni, mettono in campo tutte le abilità, incitano all’amore alla patria, alla famiglia, alla vita… Fanno di tutto, tranne che invitare alla diserzione.

Che cosa hanno fatto i Vescovi dell’Emilia Romagna? Esattamente il contrario. Fanno cessare la dura guerra attraverso una resa al nemico, illudendo ed illudendosi che questa sia la via della pace. A due persone che vivono more uxorio, dicono: è difficile? La vostra unione è a rischio? La stabilità della vostra famiglia è in pericolo? Bene, smettete di combattere e datevi al peccato, perché in certi casi il peccato è la via del bene. Gesù nel Vangelo ha detto: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama» (Gv. 14, 21); ed anche: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà» (Mt. 10, 37-39).

I nostri Vescovi sovvertono l’ordo amoris, e dicono che in alcuni casi si può amare di più il figlio o la famiglia, la moglie o la compagna, che portare la croce non è la via della salvezza e che bisogna cercare di salvare la propria vita quaggiù. A me sembra che più sovvertimento di così del Vangelo non sia possibile. Allora, non solo non si deve accettare un documento del genere (ed altri affini, da qualsiasi parte essi vengano), ma bisogna anche fare di tutto per opporvisi, senza lasciarsi intimidire da minacce, lusingare da promesse, farsi intorpidire dall’accidia, grande male del nostro tempo.

Sa che cosa temo ora, direttore? Temo la mediocrità, che finge di non vedere che l’accettazione di una posizione come quella dei Vescovi dell’Emilia Romagna è il sovvertimento completo del cristianesimo; si dirà che in fondo si tratta di un dettaglio, dimenticando che è una pia illusione quella di essere fedeli nel molto, senza essere fedeli nel poco (cf. Lc. 16, 10). Temo la falsa prudenza di chi dirà: in fondo un sacerdote, nel segreto del confessionale, è libero di non assolvere. E così si dimentica che si tratta sempre di più della libertà del topo nella gabbia, che non ha nulla a che fare con la libertà di seguire pienamente Gesù Cristo; è una libertà fittizia, che fa il paio con quella che “gentilmente” ci concede lo stato laicista: nella vostra coscienza, adorate pure chi volete, ma in pubblico le regole le mettiamo noi.

Ma Gesù insegna che «chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt. 10, 32-33). Temo, infine, questo clericalismo sempre più arrogante, che minaccia di sanzioni umane quanti trasgrediscono «le tradizioni degli uomini», ed invece elogiano come spiriti liberi e menti eccelse, dandogli ormai riconoscimenti, incarichi, cattedre e persino l’episcopato, quanti «eludono il comandamento di Dio» (Mc. 7, 8-9).

Penso che soprattutto i sacerdoti debbano ritrovare il coraggio per dire: noi non accettiamo questo documento, che uccide le anime, inquinando le loro coscienze in una pacificazione mortifera con il peccato; noi non possiamo accettare delle indicazioni che rompono con il Magistero della Chiesa, nonostante facciano mostra di esserne custodi. La continuità non si enuncia: si dimostra. Noi non possiamo accettare un insegnamento che spazza via in un attimo il primato dell’amore di Dio a qualunque costo, abbassando la nostra santa religione dall’essere la fede dei martiri, che hanno rinunciato a tutto per restare fedeli a Cristo, ad una fede imborghesita, che cerca di rappacificare le coscienze, lasciandole nella loro miseria.

Non basta dire: nel confessionale o nella mia coscienza continuerò ad essere fedele. Tacere la verità, quando essa è messa in discussione, tradita, offuscata, significa vergognarsi di Gesù Cristo. «San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue Omelie dice così: “San Giovanni Battista per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità” (cf. Om. 23: CCL 122, 354). E non taceva la verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio» (Benedetto XVI, Udienza generale, mercoledì 29 agosto 2012)

Luisella Scrosati