ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 31 gennaio 2012

SCALFARO PRESTO SANTO PERCHE' MORTO. "IO NON CI STO!"

Se ne è andato da poco Oscar Luigi Scalfaro, decano della politica italiana, nonché IX Presidente della Repubblica, sebbene "per disgrazia ricevuta", come ebbe a dire Montanelli. Non ha neanche fatto in tempo a lasciare questo mondo, che già è iniziato il suo processo di beatificazione, come spesso avviene in casi analoghi. Stavolta, forse più che nelle altre circostanze, "io non ci sto!", giusto per fare il verso quella framosa frase che pronunciò in occasione dello scandalo Sisde. In quest'occasione, l'ex direttore dei Servizi Riccardo Malpica lo aveva accusato di aver intascato 100 milioni di lire ogni mese dal Sisde. Indignato, lo stesso Scalfaro chiese una trasmissione a reti unificate per pronunciare quel famoso "io non ci sto!" a quello che egli stesso definì un "gioco al massacro" che, a suo dire, fu orchestrato contro di lui da un manipolo di politici della prima repubblica per aver sostenuto la causa di Mani Pulite. Accusa che per chissà quale motivo non è mai stata dimostrata.

Per Venezia il papa ha fatto tutto da solo

Diario Vaticano /Il nuovo patriarca è stato scelto personalmente da Benedetto XVI. Viene da Genova ed è discepolo del cardinale Siri. È un sicuro ratzingeriano, sia in teologia che in liturgia 

di ***

 CITTÀ DEL VATICANO, 31 gennaio 2012 – La nomina di monsignor Francesco Moraglia a nuovo patriarca di Venezia è tra le più personali che Benedetto XVI ha compiuto durante il suo pontificato.

Non risulta che la provvista sia stata discussa in una delle riunioni che si tengono ogni giovedì nella congregazione vaticana per i vescovi guidata dal porporato canadese Marc Ouellet – riunione alla quale partecipano i cardinali e vescovi membri della congregazione –, come è avvenuto per la nomina di Angelo Scola a Milano.

SAN GIOVANNI BOSCO: il sogno del serpente e del Rosario


Nel febbraio del 1848 il marchese Roberto d’Azeglio, amico personale di Carlo Alberto e senatore del Regno, onorò l’Oratorio di Don Bosco di una sua visita. Il Santo lo accompagnò a visitare tutta la casa. Il marchese espresse la sua viva compiacenza, ma con una riserva. Definì tempo perduto quello occupato a recitare il Rosario.
— Lasci — disse — di far recitare quell’anticaglia di 50 Ave Maria infilzate una dopo l’altra.
— Ebbene — rispose Don Bosco —, io ci tengo molto a tale pratica; e su questa potrei dire che è fondata la mia istituzione; sarei disposto a lasciare tante altre cose pure importanti, ma non questa.
E con il coraggio che gli era proprio soggiunse:
— E anche, se fosse necessario, sarei disposto a rinunziare alla sua preziosa amicizia, ma non mai alla recita del S. Rosario.

Encicliche smarrite?

VATICANO: L'ENCICLICA CHE NON VENNE MAI ALLA LUCE DI LEONE XIII SULLA DEVOZIONE MARIANA E IL ROSARIO
Si intitola «Decursu saeculorum» l’enciclica incompiuta di Leone XIII ritrovata un mese e mezzo fa negli archivi vaticani. Padre Hugo Thistleway e alcuni ricercatori che collaborano con lui hanno scoperto il documento iniziato e mai terminato da papa Vincenzo Gioacchino Pecci sulla devozione mariana e il rosario. «Gli archivi vaticani sono un’immensa miniera dalla quale affiorano ancora oggi tesori nascosti», commenta uno stretto collaboratore del cardinale salesiano Raffaele Farina, Bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa.

Fuochino...fuochino..

Cosa c'entra questo post..?

L'autore pur non dichiarandosi credente "ortodosso" denuncia le trame diaboliche geoingegneristiche, alle quali contribuiscono anche le teorie evoluzioniste e theilardiane sposate da gran parte dei teologi apostati modernisti, col risultato, ormai sotto gli occhi di tutti, di distruggere l'umanità ed il mondo, secondo il piano diabolico del NWO.

                                                                            S.B.

Dal lacrimosa al Dies Irae?


Ecco un'altra "Lacrimosa", questa volta tratta dal celeberrimo e bellissimo Requiem di Mozart. Più sotto invece, il video di un brano sempre tratto dalla medesima opera mozartiana, il Dies Irae.

lunedì 30 gennaio 2012

Le accuse di Viganò e le verifiche del Vaticano

Città del Vaticano

La polemica aperta con la puntata de «Gli intoccabili» su La7: ecco come la Santa Sede indagò sugli episodi citati dall’attuale nunzio negli Stati Uniti



C’è un episodio non detto nella polemica che da giorni riguarda le accuse rivolte dall’allora segretario del Governatorato, il vescovo Carlo Maria Viganò, nominato nunzio negli Stati Uniti dopo aver scritto drammatiche lettere al Papa e al Segretario di Stato Tarcisio Bertone, nelle quali si parla di episodi di «corruzione» in Vaticano. Le lettere riservate del prelato – la cui vicenda venne rivelata da Vatican Insider lo scorso 26 giugno – indirizzate a Benedetto XVI e al suo principale collaboratore, sono state esibite dal giornalista Gianluigi Nuzzi durante la puntata della trasmissione d’inchiesta di La7 «Gli intoccabili».

In quelle lettere, Viganò al quale era stato ormai comunicata la decisione del Papa di nominarlo nunzio negli Stati Uniti che lo allontanava (promuovendolo) dal Governatorato dopo neanche due anni e dopo innegabili risultati di moralizzazione e di tagli alle spese, si diceva vittima di un complotto, che era passato anche attraverso alcuni articoli anonimi pubblicati su «Il Giornale», e indicava nomi e cognomi degli ispiratori, citando come ispiratore ultimo monsignor Paolo Nicolini, delegato per i settori amministrativo-gestionali dei Musei Vaticani. 

Cinque idee sul caso Viganò

Della vicenda che scuote i Sacri Palazzi non avremmo mai saputo niente senza i mass media «laici». E questo è un tema su cui i giornalisti cattolici sarebbe bene che riflettessero

I quotidiani di questi giorni sono (giustamente) pieni della vicenda di monsignor Carlo Maria Viganò, l'uomo di Curia rimosso dopo aver risanato in soli due anni i conti della Città del Vaticano. Non sto nemmeno a riepilogare la storia, complessa e controversa, rimandando alla buona volontà dei lettori, e nemmeno voglio toccarne la sostanza. Mi limito ad appuntare alcune considerazioni che mi sembra possano essere indipendenti dagli opposti «schieramenti».

domenica 29 gennaio 2012

LA CRISTOLOGIA ANTROPOCENTRICA DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II


di Paolo Pasqualucci

Per gentile concessione del direttore, prof. Brunero Gherardini, pubblichiamo qui il testo inalterato di un articolo del prof. Pasqualucci, apparso sul n. 2 - 2011 della rivista Divinitas, alle pp. 163-187.
di Paolo Pasqualucci

primo capitolo

1. È lecito ridiscutere le ambiguità del Vaticano II? Sembra che molti ancora oggi ritengano impossibile persino proporre una domanda del genere, per il semplice motivo che l’insegnamento del Concilio Ecumenico Vaticano II dovrebbe considerarsi dogmatico. Perché ha definito nuovi dogmi o semplicemente in quanto Concilio ecumenico? Se non per il primo, per il secondo motivo, si dice. Infatti, due costituzioni del Vaticano II si fregiano del titolo di “dogmatiche”, ma la cosa appare inspiegabile dal momento che esse non definiscono nuovi dogmi, non condannano solennemente errori né vogliono espressamente conferire la nota della dogmaticità al loro insegnamento complessivo.
Resta allora il secondo motivo. Ma può l’insegnamento di un Concilio ecumenico che ha voluto essere dichiaratamente solo pastorale (Nota praevia in calce alla Cost. “dogmatica” Lumen gentium) assumere per noi credenti la stessa autorità di un concilio espressamente dogmatico, quale ad esempio il Tridentino o il Vaticano primo? E per di più un Concilio che ha voluto proporre una pastorale insolita, dato che essa mirava espressamente ad “aggiornare” la dottrina, la pastorale, la prassi stessa della Chiesa al modo di sentire del mondo moderno, promuovendo a questo fine una riforma radicale di tutta la Chiesa militante, a cominciare dalla Liturgia?

PIÙ CROCIATE, MENO CROCIERE

Più crociate, meno crociere. Il caso ridicolo di don “Max” Donghi


Il caso ridicolo di don Massimo Donghi: il prete naufraga e penitente mancato
 


Ovvero: quando il cattoprogressismo preferisce le vacanze profane ai pellegrinaggi. Dal Paradiso ai paradisi turistici. Sostituite la salvezza delle anime con il divertentismo degli animatori e non vi resterà nemmeno più l’alibi del pauperismo sociale.Si rimprovera al Papa e ai cardinali di essere pieni di smeraldi (rigorosamente finti, per giunta) e poi si usano i soldi dell’8X1000 per andare in Costa Smeralda. Dall’inchino davanti al Santissimo all’inchino di Schettino. Più crociate, meno crociere: torni a bordo della nave di Pietro, cazzo!

Massoneria e Opus Dei al Consiglio di Stato?




di Alessio Liberati

La mia conoscenza della massoneria e della Chiesa cattolica – a dire il vero non molto approfondita – mi aveva sempre portato ad escludere, sino ad ora, la possibilità di una convivenza tra le due.

Questa “verità” è però oggi sconfessata dalla lettura di un articolo apparso sul sito ufficiale del Grande Oriente democratico, che è una articolazione interna al Grande oriente d’Italia. Il maestro venerabile Gioele Magaldi, da tempo in contrasto con le posizioni del maestro Gustavo Raffi – posto che le ritiene poco rispondenti alla etica della massoneria universale – afferma infatti  che “sussiste una tradizionale contiguità fra personaggi vicini o aderenti all’Opus Dei e gli ambienti più conservatori, elitari e reazionari della massoneria, italiana come ‘internazionale’”. Una lettura interessante, che speriamo si arricchisca di dettagli con l’uscita imminente del libro del maestro Magaldi, di cui egli stesso ci dà notizia.

sabato 28 gennaio 2012

Apparizioni a Fatima

 Film di Daniel Costelle (1991)


Condivido con piacere questo bellissimo film alla cui visione invito TUTTI i lettori di Sursum Corda! Ringrazio l'amico Sergio Mura che lo ha reso disponibile su You Tube.



Per approfondire la santità dei pastorelli di Fatima:


Read more: http://sursumcorda-dominum.blogspot.com/2012/01/apparizioni-fatima-film-di-daniel.html#ixzz1kmo2psBP

Cosa significa rimettersi alla volontà divina?

Cosa significa rimettersi alla volontà divina?
di Francesco Lamendola - 26/01/2012




Viene sempre, prima o poi, il momento in cui il credente, o anche la persona spiritualmente orientata, pur se non aderisce ad alcuna religione definita, sono indotti a domandarsi che cosa significhi, esattamente, rimettersi alla volontà divina; e ciò accade, di solito, quando più aspro è il calice che la vita ci porge da bere, quando più grandi sono le difficoltà e più incerto l’orizzonte della speranza.
Finché le cose ci vanno relativamente bene, infatti, raramente siamo indotti a soffermarci sul senso di quella affermazione, che pure è alla base del rapporto fra noi e ciò che sta sopra di noi; o, se si preferisce, fra la nostra dimensione individuale e la nostra dimensione cosmica, fra noi come singoli e l’immensa rete di relazioni e di significati che ci lega al Tutto.

Pericolo di scisma in Austria

I vescovi del paese riferiscono a Roma circa il pericolo di scisma

GUIDO HORST
ROMA

Lunedì pomeriggio (23 gennaio) in Vaticano si è tenuto un colloquio tra gli esponenti di punta della Conferenza Episcopale Austriaca e i rappresentanti dei Dicasteri romani sull’iniziativa capeggiata dal sacerdote Hellmut Schüller. Si tratta di un’assemblea di circa trecento chierici che non solo istiga a disobbedire alla Chiesa Cattolica Romana facendosi interprete di tesi che rasentano l’eresia, ma che ora vuole pure costituirsi in rete internazionale, aperta ai sacerdoti di altre nazioni e continenti. Per papa Benedetto e la Curia romana è giunto il momento di non assistere più inerti a questo movimento che si vuole sganciare da Roma. Come ha asserito frattanto Schüller stesso nelle interviste che ha rilasciato, vi sono formazioni di sacerdoti in varie nazioni come la Germania, la Francia o l’Australia, in attesa di aderire all’iniziativa.

Fra di loro..

Il giudizio di Mancuso su Castellucci

 Siamo messi male. Se per sentire una parola di buon senso occorre leggere Vito Mancuso suRepubblica significa che siamo messi malissimo.
Marina Corradi, Davide Rondoni su Avvenire, Luca Doninelli su Il Giornale… i cattolici hanno fatto a gara per difendere Castellucci e le sue blasfemie. Leggiamo invece Mancuso, che alla prima al Parenti c’era, e che certo non è un cattolico (nonostante il suo passato di sacerdote).
Dopo il solito pistolotto in cui si attacca la Chiesa (di dovere per chi prende i soldi da De Benedetti), il seguito:
“…Però non posso fare a meno di chiedermi come si reagirebbe se qualcuno mettesse in scena uno spettacolo con tesi negazioniste sulle camere a gas oppure con tesi filo-mafiose di esaltazione degli assassini di Falconee Borsellino: varrebbe anche allora l’assoluto della libertà di espressione? Davvero non ci sono limiti alla dissacrazione? Per quanto concerne il profilo artistico, si tratta a mio avviso di un’ opera mediocre, con un testo ripetitivo e molto povero, senza movimento né dinamismo. Mi ha impressionato per la sua carica di realismo, ma non mi è piaciuta per l’ assenza di una delle caratteristiche essenziali dell’ arte, cioè la dimensione trasfigurante, quella capacità di riprodurre la realtà senza caderne prigionieri, di servire il vero mantenendo la poesia, come nella grande pittura di Michelangelo o Van Gogh, o nel teatro di Eduardo De Filippo.

venerdì 27 gennaio 2012

Accordo scordato?


Meglio che i lefebvriani accettino l’accordo con Roma (per salvare Roma)

(di A.Gnocchi e M.Palmaro su Il Foglio del 27/01/2012) L’accordo si farà oppure no? Il dialogo fra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X, fondata da monsignor Marcel Lefebvre, è entrato in una fase decisiva. L’esito di questo dialogo sta a cuore innanzitutto a Benedetto XVI, che lo ha promosso e alimentato personalmente; sta a cuore a tutti i sacerdoti, i religiosi e i laici che fanno parte della Fraternità; e sta a cuore a tutta quella più vasta parte del mondo cattolico che lefebvriana non è, ma che si colloca nell’area della tradizione.

L’ossessione di Corrado Augias

: «Santo Stefano è stato ammazzato dai cristiani»

Un mese fa, il 26 dicembre, si festeggiava Santo Stefano, il primo martire della Chiesa cattolica. Uno dei mammalucchi dell’ateismo militante nostrano (anche se poi se ne vergogna e dice di rifiutare l’ateismo e di credere “in una specie di armonia universale che ci unisce tutti”), Corrado Augias, si è voluto occupare anche di questo nel suo libro scandalistico “Inchiesta sul cristianesimo” (Mondadori 2008).
L’ossessionato anticristiano Augias è arrivato a sostenere (pag. 86): «Sappiamo dagli Atti che, a un certo punto, si creò nella primitiva comunità di Gerusalemme una grave tensione fra i cristiani di provenienza giudaica e quelli che venivano dalla cultura ellenistica. Ci fu un’assemblea nella quale questi ultimi cominciarono a protestare, dicendo che si trascuravano le loro vedove e i loro orfani. Sembrava una questione riguardante l’amministrazione della carità, tanto che l’assemblea decise di nominare dei diaconi, fra i quali Stefano, per occuparsi appunto degli indigenti [...]. Ciò che a me pare interessante -e sinistro- in questa fosca storia è che le tensioni all’interno delle varie correnti cristiane potevano arrivare fino al linciaggio di un avversario, poiché Stefano venne in pratica linciato dalla folla.

A.A.A. Crocifisso ergonomico per oranti indefessi vendesi

Avete presente quelle scene da film?
Lei – generalmente bellissima, innocente, e pallida – è minacciata da un perfido [assassino/stupratore/entità-demoniaca/personaggio-malvagio-in-genere]. Terrorizzata, la fanciulla si nasconde nella sua camera, chiude la porta alle sue spalle, si getta in ginocchio accanto al letto, e incomincia a pregare disperatamente stringendo fra le mani un crocifisso.
Il tizio sul crocifisso, sentendosi interpellato, decide evidentemente di intervenire, e l’entità demoniaca scompare senza far male alla fanciulla.
Utile strategia di autodifesa, no?
Mi dovesse mai servire, proverei ad adottarla.
Eh: ma c’è un problema. Avete mai provato a stringere forsennatamente un crocifisso?
È duro.
C’ha gli spigoli.
Voglio dire: un crocifisso è ‘na roba squadrata, spigolosa, piena di angoli non smussati – è perfetto se lo appendi al muro; ma se ti vien voglia di tenerlo in mano? Magari per un lungo periodo? O stringendo forte forte?
È scomodo.
Ma ecco a voi, signori e signori, una soluzione a tutti i vostri problemi.
Per la serie “solo gli Americani potrebbero concepire una roba simile”, ecco a voi l’ultima trovata di qualche genio d’oltreoceano: un crocifisso ergonomico per preghiere di lunga durata.
                                                                       Caring Cross

I fans ciellini dei castellucci di sabbia

Merda gnostica, arte, boiata o dramma shakespiriano?

Le svariate reazioni allo spettacolo di Castellucci "Il concetto del Volto di Cristo"

Dopo un acclamato ma anche discusso tour in Francia, è approdata in Italia con prima tappa a Milano (anche se aveva già debuttato nella capitale all’interno del Festival Romaeuropa il 7 ottobre 2010), l'opera teatrale ideata e diretta da Romeo Castellucci "Il concetto del Volto di Cristo". Il tema del volto di Cristo, raffigurato in scena da una proiezione della rappresentazione di Antonello da Messina, subirà nel finale della pièce alcune corruzioni definite da alcuni "blasfeme". A parlarne ci hanno pensato in molti, se non tutti, e i pareri sono stati molteplici. All'inizio, quando ancora dello spettacolo se ne conoscevano solo le date in programma a Milano, le polemiche che hanno preceduto la messa in scena si sono susseguite in un excalation di accuse. Sono stati soprattutto alcuni gruppi di cristiani a battersi affinchè Milano non accettasse di accogliere la nuova provocazione artistica di cui dalla Francia alcune eco insurrezionali hanno parlato di pura blasfemia.
Al punto che il regista si è sentito in dovere di orientare il pubblico e la stampa milanese a una visione meno intransigente, contestando la posizione di chi, evidentemente, non ha nemmeno assistito all'opera e che, nonostante questo, è corsa ai ripari con allarmismi preventivi. Negli stessi giorni in cui il quotidiano della Cei, Avvenire, si è smarcato con intervista a piena pagina a François Boespflug, esperto in iconografia religiosa, che difendeva Castellucci, lo stesso autore in una lettera ai giornali milanesi ha spiegato il suo messaggio: "Dove lo hanno visto? Che cosa hanno visto? Perché hanno creduto alle caricature mostruose apparse nei blog semplicistici dei nuovi fustigatori della società? Come e cosa hanno potuto giudicare? Le cose allucinanti e oscene di cui leggo NON sono il mio spettacolo che ho invece concepito come un de profundis".
Allo stesso modo Stefano di Michele sul Foglio invitava a restare cauti, riprendendo quanto scritto da Antonio Socci, cattolico schierato a favore di Castellucci, che si è domandato come sia stata possibile una reazione così estremista contro un'opera che in realtà non è di per sè blasfema. Soprattutto dopo avere ascoltato e compreso le dichiarazini tutt'altro che blasfeme del regista sul volto di Cristo.

Viganò, l'intoccabile

Diario Vaticano / 
L'attuale nunzio a Washington non sopporta d'essere stato cacciato da Roma. E reagisce contro il suo arcinemico, il cardinale Bertone. In curia ha molti sostenitori. E lo scontro lambisce il papa

di ***

CITTÀ DEL VATICANO, 26 gennaio 2012 – I due testi riprodotti integralmente più sotto sono:

– il primo una lettera del 7 luglio 2011 a Benedetto XVI dall'allora segretario generale del governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Carlo Maria Viganò, oggi nunzio negli Stati Uniti, resa pubblica nel corso della trasmissione televisiva "Gli intoccabili", la sera del 25 gennaio, sul canale italiano "la 7";

– il secondo la nota diffusa il 26 gennaio, a proposito della stessa trasmissione, dal direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi.

La lettera di Viganò a Benedetto XVI è stata il pezzo forte di questa puntata de "Gli intoccabili". È stata esibita assieme a un fascio di altre lettere scritte dallo stesso Viganò al papa e al segretario di Stato Tarcisio Bertone. È logico presumere che le copie di queste lettere siano arrivate al curatore della trasmissione, Gianluigi Nuzzi, per via diretta o indiretta, dal mittente piuttosto che dai destinatari. Nella nota di padre Lombardi si esprime "amarezza per la diffusione di documenti riservati" ma non si accusa nessuno.

A dar più sostegno alla trasmissione c’è stato il fatto che vi abbiano partecipato tre esponenti della Santa Sede. Due intervistati nelle rispettive residenze: il vescovo Giorgio Corbellini e il cardinale Velasio de Polis. Uno ospite in studio: il direttore de "L'Osservatore Romano" Giovanni Maria Vian. Il cardinale intervistato in maniera “oscurata” potrebbe essere stato lo stesso de Paolis ripreso a sua insaputa mentre parlava "off the records".

UN “RITO” DAVVERO CATTOLICO

Un “Rito” davvero cattolico. Un film da imprimatur sull’esorcismo 

esorcismo cattolico e superstizioni di cattolici “adulti”

Riflessioni su un film: “The Rite”

Il demonio contro cui lottano i protagonisti del film, tra l’altro, incarna perfettamente lo “spirito del mondo”, perché vuole far credere al giovane seminarista di non esistere, di essere una mera rappresentazione del male, che la possessione sia una forma sconosciuta di schizofrenia alla quale la scienza non ha ancora dato una spiegazione. Un demone subdolo che poi si rivela come l’antagonista di Jahvè nei deserti mediorientali, quel Baal posto dagli idolatri cananei al vertice degli dei del monte Sapanu.
 di Vincenzo Scarpello
E finalmente fu Il Rito, film di Mikael Håfström del 2011 che ritorna nell’ottica filologica dell’Esorcistadi Friedkin per affrontare il problema della possessione demoniaca. E dove Anthony Hopkins interpreta, al suo solito, magistralmente la figura di padre Lucas, esorcista un po’ stravagante e gattofilo, che introduce il giovane seminarista verso il mistero terrificante del Male.
A voler essere pignoli, dall’alto del retaggio dell’italica cinematografia horror che ci ha abituato ai Dario Argento ed ai Lucio Fulci, questo Il Rito non brilla di certo per tensione narrativa, emersione di simboli e forza di immagini e non costituisce nemmeno una prova registica particolarmente efficace da parte dello svedese che ha dato prove migliori in film come 1408. Costituisce però da un punto di vista teologico un unicum, data la sua perfetta rispondenza agli insegnamenti della Chiesa sul mistero del male e sulla cosiddetta “teologia della malattia”.