– XXV Salone del Libro (appendice)                            Scovo in Camillo Langone lo schietto giudizio sullo status ipocredente dei vescovi itailani e subito mi si presenta l’occasione di una verifica. Questo mi obbliga a tornare sul Salone Internazionale del libro, di cui ho già parlato. Ci torno però non come testimone oculare, bensì in riferimento a un articolo apparso su Avvenire. Va bene, il numero quotidiano del Quotidiano non sottosta all’aprovazione di ogni singolo vescovo d’Italia, ciononostante mi impressiona trovare sul giornale dei vescovi un box dal titolo “Tanta fede tra gli stand: da Scola ad Antonelli, Bianchi e Cardini” ((Avvenire, mercoledì 9 Maggio 2012). Non è nemmeno tanto per l’intervento di Cardini, De Luca e Bianchi sui quali ho espresso qui e là le mie riserve. Ma resta assurdo che la testata recensisca, senza alcuna soluzione di continuità, “gli incontri a cifra “spirituale” inseriti nel programma generale del Salone; in particolare… il teologo Vito Mancuso presenta il suo libro “Obbedienza e libertà”“.

Ad Avvenire hanno coscienza di essere un giornale per cattolici? Conoscono la dottrina cattolica e il parere espresso su Mancuso da OR e CC? Sanno che – per le leggi della comunicazione – lo sciattolico semi-devoto medio non sa chi siano Brambilla e Nosiglia, ma si lascia irretire dal nome di Mancuso? Sanno che per molti – affatto digiuni di OR e CC – quel box significa confermare (confermare l’illusione) che Mancuso è un teologo significativo di riferimento per il mondo cattolico?
Spiace confessarlo, ma aumenta la mia inclinazione a disertare Avvenire per partiti migliori: Italialaica, per esempio.